Nuovi Parchi nazionali

A che punto siamo

Ecco l'aggiornamento alla fine di giugno sullo stato di attuazione dei nuovi Parchi nazionali.

Parco nazionale dell’Alta Murgia
Dopo la delibera della Giunta regionale della Puglia, che lo scorso 25 marzo ha approvato l’intesa con il Ministero dell'Ambiente su delimitazione, norme di salvaguardia e nomina dell'ente parco, nulla si è più mosso. Si attende di sapere la data della convocazione della Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie, alla quale spetta di esprimere il parere definitivo seul Decreto di istituzione. Sul ritardo potrebbero aver influito le contestazioni avanzate da alcuni settori della stessa maggioranza (e della Giunta) pugliese, che sosteneva una perimetrazione di circa 45.000 ettari, contro i 66.000 approvati (già essi stessi di circa 25.000 ettari rispetto all’originaria proposta). Non si può quindi prevedere quando il Ministro potrà proporre il provvedimento la firma del Capo dello Stato.

Parco nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese
Primo passaggio inconcludente, nel mese di giugno, alla Conferenza Stato-Regioni, per il raggiungimento dell’intesa sul provvedimento istitutivo. E’ l’atto conclusivo che manca, dopo l’approvazione da parte del Consiglio Regionale della Basilicata, avvenuto lo scorso 13 dicembre alla fine di una “gestazione” durata oltre dieci anni, della perimetrazione del nuovo Parco. Le discussioni e le polemiche sulla perimetrazione licenziata dalla Regione, che “tagliava” quella precedente di quasi 13.000 ettari, fissando la superficie a 65.756 ettari, si sono attenuate ma non sono mancate sollecitazioni e ulteriori proposte in vista del provvedimento del Governo.
Di seguito i lettori trovano una rassegna stampa che contiene, tra l’altro, una interessante inchiesta a puntate svolta dalla Gazzetta del Mezzogiorno intervistando i sindaci dei Comuni del Parco sul tema del rapporto tutela-sfruttamento petrolifero.

Parco nazionale del Gennargentu
Questo è il testo del nostro aggiornamento di aprile. Da allora il “nulla” da commentare.
Le dichiarazioni del ministro Matteoli di ottobre ("Il Parco del Gennargentu esiste, è stato istituito e dunque tutte le norme di tutela e salvaguardia contenute nel decreto d'istituzione sono attive a valide") sono state sostituite da quelle del ministro Matteoli di marzo "Quel parco non nascerà così. Sto aspettando il parere degli uffici legislativi per capire se dovrò revocare il decreto Ronchi o se, invece, scusate il termine, può essere ‘aggirato’". Dunque il Governo, dopo due anni di immobilismo sull’argomento, ha finalmente deciso di… aspettare un parere legale.
La cosa ha fatto correre un fremito – almeno sull’isola – e per qualche giorno si è tornati a parlare, sulla stampa e in qualche sede istituzionale, dell’incompiuto ultimo Parco nazionale previsto dalla nostra legislazione. Ma i termini in cui se ne è discusso la dicono lunga sulle possibilità che esso avrà di vedere la luce.



PARCO NAZIONALE DELLA VAL D’AGRI
Rassegna stampa dei mesi di maggio e giugno
"Via alla Consulta in attesa del Parco"

Nell'area Val d'Agri-Lagonegrese - Proposta di legge di Mollica

POTENZA Costituire al più presto la Consulta del Parco e prevedere compensazioni per quei paesi che decidono di puntare sul parco rinunciando a sfruttare altre risorse per lo sviluppo.
Dopo le polemiche tra Comuni per l'ipotesi dei pozzi di petrolio a Monte Caperrino, e dopo l'"attendismo" del ministero nella delimitazione del perimetro del Parco (ritardi che vengono collegati alla vicenda petrolifera), è il presidente della terza commissione regionale, Francesco Mollica (Verdi) a smetterla con le teorie e a farsi avanti con due proposte "operative".
La questione, attualmente, è pendente al Ministero dell'Ambiente che ha disposto un supplemento di istruttoria sulla perimetrazione. Per evitare il rischio di un rallentamento nel processo di costituzione del Parco, lo stesso Mollica ha presentato una proposta di legge per l'istituzione della Consulta regionale del Parco nazionale Val d'Agri Lagonegrese, propedeutica alla costituzione della Comunità del Parco.
Si tratta di un organo consultivo della Regione Basilicata, presieduto dall'assessore regionale ambiente e territorio, e composto dai responsabili degli uffici regionali che hanno competenza in materia di agricoltura, ambiente, attività produttive e programmazione, con, in più, la partecipazione dei sindaci dei Comuni inclusi nel territorio, i presidenti delle Comunità montane e dell'assessorato aree protette della Provincia di Potenza. Tra le sue finalità vi è quella di organizzare le attività volte a favorire l'implementazione del Parco, favorendo la partecipazione delle popolazioni locali al processo di sviluppo sostenibile dell'area protetta sin dalle sue fasi iniziali.
In pratica, in attesa che la perimetrazione definitiva possa dar vita ala comunità del Parco, la Consulta potrebbe iniziare a lavorare, predisponendo tutto quanto necessario affinchè all'atto del decreto ministeriale il Parco possa andare a regime.
Anche in questo scenario, tuttavia, resterebbe il "nodo" Laurenzana-Monte Caperrino. "Il principio della compensazione ambientale - dice Mollica - troverebbe una giusta e coerente applicazione prevedendo per il Comune di Laurenzana l'ubicazione di almeno di una delle sedi previste dell'Ente Parco, Comunità del Parco e di quella del Coordinamento Territoriale Ambiente del Corpo Forestale dello Stato (....). Il Comune di Laurenzana possiede contenitori adeguati per ospitare almeno una delle tre sedi del Parco".
Insomma, rinunciare al petrolio in cambio di un ruolo da protagonista nello sviluppo verde. Ma se Total e Elf non perforeranno a Monte Caperrino, avanzeranno la proposta per qualche altro sito: alla fine, quante sedi potrà avere il Parco? (La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 giugno)

Rivello, un referendum per il Parco

Val d'Agri-Lagonegrese
Attraverso una consultazione, che si terrà domenica 29, i cittadini decideranno se farne parte
Nella cittadina si è costituito un Comitato che è contrario all'ingresso

