Rassegna del 21 Ottobre 2003

Quel vincolo non rispetta le competenze

Cònero e dintorni

Come è noto il sovrintendente regionale per i Beni Culturali delle Marche ha avviato le procedure per la formalizzazione del decreto relativo al riconoscimento ed alla tutela dei siti di interesse culturale per i comuni compresi nell'area del Parco del Cònero. Nei fatti si tratta di un provvedimento che interessa il 30 per cento del territorio del capoluogo. Il tutto per un'area di 36 chilometri quadrati. Questa paradossale forma di "tutela" riguarda il Parco del Cònero ma anche tutta la prima Ancona. Dagli Archi alla Cittadella, dal Viale a Borgo Rodi, al Forte Altavilla.
Comunque, al di là di tutto ciò che questo provvedimento comporta, voglio sottolineare come da un punto di vista politico-amministrativo non è pensabile che una parte così significativa della città venga posta sotto tutela.
Basterebbe in proposito richiamarsi alla riforma del titolo V della Costituzione che appunto indica chiaramente come le competenze sul governo del territorio spettino unicamente agli Enti Locali. Non si vede perché, quindi, un sindaco, la sua giunta e un intero consiglio comunale eletto direttamente dai cittadini debbano essere esautorati in modo così deflagrante delle proprie competenze.
D'altra parte occorre considerare che con il vincolo ogni passaggio di proprietà di qual si voglia terreno all'interno del territorio è sottoposto al parere preventivo della sovrintendenza.
Così pure gli interventi sugli edifici già vincolati precedentemente a tale decreto devono avere il parere preventivo della sovrintendenza quando riguardano demolizioni, ampliamenti, ricostruzioni e modifiche esterne.
Non si salvano dal parere preventivo anche quegli edifici che non rientrano in quei 36 chilometri quadrati vincolati. In effetti se un edificio è affacciato su di una strada pubblica ogni modifica dei prospetti deve avere il placet da parte della sovrintendenza regionale per i Beni Culturali,
Da questa pesante cappa di condizionamenti sono escluse le manutenzioni ordinarie e straordinarie, gli interventi statici ed il restauro strutturale-conservativo dei beni. Sono fuori anche le concessioni edilizie già rilasciate che abbiano comportato l'avvio dei lavori.
Se poi consideriamo le ulteriori forme di tutela indiretta, in particolare per quanto attiene le altezze medie degli edifici al di fuori dell'area vincolata, si può ben capire come nella nostra città, urbanisticamente parlando, non si possa muovere. foglia qualora la sovrintendenza non voglia.
E' evidente che questa situazione non può essere tollerata e che quindi con la sovrintendenza delle Marche vanno condotti ulteriori approfondimenti perché appunto la città di Ancona possa crescere in modo equilibrato senza assurdi condizionamenti nel pieno rispetto di quelle che sono le prerogative sovrane degli organismi istituzionali preposti al suo governo. (Corriere Adriatico)

Parco del Conero, vice sindaco:' Non tolleriamo ingerenze'

Mezza città sotto 'tutela'. Si accende lo scontro. Giaccaglia attacca la Sovrintendenza:'Una cappa di condizionamenti'

Sulla tutela del Parco del Conero è ancora scontro tra il comune di Ancona e la Sovrintendenza regionale per i Beni culturali.
Sotto accusa: il decreto relativo al riconoscimento dei siti d'interesse culturale per i comuni compresi dal Parco. Si tratta di un provvedimento che interessa il 30 per cento del territorio del capoluogo marchigiano. Un'area di 36 chilometri quadrati in tutto. Nel documento una parte della città di Ancona è sotto vincolo..
E su questo decreto, l'amministrazione dorica non ci sta ed incomincia così un estenuante braccio di ferro tra le due parti.
Ad alzare la voce stavolta, dopo Sturani, è Gianni Giaccaglia, vice sindaco della città dorica nonchè assessore all'urbanistica.
"Non è possibile - dichiara sbalordito- La tutela del Parco del Conero riguarda anche una parte di Ancona. Dagli Archi alla Cittadella, dal Viale a Borgo Rodi, al Forte Altavilla. Non si può porre sotto 'tutela' una parte della città. La Sovrintendenza in questa maniera assurda, sta esautorando un sindaco, la sua giunta e un intero consiglio comunale eletto dai cittadini. E' evidente che con il vincolo, non possiamo decidere più niente, non possiamo muovere una foglia qualora la sovrintendenza non voglia".
Con il vincolo della Sovrintendenza regionale ogni passaggio di proprietà di qualsiasi terreno all'interno del territorio 'protetto' deve esser sottoposto al parere preventivo della Sovrintedenza. E' questo in parole povere ciò che critica il vicesindaco di Ancona.
"Una cappa di condizionamenti - esclama Giaccaglia- E non si salvano da questo parere preventivo nemmeno quegli edifici che non rientrano in quei famosi 36 km quadrati vincolati. Questa situazione è evidente che non può esser tollerata. La città deve crescere in modo equilibrato senza assurdi condizionamenti nel pieno rispetto delle autonomie degli enti locali". (Vivacity)

Si sbriciola l'ascensore della camorra Un boato cancella vent'anni di abuso

E da domani in azione le ruspe per sminuzzare le macerie della ''torre''

CASTELLABATE. L'ora ''x'' scatta alle 15,05, ed è quella giusta. Un boato e vent'anni di abuso cascano a terra in una gran nuvola di polvere. Tutto in una manciata di secondi: la sirena, il via con il bottone del telecomando, i 146 fori pieni d'esplosivo che si caricano e spezzano due dei quattro appoggi del pilastro, che si posa sulla spiaggia dopo una veloce caduta in verticale. L'ascensore di Fontanelle non c'è più, è solo un ammasso di ferri e cemento. L'odore di ferro arriva fino sul lungomare, dove gli spettatori, per sicurezza, sono stati fatti arretrare di 40 metri dal bordo del marciapiede. E tra le macerie è ben visibile quella insospettata imbracatura di travi e ferri che sabato ha fatto ''sedere'' la torre. «Le travi erano nascoste e non c'erano progetti, perché l'opera era abusiva» spiega ai cronisti Ubaldo Persichini, amministratore della ditta vincitrice dell'appalto. Tra le macerie c'è Claudio Ilardi, proprietario dell'opera. Venerdì sua moglie ha chiesto alla stampa di non chiamarlo ''ascensore della camorra'', lui invece protesta «e scrivetelo che mercoledì hanno violatola mia proprietà per fare il sopralluogo. No, non è l'unica rivendicazione che faccio, poi ne parleremo». Se ne va facendo i complimenti al presidente del Parco Giuseppe Tarallo, che ringrazia. «E' andata bene - dice - non tutti hanno capito la complessità dell'intervento, complicata anche dalla inaccessibilità del luogo. Ringrazio la professionalità della ditta, il Comune, l'architetto Mancuso che ha diretto i lavori, l'intesa interistituzionale con forze dell'ordine, Questura, Forestale, Capitaneria di porto che ha reso possibile questa operazione. Non è stato un fallimento come molti vogliono far pensare, perché quando c'è la volontà tutto riesce, ma, in tempi di condono, un fatto significativo». Telefona il questore Luigi Merolla. Qualcuno curiosa tra le macerie, altri se ne vanno. Anche ieri gli operai hanno lavorato, compreso il loro collega ferito lievemente dall'esplosione di venerdì. Sono state segate le travi svelate dal botto di sabato, quello che ha aperto le fondamenta, e realizzato i nuovi buchi, 16 centimetri di profondità e 30 millimetri di diametro. Oggi, dopo quattro giorni, sarà riposo, poi si tornerà sul cantiere per sminuzzare le macerie e portarle via.
(La Città)

