Rassegna del 30 Luglio 2004

Mare. E sulle spiagge arrivano i bay watch della forestale

Inaugurazione del nuovo servizio domani a sabaudia

(dire) – roma - spiagge e coste tenute sott'occhio dai agenti "speciali" della forestale: i primi bay watch del cfs. Sara' Varata domani, 31 luglio, la prima moto d'acqua in dotazione al Corpo forestale dello stato, per il salvataggio in mare, nella Zona di sabaudia. Dopo un anno di formazione presso la sezione Nazionale di salvamento di genova, quattro agenti forestali- Spiega una nota- hanno conseguito il titolo di maestro di arti Marinaresche per il soccorso in mare che, assieme al brevetto di Istruttori e di operatore di salvataggio in mare, li abilita alla Guida e all'utilizzo della moto d'acqua per il salvataggio ed il Primo soccorso in mare. Primi "bay watch" italiani, avranno base presso il centro Logistico del corpo forestale dello stato situato sul litorale di Sabaudia. In grado di intervenire in pochissimi minuti dall'allarme, la Moto, omologata per tre persone, si compone di un kit di Salvataggio, una sirena, un salvagente e soprattutto di una Barella indispensabile per il recupero di soggetti privi di Coscienza. Le nuove moto d'acqua in dotazione ai bay watch Del cfs usciranno in mare con due operatori, uno dei quali Incaricato dell'immobilizzazione dell'infortunato. Nei salvataggi piu' semplici, sottolinea la nota, in cui il Soggetto e' cosciente e quindi in grado di collaborare, il mezzo Consente al soccorritore un recupero "molto agevole attraverso un Semplice gesto". L'operatore di salvataggio con moto d'acqua puo' garantire la Sorveglianza di lunghi tratti di spiaggia libera e l'intervento Di soccorso in mare in tempi "rapidissimi". I vantaggi sono il Recupero della persona in difficolta' in maniera piu' veloce Rispetto ai metodi tradizionali; meno rischi per le persone o Animali del mare per l'assenza di elica; alta manovrabilita' del Mezzo; anche in caso di condizioni di mare avverso; possibilita' Di assicurare assistenza a piu' persone contemporaneamente. Il servizio sara' presentato domani alle ore 17,30 presso il Centro logistico del corpo forestale dello stato, sul lungomare Di sabaudia.

Festambiente: dal 5 agosto kermesse ambientalista a ripescia (gr)

(ASCA) - Firenze, 30 lug - Politica, spettacoli, mostre, animazione per bambini ma soprattutto tanto ambiente. Sono i temi classici di 'Festambiente', la manifestazione nazionale di Legambiente, giunta alla sedicesima edizione, che prendera' il via il prossimo 5 agosto a Ripescia, in provincia di Grosseto. Fino al 16 agosto nei due ettari e mezzo inseriti nel Parco della Maremma, Legambiente si confrontera' con tutti i temi di attualita' legati ad un diverso uso delle risorse disponibili (energia, acqua, parchi) senza dimenticare temi piu' del sociale, della legalita' e internazionali. Proprio di Europa, ad esempio, parlera' il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta, con alcuni eurodeputati tra i quali Giuliano Amato e Giovanni Berlinguer il 7 agosto. Non mancheranno i ministri del Governo Berlusconi piu' legati alle politiche ambientali: il 9 agosto sara' presente Altero Matteoli, il 10 il suo collega Gianni Alemanno. Il programma della festa e' stato presentato oggi a Firenze dal presidente onorario di Legambiente, Ermete Realacci, da Angelo Gentili della segreteria nazionale e da Piero Baronti di Legambiente Toscana. (Asca)

Muoiono gli stambecchi, un elicottero per salvarli

In Marmolada uccisi dalla malattia 9 esemplari su 10. Il comandante della Forestale: lotta contro il tempo per fermare l’ecatombe
Dolomiti, un acaro dimezza il numero degli animali. La squadra in volo: sono pelle e ossa, difficile curarli