Rivello Parco si o parco no? Domenica prossima, 29 giugno 2003, i cittadini di Rivello, attraverso un referendum consultivo, decideranno se parte del territorio comunale dovrá entrare a far parte del costituendo Parco Val d'Agri - Lagonegrese o se il paese debba tenersi fuori dallo stesso. Si é giunti all'indizione di un referendum popolare dietro richiesta controfirmata di oltre 600 cittadini che, coordinati ed affiancati da un comitato promotore decisamente avverso all'ipotesi di coinvolgimento seppur limitato del territorio comunale nei confini del parco, hanno inteso passare direttamente nelle mani del popolo una decisione che , a loro dire, rappresenta e tira in gioco, nel bene e nel male, il futuro di Rivello. A Rivello, bisogna ricordarlo, ci si é da sempre divisi sulla questione concernente la delimitazione del parco, tant'é che, oltre che nell'opinione pubblica, anche in seno allo stesso gruppo di maggioranza consiliare, si sono registrate posizioni diversificate e contrapposte. Il Consiglio Comunale di Rivello, é da ricordare, a cominciare dal 1999, si é sempre espresso per una ipotesi di entrata nel parco molto marginale. Le delibere consiliari del 1999, del 2001 e dell'anno in corso, approvate a maggioranza, riflettono la volontá che negli anni si era un po' diffusamente affermata a livello popolare ed anche a livello politico, secondo la quale soltanto un lembo di territorio comunale, e precisamente una zona posta a monte dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria, a 1200 m. di altezza, in localitá Sirino, doveva essere inclusa all'interno della perimetrazione che la Regione é andata predisponendo. Le scelte operate dal Consiglio Comunale di Rivello, peró, ed é quello che sostengono gli avversari del parco, si discutevano e si obiettavano a livello regionale, favorendo ipotesi, peraltro mai, in veritá, suggellate da dati di fatto concreti, secondo le quali " qualcuno" , disconoscendo la valenza di precise volontá espresse dall'assise consiliare rivellese, mirava ad includere, invece, la stragrande maggioranza del territorio comunale nel parco, compreso il caratteristico centro storico. Saranno state queste solo voci o solamente infondati allarmismi, sta di fatto ,peró, che a Rivello si é costituito un Comitato contro il parco e moltissimi cittadini, in piú riprese, hanno esternato proteste e timori circa un colpo di mano istituzionale che avrebbe annullato se non mortificato una chiara e democratica volontá popolare. Intanto la Regione, qualche mese fa, accogliendo le proposte formulate dai singoli comuni, pur con non poche perplessitá, ha definito una perimetrazione di massima: spetta ora al Ministero competente dire l'ultima parola." Abbiamo chiesto e scelto la via referendaria- ci dice Nicola Renne del Comitato contro il parco- per parare qualsiasi colpo basso delle istituzioni e per affidare ai cittadini l'occasione di utilizzare uno strumento democratico contro il quale chiunque dovrá alzare le mani". In questi giorni, intanto, il Comitato contro il parco, sta incontrando ,attraverso pubbliche assemblee, tutti i cittadini di Rivello, con l'intento di sensibilizzarli ad andare a votare domenica prossima, potendo, cosí, raggiungere il quorum necessario per dare validitá ad uno strumento consultivo, il ricorso al quale rappresenta una novitá assoluta nella storia del paese." Quello di domenica prossima- afferma il Sindaco di Rivello, Antonio Manfredelli- sará un referendum inutile che é servito solamente a fare spendere danaro utile alle casse comunali"." Qualsiasi sará il risultato di domenica prossima- soggiunge il Sindaco- non cambierá un bel niente, dal momento che la Regione Basilicata ha giá predisposto una perimetrazione che rispetta le volontá dei comuni e,pertanto, per il Comune di Rivello, sono attuative le scelte che in piú riprese sono state espresse dal Consiglio Comunale: Rivello entra, seppur marginalmente, nella perimetrazione del parco Val d'Agri - Lagonegrese e questa, per fortuna, é una certezza". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 giugno)

Il Parco "visto" dai sindaci

Val d'Agri - Continua il viaggio tra i primi cittadini. Stavolta di Brienza e Viggiano
Il parere di Scelzo e Prinzi: "Col petrolio convivenza possibile"

VIGGIANO Continua il viaggio tra i sindaci del parco per registrare opinioni e richieste di quelli che saranno i protagonisti della gestione di un immediato futuro che si prospetta ricco di risorse. Oggi siamo a Brienza e Viggiano, due comuni importanti nello scacchiere dell'area; il primo in virtù del suo ruolo strategico dal punto di vista del collegamento tra la Val d'agri e Potenza, il secondo come paese maggiormente interessato alle estrazioni petrolifere.
"Brienza ha scelto di stare nel parco solo con una piccola parte del suo territorio – spiega il sindaco, Pasquale Scelzo – poiché hanno prevalso le preoccupazioni della popolazione sulle limitazioni a cui si andava incontro. Alla riunione convocata dal Governo, non ho chiesto l'ampliamento dei confini sul nostro territorio per non cambiare le cose ma resto personalmente convinto che le opportunità del parco siano superiori alle limitazioni. Non è detto, infatti, che non ci siano possibilità per una richiesta di ampliamento in futuro; per adesso abbiamo inserito nel parco soltanto un'area ad alto pregio naturalistico. Brienza intanto, indipendentemente dal parco, sta già operando per puntare molto sul turismo culturale, sul borgo medievale, sulle manifestazioni di valorizzazione del centro storico e del patrimonio architettonico. In questo ci aiuteranno molto le risorse del petrolio, che vanno sfruttate proprio in questa direzione. Altro aspetto importante per noi è la rete infrastrutturale, soprattutto per quanto riguarda il bypass del centro abitato nel collegamento tra Potenza e la Val d'Agri".
Nonostante la presenza imponente del petrolio, a differenza di Brienza il comune di Viggiano ha inglobato nel parco ben un terzo del territorio. Un petrolio che oggi molti sindaci vedono "al servizio del parco"; ovvero capace di garantire le risorse finanziarie per fungere da supporto al lancio di uno strumento destinato a durare in eterno e che rappresenta, in sostanza, la vera identità economica e culturale dell'area. "La convivenza tra parco e petrolio è possibile – afferma il sindaco, Vittorio Prinzi – la sovrapposizione, invece, sarebbe ridicola. Per questo Viggiano ha scelto di inserire nel parco un'area diametralmente opposta a quella in cui è ubicato il centro olio. Per noi il Parco non è solo il contrappeso al petrolio, pure importante, ma è soprattutto uno strumento di opportunità che può dare impulso allo sviluppo atteso. In questo il petrolio deve essere al servizio del parco, utilizzando i fondi che ne provengono per recuperare e rilanciare oggi le ricchezze dell'area che, a differenza delle estrazioni petrolifere, dovranno rimanere per sempre. Ovviamente, per partire con il piede giusto, non bisogna ripetere gli errori di ritardi accumulati e bisogna stringere i tempi soprattutto per la creazione degli organi amministrativi e di gestione del parco". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 giugno)

Val d'Agri, il Parco "visto" dai sindaci

Continua il viaggio della "Gazzetta". Stavolta parlano i primi cittadini di Castelsaraceno e Lauria
Muscolino e Pittella: "Subito l'istituzione per una grande opportunità di sviluppo"

LAURIA Continua il viaggio attraverso i comuni del Parco ed oggi ci fermiamo nel Lagonegrese, precisamente a Castelsaraceno e Lauria. Il primo dei due sindaci ascoltati è Domenico Muscolino, neo primo cittadino di un comune che presenta una particolarità: il suo territorio, infatti, è inglobato nel perimetro di entrambi i parchi della Basilicata, con un'area a sud che rientra nel Parco Nazionale del Pollino e con la zona nord che sarà compresa nell'istituendo parco della Val d'Agri. "L'ipotesi che stiamo accarezzando – riferisce Muscolino – è quella di richiedere l'ampliamento del perimetro a tutto il territorio di Castelsaraceno, poiché oggi i due parchi non si toccano e grazie al nostro comune si potrebbe avere continuità. Questo conferma la netta scelta in continuità con le precedenti: il parco rappresenta un'opportunità molto importante che il territorio può e deve sfruttare sia in termini di salvaguardia di ricchezze naturali, e Castelsaraceno ne è piena, sia in termini di sviluppo per le attività produttive particolarmente nel settore agricolo. Crediamo fortemente anche nello sviluppo turistico-ambientale e molti progetti amministrative, indipendenti dal parco, stanno già andando in questa direzione. Con tali presupposti credo che possiamo legittimamente rivendicare anche una candidatura per la futura sede .Ora però, tutto è affidato alla brevità dei tempi di realizzazione, con la speranza che non vengano ripetuti ritardi ed errori nel far percepire solo il “parco dei vincoli” e non il “parco dello sviluppo”. Castelsaraceno, inoltre, è uno dei firmatari dell'accordo con la Regione sull'utilizzo delle royalties: "non credo in una naturale convivenza con il petrolio – aggiunge Muscolino - ed avrei preferito solo una delle due soluzioni, ma la realtà è questa e spero che il parco sia uno strumento di controllo. Inoltre condivido la scelta di utilizzare parte delle royalties per la salvaguardia del territorio".
Lauria è il paese più grande toccato dal parco e come i suoi colleghi sindaci, anche Marcello Pittella si appella alla celerità dell'istituzione. "Il parco rappresenta sicuramente un'opportunità di sviluppo per l'intera area – afferma Pittella – compatibile con tutte le attività dei nostri territori ma soprattutto con quelle produttive, a cui si aggiunge la salvaguardia di importanti ricchezze naturali. La cosa fondamentale, in questa fase, è che i governi, nazionale e regionale, procedano speditamente secondo quelle che sono state le indicazioni date. Ora non ha più senso tergiversare ed è urgente agire subito altrimenti i ritardi potrebbero contribuire a far crescere nelle popolazioni la sensazione di un parco fatto solo di vincoli e di annunci, prestando il fianco a strumentalizzazioni a scapito dei reali obiettivi da raggiungere. I casi singoli vanno risolti con il dovuto equilibrio, nella consapevolezza che un solo comune non può bloccare le opportunità e le speranze di tutti gli altri". Sull'utilizzo dei fondi del petrolio nel territori del parco, Pittella lancia un appello: "I comuni di Lauria e Lagonegro sono limitrofi ad alcuni comuni della Val d'Agri in cui si estrae petrolio, ritengo sia utile una riflessione sull'inclusione di questi nostri due territori tra quelli che usufruiranno dei fondi di ristoro e per la salvaguardia ambientale che provengono dal petrolio". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 giugno)