Abusivismo, nel Parco nazionale già una ventina di demolizioni

Al momento sono 20 ma il loro numero è destinato ad aumentare. Parliamo delle demolizioni portate a compimento dall'ente Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano presieduto da Giuseppe Tarallo. La cancellazione dell'ascensore di località Fontanelle di Castellabate, che si è tenuta domenica scorsa, si inserisce nella lunga stagione di ripristino della legalità avviata dall'ente per ripulire da brutture e illegalità il territorio dell'area protetta. Questo abbattimento, in particolare, era stato preannunciato a marzo dell'anno scorso a Baia Arena. Continua dunque il ''patto contro l'abusivismo'', il piano di lotta concertato dall'ente con altri soggetti e che fa degli abbattimenti il principale strumento contro gli abusi. I dati del primo Rapporto ambientale del Parco, licenziato nei mesi scorsi, parlano di 20 demolizioni eseguite dal 1996 ad oggi. La più emblematica sicuramente quella del 13 marzo dell'anno scorso a Baia Arena di Montecorice. L'ecomostro era stato costruito a 500 metri dalla spiaggia, su un bosco di pini d'Aleppo, dalla società napoletana Iasiello: un villaggio di 53 corpi di fabbrica, con una superficie complessiva di 2.494 metri cubi di calcestruzzo, 4.540 metri quadri di solai e 13 fondazioni e platee. Il progetto iniziale prevedeva una volumetria di 80mila metri cubi e 360 unità abitative su dieci ettari di pineta: a bloccare tutto fu nell'89 il sindaco appena insediato Giuseppe Tarallo che revocò la licenza del 1976. Il lungo iter giudiziario avviato dalla società si è concluso con una sentenza che ha stabilito la legalità dell'abbattimento. Altra significativa demolizione quella avvenuta il 20 marzo del 2000 a Casal Velino, in località Foce, alla presenza dell'allora ministro dell'Ambiente Edo Ronchi. Qui fu necessario l'intervento del genio dell'Esercito di Caserta: furono abbattute otto abitazioni costruite abusivamente, nel 1983, dalla Cooperativa Stabia di Castellamare di Stabia sulla spiaggia, in una zona vincolata anche per la vicinanza del parco archeologico di Velia. Nei mesi scorsi, con due sentenze di merito, il Tribunale amministrativo regionale di Salerno ha rigettato il ricorso della Coop confermando il potere del Parco di sospendere le attività che compromettono il paesaggio e l'ambiente, e di non tenere conto delle sanatorie. (Il Denaro)

Il rettile di Massaciuccoli? «Un caimano dagli occhiali»

MASSAROSA — Non è un coccodrillo ma un «caimano dagli occhiali» il rettile avvistato nel lago di Massaciuccoli. Ne è certo il professor Gilberto Tozzi, direttore del Centro di scienze naturali di Prato.
Ieri pomeriggio presso la Prefettura di Lucca c'è stato un nuovo vertice, convocato dal prefetto Francesco Paolo Tronca, a una settimana dal primo incontro. La riunione si è conclusa con una decisione: riaprire, già da oggi, la caccia nella zona del lago di Massaciuccoli. Stamani i sindaci di Massarosa e di Viareggio firmeranno le relative ordinanze. La speranza è che i cacciatori, persone che conoscono molto bene l'ambiente del lago, possano segnalare la presenza del caimano e quindi contribuire alla sua cattura, possibilmente vivo. La revoca del divieto di caccia sembra aprire una progressione verso una ripresa delle normali attività sul lago, anche se per ora gli altri divieti restano in vigore.
Le parole del professor Tozzi hanno tranquillizzato gli amministratori comunali (c'erano gli assessori Anna Poletti di Viareggio e Sisto Dati di Massarosa), i responsabili del Parco e il prefetto Tronca.
«Ho parlato con i testimoni dell'avvistamento e con il personale del Corpo forestale — ha spiegato Gilberto Tozzi — e ho trovato riscontri precisi e puntuali. Elementi che mi portano a pensare a un 'caimano dagli occhiali', rettile che vive nelle regioni meridionali del nord America a quelle subtropicali del sud America. La lunghezza di due metri e mezzo fa pensare a un animale adulto, con età di 8-10 anni. Il caimano dagli occhiali si nutre soprattutto di pesci e topi. Nel lago di Massaciuccoli potrebbe aver trovato uno dei suoi cibi preferiti: il famoso gambero killer. Per la sua sopravvivenza c'è il rischio del freddo. Nelle giornate di pioggia e di freddo il caimano si nasconde sul fondo melmoso del lago e dunque è inutile ogni ricerca. Appena spunta il sole emerge e allora può essere visto e catturato. Non è un rettile che attacca l'uomo, anzi ne ha paura e se viene disturbato, anche da un piccolo rumore, si nasconde sott'acqua. Per cercarlo e catturarlo si possono seguire due strade: di giorno usando barchini senza motore oppure di notte con apperecchiature all'infrarosso che si riflettono nei suoi occhi». (La Nazione)

