Rassegna del 13 Maggio 2003

Ambiente. Al senato legge delega, in ballo voto fiducia

Matteoli: "la porremo se continua ostruzionismo"

(Dire) - Roma - "Se l'opposizione continua con l'ostruzionismo contro la legge delega, il governo porra' il voto di fiducia". lo conferma il ministro dell'ambiente altero matteoli, interpellato dalla "dire". oggi pomeriggio, si comincia al senato l'esame in aula del provvedimento che prevede la delega al governo, e specificamente al ministero dell'ambiente, della riscrittura di una parte consistente della legislazione ambientale (rifiuti e bonifiche, danno ambientale, parchi, valutazione di impatto ambientale, tutela delle acque, tutela dell'aria, difesa del suolo): il governo ha annunciato gia' da qualche giorno la sua intenzione di affrontare direttamente la questione. in senato ci sono 4.500 emendamenti, "molti dei quali speciosi", dicono al ministero dell'ambiente. ci vorrebbero, secondo i calcoli dei tecnici del dicastero ambientale, almeno 24 giorni per esaminare il disegno di legge delega, secondo i tempi di dibattito. cosi', matteoli ha deciso per la linea dura, ponendo un aut aut all'opposizione.

Riforma della legge sui parchi, quella "delega in bianco" che scavalca il Parlamento

L’INTERVENTO di Giulia Maria Mozzoni Crespi
Al lavoro una commissione di esperti nominata dal ministero. Camera e Senato daranno solo un riscontro sulla nuova normativa

Caro direttore ogni tanto può fare bene rinfrescare la memoria. La legge che tutela i parchi italiani, promulgata nel 1991, è costata al nostro Parlamento molto tempo e molte fatiche. Per la precisione, ci sono voluti quasi ottant’anni di discussioni, confronti, dibattiti, ai quali fece in tempo a partecipare - con grande autorevolezza - persino Benedetto Croce.
Oggi i nostri parchi potrebbero essere a rischio, potrebbero essere infatti riperimetrati e riclassificati aprendo alla caccia e a nuove costruzioni terreni oggi protetti (come già avvenuto per i parchi regionali del Lazio). Questo avverrebbe attraverso la modifica della legge attuale fatta da una commissione di esperti nominata dal ministero dell’Ambiente che, su delega del Parlamento, potrà cambiare la legge quadro sulle aree protette. E, come questa, la stessa commissione, potrà cambiare anche la legge sui rifiuti, quella sulle acque, sul danno ambientale, sulla difesa del suolo, sulle bonifiche, sulla valutazione d’impatto ambientale, sulle emissioni in atmosfera. Insomma, nella sostanza delle cose, sarà una commissione di esperti e non il Parlamento a modificare tutto l’impianto della legislazione ambientale del nostro Paese.
Nella distrazione più totale dell’opinione pubblica e del dibattito politico "che conta" da mesi le Associazioni di tutela e ambientaliste chiedono al Parlamento di contenere l’ampiezza di questa delega e rendere meno discrezionali i termini in cui il governo (tramite la commissione di esperti) potrà modificare le norme ambientali. Se si esclude qualche piccolo correttivo apportato dal Senato, l’impianto della legge è rimasto quello proposto dal ministro Matteoli con addirittura una pesante aggravante introdotta durante il dibattito alla Camera: nell’ambito del disegno di legge sulla delega a modificare la normativa ambientale, sono state inserite norme immediatamente attuabili e tra queste anche la possibilità di rilasciare la concessione in sanatoria in aree vincolate con conseguente "amnistia" dei reati commessi per la violazione delle leggi paesaggistiche.
Dunque, con buona pace del Parlamento, l’impianto della nostra normativa ambientale cambierà per delega. Ed è questa la cosa che forse sconcerta di più, addirittura più che non le modifiche alle normative ambientali che si vorrebbero fare: il Parlamento rinuncia a intervenire direttamente su leggi così delicate e fondamentali per la nostra qualità della vita, per il nostro futuro; il Parlamento, pur gestito da una solida maggioranza, su questioni di tale importanza delega il governo e gli esperti da questo nominati. E così gli ottant’anni di dibattiti parlamentari sulla legge dei parchi, i venticinque anni di normative sulle acque, i confronti istituzionali, che avevano portato addirittura a prefigurare forme di federalismo nella gestione dei piani di bacino, verranno sostituiti da riunioni di esperti al ministero dell’Ambiente. E il Parlamento? Il Parlamento acconsente e si accontenta. Acconsente di non occuparsi più direttamente per i prossimi quattro anni di queste materie (il tempo cioè chiesto dal governo per emanare ed eventualmente correggere le modifiche normative), si accontenta di dare un riscontro sulla nuova normativa ambientale tramite le Commissioni Ambiente di Camera e Senato.
L’uso della legge delega, immaginato dalla nostra Costituzione come strumento straordinario, si è andato sempre più diffondendo negli ultimi anni certamente anche grazie ai governi di centrosinistra. Mai però una legge delega era stata così ampia, sia come ambito e diversità di materie trattate, sia come discrezionalità di azione rimessa al governo. La legge delega non può essere una "cambiale in bianco" che il Parlamento firma al governo e forse il ministro dell’Ambiente, da tempo sollecitato dalle Associazioni di tutela e ambientaliste a una riunione di merito sulla legge delega, farebbe bene ad ascoltare le ragioni che sono state sollevate. (Corriere della Sera)

Federalismo verde: coordinati i parchi

In Lombardia

Si è costituito ieri a Milano il coordinamento regionale dei parchi della Lombardia. All’incontro era presente l’assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione, Franco Nicoli Cristiani. È stata eletta alla presidenza Milena Bertani, presidente del Parco del Ticino e consiglieri del direttivo, Bruno Faustini, presidente del Parco alto Garda bresciano, Maurizio Maggioni, vice presidente del parco del Ticino, Dario Franchini, presidente del Parco del Mincio ed Angelo di Pasquale, presidente del Parco nord Milano. Il coordinamento, che aderisce alla Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali (Federparchi) intende impegnarsi nella valorizzazione delle aree verdi come mezzo di conoscenza e di scambio delle esperienze sul territorio, nella spinta verso un "federalismo verde" per assumere il ruolo di soggetto rappresentativo delle diverse realtà locali presso le istituzioni di riferimento.
Hanno aderito al coordinamento anche il Parco dell’Adamello e dell’Alto Garda. Con i due parchi bresciani anche: il Parco nazionale dello Stelvio (Sondrio), il Parco agricolo sud Milano, i parchi Adda sud e nord (Bergamo, Lecco e Milano), il Parco del Mincio (Mantova), il Parco nord Milano, il parco Oglio sud (Cremona e Lodi), il Parco Lambro (Milano, Como e Lecco), il Parco del Ticino (Varese, Milano e Pavia) e il Parco del Lura (Como).
"Intendiamo sviluppare sinergie e progetti orientati alla sussidiarietà orizzontale per condividere esperienze e scelte facendole diventare patrimonio comune" ha precisato la neo eletta presidente, Milena Bertani.
"Credo nella collaborazione per arrivare ad ottenere obiettivi condivisibili - ha concluso l’assessore regionale Nicoli Cristiani -: il nuovo Coordinamento potrà rappresentare un importante attore in questa importante fase di rilancio delle nostre strutture ambientali". (BresciaOggi)

Progetti comuni e condivisi per le aree protette del Vco

CON LA "SETTIMANA DEI PARCHI" SI AVVIA UNA POLITICA DI COORDINAMENTO

"Vogliamo avviare con gli Enti di gestione delle aree protette della nostra provincia un percorso comune e condiviso su diversi progetti. Lo scopo è di presentare i Parchi nel loro complesso in un unico sistema come rete ecologica". Con queste parole l’assessore provinciale ai Parchi Claudio Cottini ha illustrato ieri alla Riserva della Trinità il programma di iniziative coordinate in occasione della Settimana Europea dei Parchi. "Su un simile coordinamemto - aggiunge Cottini -, si registra già la sostanziale convergenza delle forze politiche e degli Enti di gestione. Un passaggio importante sarà la prossima elaborazione di un prodotto mediale, rivolto anche alle scuole, per favorire la conoscenza delle zone protette anche in sede locale, oltre a valorizzarle e promuoverle verso l’esterno unitariamente come realtà preziosa e qualificante del Vco Provincia-ambiente. In questa direzione si sono già registrati significativi passi avanti, ma molto resta ancora da fare e intendiamo sfruttare ogni occasione mediante un continuo confronto". La politica di coordinamento prende appunto il via dalla presentazione comune con un manifesto delle iniziative elaborate per la Settimana dei Parchi, che prendono il via sabato 17 con le "emozioni in una notte di luna" suggerite da una escursione del Parco Nazionale Val Grande per concentrarsi poi in una nutrita serie di iniziative di ogni genere rivolte a grandi e piccoli da venerdi 23 a domenica 25. Con la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte della Trinità di Ghiffa e il Parco Nazionale Val Grande, sono coinvolti Parco e Riserva Naturale del Lago Maggiore, Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario di Domodossola, Parco Naturale Veglia-Devero. (La Stampa)

La giornata europea dei parchi

Dolomiti Bellunesi - Si svolgerà da sabato prossimo al 25 con manifestzioni e inaugurazioni all’interno del Parco - Punto vendita di prodotti tipici a Col dei Mich, pedalate, speleologia

Fine maggio con la giornata europea dei parchi. Si inizia sabato con la inaugurazione, alle 10, del ristorante e punto vendita dei prodotti tipici del Parco a Sovramonte in località Col dei Mich.
Contemporaneamente è in programma una pedalata alle pendici del Parco attraverso il paesaggio agrario tradizionale tra Belluno e Feltre. La pedalata è organizzata dagli "Amici della bicicletta" di Belluno in collaborazione con l'Ente parco e il Wwf di Belluno. Accompagnerà i gitanti il naturalista Michele Cassol. Il ritrovo è fissato in piazzale della Stazione di Feltre alle 10.
Sabato 24 per la manifestazione "Parchinpiazza" il Parco nazionale sarà in vetrina a Venezia, a San Basilio. Sempre il 24 convegno nazionale sulla speleologia in area dolomitica con l'organizzazione dei Gruppi speleologici Cai Feltre, Cai Padova, Solve Cai Balluno e Valdobbiadene.
Domenica 25 inaugurazione alle 10 dell'area turistica e del punto vendita prodotti tipici del Parco Sedico in località Candaten. Contemporaneamente, con ritrovo alle 10 in piazza Martiri, pedalata con gli Amici della bicicletta di Belluno. (Il Gazzettino)

Parchi, da Storace una legge a misura di costruttori

Tra i beneficiari della riduzione delle aree verdi del Lazio anche il vice presidente (An) del consiglio regionale

C'è anche il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio Tommaso Luzzi, di Alleanza nazionale, tra i futuri beneficiari della "legge taglia parchi" voluta dalla giunta di centrodestra guidata dal nazional-alleato Francesco Storace. Ma a beneficiare della lottizzazione dei terreni una volta non edificabili sono società immobiliari e imprenditori edili pronti ad approfittare di quella che verdi e ambientalisti definiscono come "una cambiale elettorale che Storace paga ai cacciatori e ai costruttori". Il caso più eclatante è senz'altro quello della Bramante immobiliare srl, società guarda caso costituita l'11 aprile del 2000, ad appena cinque giorni dalle elezioni e proprietaria di 74 ettari nel comune di Castelnuovo di Porto, "particelle 193 e 160 del Parco di Veio", vittima illustre della suddetta legge, che prevede l'eliminazione e la riclassificazione di oltre 18 mila ettari di aree protette nella sola provincia di Roma.

Il 28 febbraio del 2001 l'Immobiliare lombarda spa, una delle più grandi società italiane del settore, ha acquisito la Bramante. Poco più di un anno dopo, precisamente il 2 agosto del 2002, è arrivata la delibera con cui la giunta Storace ha approvato il disegno di riforma dei parchi regionali che taglia con l'accetta il verde protetto e apre all'edificazione di nuove aree. Nello stesso comune di Castelnuovo di Porto anche l'area collinare comprendente il perimetro della lottizzazione "Ville Nouvelle" sul monte Gentile, di cui è proprietaria la Prati Immobiliare srl, è stata scorporata dal parco. E così, denuncia il circolo locale di Legambiente, "si riaprirà la possibilità di edificare un insediamento speculativo di circa 160 mila metri cubi, per circa 2.000 abitanti a regime, nell'area più pregiata e suggestiva del parco". Altri 36 ettari di parco nel comune di Campagnano, terreni classificati al catasto come pascolo, seminativo e bosco ceduo, sono invece di proprietà dell'Immobiliare monte Lupoli srl. E ancora, nel comune di Sacrofano 9 ettari di parco, terreni per seminativo e uliveti, appartengono agli imprenditori edili Marini Dettina. Sempre a Sacrofano, circa altri 4 ettari sono di Luzzi Maurizio, Montis Ivana e Tommaso Luzzi, ovvero il vicepresidente del Consiglio regionale.
Dopo l'apertura dei parchi alle doppiette, arrivata il 21 marzo scorso con il via libera del Consiglio regionale alla legge 470, che prevede la riclassificazione di 10 mila ettari di aree regionali protette in monumenti naturali aperti alla caccia, manca solo il via libera del Consiglio alla legge 471, che prevede il taglio di altri 8 mila ettari, per aprire il verde protetto anche all'edificazione. E, come denunciano gli ambientalisti, il "pericolo cemento" è davvero concreto.
"Nelle aree protette che verranno tagliate - sottolinea il capogruppo dei Verdi in regione Angelo Bonelli, che ha scoperto la vicenda, sulla quale ha presentato un'interrogazione a Storace - ci sono terreni comprati da costruttori e società immobiliari". E per dare corpo alla denuncia il Sole presenta gli atti catastali delle aree verdi sulle quali pende la mannaia della legge 471 di prossima approvazione. (Il Manifesto)

Il Parco protesta per i criteri di finanziamento

Orobie Valtellinesi

SONDRIO — Per i fondi al Parco delle Orobie non si possono adottare gli stessi criteri dei parchi di pianura. Questa, in sintesi, è la risposta che il consiglio di amministrazione dell'area protetta ha dato alla Regione, che ha stabilito alcuni parametri di efficienza ed efficacia (attività didattica, iniziative finanziate dai privati, volontariato eccetera) per erogare i finanziamenti. Secondo il Cda, però, questi criteri non valgono per le Orobie valtellinesi. "Il numero delle classi che partecipano alle iniziative di educazione ambientale dipende - precisa il consiglio - anche dalla densità abitativa e dal numero di scuole. Visto che il suo territorio, per scelta della Regione, è tutto al di sopra dei 1.000 metri, non ci sono scuole e i pochi ragazzi vengono quotidianamente portati a valle. L'uniforme esposizione a Nord rende poi il Parco impraticabile da novembre ai primi di maggio, limitandone così la fruizione per tutto il periodo scolastico. I fondi versati da soggetti privati e pubblici diversi da quelli degli enti consorziati dipendono in gran parte dalla condizione socio-economica, notoruiamente depressa". Chiaro dunque che le sponsorizzazioni di attività collegate con il Parco restano penalizzate anche perché "i versamenti da parte di finanziatori privati sono principalmente legati - precisa il cda - al ritorno pubblicitario, ma pochi imprenditori sono disposti ad investuirre su parchi che, più giovani per istituzione, non godono ancora del pieno consenso delle comunità locali". Anche la questione del volontariato e delle ore erogate dipende dalla densità di popolazione: più gente abita nel Parco, più volontari possono operare. Infine il Parco non dispone di un proprio servizio di vigilanza volontaria, non istituito dalla Regione diversamente da altre aree protette.
(Il Giorno)

La due giorni dedicata ai parchi

Delta del Po - Sabato e domenica la festa dedicata all'ambiente. In programma visite guidate ed escursioni
Una gara di pesca per disabili all'oasi di Vallesanta

ARGENTA. Il 2003, è l'anno internazionale dell'acqua e dell'handicap. In occasione di tale ricorrenza, la tradizionale "festa europea dei parchi", prevista per sabato 17 e domenica 18 maggio, si arricchisce di nuovi contenuti. "In un pianeta sempre meno sostenibile come il nostro - spiega il Presidente del Parco del Delta del Po, Zago - una delle questioni che più preoccupano è quella dell'acqua".
"Per effetto dei mutamenti climatici degli ultimi anni, infatti, aumenta sempre di più la carenza idrica. Soprattutto nelle nostre zone - afferma Zago - si è assistito ad un innalzamento del livello del mare e di conseguenza a fenomeni sempre più frequenti di desertificazione".
"Acqua e musei delle acque nel Parco del Delta", è il titolo del convegno in programma al Convento dei Cappuccini sabato 17 alle 9.30. La risorsa acqua dolce e potabile, l'educazione allo sviluppo sostenibile e l'inclusione di disabilità e svantaggio sociale, sono i principali temi che verranno affrontati; nel pomeriggio, presso il Museo della Bonifica di Argenta, sono in programma visite guidate, mentre il parco antistante sarà animato da attività ludiche inerenti la bonifica e attività dell'associazionismo locale. Domenica 18, la festa coinvolgerà anche il boscone della Mesola, dove sono in programma visite guidate a cura del Corpo Forestale dello Stato.
"Il patrocinio della Provincia a tale iniziativa- interviene il presidente dell'amministrazione provinciale Piergiorgio Dall'Acqua - è stato un atto dovuto, la valorizzazione del patrimonio ambientale merita grande attenzione. Soprattutto c'è ancora molto da lavorare sullo abbattimento delle barriere architettoniche, in modo da consentire ai portatori di handicap di condurre una vita quanto più normale possibile". Il Parco del Delta ha una conformazione territoriale molto composita; il tratto fondamentale che lo contraddistingue, è costituito dall'acqua e per la sua particolare situazione geomorfologia, il territorio si presta ad occasioni di visita anche per chi ha esigenze particolari. Lo scopo è quello di fornire ulteriori e diversi "punti di vista": all'interno del bosco, è stato realizzato un percorso attrezzato per non vedenti: con l'ausilio di una guida tattile e apposite tabelle, è possibile conoscere e percepire l'atmosfera dell'ambiente, attraverso tutti i sensi, per cogliere umori, odori e voci del bosco: domenica dalle 10.30, le guide saranno a disposizione dei visitatori.
Una manifestazione sportiva di pesca per disabili è in programma ad Argenta all'oasi di Vallesanta, con ritrovo alle 8. Visite ed escursioni al Museo delle valli e all'Oasi di Campotto, proseguiranno fino alla ore 17. (La Nuova Ferrara)

Entrare nel Parco: un'opportunità

Appennino Tosco-Emiliano - Ligonchio, altre frazioni seguiranno l'esempio di Sologno - Il sindaco Tavaroli propone Ospitaletto e gli edifici Enel

LIGONCHIO. La richiesta di entrare a far parte del perimetro del parco nazionale, da parte dell'abitato di Sologno, ha suscitato un'attenzione particolare, specialmente tra quei piccoli borghi, posti ai margini dell'ente nazionale, che potrebbero avere interesse nel seguire lo stesso esempio della frazione di Villa Minozzo. Se la richiesta sarà accolta e i progetti di valorizzazione, presentati dal comitato popolare che ha richiesto di entrare nel parco, andranno in porto - grazie anche a finanziamenti dell'ente nazionale - l'allargamento diventerà un'idea appetibile per molti altri.
Ne sono consapevoli gli stessi abitanti di Sologno, che alla presentazione della loro richiesta avevano concluso dicendo: "Ora tante altre frazioni ci staranno a guardare, per capire se siamo stati i più stupidi o i più furbi".
A quanto pare però la considerazione del Parco sta cambiando in gran parte della popolazione del crinale: da portatore di vincoli e pastoie burocratiche ora il Parco sembra essere considerato sempre più una vera opportunità di sviluppo.
Lo confermano anche due sindaci di comuni coinvolti nel progetto Parco, e che vedono alcune località come potenzialmente inserite, in un domani, a pieno titolo nel Parco. Senza dimenticare che a Sologno è nato tutto da un'iniziativa della popolazione.
L'ENEL. "Apprezzo molto l'iniziativa di Sologno - afferma a esempio Marco Tavaroli, sindaco di Ligonchio, comune che punta forte anche ad avere la sede del Parco - Spero però che si tenga lontana da eventuali strumentalizzazioni per i fondi. Per quanto riguarda la possibilità che il perimetro del parco comprenda in futuro altre frazioni, io stesso avevo avanzato la proposta che a Ligonchio fosse compresa una parte dell'abitato, con alcuni edifici storici dell'Enel. E' un discorso che si è fermato, ma che mi interesserebbe riprendere".
OSPITALETTO. Ma ci sono anche altre frazioni che con un ingresso nel perimetro potrebbero essere valorizzate: "Sono convinto che con regole chiare e accordi precisi non sia sbagliato che l'ingresso sia aperto a borghi che vogliano entrare - dice Tavaroli - Mi viene in mente a esempio Ospitaletto: è però importante che ciò non comporti vincoli sulle attività esistenti. Ovviemente se la popolazione vorrà fare una scelta del genere. Comunque questo passo di Sologno è da accogliere nel suo aspetto più positivo: il Parco non è più visto come una presenza oscura e preoccupante".
CERRETO. Secondo Ugo Caccialupi, sindaco di Collagna, ulteriori ampliamenti del Parco saranno proposti con frequenza: "Credo che quasi tutti i Comuni potrebbero fare richieste di piccoli ampliamenti - ha affermato - per inserire borghi e abitati da valorizzare. Per noi sarebbe ideale la zona di Cerreto Alpi, che è uno dei borghi più belli del crinale, e per il quale già abbiamo in ballo progetti di valorizzazione".
Non sarà difficile, sostiene Caccialupi, che gli abitanti si lascino coinvolgere da questi progetti: "Il vento sta cambiando - conclude - la popolazione adesso ha fiducia nel Parco. Credo sia normale che in tanti vorranno inserire abitati nell'area dell'ente, perché il Commissario lo ha detto chiaramente: i soldi serviranno per progetti riguardanti il perimetro del Parco". (Gazzetta di Reggio)

Dopo il blitz del sindaco parco nazionale nella bufera

Edifici requisiti all’Asinara

Porto Torres Sull’isola dell’Asinara, e sul Parco nazionale, la pioggia di polemiche ha ormai raggiunto le dimensioni di un tornado: da destra, dal centro e da sinistra, girando per 360 gradi, tutti hanno qualcosa da rimproverare a tutti. Il sindaco Gilda Usai Cermelli, accusata di aver spettacolarizzato il blitz sull’ex Cayenna sarda, per appropriarsi di alcuni edifici, per “non meglio precisate finalità istituzionali”, rilancia la palla e, alle minacce dell’Ente foreste di immediati licenziamenti del proprio personale sull’isola, risponde di andare a cercarsi altri alloggi, fra tutti quelli presenti a Cala d’Oliva. Il consigliere d’opposizione Luciano Mura si scaglia invece contro il presidente della Commissione comunale speciale sull’Asinara, Giuseppe Borgacci, che accusa di scarso rispetto per l’intera commissione e di non “essere riuscito a creare alcun raccordo con l’amministrazione”. Ultima perla del presidente: dopo aver convocato la commissione, se ne parte alla volta dell’Asinara per requisire, insieme al sindaco, alcuni alloggi, senza avvertire nessuno. Da ciò la richiesta di dimissioni immediate del presidente Borgacci.
Ma non basta: bordate di accuse per il mancato sviluppo del Parco vengono sparate anche contro l’università di Sassari. È il consigliere del gruppo Comunisti italiani, Argentino Tellini, a richiamare l’attenzione sul ruolo dell’Università, che terrebbe in ostaggio il comitato del Parco, preoccupandosi essenzialmente più della ricerca che della creazione di economia a opportunità di lavoro.
"Gli universitari presenti nel Parco vogliono in realtà un Parco chiuso, un Parco per pochi, un Parco veramente fruibile ad una ristretta cerchia di cosidetti intellettuali privilegiati", sostiene Argentino Tellini. Ed il timore, nella battaglia per il nuovo presidente del Comitato di gestione del parco, è che la scelta ricada proprio su un esponente dell’università.
"Per cui - conclude Tellini, convinto che l’Asinara non si sia integrata ancora con il territorio - sarebbe opportuno fare il punto della situazione, ad iniziare da che tipo di Parco vogliamo: se vogliamo un Parco chiuso eslusivamente alle Università e ad alcuni esponenti tecnico-ambientalisti oppure, come ci auspichiamo, se vogliamo un Parco rispettoso dell’ambiente, ma che sviluppi economia e lavoro".
Sull’operazione della task force guidata dal sindaco sul territorio dell’isola, per la requisizione di alcuni edifici da inserire nel patrimonio comunale, è da segnalare infine l’interpellanza presentata al Presidente del consiglio regionale dai consiglieri del gruppo dei Democratici di sinistra, che non appaiono molto convinti dalle motivazioni espresse da Gilda Usai Cermelli, sulla necessità di questa requisizione “alla vigilia dell’estate”.
Ed è perciò che gli interpellanti chiedono notizie al Presidente del consiglio, anche in considerazione del fatto che quella requisizione ha di fatto tolto gli alloggi ad un ente regionale, che si vedrebbe costretto a licenziare 30 dipendenti che lavorano sull’isola. (L’Unione Sarda)