Val d'Agri, il Parco "visto" dai sindaci

Il viaggio della Gazzetta ci porta a Roccanova. Parla il primo cittadino Rocco Greco
"La convivenza col petrolio rappresenta per il territorio una grande scommessa"

ROCCANOVA Il nostro viaggio tra i sindaci che si confrontano sul parco oggi ci porta a Roccanova ad ascoltare Rocco Greco, nella doppi aveste di sindaco del Comune e di presidente della Comunità Montana Medio agri, con sede a Sant'Arcangelo. L'ente comunitario comprende anche Missanello, Armento e Gallicchio. Roccanova, però, non è nel parco per effetto di un referendum popolare, tenutosi anni fa, che ha portato alla vittoria le ragioni del "no" per effetto, come dice il sindaco, di una forte azione del fronte avverso al parco. "Io sono convinto che se ripetessimo oggi il referendum il risultato non sarebbe così scontato", afferma Greco, dal cui punto di vista "il parco rappresenta soprattutto delle opportunità rispetto alle quali si accettano anche le poche limitazioni. Il nostro territorio ha perso un'occasione importante nella quale avrebbe potuto amplificare quello che sta già facendo per lo sviluppo locale, in particolare in relazione alla valorizzazione dei prodotti tipici come il vino Grottino, alla riorganizzazione del centro storico per una fruizione di tipo turistico (il PIC nel Programma Val d'Agri), al “Parco urbano delle cantine” ed a tutte quelle azioni di sollecitazione alla nascita di nuove iniziative economiche che abbiamo messo in campo". La convivenza con il petrolio "di sicuro è una grande scommessa. – continua il primo cittadino roccanovese - La Val d'Agri non si poteva permettere il lusso di rinunciare ad una delle due opportunità. Sta a noi, classe dirigente locale, far si che sia il parco che il petrolio rappresentino concretamente ed in tempi brevi opportunità di sviluppo economico ed occupazionale". Infine, come presidente della Comunità Montana, si esprime sull'intera area: “Io considero l'area della mia comunità montana parte integrante della Val d'Agri intesa come area-programma. Tuttavia, il processo di crescita va accompagnato da politiche ed interventi che mirano anche ad un riequilibrio territoriale al fine di consentire uno sviluppo uniforme e armonico. In questo contesto sicuramente l'area del Medio Agri è in credito rispetto alla valle”. Un intervento di riequilibrio potrebbe essere, a detta di Greco, un'area industriale; dichiarata realizzabile dalla Regione Basilicata. “Le vocazioni del territorio della C.M. sono quelle definite nel nostro Piano Socio-economico e riguardano particolarmente lo sviluppo delle produzioni tipiche (il vino di Roccanova, l'olio di Missanello e Armento, gli ortaggi e la frutta di Sant'Arcangelo, i biscotti di Gallicchio), il turismo culturale ed enogastronomico (il monastero di Santa Maria di Orsoleo e il Parco urbano delle cantine di Roccanova), lo sviluppo industriale ed artigianale compatibile con le vocazioni del territorio (agroindustria e produzioni artigianali tipiche). Infine, sono fermamente convinto che non sia possibile parlare di sviluppo se non collocato in un ambito territoriale e temporale ben definito che nel nostro caso riguarda rispettivamente la Val d'Agri e i prossimi tre anni” . (La Gazzetta del Mezzogiorno del 19 giugno)

Il Parco visto dai sindaci

Continua il viaggio della Gazzetta tra i primi cittadini della Val d'Agri
"Il petrolio non garantisce l'economia della nostra valle"

VAL D'AGRI Una grande opportunità come il Parco Nazionale rappresenta l'occasione da cogliere al volo anche per garantire un territorio che sta facendo i conti con il petrolio e che, una volta sfruttati i vari ristori economici, deve puntare tutto il suo sviluppo definitivo su risorse durature. È questo il concetto principale che sta emergendo sempre più dal nostro viaggio tra i sindaci interessati dal parco e dal petrolio, cercando di comprendere le motivazioni di scelte che, compiute oggi, determineranno il futuro delle singole comunità dell'area.
"Il petrolio non ha garantito l'economia della valle – afferma la sindaca di Moliterno, Angela Latorraca – per questo la mia speranza nel programma operativo sulle royalties, è che sia uno strumento capace di riequilibrare l'attuale sproporzione della gestione delle risorse che finora si è vissuta tra le comunità del territorio, soprattutto nel mercato del lavoro. Condivido, infatti, il concetto di Bubbico quando dice che tutti i comuni dell'area dovranno procedere allo stesso passo. Dall'altro lato abbiamo una risorsa come il parco e lo sfruttamento delle sue potenzialità su cui Moliterno ha voluto puntare in maniera decisa con l'accordo della maggioranza. E' uno strumento di controllo e di salvaguardia del territorio e, allo stesso tempo, rappresenta un nuovo modello di sviluppo in cui abbiamo investito facendo una scelta anche in virtù della posizione geografica. Nonostante la perimetrazione risenta di molti fattori particolari, dopo la riunione dello scorso 5 giugno a Roma sembra che si possa procedere speditamente verso una conclusione, e di questo si è fatta carico la Regione. Del resto non possiamo permetterci ulteriori ritardi".
Tra parco e petrolio è anche diviso il comune di Calvello, nella Camastra, con circa il 30% del territorio nel perimetro del parco e ben otto postazioni petrolifere; dopo Viggiano e Corleto è il terzo paese interessato da petrolio. "Sin dall'inizio – spiega il sindaco Rocco Coronato – la nostra comunità ha avuto ben chiaro in mente il concetto che il petrolio fosse un'opportunità da sfruttare ma non certo l'unica possibilità. Abbiamo altre risorse come l'artigianato e una diversificazione delle attività economiche che ci permette di guardare al futuro con moderato ottimismo. Il nuovo programma operativo deve guardare soprattutto alle imprese, unica sfida su cui si gioca la scommessa dello sviluppo sostenibile. Da sempre infatti abbiamo avuto una sensibilità verso la tutela dell'ambiente e stiamo già attuando il monitoraggio; per questo il parco raccoglie il nostro consenso. Ovviamente serve un parco che non sia solo di contemplazione ma di cui vengano sfruttate le potenzialità economiche, cercando di non ripetere esperienze fallimentari, accelerando sui tempi dell'istituzione ma soprattutto sui tempi di creazione delle strutture come la sede e gli organismi di gestione tra cui il piano: unico e vero strumento di sfruttamento delle risorse economiche del parco". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 giugno)