MALGA CIAPELA (Belluno) - L’elicottero con a bordo la squadra speciale per salvare gli stambecchi vira di colpo e perde quota: l’ispettore Paolo De Martin, convocato nella "squadra" perché ha fama di essere il miglior tiratore della zona, ha avvistato un grosso maschio dalle corna lunghe e adesso ce l’ha nel mirino del suo fucile, caricato non a pallettoni, ma con una siringa di inomec. "Questo c’ha la rogna, sono pronto a scommetterci, corre così sbilenco che fa venire il magone", dice prima di premere il grilletto. La siringa colpisce il bersaglio, ma rimbalza via. "Porca miseria - scatta lui -. Sono ridotti talmente pelle e ossa, questi stambecchi, che non si riesce nemmeno più a fargli un’iniezione". L’animale scappa e fa davvero pena guardarlo: non corre, non salta, si trascina come se muovere le zampe fosse una fatica titanica. La "squadra" lo perde di vista, ma poi lo riacciuffa. L’elicottero atterra, l’ispettore con il fucile scende e si avvicina all’animale. Ce l’ha di nuovo nel mirino, ma lo stambecco s’accascia e muore, davanti agli occhi di coloro che volevano salvarlo. Ci provano da tre giorni a setacciare in lungo e in largo la montagna nel tentativo disperato di salvare gli stambecchi da un disastro chiamato rogna sarcoptica. Una malattia portata da un acaro che gli stambecchi si passano da uno all’altro e che li debilita al punto da renderli il fantasma di se stessi. Una moria del genere, da queste parti, non si era mai vista. Il cinquanta per cento degli stambecchi delle Dolomiti, dicono alla forestale, è morto. Il bilancio lo tira un esperto come il comandante regionale del corpo forestale, Alberto Colleselli: "La vuole la verita? - attacca -. Ci troviamo di fronte ad una vera ecatombe. Stiamo lottando contro il tempo per trovare i pochi animali ancora in vita e curarli, salvando il salvabile. Nella zona di massima concentrazione dell’epidemia, il 90 per cento degli stambecchi è già morto, il resto è malato. Dobbiamo fare presto per evitare che il contagio arrivi a colpire gli animali del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, 32 mila ettari dove vivono migliaia di ungulati". Le cifre sono confermate anche del presidente della provincia di Belluno, Sergio Reolon, pure lui mobilitato in questa battaglia per fermare l’infezione.
Ma è dura. Ieri l’elicottero della "squadra" ha volato per dieci ore filate, senza riuscire ad avvistare neppure uno fra gli animali sopravvissuti. L’altro ieri era andata meglio: cinque avvistati e curati con l’iniezione di inomec e con un trattamento a base di cydectin, un liquido da spalmare sulla pelle dell’animale, dietro il collo. "Ci stiamo giocando tutti gli stambecchi della Marmolada, dateci dentro ragazzi", rincuora i suoi il comandante Colleselli. L’allarme, adesso, è arrivato fino a Trento: anche lì comune e provincia si stanno mobilitando.
Un acaro killer, insomma, sta decimando migliaia di stambecchi e camosci lungo tutto il tratto alpino della Marmolada. L’anno scorso c’era stata qualche avvisaglia, ma roba da poco. L’allarme è scoppiato a primavera inoltrata, quando si è sciolta la neve e in quota sono cominciate ad apparire le carcasse. Adesso siamo all’allarme rosso, che si sta allargando a macchia d’olio nell’arco delle Dolomiti: dalle tre cime di Lavaredo sino alla Val di Fassa e Val Cadore e nella provincia di Bolzano dalla Val Badia all’Alta Val Pusteria. Nel gruppo della Marmolada vivevano, secondo un censimento effettuato lo scorso anno, oltre 600 stambecchi. Negli ultimi due mesi ne sono stati avvistati solo una settantina. Qualche carcassa è stata recuperata, e verrà sotterrata con la calce viva, per fermare il contagio. Altre sono finite in fondo a dirupi o in zone inaccessibili e ci vorrebbe un arrampicatore funambolo per andare a recuperarle.
A Malga Ciapela, base operativa della "squadra", gli abitanti guardano le montagne scuotendo la testa. In paese non si parla d’altro. "Lo scorso anno - dice un pastore - qua intorno si vedevano decine e decine di stambecchi che prendevano il sole. Oggi non se ne vedono più. Tutti morti, uccisi dalla malattia. Gran brutta storia".
S’incontrano pure carcasse di stambecco senza testa. Ancora Colleselli: "C’è il commercio delle corna. Un bel trofeo, non c’è che dire, se a uno piace il genere macabro. Sa quanto valgono le corna di stambecco? Mille euro. C’è chi è disposto a sborsare mille euro per appendere sopra il caminetto una barbarie simile". (Il Corriere della Sera)

"I camosci sono già guariti: ora la razza è più forte"

Tutti gli stambecchi delle Alpi provengono, direttamente o indirettamente, dal Gran Paradiso. Sensibili al loro destino furono i Savoia che ne proibirono la caccia e ne salvarono la sorte con l’istituzione prima di una riserva reale nel 1836 e quindi nel 1922 del Parco nazionale del Gran Paradiso. I capi portati dal Gran Paradiso hanno ripopolato tutte le Alpi, sono circa 21 mila tra Italia, Svizzera, Francia e Austria. Attualmente lo stambecco è una specie protetta. Lo si può cacciare, unica eccezione, solo nella Provincia autonoma di Bolzano, facendo appello a un articolo di legge che consente una caccia per motivi biologici. Fatto sta che, anche se i numeri degli stambecchi abbattuti sono limitati e non influiscono sulla dinamica della popolazione, si tratta di un'anomalia e le polemiche infuriano quando per esempio stambecchi protetti a Cortina, nel Veneto, attraversando il confine con l'Alto Adige, possono essere cacciati. La rogna sarcoptica è una malattia che può eliminare anche il 90% della popolazione, in tempi piuttosto lunghi. Nelle Dolomiti bellunesi per esempio ha colpito pesantemente il camoscio, prima dello stambecco. Nella zona di Auronzo di Cadore i camosci si erano ridotti a pochissimi esemplari, ma la popolazione è già in ripresa veloce, tant’è vero che è stata riaperta la caccia, come riferisce Gian Maria Sommavilla che dirige l’Ufficio Vigilanza Ambiente della Provincia di Belluno. Il direttore del Parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, Michele Da Pozzo, sostiene che lasciando che la rogna compia il suo corso gli animali che sopravvivono sono i più resistenti e quindi i più adatti a favorire la ripopolazione. (Il Corriere della Sera)

Stelvio, il Parco cambia volto

Un maestro di sci dovrà sorvegliare i cantieri dei Mondiali. La protesta del Wwf
Tomasi nominato presidente: "In montagna sono nato, non la deturperò"

MILANO - Il parco dello Stelvio ha un nuovo presidente: dopo mesi di indiscrezioni, è stato nominato Ferruccio Tomasi. Sarà lui a sedere sulla poltrona che è già stata di Arturo Osio e che, ora, avrà il compito di far valere le ragioni del parco in questi cinque mesi che porteranno ai mondiali di sci di Bormio 2005. Le polemiche erano scoppiate ancora prima che la nomina diventasse ufficiale. Adesso che dal ministero dell’Ambiente è arrivato il via libera, gli scontri sono destinati a trasformarsi in ricorsi alla magistratura e ad alzare la tensione in Valtellina. Nato a Canè, vicino a Ponte di Legno, Tomasi è stato vicepresidente del Comitato di gestione lombarda del parco, ma soprattutto è direttore della commissione scuole e maestri di sci della Fisi (Federazione italiana sci invernali), di cui è presidente il ministro degli Esteri Franco Frattini, a sua volta maestro di sci e grande amico di Tomasi. Ed è proprio la lobby dei costruttori di impianti sciistici quella che gli ambientalisti vedono dietro la nomina a presidente di Tomasi, in un momento in cui in pieno parco nazionale dello Stelvio, sono stati aperti i cantieri per i mondiali di sci. "Faremo sicuramente ricorso - annuncia Enzo Venini, del Wwf -. Tomasi non ha i requisiti previsti dalla legge del 1993, cioè "non è una persona di sperimentata competenza in materia di tutela della natura e dell’ambiente". Anche tra i parlamentari ci sono state molte riserve ad approvare questa nomina".
A sostenere invece la candidatura di Tomasi sono stati in questi mesi il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e i rappresentanti delle province di Trento e Bolzano. Lo stesso Tomasi, comunque, nei mesi scorsi, aveva tentato di tranquillizzare gli animi: "In montagna sono nato, non ho nessuna intenzione di deturparla. Di sicuro non darò l’autorizzazione per la costruzione di altri impianti sciistici sul ghiacciaio. La licenza di caccia? Quest’anno non l’ho rinnovata, proprio per rispetto al parco". (Il Corriere della Sera)