Parco delle Olle, nominato un direttore scientifico

L'area protetta del Parco delle Olle di risorgiva ha da oggi un direttore scientifico: si tratta del botanico Gianfranco Bertani. L'incarico è stato approvato nei giorni scorsi dalla giunta comunale. Questo un'ulteriore impegno da parte dell'amministrazione verso l'importante area, arriva dopo l'apertura del parco avvenuta lo scorso giugno alla presenza del sindaco Gino Gregoris, della giunta, cittadini e ambientalisti. Il direttore Bertani eserciterà tutte le attività necessarie alla gestione dell'area protetta delle Olle, tra cui iniziative per la fruizione turistico - naturalistica, la divulgazione (scuole del territorio, gruppi privati) e l'educazione ambientale dell'area. Soddisfatto l'assessore all'ambiente Tiziano Centis: «Dopo il recupero e il ripristino del parco naturale delle Olle di risorgiva della roggia Vignella e la sua apertura ai visitatori, oggi il parco ha un suo direttore scientifico. C'è un grande interesse verso questo habitat naturalistico che il botanico Bertani, definisce "un bene straordinario». L'area delle Olle che si trova nella località Pissarelle, occupa uno spazio di 27 mila metri quadrati, sulla quale crescono piante autoctone e di assoluto pregio. Al suo interno si trovano dieci Olle le cui acque sorgenti affiorano da millenni. L'esperto Bertani è ha disposizione di chi desidera conoscere l'ambiente naturale delle Olle: «Un parco che rappresenta una riserva di biodiversità alla quale si è attinto per operare gli interventi di restauro vegetazionale effettuati in loco». Da diversi anni il Comune, con la sua politica di salvaguardia del territorio, ha guardato con grande interesse a questo angolo della campagna sanvitese. Il direttore Bertani ha precisato che «è uno dei pochi siti che conserva aspetti del paesaggio originale, con pozze di acqua sorgiva profonde fino a quattro metri». (Il Gazzettino)

Parco Taburno, progetti per le piccole imprese

La creazione di nuove attività o l'ampliamento di quelle esistenti nel Parco regionale del Taburno Camposauro saranno finanziate in base ai Por Campania, ai quali ha partecipato anche il comune di Montesarchio.
«Il tavolo di concertazione del P.I. Parco Regionale del Taburno Camposauro - precisa l'assessore alla programmazione territoriale Giuseppe Cecere - ha approvato le schede di presentazione delle manifestazioni di interesse per la richiesta, da parte dei privati, di finanziamenti a valere sulla misura 1.10 del Por Campania 2000/20006». Attraverso questa misura le piccole imprese potranno beneficiare di aiuti economici.
«È una misura - dice Cecere - che prevede l'erogazione di aiuti alle piccole imprese, per la creazione di nuove attività e per la riqualificazione e/o ampliamento di attività in essere nei seguenti settori: piccola ricettività turistica, artigianato tradizionale, piccola ristorazione, esercizi commerciali e di vicinato, servizi turistici connessi alla gestione del patrimonio culturale». I contributi saranno a fondo perduto ma, gli interventi finanziabili nella «misura massima del 35% E.S.N. più il 15% E.S.L. potranno essere localizzati esclusivamente nell'area del Parco del Taburno Camposauro». Sostenere lo sviluppo attraverso la micro imprenditorialità nei parchi naturali regionali, è l'obiettivo che commissari dei parchi ed amministratori intendono raggiungere. Attraverso l'approvazione dei Por e l'impegno degli amministratori, ciò sarà possibile e dunque, sarà anche attuabile un turismo concreto ed una new economy anche in zone come quelle ricadenti fra i monti del Taburno e Camposauro. (Il Mattino)