"I confini? Ampliateli"

Val d’Agri - La questione sarà discussa in conferenza Stato-Regioni
Così Legambiente in vista della perimetrazione

POTENZA "Dalla Conferenza Stato-Regioni ci aspettiamo un miglioramento della proposta di perimetrazione del Parco avanzata dalla Regione Basilicata. Una proposta che oggi può essere ulteriormente migliorata, perché così com'è non ci soddisfa completamente, visto che i confini del Parco rispecchiano molto l'interesse delle compagnie petrolifere."
Gianfranco De Leo, presidente regionale di Legambiente Basilicata, ribadisce la posizione dell'organizzazione ambientalista sulla vicenda Parco Val d'Agri-Lagonegrese. Torna sull'argomento dopo la prima riunione della Conferenza unificata Stato-Regioni-Città-Autonomie locali, promossa dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e tenutasi nei giorni scorsi a Roma, per valutare eventuali modifiche alla bozza di decreto e perimetrazione del Parco nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese.
"La prima riunione della Conferenza unificata ci trasferisce positivi risultati, soprattutto perché si afferma il principio, attuandolo, che è possibile elevare il profilo generale di questo Parco sollecitando l'ingresso di altre zone, anche abitate, considerate importanti per il loro valore storico-culturale e, quindi, per i benefici che potrebbero ricevere una volta inseriti nel perimetro dell'area protetta", osserva Legambiente. "Questo, però, per noi può essere solo un primo passo - afferma Antonio Nicoletti, coordinatore aree protette e territorio dell'organizzazione. "Chiediamo al Ministro Matteoli di procedere con decisione alla revisione della proposta di perimetrazione, bloccando qualsiasi altro tentativo di sminuire il ruolo fondamentale di questo Parco. Innanzitutto rigettando la richiesta di escludere dai suoi confini la montagna Caperrino, avanzata dal comune di Laurenzana: un'area - già compresa nel Parco regionale Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane - su cui le compagnie petrolifere vorrebbero estendere le loro attività di estrazione, costruendo nuovi pozzi, un nuovo centro oli e un altro oleodotto".
Per De leo, si tratta di una eventualità "inaccettabile". A suo dire non si possono neppure "immaginare ulteriori compromessi che mettano a rischio le preziose risorse idriche, naturali, economiche e storiche che il Parco racchiude. Un patrimonio culturale, di biodiversità, produzioni tipiche e offerta turistica che solo una netta scelta a favore del Parco ci permetterà, d'ora innanzi, di tutelare e valorizzare, puntando ad una concreta prospettiva di sviluppo per il futuro dell'area". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 giugno)

"Il petrolio dura solo 30 anni"

Val D’Agri - Il Parco "visto" dai sindaci. Continua il viaggio nelle aree tutelate di Val d'Agri e Lagonegrese
Ma a Marsicovetere e Armento piace tutto l'oro: sia verde che nero

VAL D'AGRI Continua il viaggio tra i sindaci interessati dal petrolio e del Parco nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese; dopo l'incontro voluto dal Governo il 5 giugno scorso a Roma e dopo la firma dell'accordo sul petrolio, il dibattito sullo sviluppo dell'area diventa sempre più partecipato.
"La mia analisi sullo sviluppo futuro della Val d'Agri - afferma il sindaco di Marsicovetere, Michele Mazza - parte dalla considerazione che il petrolio dura 30 anni mentre il parco almeno 70. Questo testimonia l'importanza di puntare su una risorsa "eterna" come l'ambiente. Nonostante sia eterna, quindi l'abbiamo sempre avuta, dobbiamo riconoscere che oggi si discute di parco proprio perché in quest'area esiste il petrolio. Non bisogna infatti dimenticare, a mio avviso, che è stato il petrolio a portare crescita e sviluppo, seppure non diffuso e consolidato, ed io sono sindaco di un centro come Villa d'Agri che negli ultimi anni ha registrato una notevole crescita proprio grazie al petrolio. Se riusciamo a costruire scuole nuove per i mille alunni del comune, ad esempio, lo faremo con soldi del petrolio per cui lo sfruttamento di questa risorsa è legato molto del nostro futuro. E' ovvio che tutto va fatto nella piena tutela di un territorio il cui utilizzo oggi è la maggiore potenzialità; per questo sul parco bisogna contestualmente investire. Dopo l'incontro di Roma, anch'io sono ottimista sui tempi, credo che i mesi autunnali saranno decisivi e penso che non bisogna penalizzare e ritardare questa istituzione, che interessa decine di paesi, per una singola e risolvibile questione".
Per un paese che cresce, però, ce ne sono altri periferici che lottano contro lo spopolamento e contro la carenza di servizi e attività tali da garantire futuro.
E' il caso di Armento, paese di 800 abitanti, toccato marginalmente dal parco, che include soltanto un'area Sic (sito di interesse comunitario) al confine con Gallicchio. "Pur vedendo difficile la convivenza tra parco e petrolio - spiega il sindaco Giuseppe Antonio Ierardi - confido in alcune possibilità. Innanzitutto spero di cogliere in futuro l'opportunità del parco, da cui Armento è rimasta fuori per effetto di una volontà generale scaturita da una eccessiva paura dei vincoli. Dal petrolio, intanto, pur se è difficile prevedere effetti positivi diretti su una piccola comunità come la nostra, credo che arriveranno importanti possibilità in termini di infrastrutture. La trasversale Lauria-Potenza-Melfi, ad esempio, dovrebbe lambire il paese e per noi può essere un grande beneficio". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 giugno)

Dopo l'incontro dei Sindaci del Parco a Roma

Villa d'Agri Dopo l'incontro dei Sindaci del Parco a Roma e la firma del programma Val d'Agri sui proventi del petrolio, si alimenta ulteriormente un dibattito che riguarda non soltanto l'area interessata ma tutta la regione. Una possibile coesistenza tra parco e petrolio é il tema che in Val d'Agri tiene banco da anni; si registrano pareri contrari e favorevoli in una situazione che sicuramente farebbe invidia quanti non hanno certo la possibilitá di "litigare" per scegliere tre due enormi risorse. L'obiettivo é spremere al meglio questi due "limoni", nell'idea che sacrificarne uno sarebbe un peccato, per fare della Val d'Agri una delle zone piú importanti dell'intero Mezzogiorno.
In questo quadro si collocano le scelte e le riflessioni dei singoli sindaci che oggi si trovano protagonisti di un periodo in cui ci si deve assumere la responsabilitá di decisioni che definiranno il futuro dell'area.Tra i comuni interessati c'é Sarconi in cui, da alcuni anni, si registra una crescita demografica in controtendenza rispetto alla maggioranza degli altri paesi viciniori; un centro che sta puntando sull'agricoltura di qualitá a cui ha affidato il futuro, con la produzione del fagiolo a fare da punta di diamante. Da un lato c'é l'accordo di programma per il petrolio che guarda con un occhio di riguardo agli investimenti in attivitá produttive nel settore agricolo e, dall'altro, l'arrivo di un Parco Nazionale avrebbe proprio in queste produzioni i suoi fiori all'occhiello. Gli obiettivi sono ben chiari, le risorse ora ci sono e dopo l'incontro di Roma numerosi sono gli appelli a far sí che i tempi si restringano. "La necessitá primaria - afferma Massimo Celoro, sindaco di Sarconi - é assolutamente quella di affrettarsi a concludere altrimenti si entra in una fase successiva che potrebbe allungare i tempi. E' un obiettivo condiviso da Governo, Regione e Comuni per questo si puó ben sperare nella brevitá del processo. Ora siamo nella fase in cui le parole diventano superflue; da queste risorse le comunitá si aspettano molto ed é giusto che a dare le risposte sia soltanto i fatti; non c'é altra via per garantire fiducia ed affidabilitá a quest'area".
Affianco a chi cerca di trarre il massimo da questo intrecciarsi di risorse c'é chi questo problema lo vorrebbe avere e sarebbe entrato volentieri a far parte del parco, nonostante il petrolio. E' il caso di Guardia Perticara, paese del Sauro che si trova a fare i conti con la vicinanza al nuovo Centro Oli Tempa Rossa di Corleto ma che da anni ha puntato molto sulla qualitá paesaggistica e del suo centro storico. "Il Parco ci avrebbe dato sicuramente una notevole mano dal punto di vista dell'identitá - conferma il sindaco Antonietta Melfi - e personalmente credo che un Comune come Guardia si sarebbe contraddistinto grazie al suo paesaggio, ai suoi boschi ma soprattutto al suo centro storico. Purtroppo siamo fuori perché non c'é continuitá di territorio nella perimetrazione". C'é da dire, peró, che molti sindaci hanno testimoniato che dall'incontro di Roma é emersa la disponibilitá ad allargare i confini ma non a restringerli. Scelta che non riguarda Tramutola in quanto il Comune, sin dalla prima ora, ha inserito tutto il suo territorio nel Parco. "Credo fermamente che il Parco sia un'opportunitá da cogliere - sostiene il sindaco Franco Simone - ed i ritardi accumulati finora sono dovuti indiscutibilmente alla presenza del petrolio. Dal petrolio, peró giungono anche risorse come i soldi dell'accordo di programma che saranno reinvestiti proprio sulla valorizzazione del nostro territorio. La nostra scelta é dovuta al fatto che, per usufruire del biglietto da visita che un parco fornisce, bisogna fare una scelta decisa di cui venga tenuto conto anche in fase di gestione. Sui tempi sono fiducioso in quanto giá Bubbico e l'intera Giunta hanno dimostrato interesse a ridurre i tempi in occasione del patto sul petrolio". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 giugno)

Sbuca l'indicazione di Rivello come sede del Parco Val D'Agri-Lagonegrese

Lauria Sbuca l'indicazione di Rivello come sede del Parco Val D'Agri-Lagonegrese, contro chi invece lo vorrebbe a Moliterno, proprio adesso che il Lagonegrese ha deciso di puntare sulle proprie risorse naturali. Per il Lagonegrese sarebbe linfa nuova, contrariamente alla Val D'Agri che puó contare giá sul petrolio e il Contratto di Programma. A lanciare la candidatura di Rivello come sede del nuovo parco é Domenico Carlomagno, Presidente della Comunitá Montana del Lagonegrese, a pochi giorni dall'ultimo incontro romano sull'istituzione dell'area protetta. "Una scelta in tale direzione sarebbe quanto mai auspicabile e permetterebbe un giusto equilibrio territoriale ha dichiarato Carlomagno - e anche una spinta a cogliere tutte le opportunitá derivanti da una simile occasione di sviluppo turistico. Concentrare nella Val d'Agri la regia del Parco emarginerebbe un territorio che invece attende una serie di attenzioni e di considerazioni che spesso si esauriscono solo nelle enunciazioni di principio . La Valle del Noce con la sua punta di diamante, Maratea, ben si concilia con un'idea complessiva di natura ed ambiente che proprio nel Parco trova l'ispirazione piú sincera ed appassionata".
Rivello non é candidato per caso, non solo per la posizione geografica, ma ha anche la struttura adatta come il Convento di Sant'Antonio, un immobile storico e prestigioso al quale si deve dare un ruolo sovra comunale, ma non é solo questo.
"La scelta di Rivello come centro propulsore offrirebbe un'occasione di riequilibrio ad un territorio che proprio dall'ambiente puó trarre le sue risorse maggiori - continua ancora Carlomagno - Le difficoltá di un'area, come quella del Lagonegrese, martoriata anche da eventi calamitosi gravi dovrebbe indurre le autoritá che si apprestano ad una tale scelta, a considerare il virtuosismo che potrebbe svilupparsi in un territorio che ancora sconta i ritardi di una programmazione che ha privilegiato altre parti della regione pur considerando nevralgiche le peculiaritá naturalistiche del nostro territorio (non ultimo l'istituzione delle Aree prodotto).
Sarebbe davvero paradossale e incoerente oggi, che puó concretizzarsi un'opportunitá di tipo ambientale e turistico, non premiare e dare considerazione ad un territorio che, dovrebbe essere posto in cima alle scelte che si compiono ogni qual volta si parli di qualitá ambientale.
Ogni altra considerazione e decisione nella scelta della sede, sarebbe davvero incomprensibile".
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 giugno)

Il monte Sirino avrà un ruolo essenziale nella "nuova" perimetrazione del Parco

Val d’Agri

Lagonegro All'indomani dell'incontro tecnico tenutosi a Roma per la delimitazione del Parco della Val d'Agri - Lagonegrese il sindaco di Lagonegro Franco Costanza esprime soddisfazione sulla perimetrazione e il ruolo del massiccio del Sirino (zona 1 di elevato interesse naturalistico e paesaggistico e con inesistente o limitato grado di antropizzazione) nell'area protetta."Siamo soddisfatti per quanto riguarda la delimitazione - dichiara, infatti, il primo cittadino di Lagonegro - perché é stata accettata la nostra proposta fatta per venire incontro anche alle richieste delle associazioni venatorie e per non compromettere lo sviluppo della cittá". La proposta precedente a quella dell'amministrazione Costanza interessava un'area di 2400 ettari e delimitava, tra l'altro, anche l'area subito a monte dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria.
Per l'amministrazione Costanza l'asse di comunicazione costituito dalla Salerno - Reggio ha, invece, tutte le caratteristiche in quell'area di innescare fenomeni insediativi a carattere economico. Inoltre la stessa amministrazione Costanza chiedeva la linea di quota tra i 1300 e 1400 metri sul livello del mare e di limitare la zona di stretta salvaguardia all'area del massiccio del Sirino considerando anche che la parte a valle di questa é giá sottoposta a vincolo paesaggistico dalla cosiddetta legge Galasso. Tali richieste sono state recepite, mentre é stata respinta la proposta di inclusione dell'oasi faunistica di Parco Giada. In sostanza le zone del territorio di Lagonegro che farebbero parte del Parco sono: Samuele, Tempa di Rocca Rossa, Tempa di Giugiulieddo, Monte Niella, Lago Zapano, Lago Laudemio, Spalla dell'Imperatrice, Monte Papa, Monte Sirino, Acqua dei Grilli, Valle del Palummo, Valle dei Porcili per un totale di circa mille ettari di estensione. "Il Sirino per dare al parco un contributo consistente - prosegue Costanza - in quanto rappresenta con tutte le sue risorse una delle emergenze dalle caratteristiche e qualitá piú interessanti dal punto di vista della valorizzazione e della conservazione che va certamente tenuta in giusta considerazione. E' il comprensorio naturalistico piú compatto all'interno del Parco che quindi a buon diritto si chiama anche lagonegrese. Siamo soddisfatti, ribadisco, perché con trasparenza sono stati definiti gli ambiti facendo cosí anche chiarezza su elementi di confusione derivanti da perimetrazioni non corrette. Ora credo che si possa guardare con serenitá a questa struttura e chiediamo - conclude Costanza - che venga costituita anche con celeritá". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 7 giugno)

Il giorno dell'accordo

Val d'Agri - Ieri la sigla fra Regione, Comuni e Comunità montane. Preoccupati gli ambientalisti
Firmata l'intesa per le royalty. Intanto il parco langue

