Rassegna del 21 Febbraio 2004

Ambiente: Italia in prima fila a difesa biodiversita'

(ANSA) - L'Italia fara' da apripista nella strategia per la salvaguardia della biodiversita' nelle aree naturali protette della Terra. Nel 2005, infatti, ospitera' la prima riunione della Convenzione sulla biodiversita' dedicata unicamente ai parchi. Questo quanto e' stato deciso dalla Cop7, la VII Conferenza delle Parti sulla diversita' biologica, che si e' conclusa a Kuala Lumpur, accogliendo una proposta dell'Italia.

CHECCHÉ se ne dica ...

di GIORGIO CELLI

Checché se ne dica, ho sempre odiato di fare il catastrofista, perché togliere la speranza non serve a niente, ma non posso impedirmi di pensare che, da qualche tempo, sul pianeta, le cose vanno di male in peggio. Uno dei paesi chiave, gli Stati Uniti, si è rifiutato di firmare il protocollo di Kyoto, a Johannesburg non si è concluso un bel nulla sullo sviluppo sostenibile, e ora, alla conferenza di Kuala Lumpur sulla biodiversità, e la sua tutela, si è deciso che il tasso di estinzione delle specie vegetali e animali è in piena crescita, e non tutti sono d'accordo, gli Stati Uniti fanno di nuovo la fronda, sulle misure da prendere per attenuare l'ecatombe.
Ahimè, il concetto di biodiversità sfugge alla comprensione del grosso pubblico, e spesso qualcuno, il mio barbiere per esempio, mi ha chiesto pochi giorni fa a che cosa serva. Gli ho risposto che le piante e gli animali sono le sentinelle ecologiche della nostra sopravvivenza, perché un ambiente popolato da molte specie è sicuramente più vivibile anche per noi, di un altro dove la vita si è ridotta al lumicino. E' logico pensare, infatti, che i fattori di estinzione della flora e della fauna, pesticidi o altre diavolerie industriali, siano del pari nocivi alla nostra salute!Ma per vedere le cose da un punto di vista meramente economico, che tutti dovrebbero capire, nell'ufficio brevetti dell'evoluzione, le piante e gli animali, hanno depositato nel tempo delle straordinarie invenzioni, dei modelli per la bionica o delle molecole a effetto farmacologico. Ricordiamo, come esempi, il sonar acustico dei pipistrelli, che ha ispirato il radar, e più di recente la Vinca rosa del Madagascar, una pianticella che ospita nei suoi tessuti una sostanza terapeutica per la leucemia dei bambini e che ha promosso un affare di milioni di dollari.Ma, alla fin fine, per ogni specie che si estingue, la nostra immaginazione, le nostre metafore, diventano più povere. La poesia all'usignolo di Keats riuscirebbe incomprensibile se non ci fossero più usignoli nel mondo. Concludo tristemente: che cosa si fa nel nostro paese per tutelare la biodiversità? Si vuole riaprire la caccia nei parchi! (Il Messaggero).