Stelvio: prosegue la lottizzazione dei parchi nazionali

Legambiente: l’area protetta consegnata alla Federazione degli Sciatori per mettere al sicuro i Mondiali 2005 di sci alpino

“E’ fatta: anche il Parco dello Stelvio è in mani affidabili – commenta sarcastico Antonio Nicoletti, coordinatore nazionale del settore Parchi di Legambiente dopo la nomina, avvenuta ieri, di Ferruccio Tomasi a Presidente del più grande Parco Nazionale delle Alpi - le mani di una persona che non ha né titoli scientifici né competenze amministrative per governare un parco ma che può vantare amicizie ai massimi vertici del Governo, in particolare nel ministro Frattini, presidente di quella Commissione scuole e maestri di sci della FIS di cui Tomasi è il direttore. Questo esasperato meccanismo di spartizione voluto dal ministro Matteoli è quanto di più avvilente rispetto a quelle che dovrebbero essere le priorità di governo di un sistema di aree protette che nel nostro Paese è cresciuto faticosamente negli scorsi anni ottenendo importanti riconoscimenti internazionali”.
La nomina di Tomasi non risponde solo ad un ottuso calcolo spartitorio: Tomasi è anche un dirigente della Federazione Internazionale dello Sci, l'organizzazione a cui fanno capo i Mondiali di Sci alpino che si svolgeranno il prossimo inverno proprio nel Parco Nazionale dello Stelvio: 'tutt'altro che una curiosa coincidenza – aggiunge Damiano Di Simine, responsabile dell'Osservatorio Alpi dell'associazione - per la realizzazione dei Mondiali a Santa Caterina Valfurva il governo ha stanziato centinaia di milioni di euro per opere devastanti e incredibilmente futili, come una nuova pista parallela a quella realizzata per i Mondiali dell'85, la tangenziale di una piccola frazione senza sbocchi in cima a una valle, una funivia in grado di trasportare migliaia di persone sebbene non esista disponibilità di alberghi per ospitarle. Un vero e proprio insulto alle ristrettezze economiche in cui navigano le casse pubbliche (dov'era Tremonti quando questi fondi sono stati deliberati?), che sta arrecando gravissimi danni all'ambiente del Parco Nazionale. Un uomo della FIS come Presidente del Parco Nazionale sicuramente è la persona che meno storcerà il naso rispetto alla disinvoltura con cui i progetti vengono approvati e alle modalità ben più che creative con cui vengono realizzati: non a caso la candidatura di Tomasi è stata sostenuta soprattutto dalla Regione Lombardia, che ha molti scheletri da nascondere nell'armadio per quanto riguarda la terribile gestione dell'evento sportivo internazionale'
A testimoniare la gravità degli impatti delle opere connesse ai Mondiali 2005 c'è anche la Commissione Europea, che nei giorni scorsi sha notificato all'Italia un 'Avviso motivato' per violazione del diritto ambientale comunitario, ultimo avvertimento prima del deferimento del nostro Paese al giudizio della Corte di Giustizia Europea. (Legambientenews)

Italia Nostra è critica sulla nomina di Tomasi

Parco dello Stelvio, agli operai forestali paghe in ritardo

Non si placano i dubbi e le polemiche sulla nomina di Ferruccio Tomasi (nella foto) alla presidenza del Consorzio dell´Ente parco nazionale dello Stelvio.
Paolo Mayr, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, getta ombre sulla decisione approvata lo scorso 30 giugno dalla Commissione su ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera. In una nota, Mayr ribadisce che Ferruccio Tomasi "come da tempo denunciato da numerose associazioni ambientaliste è però privo dei requisiti previsti dalla legge per ricoprire tale incarico". Perplessità per questa nomina - evidenzia la sezione trentina di Italia Nostra - erano state espresse dall´opposizione, ma anche dal relatore in Commissione ambiente, Ugo Parolo della Lega Nord, che tuttavia evidenziava come il candidato avesse fornito in svariate occasioni prove di competenza e serietà professionali.
"Quello che rimane incomprensibile e inaccettabile - sottolinea Mayr di Italia Nostra - è il comportamento della giunta Provinciale. Mentre a Roma i parlamentari dell´Ulivo s´impegnavano a mettere in luce le ragioni dell´insostenibilità giuridica della candidatura Tomasi, a Trento il presidente Dellai sosteneva la proposta del governo Berlusconi. Sull´intera vicenda vanno, infine, registrati la sostanziale indifferenza (salvo rare eccezioni) dei consiglieri provinciali, il silenzio dei parlamentari trentini ed il plauso incondizionato dei presidenti dei comitati di gestione del Trentino (Franca Penasa), del Sudtirolo (Josef Hoffer) e della Lombardia (Idilia Antonioli)".
Ed il Parco dello Stelvio è nel mirino anche dei sindacati riguardo al contratto degli operai forestali.
In una nota diffusa dalla Fai Cisl Trentina si parla di una "sconcertante situazione" che potrà portare ad azioni legali e di protesta. "Le retribuzioni del mese di maggio 2004 sono state corrisposte il 20 di luglio, con l´addotta giustificazione aziendale che, onde evitare i precedenti cronici errori, si è provveduto a cambiare la procedura informatica; quelle del mese giugno saranno probabilmente pagate per la metà di agosto, in quanto l´impiegata addetta è in ferie e non è stata programmata la copertura del posto", evidenzia il sindacalista Vincenzo Lochmann.
La Fai Cisl chiede sia un´autonoma gestione del Comitato trentino riguardo ad assunzioni e retribuzioni del personale, sia che "la Provincia di Trento, in quanto finanziatrice della gran parte del bilancio del settore trentino, pretenda dal Consorzio Parco dello Stelvio la puntuale osservanza degli impegni sottoscritti con il contratto collettivo aziendale di lavoro". (L'Adige)