Potenza Ieri a Villa d'Agri è stato firmato l'accordo di programma tra Regione Basilicata, Comunità montane e Comuni interessati dall'intesa operativa Val d'Agri, Melandro, Sauro, Camastra per l'investimento delle risorse provenienti dalle royalty (350 milioni di euro) derivanti dalle estrazioni petrolifere.
Ma è il difficile parto del parco Val d'Agri-Lagonegrese che suscita preoccupazioni. Dopo le richieste avanzate da alcuni sindaci, ci sarà un nuovo rinvio per consentire la ridefinizione del perimetro dell'area protetta. Il mondo ambientalista è in fibrillazione. Non nasconde la propria delusione Angela Risucci, presidente del Wwf della Basilicata. "Doveva essere l'ultimo capitolo per la nascita (assai faticosa) di questo parco - afferma Risucci - e invece ancora bisogna attendere. E, con in più, una situazione allarmante che incombe: la richiesta di estromettere dall'area parco la montagna di Caperrino, zona a cui guardano le compagnie petrolifere. Noi eravamo già contrari al primo accordo di programma sulla Val d'Agri, ma questo ci pare ancora più preoccupante e pieno di conseguenze per l'equilibrio ambientale. Parco e petrolio restano incompatibili. Auspico che si faccia presto, rispettando i confini già stabiliti dal Consiglio regionale. Rilevo però che le politiche ambientali procedono con grande difficoltà, come dimostra anche la vicenda del parco del Vulture su cui non si riescono a fare significativi passi avanti".
Gianfranco De Leo, presidente regionale di Legambiente, coglie invece una "positività": "l'accoglimento, nell'area parco, di nuovi ingressi (i centri storici di Satriano e Sasso di Castalda). "Sarebbe auspicabile - dice De Leo - che anche altri Comuni seguissero questa linea che salvaguarda e valorizza non solo l'ambiente, ma anche abitati e zone di interesse economico".
De Leo condivide anche "il no detto a chi voleva tirare fuori dall'area parco alcuni territori". "Anche per questo - aggiunge - Caperrino non deve essere estromessa dal perimetro di questo parco. Esso è un presidio importante che collega Val d'Agri e Gallipoli Cognato. I parchi, quando sono messi in rete, sono più forti e portano più benefici".
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 7 giugno)

Val d'Agri: "Lasciate il Parco com'è"

Potenza Legambiente ha chiesto al ministro dell'Ambiente Matteoli, in occasione dell'incontro di oggi a Roma in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni-Città-Autonomie Locali, di non procedere a modifiche della perimetrazione del Parco nazionale Val d'Agri-Lagonegrese per quanto riguarda la montagna di Caperrino. Variando il perimetro attuale con la sottrazione della località Poggio del Caco nel territorio del Comune di Laurenzana (situata sulla linea di confine con il Parco regionale) - secondo Legambiente - si verrebbe a determinare l'interruzione di quella fondamentale continuità ecologico-territoriale con altri parchi confinanti (Cilento e Pollino) rappresentata dal costituendo Parco nazionale.
"Verrebbero meno - afferma Gianfranco De Leo, presidente regionale di Legambiente - i fondamentali presupposti che hanno portato alla nascita del Parco nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese: proteggere i sistemi naturali e la biodiversità in esse presenti, valorizzare le peculiarità ambientali, paesaggistiche e storico-culturali elevando il potenziale competitivo dei territori rispetto ai settori strategici dell'economia montana e valligiana, quali l'agricoltura di qualità, il turismo, le produzioni tipiche, la manutenzione del patrimonio forestale. Per evitare la presenza di postazioni petrolifere e delle connesse attività, come previsto dalla normativa vigente, è bene non modificare questa parte del perimetro del Parco nazionale".
Marco De Biasi, presidente del Circolo Legambiente di Potenza: "Alla luce delle osservazioni allo studio di impatto ambientale circa il "Progetto interregionale Tempa Rossa", che abbiamo formulato in data 23 aprile 2003 ed inviato alla Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente e Territorio, Ufficio Compatibilità Ambientale, riteniamo non si debbano accogliere richieste tese a privare il futuro Parco nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese della presenza della montagna di Caperrino. Richieste che, consentendo attività petrolifere vietate in aree protette, andrebbero a ledere, nel contempo, anche i valori naturalistici e ambientali del Parco regionale di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane, a tutt'oggi una grande opportunità di sviluppo pulito per le comunità di quel territorio". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 5 giugno)

"Una convivenza impossibile"

Alla Masseria Crisci di Montemurro si è svolto un incontro a cui hanno preso parte esperti del settore
Parco della Val d'Agri e petrolio: Legambiente esprime il suo "no"

MONTEMURRO Sono tanti, ancora, i temi che alimentano la discussione sul Parco nazionale della Val d'Agri. La necessità di mantenere vivo il dibattito è stata sentita da Legambiente che, in collaborazione con Federparchi e con la Comunità Montana Alto Agri, ha organizzato giovedì scorso, alla Masseria Crisci di Montemurro, un incontro a cui hanno preso parte politici ed esperti del settore, al cospetto di amministratori e cittadini interessati alle sorti del parco. "Qualità ambientale, acqua e conservazione della natura nel Parco nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese" era il titolo dato all'incontro, inserito nella settimana dedicata alle aree protette, e la discussione ha fatto presto a mettere a nudo gli argomenti che coinvolgono tutto lo sviluppo complessivo dell'area; il parco sicuramente ma, al suo fianco, come ormai una coppia a braccetto, il petrolio. Convivenza, compatibilità, salvaguardia dell'ambiente, perimetrazione a macchia di leopardo, integrazione delle risorse finanziarie in un'area ancora in via di spopolamento e che si attende risposte immediate a concrete dalle tante risorse che ancora sono soltanto potenziali. I tanti intervenuti hanno portato altrettanti argomenti di discussione: dall'agricoltura come settore imprescindibile, argomento caro all'amministratore dell'Alsia, Delfino; alla capacità di gestire in maniera razionale la grande messe di risorse che sta per invadere la Val d'Agri; monito giunto da Vito De Filippo a cui si è unito il vicepresidente della Giunta Regionale, Restaino. Dalla discussione sulla storia e sulle alterne vicende che il cammino di questo parco ha vissuto, raccontata dal senatore Romualdo Coviello, ad una riflessione di gestione politica delle risorse della valle mirate alla creazione di fiducia e consenso alle scelte, delineata dal deputato Antonio Luongo. Poi altri protagonisti della vicenda che si sono più o meno espressi sulla convivenza tra un petrolio imposto ed un parco voluto; il presidente della Comunità Montana Rino Ponzio, gli amministratori di Montemurro e Spinoso, Di Sanzo e Solimando; i coordinatori di Legambiente per la valle e per la regione, Di Lorenzo e De Leo, il coordinatore lucano di Federparchi, Cifarelli; tutti d'accordo nel salutare il nuovo parco come una cosa positiva, anche in termini di controllo, necessario, sulle attività di estrazione. Fino a giungere alla posizione finale di Legambiente, espressa dal coordinatore nazionale per le aree protette dell'associazione, Nicoletti, il quale ha concluso con un secco “no” alla convivenza tra parco e petrolio. Restano ancora dubbi, però sui tempi di istituzione e sul nome da dare al parco. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 maggio)

Antonio Nicoletti (Legambiente) "Un forte rischio per tutto il Parco"

Val D’Agri

Potenza "Barattare biodiversità, risorse tradizionali tanto apprezzate e potenzialità turistiche in cambio di un sogno che oltre ad essere fuori moda è una iattura per il territorio e questo potrebbe essere questo il destino della Val d'Agri: ridurre in colabrodo i Parchi naturali della Val d'Agri abdicando a quanto di prezioso c'è in quelle terre": lo ha detto il coordinatore di Legambiente del settore Aree protette, Antonio Nicoletti, in occasione della "Giornata dei Parchi".
"Sostenere che dei pozzi petroliferi possano essere senza danni piazzati in un'area protetta - ha detto Nicoletti - è folle. Folle come l'idea di monopolizzare, nel petrolio, l'economia della regione, che vanta invece potenzialità altissime e ben più Preziose, che proprio dalla sete di petrolio però sono messe a rischio". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 23 maggio)

Petrolio, laVal d'Agri va...