Nuovo riconoscimento al Parco. Ha vinto il premio «Innovazione amica dell'ambiente»

Nelle strategie di politica ambientale capaci di integrare innovazione e conservazione del territorio - LA SFIDA Uno sviluppo più sostenibile

BELLUNO. Un caso eccellente di politica di sistema territoriale. Nuovo importante riconoscimento per il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi che ieri ha Milano (erano presenti il presidente Valter Bonan e Stefano Mariech) ha ricevuto il premio "Innovazione amica dell'ambiente", organizzato da Legambiente. Il premio si divide in quattro ambiti: energia, mobilità e politiche ambientali, il settore in cui il Parco si è piazzato al primo posto. Tra le motivazioni del riconoscimento, dato per aver saputo coniugare protezione ambientale e sviluppo, si parla appunto dell'attività dell'ente come di un caso eccellente di politica territoriale, attraverso esemplari strategie integrate di innovazione e conservazione legate alla sfida della qualità. Nella pratica il premio riconosce la valenza di inizitive come quella del "Fossil free", Agenda 21, mobilità sostenibile, sostegno alla zootecnia e conservazione dell'habitat.
Il progetto premiato del Parco e gli altri sei verranno presentati a Milano nell'ambito del convegno dell'Onu sui cambiamenti climatici, nei primi giorni di dicembre.
Alla cerimonia di ieri, oltre al presidente nazionale di Legambiente, Ermete Realacci, erano presenti il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e il presidente della Camera di commercio di Milano, Carlo Sangalli. Le altre società premiate sono: Brescia Trasporti Spa per l'adozione di bus ibridi elettrici, Elettronica Santerno (Bologna) per la creazione di micro centrali per la produzione di idrogeno utilizzando l'energia fotovoltaica per l'elettrolisi, Enel per l'uso di polveri di gesso derivate dalle cave di marmo per abbattere i fumi delle centrali termoelettriche, Peugeot Automobili spa per un nuovo filtro che cattura il 90% delle polveri sottili, la Provincia di Trento per la riduzione del 2% del consumo energetico puntando sul solare e Technofil (Cerro Maggiore Milano). Le società che hanno meritato una segnalazione sono: ex equo Eromobility e Comieco (Milano), Fosam (Fiumeveneto), Oikos (Cantù), Robur (Zingonia-Bergamo) e Centro ricerche Fiat. (Corriere delle Alpi)

Stelvio - «Stop ai luoghi comuni»

VALFURVA — «Smettiamola con i luoghi comuni, con le favole metropolitane sul paradiso della Valle dell'Alpe… con le "potenti lobby" di Santa Caterina, cosa che mi fa sorridere». Il Comitato istituzionale dei Mondiali di sci 2005, riunito ieri al Pirellino nel capoluogo, ha ratificato il documento di intesa sottoscritto tra il Parco dello Stelvio e la Regione Lombardia e nel primo pomeriggio il suo presidente, il consigliere regionale Giovanni Bordoni ha incontrato la stampa.
In apertura si è soffermato sull'incontro della mattinata, poi ha fatto alcune precisazione e ribattuto alle dichiarazioni del collega del centrosinistra in Regione, Marco Tam e delle associazioni ambientaliste. Il primo è un ulteriore passaggio in vista della realizzazione delle opere connesse alla manifestazione. Il documento, sottoscritto per il Comitato da Bordoni appunto, è stato approvato all'unanimità.
Il Comitato ha espresso inoltre la ferma volontà politica di dare allo stesso «piena attuazione nel convincimento che la presenza di Santa Caterina sia indispensabile per proporre l'Alta Valle agli occhi del mondo».
Quello di ieri è stato un passo in vista della riunione del Consiglio direttivo del Parco di venerdì prossimo. In quella sede l'accordo Parco - Regione dovrà essere ratificato, diversamente ogni sforzo per garantire le gare femminile in Valfurva sarà stato vano. Il Comitato per l'evento inoltre, con un comunicato, afferma che «non ha dubbi che il prossimo 24 ottobre il Consiglio direttivo del Parco condividerà il documento d'intesa, già sottoscritto dal presidente (Arturo Osio, ndr)». Un documento, si legge ancora nella nota, che «costituisce un momento di mediazione alta tra gli interessi di tutela del Parco e quelli di sviluppo del territorio». Su questa intesa, ha sottolineato poi Bordoni, «si svilupperà il Piano d'area proposto dalla Regione, che vedrà la creazione di uno stabile confronto tra le istituzioni, il Parco e il settore ambientalista per concertare lo sviluppo sostenibile del territorio».
Il consigliere ha definito il Piano d'area - che comprende i Comuni dell'Alta Valle, da Sondalo a salire - uno strumento di mediazione e ha citato a mo' di esempio il Piano messo in campo per la realizzazione dell'hub di Malpensa. Un progetto che è andato a interessare il Parco del Ticino e un'area che già conta numerose infrastrutture con relativi sorvoli. Infine sulla partita Santa Caterina-Mondiali l'apprezzamento per il lavoro degli assessori Zanello e Cristiani.
(Il Giorno)

«Presentato il piano del Parco il mio incarico sarà concluso»

Arcipelago Toscano

PORTOFERRAIO
— Umberto Mazzantini ha annunciato al Commissario del Parco Nazionale Ruggero Barbetti che considererà conclusa la sua esperienza di Consulente dell'area protetta non appena verrà presentato il Piano del Parco. “E' ormai un anno – dice Mazzantini - che svolgo tale ruolo, un compito che del quale ringrazio Barbetti per la fiducia e la stima che mi ha dimostrato e la preziosa esperienza che mi ha consentito di fare. Nell'accettare l'incarico ho cercato ed ottenuto il consenso della mia associazione, Legambiente. Questa mia collaborazione è dunque il risultato di un ragionamento politico-ambientale che si basava su alcuni presupposti: straordinarietà e temporaneità del commissariamento del Parco; necessità di “governare” il Parco in attesa di un'intesa istituzionale; proseguimento dell'impegno per l'adozione degli strumenti di pianificazione del Parco e dell'Area Marina Protetta. Il ruolo concordato con Legambiente per il mio impegno – aggiunge Mazzantini - era limitato ad una partecipazione straordinaria ed a tempo per affrontare i problemi più gravi e per non disperdere un patrimonio di conoscenze che credevamo utili al Parco e che speriamo siano servite in questi difficili mesi». (La Nazione)

Ticino e Arno: acque più pulite con la fitodepurazione

Prenderà il via dal mese di novembre la sperimentazione sulla depurazione del primo lotto delle acque che si riversano nel Canale Industriale della centrale Enel di Turbigo per poi tuffarsi nel Ticino. La decisione arriva dal Collegio di Vigilanza per i torrente Arno, di cui fanno parte, oltre al Consorzio del Ticino anche le Province di Milano e Varese. Il progetto nasce dall’esigenza di affinare la qualità delle acque che una volta depurate chimicamente vanno ad immettersi nei corsi d’acqua puliti. In quest’ottica il Parco del Ticino applicherà quindi la fitodepurazione , che prevede l’immissione di essenze e piante all’interno del ciclo depurativo, per garantire un funzionamento più naturale del processo. Gli impianti per la procedura saranno due: in un vascone saranno accumulate le acque dell’Arno da depurare e immettere in falda mentre in un'altra vasca avverrà la fitodepurazione delle acque del depuratore. (Radionews)


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