Promuove a Valencia progetto 'Rete Parchi' per favorire dialogo tra regioni mediterraneo

Parco Nazionale Vesuvio

Il Parco Nazionale del Vesuvio unisce le aree naturali protette delle Regioni del Mediterraneo
per collaborare sulla gestione ambientale. Dopo la valutazione positiva da parte degli uffici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato approvato a Valencia dal Comité de Programmation del programma Interreg IIIC, il progetto "Rete dei Parchi" promosso dal Parco Nazionale del Vesuvio. Si tratta di un'iniziativa che intende favorire il dialogo tra le Regioni del Mediterraneo sui temi della gestione ambientale. Il Parco Nazionale del Vesuvio, grazie alla fitta rete di collaborazioni che ha intessuto in questi anni, sarà il Parco capofila di un partenariato di ben 36 aree protette del Bacino del Mediterraneo che coinvolgerà i Paesi della riva sud ed est del Mediterraneo (Algeria, Tunisia e Israele) e altri Stati membri dell'UE (Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Grecia e Malta).
Con l'approvazione del progetto "Rete dei Parchi", che ha ottenuto un finanziamento complessivo dalla Comunità Europea di euro 1.371.200, il Parco Nazionale del Vesuvio attesta ancora una volta la sua capacità di sviluppare strategie nell'ambito del Bacino del Mediterraneo e Programmi di Internazionalizzazione. "Questa iniziativa - ha spiegato il presidente del Parco Amilcare Troiano - risponde non solo all'esigenza del nostro Ente di 'fare rete' con i Paesi del Mediterraneo ma va incontro anche alle recenti politiche di prossimità dell'Unione Europea tese allo sviluppo socioeconomico ed alla cooperazione regionale e transnazionale con le Regioni del Mediterraneo. Il progetto inoltre contribuirà alla realizzazione della Federazione dei Parchi del Mediterraneo che la Federparchi ed il Ministero dell'Ambiente stanno promuovendo".
"Ancora una volta il Vesuvio - ha aggiunto presidente Troiano - che io amo definire l'ombelico del Mediterraneo, grazie al Parco, ritorna ad essere protagonista per lo sviluppo sostenibile da praticare dentro e fuori le aree protette del Mediterraneo". " Il nostro progetto si è fatto strada tra le numerose candidature presentate ma la vera sfida comincia ora - ha spiegato Carlo Bifulco, direttore del Parco - si tratta di mettere in piedi un fitto quadro di scambi per l'elaborazione di strategie specifiche per le aree protette del Mediterraneo".
"Con la Rete dei Parchi - ha concluso Bifulco - diamo vita ad una piattaforma stabile di cooperazione per favorire l'omogeneizzazione delle competenze delle risorse umane delle aree protette mediterranee anche e soprattutto in vista di nuove progettualità e di un allargamento del partenariato”. (Movimento Difesa Cittadini)

Parco del Vesuvio: via al piano dell’ente, pronti i fondi Interreg

Parte il progetto “Rete dei Parchi” promosso dal Parco Nazionale del Vesuvio, capofila di ben trentasei aree protette del Bacino del Mediterraneo. Intanto il consiglio direttivo dell’ente approva il piano del Parco, strumento di pianificazione territoriale essenziale per la gestione dell’area protetta.

Il via libera al progetto internazionale arriva da Valencia, dove ha sede il comitato di valutazione del programma Interreg III C. Il disco verde giunge dopo la valutazione positiva da parte dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e coinvolgerà i Paesi dalla riva sud ed est del Mediterraneo (Algeria, Tunisia e Israele) e altri Stati membri dell’ Unione Europea (Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Grecia e Malta).
“Con l’approvazione di questo progetto - commenta il presidente del il Parco Nazionale del Vesuvio Amilcare Troiano - l’ente dimostra la sua capacità di sviluppare strategie e programmi di Internazionalizzazione”.
Il progetto contribuirà alla realizzazione della Federazione dei Parchi del Mediterraneo che la Federparchi e il ministero dell’ Ambiente stanno promuovendo. Il direttore del Parco, Carlo Bifulco, vede la rete come “una positiva sfida nell’elaborazione di strategie per la creazione di una stabile piattaforma di cooperazione fra le aree protette mediterranee” . Non finisce qui. Il consiglio direttivo dell’ente vesuviano approva il piano del Parco, strumento di pianificazione territoriale essenziale per la gestione dell’area protetta.In che cosa consiste? “Con il Piano del Parco si danno regole certe ai cittadini che sapranno cosa si può fare e cosa è vietato nel perimetro dell’area protetta”, racconta Troiano.
Si bloccano per sempre, assicurano all’ente, iniziative speculative e si avviano le strategie per la riqualificazione e il recupero paesaggistico dei grandi scempi del territorio: cave e discariche abusive, abusi edilizi, riqualificazione di strade vicinali e sentieri. Lo strumento urbanistico darà grande impulso alla realizzazione delle infrastrutture e dei servizi tipici di un’area protetta: case del parco, centri visita, ospitalità diffusa, centri di educazione ambientale, centri per il recupero della fauna selvatica. E ancora: piani di gestione floro -faunistica, agricoltura sostenibile, valorizzazione delle produzioni tipiche, sistemi di accessibilità e fruizione compatibile. (Il Denaro)

Parco Vesuvio: l’ambiente violato

Terzigno. Sigillata ieri mattina dagli agenti della Guardia Forestale una cava di pietra vesuviana fuorilegge. L'area, che già risultava sottoposta a provvedimento di sequestro, si trova all'interno del Parco del Vesuvio, in località "Masseria del Prete", alla periferia Nord di Terzigno. A scoprire che, nonostante i divieti e i sigilli, nella cava continuava l'estrazione di sabbia vulcanica e di pietra lavica, sono stati gli agenti della forestale di Trecase che in questo periodo hanno intensificato i controlli, per prevenire abusi e reati eco ambientali.
I militari sono arrivati nell'area di estrazione, mimetizzata da un folto noccioleto, seguendo un autocarro. Il sito, esteso per circa 700 metri quadrati e profondo altri 5, era al momento deserto. Quasi certamente, chi era al lavoro si è allontanato lasciando due pale meccaniche pronte per l'impiego. Gli agenti hanno anche verificato come la cava fosse stata sottoposta a provvedimento di fermo già due mesi fa e che nessuna licenza era stata rilasciata dalle autorità competenti per la ripresa delle attività.
"Tutto quello che noi faremo - spiega il neo sindaco di Terzigno, Nunzio Avino, a proposito del problema delle cave esistenti sul territorio da lui amministrato - sarà indirizzato a favorire un’estrazione controllata della lava. E questo sia perché si verificherebbe una ricaduta negativa sulla imprenditorialità dell'area che si sostiene con le lave e il vino, ma anche perché la pietra lavica è un fatto culturale e artistico. Ovviamente saremo rispettosi delle leggi del Parco e della Regione, ma chiediamo indirizzi chiari e tempi rapidi". La vicenda delle cave bloccate e della "coltivazione" della pietra lavica vietata, difatti, risale a circa tre anni fa.
Da allora ci sarebbe stata una sequenza di leggi e decreti sovrapposti e contrastanti che non hanno fatto nessuna chiarezza sul destino di questo materiale costruttorio. Per capirne l'importanza, basti solo pensare che il recupero delle decine di centri storici della Campania, oltre che degli antichi edifici, non può essere messo in cantiere se non si utilizza la pietra lavica, visto il dettato della Soprintendenza ai Beni Architettonici. Proprio un anno fa, in seguito a chiusure di cave e denunce per estrazione abusiva, il consorzio minacciò la serrata delle aziende con conseguente stop alla forniture di lavorati per il recupero di alcuni centri storici campani. Ai proprietari è stato contestato il reato di "coltivazione abusiva di cava, violazione dei sigilli e omessa custodia". Ad alcune centinaia di metri di distanza, poi, in località "boscariello", i forestali hanno scoperto una discarica abusiva estesa per circa mille metri quadrati. Sul terreno erano depositati mattoni, calcinacci e materiale proveniente da demolizioni edile. I proprietari del fondo sono stati denunciati per "discarica abusiva". (Il Mattino)

Al via il monitoraggio anti-bracconieri. Cisl: "Dalle aree protette più aiuto al territorio"

Parchi: luci sulla fauna, ombre sul lavoro

PESCARA - Il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga si affida a Sirio. Si tratta del System for infrared investigation and observation utilizzato per la ricerca ed il monitoraggio della fauna già usato dal ministero dell'Ambiente nella riserva di San Rossore. La nuova tecnologia sarà in grado di svolgere sorveglianza antibracconaggio, protezione civile nel caso di incendi, monitoraggio della fauna per studi biologici, ecologici ed etologici, fino alle operazioni di supporto per il salvataggio di dispersi e feriti. Il ministero ha dato il via libera all'uso delle apparecchiature realizzate e brevettate dalla società Td group, Dream Italie e Envich. Il contratto stipulato tra ministero e società produttrice prevede lo svolgimento di attività di monitoraggio, sia a carattere dimostrativo che sperimentale con il supporto di ingegneri e tecnici della Td group, nel Parco nazionale del Gran Sasso e, successivamente in quello del Vesuvio. "In base alle prove fatte -dice Osvaldo Locasciulli, responsabile del servizio scientifico del Parco- Sirio si è dimostrato interessante e promettente per la ricerca e la conservazione, non è invasivo come i visori notturni, senza le limitazioni di questi ultimi".
E intanto il segretrario regionale della Cisl Bruno Traniello e quello generale Biagio Celi chiedono che i parchi siano volani per le aree interne e non dei freni "che debbano fare i conti con alchimie politiche che nulla hanno a che spartire con lo sviluppo del territorio". Chiedono l'istituzione di una agenzia tecnica-finanziaria capace di supportare le attività dei parchi favorendo la crescita delle attività economiche e sociali. "Dell'agenzia -spiegano Traniello e Celi- potrebbero far parte la Regione, gli Enti locali, banche e Fira. Sarebbe una soluzione auspicabile per fare uscire i tre parchi abruzzesi dalle "secche di una navigazione a vista"". (Il Messaggero)

Parchi: consiglio vda approva nuova legge per mont avic

Mettere in condizioni l' Ente Parco regionale del Mont Avic di meglio inserirsi nelle politiche di sviluppo socio-economico dell' intero comprensorio dell' area protetta. E' questo l' obiettivo della legge approvata oggi all' unanimita' dal Consiglio regionale della Valle d' Aosta che detta nuove norme in materia di gestione e funzionamento del parco, alla luce, anche, delal sua classificazione di ''zona di protezione speciale e sito di importanza comunitaria''. L' attivita' del parco dovra' coordinarsi con le iniziative regionali in materia di aree naturali protette, di conservazione e di valorizzazione dell' ambiente naturale in genere. Nel presentare il testo legislativo, il Consigliere relatore Renato Praduroux (Uv) ha sottolineato che ''Il Parco del Mont Avic e' divenuto una presenza importante nell'ambito della valorizzazione ambientale e nella promozione turistica della Valle d'Aosta. La nuova legge - ha aggiunto - ribadisce l' importanza della presenza dell' uomo in montagna''. Anche il capogruppo dell' Arcobaleno, Elio Riccarand, dopo aver svolto una cronistoria del Parco e della sua evoluzione, ha evidenziato ''la forte continuita' con il passato''. Giuseppe Isabellon (Uv) relatore della legge ha evidenziato ''l' obiettivo di coniugare le esigenze di tutela ambientale con lo sviluppo di nuove possibilita' di utilizzo del territorio, in modo da offrire ai giovani nuove opportunita' di lavoro anche in una zona decentrata rispetto ai grandi flussi turistici''. (ANSA).