Arrivano i contributi dell'Ente nazionale idrocarburi. Dai sindaci delle Dolomiti Lucane ribadito il "no" a Tempa Rossa
Siglati gli accordi attuativi Eni-Regione. Ma Trend 2 è un'altra storia

POTENZA Un bivio e la Basilicata è lì davanti. Quel bivio ha il colore nero del petrolio. Va avanti il programma della Val d'Agri, quello che è stato frutto di un'intesa articolata fra Regione, Eni e Governo nazionale. Ieri sono stati firmati altri due accordi attuativi che erano stati prefigurati nei programmi siglati nel 1998.
Resta invece aperta la questione di Trend 2, il progetto delle compagnie petrolifere proposto da Total-Fina-Elf Spa che, almeno sinora, non ha avviato neppure una discussione con la Regione Basilicata. L'idea delle compagnie petrolifere è quella di effettuare estrazioni anche in aree rientranti nei parchi della Val d'Agri e di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane. Progetto che ha scatenato la decisa reazione di alcuni sindaci (di Castelmezzano e Pietrapertosa), di rappresentanti delle aree Parco, di organizzazioni ambientaliste e forze politiche. Possibilisti invece i primi cittadini di Laurenzana, Corleto e Guardia Perticara. Ieri sera si è tenuto un incontro con i responsabili del Dipartimento all'ambiente. le posizioni restano quelle di partenza.
Intanto, sempre ieri, il presidente Filippo Bubbico e i rappresentanti dell'Eni hanno firmato "due accordi attuativi del Protocollo d'Intenti Eni-Regione stipulato nel 1998 in relazione al programma di sviluppo dei giacimenti della Val d'Agri". Il primo accordo riguarda "il finanziamento del programma di potenziamento delle reti di distribuzione del metano in Basilicata e prevede il contributo dell'Eni di 7 milioni di euro, a fronte dell'investimento totale previsto dall'accordo di 25 milioni di euro". Il secondo concerne "il finanziamento di borse di studio della Regione Basilicata e prevede il contributo dell'Eni di 258 mila euro all'anno per venti anni".
La Regione sottolinea il fatto che, con gli accordi odierni, vengono mantenuti "gli impegni in ambito sociale e ambientale", assunti a suo tempo. Questo "al fine di massimizzare le ricadute economiche della produzione petrolifera sul territorio". E non è finita qui. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 maggio)

Petrolio sì, petrolio no

LA BASILICATA & L'ORO NERO - Un bivio su una scelta per il futuro
Bene il piano Val d'Agri, firmati 2 accordi - Dissensi per "Trend 2", stravolge l'ambiente

POTENZA Basilicata al bivio. Una scelta che ha il colore del petrolio. Va avanti il programma della Val d'Agri, quello che è stato frutto di un'intesa articolata fra Regione Basilicata, Eni e Governo nazionale. Un accordo fondato sulla costruzione condivisa di un progetto. Un'intesa che ha posto, alla propria base, la compatibilità ambientale insieme all'idea del "risarcimento" ai territori e alle comunità interessate dalle attività estrattive. Ieri sul versante dell'intesa per la Val d'Agri sono stati firmati altri due accordi attuativi che erano stati prefigurati nei programmi siglati nel 1998.
Resta invece aperta la questione di "Trend 2", il progetto delle compagnie petrolifere proposto da Total-Fina-Elf Spa che, almeno sino a questo momento, non hanno ritenuto necessario sedersi attorno a un tavolo con la Regione Basilicata. Il progetto prevede di effettuare estrazioni in aree rientranti nei parchi della Val d'Agri e di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane. Sinora ha scatenato la decisa reazione di alcuni sindaci (di Castelmezzano e Pietrapertosa), di rappresentanti delle aree Parco, di organizzazioni ambientaliste e forze politiche. Più articolata la posizione di altri sindaci (Laurenzana, Corleto e Guardia Perticara) che paiono particolarmente interessati alle prospettive di qualche manciata di royalty.
Ieri sera una delegazione di sindaci ha incontrato i responsabili del Dipartimento regionale all'ambiente. Sono state ribadite posizioni e questioni in campo. I sindaci di Castelmezzano e Pietrapertosa, i rappresentanti del parco naturale di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane, Legambiente, i Verdi, hanno messo in guardia la Regione dall'accettare le proposte di Total-Fina-Elf Italia Spa che non soltanto "violerebbero le norme sulle aree protette", ma finirebbero con lo stravolgere gli equilibri ambientali e i programmi di sviluppo perseguito da decenni per queste zone di grande pregio naturalistico e paesaggistico".
Il progetto Val d'Agri invece, come si diceva, procede a passo spedito. I due accordi attuativi firmati ieri dal presidente Filippo Bubbico e dai rappresentanti dell'Eni hanno segnato un ulteriore passo avanti "del Protocollo d'Intenti Eni-Regione stipulato nel 1998 in relazione al programma di sviluppo dei giacimenti nell'ambito del programma denominato "Trend 1".
Il primo accordo riguarda "il finanziamento del programma di potenziamento delle reti di distribuzione del metano in Basilicata e prevede il contributo dell'Eni di sette milioni di euro, a fronte dell'investimento totale previsto dall'accordo di 25 milioni di euro". Il secondo concerne "il finanziamento di borse di studio della Regione Basilicata e prevede il contributo dell'Eni di 258 mila euro all'anno per venti anni".
"Le parti - fa sapere la Regione Basilicata - confermando con gli accordi odierni la volontà di mantenere gli impegni in ambito sociale e ambientale al fine di massimizzare le ricadute economiche della produzione petrolifera sul territorio, hanno preso atto con soddisfazione dei progressi realizzati negli ultimi mesi e si sono impegnate a completare l'attuazione degli interventi previsti già a partire dal prossimo anno".
Difficile dire, sulla breve distanza, quanto possa giovare allo sviluppo lucano la "linea" del petrolio. Difficile verificare, già oggi, se le contropartite ipotizzate potranno effettivamente compensare i danni e le perdite che irrimediabilmente vanno messe in conto. Ma una cosa appare certa: su questioni del genere non si può prescindere dalla condivisione con gli organi di governo del territorio. Nè si può negare la vocazione naturale delle aree coinvolte o i programmi per i quali si è lavorato e investito da decenni. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 maggio)

"Il petrolio incompatibile "

L'etnobotanico, nelle Dolomiti Lucane da alcuni anni, descrive l'impatto ambientale del progetto di Total-Fina-Elf
Il prof. Andrea Pieroni (università di Londra) su Tempa Rossa

