I vent'anni vivaci dei parchi di Catalogna


Ci piace segnalare un anniversario. Quello dell’istituzione, vent’anni fa, dei primi parchi naturali regionali della Catalogna (li chiamiamo regionali noi, per comodità e per distinguerli da quelli nazionali, ma per ragioni ben note il termine “regionale” è aborrito dai catalani). Iniziò allora, con i primi tre parchi (Empordà, Cadì-Moixerò, Delta dell’Ebro) un percorso molto interessante che ha condotto agli attuali dodici parchi dei quali l’ultimo, l’Alto Pirineo di ben 24.000 ettari, istituito lo scorso 8 agosto, ma soprattutto che ha messo in campo esperienze di sicuro riferimento anche per la gestione dei parchi italiani. L’articolo che pubblichiamo, del resto, rappresenta bene le affinità dell’approccio e delle tematiche che guidano il lavoro dei vicini catalani.
Vogliamo anche segnalare la bella e completa documentazione sui propri parchi che la Generalitat offre on line all’indirizzo http://www.gencat.es/mediamb/pn/eparcs.htm e un servizio molto ben costruito che i più appassionati non potranno che apprezzare: un bollettino on line sulle attività dell’amministrazione in campo ambientale. Ci si può abbonare alla pagina http://www.gencat.es/mediamb/butlleti/ebole.htm
Naturalmente la redazione de “Il giornale dei parchi” ringrazia il consigliere Espadaler per la concessione dell’articolo.