Cultura, tradizione e tipicità degli alimenti: un viaggio nell'agricoltura mediterranea

Parco Gargano

Prevista la partecipazione di circa 200 delegati provenienti dalle Università di oltre 50 differenti paesi del mondo. In data 01 Agosto 2004 alle ore 11:30, presso il Convento delle Clarisse del Comune di Monte Sant’Angelo, si svolgerà la tappa pugliese del programma del 47° Congresso dell’Associazione Internazionale IAAS*, che è in svolgimento in questi giorni a Zagabria (Croazia).
La Facoltà di Agraria dell’Ateneo di Capitanata ed il Parco Nazionale del Gargano saranno chiamati a rappresentare la cultura del Mezzogiorno d’Italia attraverso l’illustrazione delle tecniche e delle metodologie produttive e di trasformazione, sintesi della tradizione agricola ed alimentare della Provincia di Foggia. Tale tradizione è ancora oggi vitale in queste aree del mediterraneo.
L’evento è patrocinato dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Foggia insieme agli Atenei di Ancona, Bologna, Perugia, Sassari, Viterbo si propone di illustrare la diversità e le particolarità di prodotti agro-alimentari di cui dispongono le regioni italiane, segno di una antica tradizione agricola capace, al tempo stesso, di darsi una moderna struttura di filiera in grado di garantire qualità e sicurezza.
Al Meeting Internazionale parteciperanno i massimi rappresentanti degli Enti Promotori, come da programma allegato, ed avrà come tema principale la salvaguardia dei prodotti tipici, non solo come attestazione della loro qualità intrinseca, ma anche come valorizzazione dell’ambiente geografico da cu essi provengono e della cultura di cui sono espressione. Infatti, nel programma sono previste numerose visite sia culturali, nei siti che ospitano l’evento, sia tecnico-formative, presso le aziende più importanti che operano nel settore agro-alimentare. (Bollettino Università e Ricerca)

La Regione blocca i fondi

Portoselvaggio
Nardo' Dalla Regione arriva un secco "no" ad un milione di euro per Portoselvaggio.


"Si era gridato alla vittoria - dice il consigliere comunale di Città Nuova, Mino Natalizio - quando era stato rispedito al mittente il disegno di legge proposto dall'assessore all'Ambiente, Michele Saccomanno, e quando con la legge regionale era stato sancito definitivamente lo status di Parco naturale regionale con l'affidamento della gestione provvisoria al sindaco del Comune di Nardò e la vigilanza sulla gestione all'Ufficio Parchi e Riserve della Regione Puglia".
Un premessa necessaria perché Natalizio dica che ciò avrebbe dovuto sanare una situazione di ingestibilità ma soprattutto il salvataggio del parco stesso da eventuali progetti speculativi di cementificazione. "Ora, inspiegabilmente - continua Natalizio - come inspiegabile è stata l'assenza di Portoselvaggio alla Fiera dei parchi del Mediterraneo che si è tenuta a Otranto, è stato bocciato un emendamento del centrosinistra che, in fase di approvazione del bilancio della Regione, prevedeva lo stanziamento di fondi per una adeguata difesa, tutela e rilancio di Portoselvaggio: c'è da chiedersi a cosa sia servito fare una legge se poi non si vuole applicare".
Natalizio si chiede se Saccomanno conosca la bellezza del parco neritino "anche se - dice - nel suo assessorato ci sono sicuramente funzionari dai trascorsi ambientalisti che ben sanno di cosa si parla".
Infine, i dubbi: "forse il centrodestra alla Regione che ha bocciato l'emendamento - continua - pensa che con l'assegnazione provvisoria al sindaco si sia scaricato un fardello? (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Parco fluviale, Bottoni nominato presidente

Appello alla Regione: più fondi per un reale sviluppo

SARNO. Si è svolto ieri mattina, nell'aula consiliare di Palazzo San Francesco. il vertice dell'Ente parco fluviale del Sarno. Presenti i sindaci di tutti i comuni del bacino del fiume, che hanno affrontato i diversi punti all'ordine del giorno, a cominciare dall'elezione di presidente e vicepresidente dell'organismo. Alla carica di presidente è stato nominato Francesco Bottoni, primo cittadino di Scafati, il quale ha voluto sottolineare l'importanza del Parco fluviale per il rilancio anche economico del territorio. "Vogliamo creare insieme una sinergia d'intervento tra i sindaci _ ha affermato Bottoni _ che permetta di concertare le azioni. è necessario inserire a pieno titolo il Patto territoriale in questo lavoro, non soltanto per approfondire le progettualità, ma anche per consentire un incremento delle disponibilità economiche dei comuni, colpiti dai tagli dell'ultimo decreto di Berlusconi". L'interlocutore privilegiato per riuscire a ottenere risorse economiche da investire nel comprensorio resta la Regione. "L'ente regionale deve venirci incontro _ ha aggiunto Bottoni _ potenziando quegli interventi che al momento appaiono del tutto irrisori rispetto alle cifre stanziate per altre realtà simili a quelle del Parco fluviale del Sarno, al quale occorre dare lustro. E cinque milioni di euro non sembrano affatto sufficienti. Per questo motivo chiederemo alla Regione ulteriore appoggio economico per un reale sviluppo di queste zone". La carica di vicepresidente è andata invece a Giugliano, sindaco di Poggiomarino. Presente anche il primo cittadino di Striano, Antonio Del Giudice, che vede nel Parco fluviale una possibile ricchezza, un'eredità da consegnare alle generazioni future. "L'importanza del Parco è fondamentale _ ha spiegato Del Giudice _ perché rappresenta una strada per far sì che questa non resti l'area ''dimenticata'' della regione Campania, ma venga al contrario giustamente valorizzata. Faremo in modo di coinvolgere sempre le popolazioni interessate schierandoci in prima linea e garantendo risposte chiare, nette e puntuali da parte delle istituzioni". (La Città)

Bocciata la normativa sui tartufi

Sono state accolte le motivazioni della Confagricoltura contaria alla legge umbra sui tartufi in quanto lesiva nei confronti degli agricoltori. la normativa regionale è stata infatti dichiarata illegittima dal consiglio dei ministri che su proposta del ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, ha deliberato l'impugnativa della legge regionale n.8 del 26 maggio 2004 che disciplina la raccolta, la coltivazione, la conservazione e il commercio dei tartufi, accogliendo le motivazioni della Confagricoltura. Tra i motivi del contendere quello relativo alla raccolta libera, che viene consentita anche nei parchi e nelle oasi, nelle aree demaniali, nelle zone di ripopolamento, nonche' nelle aziende faunistico venatorie e agrovenatorie e in quelle agrituristiche venatorie. (Terni news)

Ambiente: in abruzzo vivaio per specie dimenticate

Alla riscoperta della pera spina, delle mele della Zittola, delle prugne gialle e pere carbonella. Varieta' molto diffuse un tempo sui monti abruzzesi ma cancellate negli anni '50 e '60 dai massicci rimboschimenti con abete rosso e pino nero a rapida crescita. Sono numerose le ''specie dimenticate'' che ora si sta tentando di recuperare in un vivaio sperimentale dell'assessorato Agricoltura e Foreste della regione Abruzzo e dell'Arsa in un vivaio a Roccaraso. ''Si tratta del vivaio piu' alto in quota - precisa il vice questore aggiunto del Corpo Forestale Luciano Sammarone - ospitato a 1.300 metri nella locale sede del Cfs con cui la regione Abruzzo ha stipulato una convenzione. La sperimentazione punta a riqualificare le foreste dei tre grandi parchi nazionali abruzzesi: quello della Majella, d'Abruzzo e il Gran Sasso. Le piante ornamentali possono inoltre qualificare interventi di recupero urbanistico anche nei centri montani''.
Tra le piante coltivate, con talee, dai forestali ci sono il sambuco, i sorbi, i cornioli ed il ramno di cui e' particolarmente goloso l' orso marsicano. ''Abbiamo cercato di riprodurre anche la genziana - continua Sammarone - che e' una specie protetta dal 1977. Un'iniziativa di tutela necessaria perche' la pianta e' molto richiesta sia nella farmacopea digestiva che nell'industria liquoristica. L'obiettivo dell'iniziativa e' frenare i forti prelievi delle piante selvatiche di genziana di cui si strappano anche le radici per rispondere alla domanda di mercato attraverso genziane coltivate''. ''La riscoperta delle 'specie dimenticate', commenta Sammarone, ha senso nella misura in cui le piante sono collegate all'ecosistema locale con aree prevalentemente destinate a pascoli. Le pere spadone, ad esempio, sono specie tardive che venivano conservate sotto la paglia. Inoltre l'azione di controllo agroalimentare e del territorio compiuta dai forestali contribuisce, afferma Sammarone, alla tutela della qualita' del territorio montano e collinare nella certezza che da un buon territorio puo' nascere un'agricoltura sana''. (ANSA).

Centrali eoliche, nessuna retromarcia dell'Enel

Nonostante il niet della Regione non ci sarà una retromarcia dell'Enel sugli investimenti sui parchi eolici in Sardegna. L'Enel si dichiara comunque disponibile a confrontarsi con la Regione sul delicato tema. La Giunta Regionale, nei giorni scorsi, aveva revocato i bandi per l'installazione di nuovi aerogeneratori e aveva respinto un progetto di Enel Greenpower in provincia di Nuoro. (admaioramedia.it)