L’acqua alta a Molentargius allaga i nidi dei gabbiani rosa

Crepa nell’argine di Bellarosa minore: a rischio anche i fenicotteri

Gridano al disastro ecologico, e l’allarme lo lanciano con inquietudine, i difensori del parco. "Chiediamo un intervento immediato per abbassare il livello delle acque di quindici centimetri ed evitare una catastrofe naturalistica di proporzioni immani". Perché l’acqua è alta, nell’oasi che non c’è, l’acqua tracima, nella laguna che cerca di diventare parco. E negli isolotti lungo il lato di Quartu Sant’Elena decine di nidi di gabbiano roseo sono allagati. Cosa succederebbe se l’acqua ricoprisse anche i nidi dei fenicotteri? "Un disastro", scuote la testa il presidente dell’Associazione per il parco Vincenzo Tiana. E racconta che da mesi "segnaliamo la situazione critica dello stagno di Molentargius", da mesi "spieghiamo che è un miracolo se un’intera colonia di fenicotteri si è insediata negli isolotti di Cagliari". E da mesi, puntuali, arrivano le rassicurazioni degli uffici dell’assessorato all’Ambiente. Che dice che "il livello elevato della lama d’acqua è dovuto esclusivamente alle precipitazioni meteoriche, non esiste tracimazione e l’evaporazione risolverà tutto". Ma adesso che non piove da settimane e il termometro segna temperature da piena estate, "dobbiamo constatare che il livello dell’acqua è aumentato in maniera consistente". Tanto da allagare i nidi del gabbiano roseo, tanto da lambire i nidi del fenicottero rosa.
Storie di tutti i giorni, nel parco senza fine, nato ma mai aperto perché esiste solo sulla carta, una legge regionale del ’99, ma non sulle cartine naturalistiche che segnalano una delle zone umide più belle del mondo che ancora oasi non è. D’altronde, a quattro anni dall’istituzione con una legge che porta la firma della Regione, il parco di Molentargius non esiste ancora. Eppure a maggio scorso gli enti locali avevano finalmente avviato le prove tecniche di gestione. Si aspettava la nuova amministrazione comunale di Selargius, e la firma di una pre-intesa aveva fatto sperare in una veloce risoluzione. A fine maggio, il Consorzio per la gestione del parco aveva già la sigla della Provincia (ente coordinatore) e dei comuni di Cagliari, Quartu e Quartucciu. All’appello mancava Selargius, indispensabile nel tavolo della gestione, anche se possiede appena un metro quadrato di area-parco. Tradotto in cifre, l’uno per cento. Di fronte al 45 per cento di Cagliari e Quartu, il 5 della Provincia, il 4 per cento Quartucciu. Ma, prima delle firme delle cinque istituzioni che saranno coinvolte nella gestione, devono essere i consigli dei quattro comuni e della Provincia ad esprimersi, dando mandato ai sindaci e al presidente per la firma. Un cammino lungo e tortuoso, una burocrazia oscura e bizantina, e il parco non c’è. Quello che c’è, una laguna di rara bellezza, senza una gestione accurata rischia di morire. L’acqua alta è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo. È bastata una crepa nell’argine di Bellarosa Minore e il livello è aumentato di quindici centimetri. Una crepa: di solito è manutenzione ordinaria. (L’Unione Sarda)

Il Wwf si schiera con il Comitato: "No ai rifiuti speciali nel Parco"

Majella

PALENA - Il Wwf Abruzzo ha annunciato che sosterrà la battaglia del comitato di Palena che si batte contro la realizzazione in quel Comune di un impianto di lavorazione di rifiuti speciali provenienti dalle lavorazioni edili ed ogni futura azione legale "per impedire questo ennesimo attentato all'integrità della Majella".
In una nota il Wwf sollecita i consiglieri del Parco della Majella, in particolare quelli nominati su designazione delle associazioni ambientaliste, a far sentire la propria voce contraria a quello che viene definito un deleterio intervento "schierandosi in maniera aperta e fattiva a fianco delle popolazioni che stanno difendendo il proprio territorio. Il Wwf - si legge ancora nella nota - dal 2000 è intervenuto per evitare che in pieno Parco Nazionale si autorizzasse tale progetto, palesemente in contrasto con le normative di salvaguardia del Parco stesso. Dopo oltre 2 anni di autorizzazioni e pareri spesso confusi e contraddittori, la Regione Abruzzo, nonostante il parere negatvo dell'Ente parco e dello stesso consiglio comuanle di Palena, il 2 dicembre scorso ha inspiegabilmente autorizzato l'impianto". Il Wwf ricorda inoltre che l'impianto dovrebbe sorgere non solo all'interno del territorio del Parco ma anche a pochi metri da alcune sorgenti e dalla vicina chiesa e fontana storica di San Cataldo, il tutto a ridosso del fiume Aventino e e di terreni agricoli.
(Il Messaggero)