Castelmezzano Estrazioni di petrolio nell'area dei parchi? Il professor Andrea Pieroni, ricercatore presso la facoltà di Farmacia dell'Università di Londra, docente part-time presso l'Università di Wageningen (Olanda) e presso la facoltà di Agraria dell'Università di Ancona, ha qualche perplessità. Dubbi esplicitati inviando le proprie osservazioni all'Ufficio Valutazione di impatto ambientale del Dipartimento ambiente e territorio della Regione Basilicata.
Pieroni - che sta seguendo sulle Dolomiti Lucane, da quattro anni, una ricerca di etnobotanica (sugli usi alimentari, medicinali e veterinari, esistenti o esistiti, di specie botaniche locali - si sofferma sui possibili effetti del progetto interregionale "Tempa Rossa", proposto dalle compagnie petrolifere Total-Fina-Elf Italia Spa, nell'area dei parchi della Val d'Agri e di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane.
Pieroni sottolinea, in primo luogo, le "alterazioni dei fattori geo-ambientali, podologici e climatici originari", con "alterazione dell'eco-sistema vegetale". Si concentrerebbero in queste aree "le principali sostanze immesse nell'atmosfera a seguito delle operazioni legate alla coltivazioni degli idrocarburi: biossido di zolfo, particelle sospese, metano, idrocarburi stessi che deriverebbero dai processi di combustione operati con derivati del petrolio; in modo indiretto l'attività petrolifera creerebbe presumibilmente ulteriori emissioni sotto forma di ossidi di azoto, di biossidi di azoto, ozono e monossido di carbonio".
Lo studioso ha ricordato "gli endemismi botanici" che caratterizzano il territorio di Castelmezzano e delle Piccole Dolomiti Lucane e che "potrebbero risentire di cambiamenti". Ma, "cosa molto più grave", Pieroni ha sottolineato un altro effetto: "le caratteristiche fitochimiche (in particolari sostanze del metabolismo secondario: flavonoidi, curarine, terpeni) di molte specie tradizionalmente consumate in loco o utilizzate per fini medicinali (sia spontanee che coltivate biologicamente), subirebbero alterazioni tali da modificarne o addirittura comprometterne l'uso fitoterapitco o fitoalimurgico". Insomma, addio attività preventiva o clinico-farmacologica delle piante. E poi Pieroni evidenzia come l'intero patrimonio, ambientale ma anche culturale, "è figlio di questo territorio". Trasfigurarlo in modo repentino e traumatico significherebbe perdere non solo i suoi prodotti e le sue tipicità (chi avrebbe interesse a prendere l'eccellente caciocavallo podolico a rischio inquinamento?). Ma anche tutto il resto. Insomma, afferma lo studioso: Tempa Rossa è alternativa alla sopravvivenza di questo ambiente unico e straordinario. Quale sarà la scelta?
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 maggio)

Petrolio & Dolomiti "Binomio assurdo"

Riflessioni di Ds e Udeur sul progetto "Tempa Rossa"

Potenza Si è tenuto, nei locali dell'Unione Regionale dei Ds di Basilicata, un incontro tra amministratori locali e quadri dirigenti sezionali per discutere sulle tematiche relative alle prospettive di sviluppo delle aree interne ed immediatamente esterne al Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane. Dalla riunione, introdotta da Sandro Berardone- responsabile "Aree Protette" dei Ds di Basilicata - e conclusa da Roberto Cifarelli - dell'ufficio di segreteria regionale dei Ds, è emersa l'esigenza di un'ulteriore spinta in avanti affinché il parco assuma sempre più la connotazione di "motore dello sviluppo locale" e di "agenzia dello sviluppo sostenibile" attraverso azioni innovative di concertazione tra i vari soggetti pubblici e privati protagonisti sul territorio. I Democratici di Sinistra, inoltre, ritengono a tale proposito strategico e non rinviabile la definizione dei due strumenti di programmazione previsti dalla legge istitutiva del parco: il Piano del Parco ed il Piano di Sviluppo Economico e Sociale, al fine di dare certezze regolamentari alle popolazioni locali e per individuare gli indirizzi e gli obiettivi operativi per la conservazione degli habitat e delle biodiversità e per individuare modelli esemplari di sviluppo rurale e turistico, in una cornice condivisa, all'interno della quale i vari soggetti dello sviluppo possano svolgere in libertà il proprio ruolo.
In tale ottica è possibile anche presupporre una rivisitazione dei confini del parco che, rispondendo ai canoni del rigore scientifico, possano contemplare anche l'ingresso di altre comunità locali.
Sulla convivenza petrolio-Dolomiti lucane interviene il consigliere provinciale Lucio Roberto Ursone (Udeur) che denuncia "la totale assenza di un progetto condivisibile". "Vi è - dice - una procedura più gridata che pensata con i sindaci in prima fila a reclamare le ragioni del proprio territorio non rendendosi conto che o ci salviamo tutti o non si salva nessuno e assistere alle tante divisioni certamente non è un bel vedere (Fondazione Mattei docet).
Alla concertazione negoziata inaugurata in Val D'Agri dal presidente Bubbico manca un obbiettivo etico e strategico del come utilizzare la risorsa petrolio per fare sviluppo auto-propulsivo e vi è una sorte di assalto alla diligenza per assicurarsi un posto in prima fila. Questa cultura di approccio - aggiunge Ursone - non appartiene alla sfera dei sogni possibili, siamo con quegli amministratori che chiedono chiarezza per sapere dove, come e quando la ricchezza petrolio saprà far superare le ataviche difficoltà di un territorio fanalino di coda delle dimenticanze politiche".
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 7 maggio)

"Il petrolio non vale il turismo"

Il pomo della discordia resta il progetto "Trend 2" con la richiesta delle compagnie di estrarre anche nell'area Parco
Castelmezzano e Pietrapertosa: "Subito un incontro con Bubbico"

POTENZA Le compagnie petrolifere chiedono (in base al progetto interregionale "Trend 2") di poter estrarre petrolio anche nei territori che rientrano nelle aree Parco? Vogliono portare trivelle e centri olii anche in zone a forte valenza ambientale e paesaggistica? La Regione Basilicata, su "Trend 2", aveva già invitato alla cautela: "Prima si tratta sulla base - almeno - di quanto era stato stabilito con Eni per il caso Val d'Agri (Trend 1). Poi si vedrà". E sinora nessuna trattativa è stata avviata per nuovi giacimenti petroliferi.
Ma Castelmezzano e Pietrapertosa, davanti al progetto delle compagnie petrolifere, restano comunque sul chi vive. Amministrazioni e comunità, in modo univoco, hanno ribadito il loro deciso "no". Ritengono che sia in gioco il futuro dei loro territori e delle stesse comunità. Concetti ribaditi nei ripetuti incontri, anche con i cittadini, di questi giorni, di queste ore. Le amministrazioni comunali interessate, insieme alla dirigenza del Parco regionale Gallipoli Cognato-Dolomiti Lucane, chiedono una audizione al presidente della Regione Basilicata, Filippo Bubbico.
"Quello che mi pare importante - afferma il sindaco di Castelmezzano, Nicola Valluzzi - è proprio questa larghissima condivisione del problema. D'altra parte il merito delle obiezioni emerge in modo chiaro dalle osservazioni al progetto delle compagnie petrolifere che ho consegnato alla Regione Basilicata. E non è solo questione di ignorare normative e vincoli esistenti. Se dovessero prevalere le ragioni di chi vuole effettuare le estrazioni nell'area del Parco, si vanificherebbero lavoro programmatico e investimenti effettuati negli ultimi venti anni".
Il sindaco Valluzzi ricorda infatti che l'idea di investire, in questa zona, sull'industria del turismo, "riporta a scelte della Regione che risalgono agli anni Settanta". Si arrivò poi, nel 1986, alla "delimitazione del parco" e "un "piano paesistico di area vasta" identificò l'area sottoposta a tutela". I due centri delle Dolomiti Lucane, alla luce di queste indicazioni, hanno operato scelte conseguenziali. Coerenti con la vocazione del loro territorio: dal paese-albergo alla illuminazione scenografica delle rocce; dai percorsi attrezzati (finanziati con fondi Pim sul finire degli anni Ottanta) fino alle nuove azioni di promozione dell'area che sono in corso (finanziate con i Pit).
"E inoltre - aggiunge Valluzzi - bisogna tener conto che, proprio in forza di questi programmi regionali, anche alcuni privati hanno investito in questa direzione. Hanno sbagliato a farlo? A questo punto bisogna chiarire: o la programmazione è un fatto vincolante per tutti, oppure, se si consentono intrusioni che possono liquidare di colpo tutta l'opera compiuta, diventa solo una farsa". (La Gazzetta del Mezzogiorno del 3 maggio)




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