E' meglio concordare con Parma il progetto del Parco dell'Appennino

Numerose notizie di cronaca apparse su “Libertà” negli ultimi tempi annunciano propositi di stretta collaborazione e accordi tra enti pubblici di Piacenza e Parma “pronte ad allearsi per l'Authority” relativa alla sicurezza alimentare. I sindaci delle due città. Ubaldi e Reggi si stringono le mani. Si parla di una benefica sinergia che mette tutti d'accordo.
L'on. Massimo Polledri sottolinea: lavorare insieme per creare “Il Ducato gastronomico”. Intese tra le province padane, quindi non solo tra Piacenza e Parma, riguardano accordi turistici promossi dall'assessore Vittorio Anelli coordinatore della Consulta del Po. Si firma addirittura un patto tra le province sul Po per realizzare un nuovo passo avanti. A segnare il passo rimane il Parco nazionale dell'Appennino, auspicato fin da trentadue anni fa, come dimostra il dipinto di Cinello Losi pubblicato a pagina 136 del volume “Valtrebbia e Valdaveto” edito dalla Camera di Commercio nel 1972. Giuseppe Castelnuovo di Legambiente criticando il bilancio sociale dell'Amministrazione provinciale, ricorda che la superficie dei parchi piacentini si attesta allo 0,6% rispetto alla realtà regionale anche se la Provincia considera nel programma l'istituzione di parchi e riserve una interessante opportunità per il territorio piacentino. Il vice presidente della Provincia, Ernesto Carini, nel 1998 annunciò che entro l'anno sarebbero stati definiti "i parchi del Trebbia e del Nure". Purtroppo tale nobile proposito è rimasto lettera morta.
Che cosa è accaduto nel frattempo? L'Emilia-Romagna ha creato parchi regionali per 132.444 ettari e riserve naturali per 1.709 ettari. La sola Parma parchi per 20.168 ettari pari al 15,2% del territorio regionale. Piacenza per la quota-parte del parco dello Stirane: 805 ettari pari allo 0,6%. Un'altra provincia confinante con la nostra, Genova, ha realizzato sull'Appennino Ligure il parco del monte Antola -Alta Valtrebbia e vaste riserve nell'Alta Valdaveto. Pavia d'accordo con Piacenza (presidente il sen. Alfredo Conti) e Alessandria già nel 1956 aveva proposto il parco delle tre province comprendente l' isola tra i monti Lesima, Chiappo e Legnà con Capannette di Pei, Capanne di Cosola, il Brallo e le valli del Boreca, di rio Pei, dell'Alta Staffora, del Curone e del Borbera esteso per ventottomila ettari. L'invecchiamento degli abitanti, l'emigrazione, la chiusura delle stalle, la necessità di trovare aiuti finanziati dalla Comunità Europea per la pulizia dei boschi, piste antincendio, mulattiere, sentieri hanno indotto un anno fa il sindaco di Zerba, Giovanni Paolo Borré, a lanciare su “Libertà” un drammatico appello: “O si fa il parco della Valboreca o Zerba muore”. Il suo richiamo è condiviso dalla popolazione di Bogli di Ottone che d'estate riaffolla le case dei nonni e da tanti altri villaggi della nostra montagna. Non si tratta dunque di “oasi” come Rio Gandore, Monte Moria (il parco provinciale con questo nome risale al 1930 e per molti anni fu diretto dal geometra Giuseppe Rocca), Pietra Parcellara., Isola De Pinedo, ma di un grande parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Il Consiglio provinciale di Piacenza aveva dato parere favorevole al Parco della Valtrebbia nel 1995, poi cancellato nel 2000. Sono stati dimenticati i tredicimila ettari dei beni demaniali gravati di uso civico, inalienabili e imprescrittibili, che dovrebbero essere base del parco appenninico piacentino. Soltanto in comune di Ferriere i soli comunelli di Pertuso (894 ettari), Selva (694), Cassimoreno (428), S. Gregorio e Rocca (388, Castagnola (373) e Cattaragna (330) sono già un parco naturale esteso al confine con Parma e Genova. I parchi delle province vicine funzionano perché assicurano ai proprietari dei terreni la normale attività di agricoltori, allevatori, boscaioli e cacciatori. Per ottenere la fiducia e la collaborazione della gente, la gestione andrebbe affidata a delegati degli Enti locali residenti nelle zone interessate, assistiti da un comitato scientifico composto da docenti e tecnici delle Università che hanno sede a Piacenza. Anche il presidente non dovrebbe essere scelto da qualche candidato trombato alle elezioni politiche. Vantaggi: il parco assicurerebbe finanziamenti regionali, nazionali ed europei destinati allo sviluppo ecosostenibile e agli interventi nelle aree appenniniche mediante l'occupazione di lavoratori forestali e di operatori dei servizi. Occorre rispondere positivamente all'invito del Fai: tuteliamo i nostri tesori naturalistici e culturali per costruire il futuro. Con Parma cerchiamo dunque di costruire anche il “Parco nazionale dell'Appennino”, strada maestra per lo sviluppo culturale e turistico delle nostre meravigliose vallate. (Libertà)

Boom di visite al parco nazionale foreste casentinesi.

I parchi nazionali italiani sono visitati ogni anno da circa 15 milioni di persone: questo grande flusso rappresenta una forte occasione di sviluppo ma, se non governato e orientato, può avere risvolti negativi dal punto di vista degli impatti. I problemi riguardano la maggiore concentrazione di visitatori nei mesi di picco e la frammentazione degli habitat e degli ecosistemi a causa delle infrastrutture. Ma i parchi nazionali si stanno attrezzando per affrontare la sfida della sostenibilità, anche nel settore dei trasporti e della mobilità.
Questo in sintesi quanto emerge dallo studio realizzato da WWF e Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), “Mobilità e parchi nazionali. Ipotesi innovative per una mobilità sostenibile a servizio del turismo” con il patrocinio di Federparchi e la collaborazione del Cras (Centro Ricerche Applicate per lo sviluppo sostenibile). Il lavoro di ricerca - presentato nel corso di un Convegno a Grosseto dove erano presenti Presidenti e Direttori dei parchi - ha riguardato i 22 Parchi Nazionali in Italia, compreso il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona, che coinvolgono 475 comuni, 45 province e 79 comunità montane, ricoprono un territorio di circa 1.350.000 ettari ed interessano una popolazione di circa 2.800.000 persone. (Sesto Potere)

Parco del Delta.

E' stata firmata ieri mattina a Venezia la convenzione tra Ente parco regionale veneto Delta del Po, la Regione Veneto e gli enti locali interessati per la realizzazione del Parco naturalistico - archeologico del Delta del Po. L'importante progetto, ormai in dirittura d'arrivo, diventerà una splendida realtà.
La firma dell'atto, il testo era stato approvato dal comitato esecutivo dell'Ente parco, alcuni giorni fa, regolerà i rapporti fra lo stesso Ente Parco, la Regione Veneto e gli enti locali che sono interessati alla realizzazione del progetto che rientra, com'è noto, nella linea di finanziamenti denominata Interreg III A Italia - Slovenia " Coast to Coast".
L'iter burocratico è praticamente concluso: era iniziato con la predisposizione del progetto , con la sua approvazione , per continuare con la richiesta e la concessione del finanziamento e con la relativa convenzione, sottoscritta venerdì mattina, che prevede, tra l'altro, di assegnare la regia e la direzione dei lavori alla Regione Veneto, lavori che devono essere conclusi entro il 2006. Il Parco è capofila nel difficile compito di coordinare le varie iniziative.
Il finanziamento ammonta a un milione 376 mila euro. Il 70 per cento, beneficiario l'Ente Parco, è a carico dell'Unione Europea . Il restante 30 per cento sarà coperto, per il 15 per cento, dagli Enti locali interessati, e, analoga percentuale, dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Padova Rovigo, che in altre occasioni ha dimostrato tutta la sua sensibilità per le problematiche del Parco del Delta.
Gli interventi sono previsti in alcuni comuni del Parco, più precisamente ad Adria, Ariano nel Polesine, Porto Viro, Rosolina, Corbola e Taglio di Po.
Allo stesso progetto è interessata la Provincia di Venezia con i comuni costieri dell'Alto Adriatico.
Presentando la convenzione, il presidente del Parco, Dimer Manzolli, ha affermato che "Quanto prima si darà inizio a tutte quelle azioni che porteranno alla creazione di un museo diffuso nel territorio al fine di valorizzare gli aspetti archeologici, ambientali e culturali del Delta del Po".
Insomma, è stato deciso un altro atto per una spinta importante verso un turismo di visitazione in un'azione di più ampio raggio che riguarda anche il recupero di strutture da destinare al Centro visitatori del Parco e a spazi per iniziative economico - culturali a Porto Viro. In primo piano anche il turismo cosiddetto congressuale con la ristrutturazione del vecchio cinema d'Italia di Taglio di Po. Si tratta di due interventi fortemente voluti dall'Ente parco.
Illustrando , poi, dal punto di vista tecnico, gli interventi previsti dal progetto relativo alla creazione del Parco naturalistico - archeologico, il direttore dell'Ente parco, avv. Stefano Danieli, ha riferito che sono interessati i comuni di Ariano nel Polesine, Corbola, Adria, Rosolina, Taglio di Po e Porto Viro.
Sinteticamente, Stefano Danieli, ha poi aggiunto: " A San Basilio di Ariano, sarà continuata la campagna degli scavi e gli stessi saranno dotati delle necessarie coperture in modo da permettere ai turisti di visitarli in tutte le stagioni dell'anno. A Corbola - ha continuato Danieli - saranno creati percorsi archeologici mentre ad Adria saranno realizzati percorsi didattici . A Rosolina saranno acquistate, recuperate e valorizzate alcune dune fossili e sarà creato il collegamento con gli scavi di Cavanella. A Taglio di Po si interverrà per valorizzare i reperti etruschi di Ca' Zen mentre a Porto Viro saranno ricavati percorsi nelle pinete di Contarina e Donada dando così vita ad un Parco urbano di notevole importanza".
"Le varie realtà archeologiche - ha concluso il presidente Manzolli - saranno anche messe in rete per permettere ai turisti di avere una panoramica complessiva di quanto il Delta del Po può offrire in fatto di archeologia, cultura ed ambiente". (Il Gazzettino)

Confortin: "Ci mancava questa idea Ormai sono solo a difendere il fiume"

Parco del Sile

"Se continua così vorrà dire che il famoso tragitto ciclopedonale lungo il Sile lo costruirò' direttamente dentro il letto del fiume tanto a breve non ci sarà più nemmeno una goccia d'acqua...". Antonio Confortin, presidente del Parco Sile, non l'ha presa bene. Leggere dell'idea dell'assessore Chiole di utilizzare l'acqua del Sile per lavare il Put l'ha fatto a dir poco infuriare.
"Ma questa gente non pensa minimente che prima di prendere simili iniziative sarebbe bene parlare con chi di dovere - attacca - questo lo considero un vero e proprio attacco frontale al Sile. Ormai devo difendere il fiume da tutti: prima dall'idea di costruire le torri quasi sulla sua riva, poi da quelli dell'acqua minerale che vogliono prelevare sette milioni di litri al giorno, poi dalle cave a ridosso del fiume, adesso dall'idea di pompare l'acqua per lavare le strade. A parole tutti affermano di tenere a questo Parco e a questo fiume, ma poi con i fatti...". Confortin è un fiume (è proprio il caso di dirlo) in piena: "Ogni giorno devo respingere i piani di chi vorrebbe edificare fin dentro il Parco. Per fortuna che si è appena chiuso l'anno internazionale dell'acqua, definito da tutti un bene da preservare, ma che si sta sempre più esaurendo. Ricordo, tra le altre cose, che abbiamo appena trascorso un'estate molto arida. Inoltre il regolamento del Parco non prevede l'utilizzo dell'acqua per pulire le strade. Anzi: considera il fiume una risorsa indispensabile per il territorio. Bisognerebbe diffondere la cultura dell'acqua ma non mi sembra questo il caso".
Confortin, abbandonate le questioni etiche e di principio, sposta il tiro su quelle ben più pratiche legate all'inquinamento: "Mettiamo anche che l'acqua del Sile venga utilizzata per lavare il Put: a cosa andremmo incontro? Sulla strada, su ogni strada, c'è di tutto: macchie d'olio, di combustibile ed ogni altro tipo di sporcizia. Bene, una volta bagnata la sede stradale per lavarla, dove andrebbe a confluire l'acqua di ritorno? Una parte direttamente nel fiume attraverso dei rigagnoli, il resto nelle fognature. Tutta però ritornerebbe nel Sile, sporca, insozzando di conseguenza il fiume. Si sarebbero potute trovare mille altre soluzioni per risolvere un problema del genere. Ormai la realtà è evidente: nessuno si preoccupa più del fiume o del Parco. Non interessano più. Io però continuo a difenderli ma non so quanti altri lo facciamo o siano disposti a farlo. Io il presidente di questo ente lo faccio così, se agli altri non va bene, allora mi cambino pure". (Il Gazzettino)

