L'estate dei parchi: non solo incendi e condoni


Siamo ancora immersi nella stagione estiva più lunga e calda da decenni. E’ venuta immediatamente dopo quella del 2002, ritenuta la più breve e piovosa da decenni, ma è comunque tanto calda e tanto lunga da rendere inevitabile la discussione sul futuro del clima del pianeta, sui presumibili disastri prossimi e venturi. Gli scienziati, che non concordano sulle cause, parlano con una voce sola quando si tratta di preannunciarne.
Ma non c’è bisogno di scrutare l’orizzonte per intravedere guai seri e colpi duri per i nostri ambienti, per l’assetto del nostro territorio. Proprio mentre si affrontano discussioni sulle grandi strategie che dovrebbero difenderci dalle conseguenze più nocive dei fenomeni planetari, la cronaca dà conto di ordinarie, quotidiane e gravi offese - e di altre aperte minacce - al nostro patrimonio naturale. Le più clamorose di quest’estate sono stati gli incendi, numerosissimi e spesso molto estesi, e l’ipotesi di un generale condono edilizio per assicurare qualche milione alle casse dello Stato.

Il fuoco (ormai tutti lo sanno: quasi sempre doloso, in alcuni casi frutto di dissennata negligenza) ha interessato moltissimi parchi. Dalla Val Grande all’Aspromonte non c’è stata area protetta che non abbia sofferto di qualche ferita e non abbia dovuto mobilitare uomini, mezzi (scarsi) e risorse (ancora più ridotte) per contrastare le fiamme. Ma proprio questa aggressione generalizzata e le esigue risorse a disposizione per farvi fronte hanno messo in evidenza alcuni aspetti di cui c’è da augurarsi si sappia tenere conto in futuro. I danni infatti sono stati relativamente contenuti, a dimostrazione del fatto che è la logica secondo la quale si muovono i parchi a renderne efficace l’azione. La prevenzione e la reazione immediata, spesso rese possibili grazie all’apporto generoso e capillare dei volontari; la conoscenza del territorio, frutto di uno studio attivo e continuo; il coordinamento, per quanto reso difficoltoso da ostacoli – come l’impossibilità di gestire le riserve statali, o l’assenza di una dipendenza funzionale dei forestali - che nessuno sembra avere intenzione di rimuovere. Questi sono i fattori che stanno consentendo di reggere una situazione che potrebbe essere ben più drammatica. Qualche giornalista ha usato l’espressione “modello Aspromonte” per definire l’insieme di questi fattori. In realtà potrebbe essere chiamato “modello parco” poiché è un sistema che viene da lontano, che i parchi più anziani hanno in funzione da tempo e grazie al quale hanno saputo ridurre drasticamente la superficie compromessa da ciascun incendio. Rimane un fatto incomprensibile che esso non venga sostenuto adeguatamente e che anzi, come nel caso dell’Aspromonte, possa essere messo in discussione attraverso la negazione del pur contenuto finanziamento.

Il condono edilizio è uno spettro che viene evocato ogni sei mesi, quando si discute della situazione finanziaria nazionale, per predisporre le leggi di bilancio o per approvarle in Parlamento. Ogni volta è un colpo inferto al lavoro dei parchi, alla loro attività di attenta gestione del territorio, che è fatta di regolamentazione, di prevenzione, di repressione degli abusi. Ormai ciascuno, e in primo luogo chi ha responsabilità pubbliche, dovrebbe aver compreso che la discussione genera aspettativa e che questa provoca l’abuso. Anche in questo caso, nonostante il clima agostano, la reazione da parte di una società attenta è stata immediata. Federparchi, attraverso il suo presidente Fusilli, ha fatto sentire nuovamente forte la propria voce, secondo la quale il condono “cancellerebbe anni di studi e di programmazioni, svuoterebbe di significato la fondamentale azione educativa dei parchi, comporterebbe l'insopportabile interruzione delle coraggiose azioni di bonifica degli abusi e recupero della legalità che, soprattutto al sud, spesso sono in aperto conflitto con fenomeni di criminalità, anche organizzata". Ma c’è da chiedersi quanti guasti sarà ancora necessario registrare fino a quando ci sarà chi non si preoccupa di disfare ad ogni pie’ sospinto una tela tessuta con tanta fatica dalle amministrazioni responsabili.

Ma non ci sono stati solo incendi e voci di condono in questa lunga estate dei parchi italiani. Ci sono stati loro, i parchi, nella loro naturalità, con il loro grande numero e con tutte le loro straordinarie risorse. Con la loro capacità di essere luoghi evocativi di una diversa concezione del tempo e dello spazio e insieme luoghi reali, pronti ad una accoglienza tanto più gradita in periodi come questi. Se fossero confermate le prime cifre che sono state diffuse, riguardanti la scelta dei parchi per le loro vacanze da parte degli italiani, ci sarebbe da registrare un dato che accentua fortemente una tendenza per il resto già in corso. L’esempio significativo del Presidente Ciampi che si bagna nelle acque del Parco dell’Arcipelago della Maddalena è stato seguito da molti. Favoriti e sollecitati, nella loro decisione, da un calendario di iniziative e manifestazioni spesso di alto livello culturale e scientifico e in numero così elevato da mettere in difficoltà la stessa aggiornatissima rubrica del nostro sito. E con buona pace per chi continua a ritenere che i nostri parchi agiscano come musei.

l.b.



Commenta l'articolo Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi