I Comuni si uniscono e scendono in campo…a favore dei Parchi.


Solo quattro o cinque anni fa sarebbe stato un fatto impensabile, al massimo un sogno di qualche ottimista ad oltranza poco consapevole delle difficoltà da superare. Eppure oggi l’evento si è prodotto e con un successo tale da far dire che un altro angolo è stato svoltato nella non lunghissima storia dei parchi italiani. A Norcia, domenica 29 giugno è nata ufficialmente l’Associazione Italiana dei Comuni dei Parchi, in un rapporto stretto con la stessa Federparchi e nell’ambito dell’Anci, la storica associazione di tutti i comuni. Tutto sta ad indicare che l’associazione voglia fare sul serio ed essere davvero protagonista sulla scena: gli oltre centocinquanta Comuni che si sono accreditati all’appuntamento di Norcia, la partecipazione del presidente dell’Anci Leonardo Domenici, la nomina di un Consiglio direttivo provvisorio guidato da Michele Galimi (presidente della Comunità del Parco nazionale dell’Aspromonte) ma, soprattutto, le finalità inserite nello statuto approvato. Che parla di “collaborare con le associazioni e gli organismi che operano nel campo della tutela e della valorizzazione dell’ambiente naturale”, di “potenziare il ruolo dei Comuni …per dare maggior forza ed efficacia all’azione delle aree protette”, di “contribuire a promuovere la creazione del sistema nazionale delle aree protette”. Di obiettivi, cioè, del tutto integrati con quelli propri dei parchi e della loro associazione unitaria. Forse è eccessivo scomodare l’aggettivo “storico” per l’occasione, ma certo chi ricordi le tensioni generalizzate, spesso i veri e propri conflitti che caratterizzarono la nascita e i primi passi di molti Enti parco non può che notare il profondo cambiamento intervenuto e riflettere sui fattori che lo hanno determinato. In primo luogo, certamente, il lavoro stesso dei parchi, il collegamento che essi hanno saputo stabilire con le amministrazioni locali e direttamente con le stesse comunità, fornendo loro elementi di identità e di valorizzazione. Qualche merito va poi attribuito alla battaglia culturale, alla elaborazione e all’azione condotte da Federparchi per l’affermazione di un’idea concertata della gestione territoriale a fini di tutela. C’è infine da considerare il contributo che è venuto dall’avvio di attività o di iniziative - le grandi manifestazioni o esposizioni nazionali, un progetto di sistema come Ape, la legge sui piccoli Comuni in discussione alle Camere – che hanno modificato il modo di intendere “l’altra Italia”, quella considerata marginale, assicurandole in qualche caso già dei risultati concreti, costituiti da elementi di prospettiva per un sano sviluppo. Tutto ciò ha innescato un processo che può essere definito con un termine: maturazione. Una maturazione complessiva e della quale i Sindaci della nuova generazione, eletti direttamente dai cittadini, maggiormente sensibili alle condizioni ambientali e protesi ad utilizzare tutte le opportunità di crescita per i propri territori, sono la manifestazione più evidente. Ora il processo può essere ulteriormente accelerato dalla azione diretta, non più solo riflessa, dei Comuni e del loro responsabili. Purché vogliano seguire la via maestra della collaborazione con gli altri livelli istituzionali; della integrazione delle politiche con quelle delle Province, delle Comunità montane, delle Regioni, a loro volta espressione di esigenze e visioni che devono necessariamente concorrere alla definizione delle scelte. Purché, infine, sia salvo il principio della “specialità” dei parchi e della loro missione, che pretende un elevato grado di autonomia tanto gestionale che politica.

l.b.



Commenta l'articolo Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi