Le ragioni dei parchi del Sud, contro le scorie nucleari a Scanzano Jonico


Rabbia e indignazione.
Questo è il sentimento che pervade oramai da diversi giorni il popolo lucano ed in particolare gli abitanti della costa jonica.
La decisione del Consiglio dei Ministri del 13 novembre 2003 di individuare durante la notte di lutto nazionale per la morte dei nostri connazionali in Iraq quale sito unico di stoccaggio di scorie radioattive la Basilicata e Scanzano Jonico, ha rappresentato uno strappo nei rapporti democratici tra le istituzioni e nei confronti del popolo di Basilicata.
La Basilicata, il Mezzogiorno e gran parte del Paese stanno dicendo no alle scorie in Basilicata! E la Basilicata dice no con fermezza a tutte le avances di ristoro economico che il governo intende offrirle perché non vuole essere una regione assistita e lavora per uno sviluppo autoctono sostenibile e compatibile.
Ambiente, agricoltura e turismo rappresentano il suo futuro. Questa scelta azzera gli sforzi fin qui compiuti per farne una regione di qualità nella quale i parchi rappresentano territori di eccellenza attraverso i quali creare sviluppo durevole.
Due parchi nazionali (Pollino e Val d’Agri), oramai tre parchi regionali (Murgia Materana, Gallipoli Cognato e Vulture) e diverse riserve naturali insieme rappresentano oltre il 25% di territorio protetto. La stessa fascia jonica è individuata fin dal 1994 attraverso la legge regionale che recepisce la 394/91 come area da tutelare. Un’agricoltura di qualità che rappresenta ancora oggi in Basilicata un contributo percentuale sul PIL superiore a qualunque altra regione italiana; un turismo diversificato che ben integra le diverse valenze del territorio: ambientale, paesaggistica, storica, archeologica, in costante crescita negli ultimi cinque anni. Per queste ragioni Federparchi Basilicata ha chiesto alla regione Basilicata la accelerazione della istituzione del Parco dello Jonio.
La scelta di Scanzano Jonico è sbagliata e va combattuta con ogni mezzo lecito e democratico. Scanzano si trova su grandi vie di comunicazioni europee stradali e ferroviarie; la costa jonica è area già destinata a diventare parco e a poca distanza vi è il parco nazionale del Pollino, il parco nazionale della Val d’Agri, il Bosco Pantano di Policoro ed il costituendo parco delle Gravine in Puglia; l’area è avviata verso un sicuro sviluppo turistico. Non esiste certezza scientifica circa la sicurezza dell’insediamento dei depositi di scorie radioattive entro cave di sale . Scelte di questa natura sono già state bocciate in Germania e negli Stati Uniti. Il sito, poi, è vicino a tre grandi dighe che supportano il sistema idrico di Basilicata e Puglia, fra le quali la più grande diga in terra battuta d'Europa, che ha una capacità di massimo invaso di oltre 450 milioni di metri cubi di acqua. Esso è vicino al mare, in una zona fortemente segnata dal fenomeno dell'erosione della costa. La Basilicata inoltre è una delle regioni italiane a maggior rischio sismico e mancano, per ammissione degli stessi esponenti del governo, studi approfonditi sul sito e sull'area circostante; studi che in analoghe situazioni ed in altri paesi del mondo hanno richiesto diversi anni di approfondimenti. L'area, infine, è collocata nella Magna Grecia, una zona dalla altissima valenza naturalistica e storico-archeologica.
I Parchi lucani hanno già stigmatizzato, ritenendolo gravissimo, il mancato coinvolgimento nella scelta del governo della regione, delle altre istituzioni del territorio e delle popolazioni locali, ed hanno rimarcato i dubbi sulla legittimità del provvedimento.
Le popolazioni, quindi, non avendo nessuna consapevolezza di ciò che sta per accadere hanno deciso spontaneamente di adottare forme di protesta pacifica, democratica e civile.
Per tutte queste ragioni, facendo prevalere il buon senso, occorre che il governo faccia la revoca del provvedimento.
Certo, come dicono alcuni, la Basilicata è piccola, ha pochi abitanti e quindi la protesta è più “governabile”. Ma proprio in questa circostanza, invece, l’intero Mezzogiorno deve sentirsi danneggiato e l’intero Paese minacciato.
La questione scorie andrebbe affrontata in un contesto di maggiore serenità ed in ambito internazionale, senza colpi di mano.
Federparchi Basilicata, a nome dell’intera comunità regionale, chiede solidarietà per una protesta giusta e che deve concludersi solo con la revoca del decreto da parte del governo. Ha ritenuto utile e doveroso associarsi alla mobilitazione già in atto in Basilicata da parte di tutte le forze politiche, sociali e civili, riaffermando il proprio ruolo e le proprie ragioni di soggetti motore dello sviluppo locale sostenibile.

Roberto Cifarelli
Presidente del Parco regionale delle Chiese rupestri del Materano



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del Giornale dei Parchi