Parchi naturali di Catalogna: vent’anni vivaci

Il paesaggio e il territorio, come la lingua, la cultura e le istituzioni, costituiscono una delle più visibili espressioni della nostra realtà sociale. All’inizio e alla fine una nazione la formano le persone, il territorio e, evidentemente, una espressa volontà di appartenenza. E se a questa constatazione aggiungiamo la necessità condivisa di assicurare alle generazioni future un paese in migliori condizioni, possiamo ben concludere che la tutela del territorio è da una parte un atto di difesa della nostra identità nazionale, dall’altra l’attuazione concreta dell’obbligo che abbiamo tutti nei confronti di chi deve ancora venire.
Oggi celebriamo il ventennale delle prime istituzioni di parchi naturali operate dal governo della Generalitat. Si tratta del Parco Aiguamolls. E, come in tutti gli anniversari, la ricorrenza si presta ad uno sguardo retrospettivo per verificare quale sia stato il cammino percorso e ad uno sguardo innanzi, per impostare con precisione i principali indirizzi del futuro.
Il percorso compiuto da allora ad oggi è stato lungo, non sempre lineare, ragionevolmente condiviso e comunque certamente positivo. Sono diversi i punti di vista dai quali possiamo esaminarlo. Se lo facciamo da una prospettiva strettamente ambientale, la semplice salvaguardia di una parte significativa del nostro territorio è già di per sé positiva, come dimostrano gli indicatori biologici che ci permettono di misurare delle quantità. Ne sono buoni esempi i risultati acquisiti nel recupero di specie estinte localmente o sul piano nazionale o di quelle che alcuni anni fa erano a rischio di estinzione e alle quali abbiamo garantito la sopravvivenza. E’ il caso, per citare quelle più significative, della reintroduzione di specie come la Folaga crestata, il Pollo sultano o il Falco grillaio, tutte scomparse dalla Catalogna, o del Nono iberico o la Testuggine di Hermann, estinte nelle zone che erano loro proprie, come il Delta dell’Ebro. Le une e le altre costituiscono esempi del recupero e del rafforzamento della nostra ricca biodiversità. E tutte sono state possibili, tra le altre cose, grazie all’esistenza di un soggetto di protezione come quello del parco naturale.
Ma il bilancio è possibile anche da altre prospettive, come quella, non meno importante, della gestione. Vent’anni di parchi hanno permesso il consolidamento di équipes di gestione multidisciplinari che alla solidità e al rigore della conoscenza scientifica hanno aggiunto – e questo è un aspetto assai importante – la vicinanza e il legame con il territorio. Équipes che hanno accumulato una tale esperienza da permettere lo scambio con altre regioni europee come stiamo facendo, per esempio, con il progetto Europarc che ci porterà l’anno prossimo alla celebrazione in Catalogna del congresso europeo.
E ancora un’altra prospettiva per il bilancio: quella socio-economica. Da questo punto di vista non c’è alcun dubbio che i nostri parchi naturali sono sempre di più un elemento di dinamicità del territorio. Conoscere per apprezzare, apprezzare per proteggere e essere capaci di fare di questa protezione una potente leva di vivacità socio-economica. Alcune cifre a titolo d’esempio: i nostri parchi naturali accolgono circa sei milioni di visitatori all’anno (dati del 2002), con una chiara tendenza alla crescita. Visitatori che rendono possibile la creazione di servizi che vanno dall’ospitalità alla ristorazione fino al consolidamento dell’agriturismo come importante complemento del reddito agrario. I nostri parchi naturali ricevono investimenti (inclusi quelli destinati alla gestione) di più di 12 milioni di euro all’anno (finanziamenti 2003), in pratica con un raddoppio nel corso di questa legislatura. E i nostri parchi hanno realizzato un rispettabile livello di occupazione diretta e indiretta, impensabile per alcuni territori senza la loro esistenza.
Dunque un bilancio positivo da differenti prospettive d’analisi: siamo stati capaci (ed è un merito condiviso) di rendere compatibili due obiettivi ugualmente rilevanti: quello della conservazione e quello di fare di essa un elemento di sostegno al territorio. Un bilancio, però, che non ci appaga ma che ci fa guardare avanti, per individuare le linee del futuro. In questo senso, quella di continue e soddisfacenti risposte al binomio tutela-sviluppo è la più importante. Per farlo dobbiamo lavorare in rete e alla rete. Lavorare in rete, in modo da connettere e scambiare le esperienze che possono trascendere il caso concreto, e lavorare alla rete, per essere presenti al mondo. In questo senso, e in occasione della celebrazione del ventesimo anniversario, il Dipartimento per l’Ambiente ha avviato la creazione di un nuovo spazio web in cui, con un’immagine unificata, si potrà trovare ogni tipo d’informazione su tutti i parchi naturali della Catalogna. Per farlo dobbiamo costruire e ampliare una buona rete di indicatori che vada oltre i semplici parametri ambientali per assumerne altri, di carattere economico e sociale (o, se si vuole, sociologico). Con essi potremo obiettivamente valutare (e se è il caso correggere) l’andamento dei nostri parchi non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista socio-economico e della percezione tanto dei sei milioni di visitatori, quanto soprattutto dei cittadini e delle cittadine che abitano nelle loro immediate vicinanze.
Occorre, come tendenza del futuro, rafforzare i legami con le nostre Università, per cercare sinergie preziose per entranbe le parti. Occorre, in definitiva, che prendiamo piena coscienza che il parco non è un fine per se stesso, ma un mezzo per raggiungere l’ambizioso ma non impossibile obiettivo di fare della conservazione un elemento di sviluppo socio-economico. Per permettere che si possa rispettosamente vivere l’ambiente e dell’ambiente.
Se proteggere è conservare una parte sostanziale della nostra identità nazionale con la consapevolezza che essa è un patrimonio di coloro che ancora devono venire, con maggior ragione dovremo impiegare risorse per generare qualità della vita in queste aree. E ciò sarà possibile se tutti i soggetti interessati lo accetteranno con una espressa volontà di dialogo, particolarmente con coloro che hanno fatto la scelta di vivere l’ambiente e vogliono, legittimamente, vivere dell’ambiente (rispettandolo, naturalmente).
Per questa ragione dovremo sempre più dare importanza alla partecipazione di tutte le parti negli organi di governo dei nostri parchi naturali, facendo tesoro dell’esperienza già fatta in alcuni di essi con la presenza di rappresentanti della Generalitat, delle amministrazioni locali e degli operatori della società civile che, con diversa intensità e diversi interessi, agiscono sul territorio (dalle organizzazioni ambientaliste fino ai pescatori e ai cacciatori, passando evidentemente per gli agricoltori e i proprietari forestali, tra gli altri).
Abbiamo camminato a lungo insieme ed è definito il percorso che ci rimane. La concertazione e il dialogo tra le parti, ciascuna con le proprie responsabilità, sono certamente i modi migliori per intraprendere l’appassionante cammino che abbiamo dinnanzi.

Ramon Espadaler i Parcerisas
Consigliere per l’Ambiente della Generalitat di Catalogna




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