All'Ente Parco 1.400.000 euro per il recupero di boschi e zone umide

COLLI EUGANEI

Pioggia di euro sugli Euganei. Grazie al programma comunitario "Life", finalizzato alla salvaguardia ambientale, il Parco potrà infatti disporre entro breve di 1 milione 400 mila euro destinati alla realizzazione di una serie di interventi di recupero e salvaguardia delle zone umide di pianura e di boschi di particolare interesse naturalistico. Questo nelle aree classificate come "Sic" (siti di interesse comunitario) e "Zps" (zone di protezione speciale). Gli interventi consentiranno la creazione di punti-natura di alto valore ambientale, destinati a trasformarsi in "micro oasi" di particolare interesse dal punto di vista naturalistico.
"Questo progetto consentirà di sviluppare il Piano di gestione delle aree di interesse comunitario e delle cosiddette zone di protezione speciale - sottolinea il presidente del Parco Simone Campagnolo - Si tratta di un'iniziativa-pilota sia per il Veneto sia per l'Italia. Quelli che andremo ad attuare sono tutti progetti di salvaguardia ambientale che avranno un grande impatto turistico sull'area del Parco perché, grazie alle infrastrutture appropriate di supporto e protezione delle oasi stesse che verranno realizzate, il territorio potrà godere di una maggior fruibilità in termini di accoglienza sia turistica sia dei residenti nel territorio del Parco. Il tutto per accentuare e rafforzare una sempre maggior integrazione tra uomo e ambiente". (Il Gazzettino)

Dario Furlanetto lancia la proposta per "controllare" la nascita della bretella tra la Statale 11 e la Tangenziale Ovest

Ticino

MAGENTA — Batte un cuore di ambientalista nel petto di Dario Furlanetto, direttore del Parco del Ticino. Una pulsione nota a molti, e che sabato scorso si è palesata in modo chiaro durante il dibattito sulla viabilità futura - l'ennesimo in queste settimane - organizzato dal senatore Franco Servello.
Un dibattito, come già rilevato, che per la prima volta ha consentito alle parti in causa di rapportarsi dialetticamente in modo proficuo. Dando l'occasione a Furlanetto di lanciare una proposta che potrebbe essere accolta da diversi soggetti in causa: in sostanza, il direttore del Parco ha tracciato un parallelo tra la discussione avuta con Anas per l'approvazione della Boffalora-Malpensa e quella in corso per il ridisegno del traffico ad ovest di Milano.
"Ci sono voluti sei anni per trovare una soluzione in grado di contemperare le diverse esigenze in merito alla strada per Malpensa", ha rammentato Furlanetto, "ed io credo che anche grazie a questa discussione il tracciato che verrà costruito sia una risposta valida ed accettabile. Ecco perciò che mi chiedo se non sia possibile avviare un tavolo di discussione analogo anche per la strada di collegamento tra la SS 11 e la Tangenziale Ovest".
Il direttore del Parco ha inoltre manifestato un'altra esigenza. "Ogni volta che ci sediamo attorno a un tavolo, assieme agli ingegneri ed ai tecnici di Anas, sentiamo la mancanza di una persona in grado di capire le esigenze ambientali, di cogliere le priorità in fatto di conservazione. La strada all'ordine del giorno attraversa corridoi biologici d'imprescindibile importanza: dobbiamo assolutamente avere dei referenti validi, così da raggiungere un risultato efficace". Naturalmente i tempi chiesti da Furlanetto stridono in maniera evidente con quelli imposti dalla Leggo Obiettivo, nata col preciso scopo di abbattere le attese originate dal dissenso degli enti locali. Tuttavia, come già chiesto da qualcuno, si potrebbe trovare una soluzione mediana stralciando per un determinato periodo la discussione sulla Magenta-Abbiategrasso dalla Legge Obiettivo, così da garantire quel plus di tempo chiesto da più parti.
Comunque la si pensi è una decisione da prendere entro le prossime quattro settimane: il 10 giugno, un martedì, dovrebbe scattare la fase esecutiva del progetto. Il cronoprogramma dei lavori diffuso da Anas parla di apertura del cantiere entro il 2004 e di conclusione dell'intervento entro il 2008; ovvio che tutto ciò sia, almeno adesso, in contrasto con chi nutre il proposito di rimandare. (Il Giorno)