Cilento - il progetto

Linea wireless per l'ente Parco

VALLO DELLA LUCANIA. Una rete senza fili tra la sede del Parco e i suoi uffici periferici. Con il bando di fornitura dei servizi e dei componenti hardware e software, importo 68mila euro, scadenza il 10 marzo, il wi-fi prende il via nell'area protetta. Il collegamento radio Lan, interno ed esterno, interesserà per il momento gli edifici dell'ente (palazzo Mainenti, via Passarelli, Cta, Villa Materazzo a Castellabate), dove verrà creato anche un laboratorio con 10 postazioni. Obiettivo di lungo termine del progetto, che ha come partner Legambiente e Cisco Systems Italia, quello di estendere il wireless a tutti i 95 comuni del Parco per favorire cittadini ed aziende nell'accesso Internet a banda larga. Campi di utilizzo privilegiato: l'informazione turistica, la videosorveglianza ambientale e la prevenzione incendi. Ma quando il progetto sarà esteso ai comuni del comprensorio, verrà risolto anche il problema legato ad un accesso internet più veloce che, ad oggi, penalizza il Cilento. (La Città)

Cilento - Per i 120 lavoratori del Parco.

Socialmente utili I sindacati invocano la stabilizzazione

VALLO DELLA LUCANIA. "Il piano di stabilizzazione degli lsu del Parco è in ritardo". Lo denunciano le organizzazioni sindacali Flai Cgil e Fai Cisl, che hanno indetto un'assemblea dei lavoratori per il 26 febbraio, alle 17, presso la sede della Comunità montana ''Gelbison e Cervati'' di Vallo della Lucania. Un incontro si è già tenuto nei giorni scorsi tra il sindacato, le società Formulambiente e Cooperativa Provinciale Servizi da cui dipendono i lavoratori, il direttore Nicoletti e il presidente Tarallo. Il piano interessa 120 lavoratori impiegati dalle due società in vari progetti turistico-ambientali. Secondo il sindacato non è stata rispettata la tabella di marcia che avrebbe dovuto garantire serenità ai lavoratori e, in particolare, si sono segnalati rallentamenti "nel piano di stabilizzazione e nell'avvio della cantierizzazione dei progetti di recupero ambientale necessari per garantire nell'immediato il lavoro". Al palo, finora, denunciano la Flai Cgil e la Fai Cisl, "le opere infrastrutturali per l'accessibilità turistica al Parco, il collegamento con le attività culturali, museali, naturalistiche e paesaggistiche, la tabellazione perimetrale dei percorsi turistici, l'uso ecologico delle pinete, la recinzione di aree antiche e sentieri, l'attivazione di progetti per villa Materazzo (a Castellabate) e tenuta Montisani (a Vallo della Lucania) e di punti ricettivi di cui l'ente è proprietario o affidatario, progetti che devono essere realizzati dai lavoratori stabilizzati per garantire nuove prospettive occupazionali nel rispetto delle convenzioni sottoscritte con il Consorzio Ciclat-Cns". Le organizzazioni sindacali sperano dunque nel piano integrato territoriale (Pit) firmato dalla Regione Campania per 127 milioni di euro che, affermano, "deve essere una grande opportunità per questi ed altri lavoratori cilentani". Insomma una recriminazione che non può più attendere i lunghi tempi delle amministrazioni e che oggi, invoca la necessità di garantire, a quanti sono stati utilizzati in queste attività, una definitiva sistemazione. (La Città)


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