Goletta Verde: presentati a Napoli i dati di Caserta e Napoli

Le foci dei fiumi si confermano essere i punti critici, manca una adeguata informazione ai cittadini su i punti non balneabili. Il litorale campano è sempre piu minacciato da abusivismo e sviluppo indiscriminato. Domani blitz agli Agavi e alla villa di Zeffirelli
Le foci dei fiumi restano la principale cartina di tornasole di una situazione sempre molto critica ma favorita, quest’anno da un migliore quadro meteorologico che ha potuto favorire un minimo di riciclo naturale delle acque attraverso il gioco delle correnti, lasciandoci, dunque, un risultato leggermente migliore di quello dello scorso anno. Restano i mille problemi del litorale napoletano e casertano, profondamente ferito dall’abusivismo e sempre più minacciato da progetti che prevedono uno sviluppo indiscriminato e sregolato.
Questa dunque, in breve, la fotografia scattata alle acque marine delle province di Napoli e Caserta e presentata oggi in una conferenza stampa da Goletta Verde di Legambiente, la campagna che, giunta alla diciannovesima edizione, con il contributo di Vodafone Italia, ogni estate da diciotto anni informa in tempo reale chi vive nelle località di mare e chi ci va in vacanza sulla qualità delle acque di balneazione.
All’appuntamento odierno, presso il caffè storico Gambrinus a Napoli, sono intervenuti, tra gli altri:
Lucia Venturi, Portavoce di Goletta Verde; Anna Savarese, Direttore generale di Legambiente Campania.
Oltre ai parametri previsti dalla legge italiana (Dpr 470/82) i laboratori mobili di Legambiente analizzano già da qualche anno gli enterococchi, quest’anno vi è però una novità: l’analisi dell’Escherichia Coli, entrambi batteri che vivono esclusivamente nell’intestino umano, e che danno quindi una dimensione molto precisa dell’inquinamento antropico.
“Sia gli enterococchi che Escherichia Coli – ha dichiarato Lucia Venturi, portavoce di Goletta Verde - sono parametri microbiologici scelti come indicatori nella proposta di direttiva europea sulle acque di balneazione che ancora non è stata approvata. Abbiamo quindi voluto essere un poco più rigorosi rispetto alla normativa vigente, naturalmente precisiamo che le analisi delle acque di balneazione che noi di Legambiente facciamo con Goletta Verde, pur utilizzando gli stessi punti di prelievo del Ministero e delle Arpa regionali, forniscono uno spaccato della situazione delle acque al momento del prelievo. Non possiamo e non vogliamo quindi conferire patenti di balneabilità, che resta invece compito del Ministero della Salute.
La fotografia scattata attraverso i prelievi effettuati nelle due province fin qui esaminate – ha detto ancora la portavoce di Goletta Verde - delinea un quadro che se paragonato a quello dello scorso anno migliora leggermente, almeno in superficie. Va detto infatti, volendo approfondire l’analisi del dato, che le correnti, le condizioni climatiche e la conseguente temperatura delle acque favoriscono il disperdersi delle sostanze inquinanti. Molto preoccupante comunque resta la situazione alle foci dei fiumi, che continuano a soffrire di un notevole carico antropico e di impianti di depurazione non all’altezza e scarsamente monitorati. Un altro motivo di notevole preoccupazione da noi accertato durante le nostre operazioni di prelievo dei campioni delle acque è quello della pressoché totale mancanza di comunicazioni alla cittadinanza della presenza di divieti di balneazione. Infatti tra i nostri punti prelievo – ha concluso Lucia Venturi - abbiamo saltato quelli che erano già segnalati come non balenabili, secondo i dati dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale –APAC - tra questi, Portici, Ercolano, Torre del Greco e Torre Annunziata. Purtroppo passando poi su i punti predetti abbiamo dovuto constatare la totale assenza di cartelli che informassero i cittadini del divieto. Il risultato ovviamente è che tutti continuano a fare il bagno dove sarebbe consigliato non farlo per tutelare la propria salute! Questo sottolinea una intollerabile tendenza al lassismo proprio da parte di chi, per primo, dovrebbe impegnarsi ed investire nella informazione, tutela ed educazione ambientale della cittadinanza che si trova ad amministrare.”
“Sicuramente – ha dichirato Anna Savarese, direttore generale Legambiente Campania - i risultati dei prelievi di Goletta Verde ci lasciano una impressione della tendenza già segnalata lo scorso anno e cioè di un leggerissimo ma costante miglioramento della qualità delle nostre acque. Ciò detto la situazione resta sempre molto critica anche perché va considerato il non trascurabile fattore meteorologico che ha favorito un naturale ricircolo delle acque e dunque un parziale assorbimento delle sostanze inquinanti. A ricordarci la criticità della situazione delle nostre acque ci sono le foci dei fiumi dove ovunque i risultati dei prelievi effettuati sono molto al di la dei limiti di guardia. Purtroppo non si esaurisce alle acque l’analisi del nostro litorale. Tutti gli anni proprio con il passaggio di Goletta Verde – ha detto ancora il direttore generale di Legambiente Campania – viene sottolineata una situazione che noi di Legambiente Campania monitoriamo continuamente con enorme difficoltà e cioè quella del livello preoccupante di abusi edilizi che continuano a sfregiare le nostre coste e che con l’ultimo condono del Governo Berlusconi hanno ricevuto una vera e propria boccata d’ossigeno. Per non parlare dei progetti più o meno avanzati di ampliamento e nuove costruzioni di porti, parcheggi e “servizi” che se andassero tutti a buon fine farebbero della nostra splendida costa una nuova Rimini. Con una fondamentale differenza: qui non c’è lo stesso tipo di costituzione geofisica. Per il litorale napoletano, casertano, sorrentino significherebbe la più triste fine di una lenta agonia. Quello per cui lavoriamo e ci impegnamo quotidianamente – ha concluso Anna Savarese - come cittadini e come ambientalisti, assumendocene la piena responsabilità, è riuscire ad arrivare ad una reale e completa tutela dell’ambiente che ci circonda favorendo uno sviluppo sostenibile che passi attraverso il rispetto per le acque e per le coste. Soprattutto in una regione come la nostra, che presenta una notevole e variabile superficie costiera. Perciò ci auguriamo che l’impegno degli enti locali riprenda ancor più vigore e imbocchi definitivamente questa strada. Noi, comunque, resteremo criticamente vigili e attenti: non abbasseremo la guardia.”
“Quanto appena detto – ha aggiunto ancora Lucia Venturi, portavoce di Goletta Verde – è stato ampiamente evidenziato dai blitz che Goletta Verde fatto in questi giorni, ieri eravamo allo scheletrone degli Alimuri, e da quelli che faremo prima di lasciare la Campania. Domani ad esempio saremo, dalle 11:00 prima alle Agavi per protestare contro la rovina di un intero tratto di costa, il più esteso e devastante scempio edilizio che abbiamo mai combattuto; poi sarà la volta della villa Zeffirelli a Positano, forse il più eclatante e “famoso” abuso degli ultimi anni. Ma molti ancora – ha concluso Lucia Venturi - sarebbero stati i blitz da portare a compimento qui in Campania, da Villa Tozzoli alla Gaiola, all’ecomostro di Pozzano a Castellammare di Stabia passando per l’albergo di Bassano a Torre del Greco e per i pilastri sulla spiaggia di Paestum, nel comune di Capaccio ecc. Sarebbe servito un mese per riuscire a toccare tutti i casi come questi che comunque segnaliamo con evidenza nel dossier di Legambiente “MareMonstrum”.”
Con oggi Goletta Verde di Legambiente lancia, in Campania, regione in cui la pesca al dattero di mare è ancora, purtroppo, molto praticata: “Datteri di mare: No grazie!”, la campagna di Legambiente che mira a sensibilizzare la cittadinanza alla tutela del mollusco bivalve che vive scavando stretti cunicoli profondi fino a 35 metri all’interno di rocce calcaree. Di fatto l’obbiettivo della campagna è quello di far cessare il prelievo e la vendita dei datteri in quanto la loro pesca, che viene fatta distruggendo letteralmente il fondale roccioso con scalpelli e martelli, può essere paragonata ad una vera e propria attività estrattiva e può ridurre ad un deserto roccioso quello che era, fino a poco prima, un fondale calcareo caratterizzato da comunità particolarmente complesse e ad attiva funzione filtratrice. (Legambientenews)


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