Costruire o no a monte della Provinciale del Cònero? Si accende il dibattito

SIROLO — Dibattito intensissimo sul Parco del Cònero, mentre ieri sera si è tenuto a Sirolo un importante Consiglio comunale. Sull'ubicazione delle lottizzazioni in piena area protetta e sul conflitto di interessi denunciato dal Comitato in difesa del Cònero, da Wwf e Italia nostra, il confronto tra maggioranza e minoranza è a livelli di tensione mai toccati prima. Nel dibattito per il Comitato si è inserito con una nota anche Maurizio Cionfrini (Sdi): "Abbiamo assistito alla forte e coriacea autodifesa del Presidente e della Giunta esecutiva del Parco come se tutto fosse quasi perfetto; abbiamo assistito al balletto delle cifre e delle interpretazioni sui metri cubi, ma la questione in ballo è un'altra: siete o no d'accordo che si costruisca a monte della Provinciale del Cònero? Se si è d'accordo di ferire il Cònero, anche con interventi modesti, come sostiene il sindaco di Sirolo, si proceda. Se no, occorre mettere in campo iniziative atte a bloccare questa sciagurata eventualità. Regione, Provincia e Parco hanno questi poteri. Sono disponibili ad azzerare le previsioni edificatorie sul Cònero contenute sul Prg di Sirolo? Se sì si attivino velocemente, perché le concessioni edilizie stanno per essere rilasciate". Cionfrini lamenta anche una certa latitanza nella battaglia di DS e Margherita, e in risposta all'assessore di Ancona Pecoraro, che difendeva il rappresentante dei Verdi in Giunta dice: "Il silenzio non è giustificabile da parte di chi avrebbe dovuto essere in prima linea nella difesa del Cònero". (Il Resto del Carlino)

Ticket, conti in tasca al Parco

RIOMAGGIORE — L'assalto dei turisti alle Cinque Terre si fa sempre più irruente e parallelamente cresce il numero di quanti, dentro il grande esercito, vanno visitare le borgate attraverso il sentiero n. 2 che le unisce. Per percorrerlo, costoro debbono pagare il ticket istituito dal Parco, d'accordo i Comuni.
Un'iniziativa con larga frangia d'oppositori e che sta alimenta una polemica in sede istituzionale: Enti locali e Parco delle Cinque Terre da un lato, a difendere la propria autonomia nelle misure atte a porre ordine al galoppante flusso; altri Comuni a rivendicare l'esenzione del balzello per i rispettivi cittadini.
Ma, indipendentemente dai giudizi sulla tassa, dove finiscono gli introiti che essa procura?.
Troviamo il Parco in ritardo: ha quantificato il gettito complessivo in un miliardo di vecchie lire, ma non ha ancora approntato sprecifici prospetti, limitandosi ad indicare i capitoli di spesa verso i quali i quattrini sono stati dirottati. Si apprende che la manutenzione dei sentieri ha assorbito circa 600 milioni e che il resto della somma è stato ripartito fra le voci "mobilità interna","informazione", "recupero vigne".
A proposito della prima, si fa notare che ad essa è direttamente interessato il turista, poichè la card acquistata comprende il permesso di circolare sul sentiero 2 da Riomaggiore a Monterosso, il trasporto in treno ed in autobus. Al riguardo, quarantapullmini concorrono alla spola da Biassa a Riomaggiore, da Manarola a Volastra, da Vernazza a San Bernardino e da Monterosso a Soviore.
Quanto all'informazione turistica, è stata potenziata col reimpiego dei locali delle dismesse stazioni ferroviarie.
Intanto, sul fronte sentieri, gli ecursionisti indicano una lacuna da colmare alla svelta: l'assenza di ringhiere dove il viottolo, stretto per giunta, va a sfiorare i precipizi. (La Nazione)

Parco e Comunità montana al lavoro su Agenda 21

Stelvio

ALTA VALLE — In due giornate, oggi e giovedì prossimo, si svolge la seconda tornata dei tavoli di lavoro di Agenda 21 del Parco nazionale dello Stelvio e dell'Alta Valtellina.
Dopo la serie di incontri preliminare attraverso i quali gli enti promotori hanno definito i filoni di approfondimento, ma soprattutto dopo il forum del 21 marzo, il processo di idee adottato in tutto il mondo per provare a elaborare progetti sullo sviluppo realmente sostenibile sta entrando nella sua fase più importante e queste due giornate di lavoro appaiono fondamentali per la realizzazione del progetto.
Attraverso tre gruppi di lavoro, infatti - gruppi a cui si sono iscritti cittadini di ogni categoria e rappresentanti di diverse associazioni - si sta procedendo a quella sorta di confronto che dovrebbe fornire agli studi incaricati da Parco e Comunità montana di mettere a punto il rapporto definitivo sullo stato dell'ambiente e di definire le priorità di intervento in ambiti che si sono ormai delineati.
L'obiettivo di Agenda 21 è fondamentalmente quello di individuare azioni concrete per favorire lo sviluppo economico, senza però compromettere più di quanto è già stato fatto il territorio e l'ambiente.
I tre ambiti in cui il lavoro di Agenda 21 si è suddiviso riguardano nello specifico la gestione sostenibile delle risorse territoriali, con una linea guida già definita che riguarda la gestione del patrimonio forestale con le dirette conseguenze, la sostenibilità dei servizi ambientali e la certificazione degli enti locali, ovvero l'analisi delle situazioni che si riferiscono in particolare a gestione di acque e rifiuti, e infine anche il turismo sostenibile, con particolare attenzione alla tutela e gestione delle risorse territoriali.
Dopo un primo giro di opinioni, espresse nella prima riunione dei tavoli di lavoro, oggi e giovedì i partecipati ai gruppi completeranno l'analisi dei diversi settori prima di passare alla formazione di sottogruppi o commissioni chiamati ad individuare obiettivi più definiti ed elaborare più in dettaglio le strategie.
Il lavoro complesso di Agenda 21 dovrà completarsi entro la fine del 2003. (Il Giorno)


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