Verso una concezione bipartisan per i parchi italiani?

Una risoluzione unitaria alla Camera indica la strada.

In tema di aree protette il confronto fra la situazione italiana e le altre maggiori realtà nazionali ha da qualche anno registrato, come numerose indagini e documentazioni hanno messo in luce, una modificazione profonda. Da fanalino di coda l’Italia si è portata celermente ai primi posti. Non solo in quanto a numero di parchi e a superficie territoriale interessata dalla tutela, ma anche in quanto a valore delle esperienze concrete di gestione realizzate e a sviluppo di progetti innovativi messi in campo. Una differenza tra “noi” e “gli altri” era però fino ad oggi rimasta inalterata e chiunque abbia avuto modo di scambiare opinioni o informazioni con partner stranieri se ne era potuto rendere conto. All’estero si era sempre in grado di percepire un atteggiamento bipartisan nei confronti dei rispettivi sistemi di aree protette. In altre parole, con chiunque si interloquisse - qualunque istituzione rappresentasse, a qualsiasi orientamento politico si riferisse - ci si imbatteva sempre in persone dedite alla realizzazione di un disegno nazionale che non veniva messo in discussione. Non che non ci fossero - che non ci siano – differenti posizioni su questioni anche importanti come i metodi di gestione, le risorse, la pianificazione e così via. Ma in nessun paese, ad esempio europeo, a nessun parlamentare verrebbe in mente di proporre una riforma “abrogativa”, come in pratica sono alcune di quelle giacenti al Parlamento italiano.
Eppure qualcosa sta cambiando anche da noi. L’esempio più recente e significativo viene proprio dalla Camera dei Deputati, in particolare dalle Commissioni Ambiente ed Affari Esteri che hanno adottato una risoluzione dai contenuti molto interessanti e impegnativi. Riportiamo qui di seguito la risoluzione nel suo testo integrale perché essa rappresenta un atto dal grande valore simbolico, oltre che fattuale. Vi si trovano espresse, quasi con orgoglio, le ragioni che dovrebbero indurre anche da noi ad una politica bipartisan: la modernità della concezione della tutela contenuta nella legislazione in vigore, l’ampiezza di un sistema di parchi ricco e assai vario; il contributo strategico per la difesa della biodiversità in ambienti fortemente antropizzati, rappresentato dall’ideazione dei programmi per i grandi sistemi ambientali e territoriali, alcuni dei quali sovranazionali.
Conferisce all’atto ancora maggior valore il fatto che la risoluzione sia stata adottata in vista della partecipazione italiana al Congresso mondiale dei Parchi di Durban, poiché per l’occasione i parchi divengono, anche per l’istituzione parlamentare, ciò che da qualche tempo sembrano essere per l’opinione pubblica: un elemento di identità nazionale, una realizzazione di cui andare fieri. Che il Governo abbia espresso il suo sostegno alla risoluzione non può che aggiungere ulteriore soddisfazione e deve far sperare in atti conseguenti sulla stessa linea.


CAMERA DEI DEPUTATI - XIV LEGISLATURA
Resoconto del 19 giugno 2003 delle Commissioni riunite
III (Affari esteri e comunitari) e VIII (Ambiente)

Risoluzione n. 7-00258: V World Parks Congress di Durban.

TESTO APPROVATO DALLE COMMISSIONI

Le Commissioni III e VIII riunite,
premesso che:
dall'8 al 17 settembre 2003 si svolgerà a Durban, in Sud Africa, il quinto World Parks Congress, appuntamento decennale che vedrà la partecipazione di oltre 2.500 delegati provenienti da tutti i continenti;
il tema di questo quinto Congresso Mondiale dei parchi, "Benefici oltre le Frontiere", intende porre in evidenza le opportunità e le sfide della conservazione della biodiversità che attraverso il sistema delle aree protette può esplorare nuovi approcci per affrontare le problematiche socio-economiche e le sfide dell'ambiente in tutto il territorio, non solo all'interno delle aree protette;
numerosi sono gli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese per conservare la biodiversità per le generazioni future, tra cui la Convenzione di Parigi, la Convenzione di Ramsar, la Convenzione di Washington, la Convenzione di Bonn, la Convenzione di Berna, la Convenzione di Salisburgo e la Convenzione di Rio de Janeiro;
in Italia, con la legge quadro sulle aree protette, legge n. 394 del 1991, e la riforma di cui è stata oggetto con la legge n. 426 del 1998, è stato avviato un processo evolutivo segnato dalla fuoriuscita da una tradizionale concezione della tutela per dare vita ad un progetto di conservazione in grado di disegnare nuove traiettorie di sviluppo locale, capaci di mettere in valore e di proiettare su uno scenario nazionale ed internazionale territori identificati quasi sempre come marginali e deboli, rispetto alle dinamiche e alle geografie dello sviluppo che hanno interessato il nostro paese negli ultimi decenni;
nel nostro paese le aree protette sono ufficialmente 751, diffuse su tutto il territorio nazionale fino ad interessarne oltre il 10 per cento, con ben 21 parchi nazionali, 16 riserve marine, 99 parchi e 332 riserve naturali regionali, 145 riserve naturali statali, oltre ad altre aree protette;
l'Italia fornisce un fondamentale contributo alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio di biodiversità del continente europeo grazie al programma strategico della Rete Ecologica Nazionale e dei suoi progetti relativi ai grandi sistemi ambientali e territoriali del paese: APE (Appennino Parco d'Europa), CIP (Coste Italiane Protette), ITACA (la Rete delle Isole Minori del Mediterraneo) e la Convenzione delle Alpi;
la stessa identità nazionale è risultata rafforzata e arricchita dal sistema delle aree protette, come mosaico di una pluralità di identità territoriali e locali forti e vitali, grazie ad un originale progetto di conservazione e di sviluppo locale che per qualità, quantità e concentrazione temporale non ha eguali a livello internazionale e pone l'Italia come una delle nazioni di riferimento a livello europeo;
impegna il Governo:
  1. partecipare con una delegazione ministeriale di alto livello al quinto World Parks Congress sulla base degli impegni internazionali sottoscritti e sulla scorta della peculiare e interessante esperienza italiana;
  2. favorire la presenza nella delegazione e la partecipazione di soggetti ed enti impegnati nella gestione delle aree protette e di associazioni ed organizzazioni impegnate nella valorizzazione delle aree protette così da rappresentare al meglio l'importante esperienza italiana, coinvolgendo nella delegazione innanzitutto la Federparchi, gli enti locali, parlamentari, ong, presidenti di parchi nazionali e regionali;
  3. valorizzare il programma strategico della rete ecologica nazionale e dei suoi progetti relativi ai grandi sistemi ambientali e territoriali del paese: APE (Appennino Parco d'Europa), UP (Coste Italiane Protette), ITACA (la Rete delle Isole Minori del Mediterraneo) e la Convenzione delle Alpi;
  4. promuovere partenariati internazionali per lo scambio e il rafforzamento delle esperienze italiane nell'ambito della gestione delle aree protette, con particolare riguardo al bacino del mediterraneo e al Sudafrica;
  5. adoperarsi per promuovere politiche di aree vaste oltre i confini nazionali, innanzitutto a livello europeo, considerando i parchi laboratori di sperimentazione della cooperazione allo sviluppo sostenibile;
  6. sostenere programmi integrati di cooperazione internazionale che tengano conto delle biodiversità esistenti;
  7. contribuire alle trattative internazionali sul commercio, sui cambiamenti climatici, sulla biodiversità affermando che le aree protette sono uno strumento fondamentale ed una opportunità insostituibile per esplorare soluzioni per un più equo e attento utilizzo delle risorse naturali, al fine dell'imperativo impegno di conservarle per le generazioni future.




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del Giornale dei Parchi