Vent’anni di carta


Piemonte Parchi compie vent’anni. Nata nel novembre del 1983, la rivista, edita dalla Regione Piemonte specificamente per sostenere la politica delle aree protette, raggiunge questo bel traguardo per una pubblicazione pubblica. Quasi sempre infatti queste, “sono sensibili” alle altalene degli umori e delle figure politiche che si avvicendano. Un segnale positivo dell’informazione di settore (tra l’altro la rivista è nata solo due anni dopo la testa storica della natura in Italia, Airone). Dato forse meno noto ma, per certi versi più significativo, è che la rivista conta ormai circa 10mila abbonati sostenitori disposti a contribuire tramite un costo contenuto (14 €) al diffondersi di una cultura della natura e del territorio. Meccanismo che permette alla Regione di investire risorse veramente contenute per editare un gradevole “biglietto da visita” e un utile strumento di informazione dei parchi.
Da quattro anni poi la rivista è sul web riscuotendo significativi risultati (45mila pagine scaricate mediamente ogni mese, quasi 2500 iscritti alla news letter). Andiamo ovviamente orgogliosi di questi risultati ma visti i marosi che scuotono l’informazione in generale, e quella pubblica e dei parchi in particolare, forse è utile cercare di riflettere sul fortunato mix che ha permesso questo risultato. Sicuramente amministratori che non hanno mai cercato di farla diventare “megafono” di se stessi. Affidamento della redazione a professionisti dell’informazione, preoccupati di fare appunto, informazione e non propaganda, e di dare soprattutto, regolarità e continuità al prodotto.
Centotrenta numeri (più una ventina di “speciali”), un pubblico affezionato e costante, l’apprezzamento degli addetti ai lavori, tuttavia la strada dell’informazione e della diffusione di una cultura del territorio è ancora tutta in salita. La rivista, espressione del mondo dei parchi, ne segue le oscillazioni e i mutamenti. Amministratori lieti di poterla “esibire”, sono invece più elusivi quando si tratta di sostenerla concretamente. Piemonte Parchi, e con essa la politica delle aree protette, resta un interesse di nicchia. Dato, per certi versi inevitabile, ma su sui occorrerebbe riflettere maggiormente. In primo luogo, sull’assenza dal nostro target di una fetta di popolazione: quella tra i 15/16 anni fino ai 40 circa. Assenti dalla lettura, ma assenti anche dall’interesse per la natura e l’ambiente, dopo i “cammellaggi” (“subiti”?) durante il periodo scolastico. Ripetiamo sovente, che lavoriamo per un mondo che abbiamo avuto in prestito e che vorremmo lasciare migliore alle generazioni future, e le generazioni future sembrano non chiedercelo. Forse tra la promozione di un pecorino e la difesa una specie delicata questo è un interrogativo su cui dovremmo capire di più. Inoltre la rivista, come un po’ tutta la nostra pubblicistica, presenta ed espone i “toni alti” del nostro lavoro. Profili che è difficile mantenere nel quotidiano, tra delibere, autorizzazioni, polemiche spesso di bassissimo profilo. Eppure o i parchi riusciranno ad essere (e avere un’immagine conseguente) diversi dal comune, o dalla comunità montana, oppure inevitabilmente, finiranno di essere un ente locale e localistico. E il passo per diventare vissuto come “inutile”, come un ulteriore “lacciolo” burocratico, sarà a questo punto sempre più breve.

Gianni Boscolo



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del Giornale dei Parchi