Rassegna del 08 Gennaio 2005

Il Comune vuole il parco

L'impegno di spesa previsto dall'amministrazione-Leoci è di 900mila euro su tre anni
Il progetto inserito nel piano delle opere pubbliche


MONOPOLI Novecentomila mila euro, su tre anni. È l'impegno di spesa dell'amministrazione cittadina (inserito nel programma triennale delle opere pubbliche) destinato alla realizzazione del sospirato parco nell'area della Lama Belvedere. Dopo anni di progetti presentati alla Regione e non ancora giunti al termine dell'iter, la città s'imbarca nel progetto con mezzi propri: nonostante la prima presentazione del Por a firma di alcuni professionisti aderenti al Comitato cittadino per la lama, risalga alla fine degli anni 90, l'area è ancora in attesa di inclusione nell'elenco delle aree protette della regione. L'avvicendarsi dei dirigenti dell'ufficio parchi della Regione e delle amministrazioni locali hanno rallentato l'iter. Di qui la decisione dell'amministrazione di partire, non attendendo i Por, che peraltro avrebbero finanziato le opere fino ad un massimo di 400mila euro, dato che le 8 tavole presentate alla regione prevedevano soltanto interventi urgenti e preliminari. "Vogliamo che il progetto del parco si integri nel sistema del verde cittadino - dice alla "Gazzetta" l'architetto Gianni Muolo, progettista e direttore dei lavori incaricato dal Comune - per questo con la progettazione tecnica si incastreranno anche elementi di natura sociale". In effetti il comitato cittadino ha coinvolto anche l'assessorato ai servizi sociali: il parco deve autosostenersi senza pesare sulle casse comunali, attraverso attività ludico-ricreative e sportive gestite da cooperative sociali che contemporaneamente lavorino per la conservazione del parco stesso. L'incarico, affidato ad un unico progettista indicato dal Comitato cittadino, dovrà far collimare le varie istanze emerse in anni di studio delle esigenze e delle possibilità di sviluppo del progetto: studi effettuati da decine di tecnici cittadini, che gratuitamente ed in maniera trasversale hanno lavorato all'idea del parco. "Il mio lavoro - afferma ancora l'architetto Muolo - dovrà tener conto degli studi e delle indicazioni del comitato". Da un lato quindi, la progettazione tecnica dovrà tener presente le attività annesse al parco, in quanto a spazi ed infrastrutture, mentre il Comitato cittadino di concerto con l'assessorato ai Servizi sociali valuterà gli indirizzi che alle attività bisognerà dare. Nei prossimi giorni, si terrà l'incontro tra progettista assessore e referenti dell'ufficio tecnico comunale, che dovrà definire i metodi e le fasi operative del progetto. Probabilmente al termine di queste valutazioni preliminari il tutto tornerà in consiglio comunale. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Cariadeghe, laboratorio botanico

Le iniziative del consorzio che gestisce l’altopiano
Una veduta dell’altopiano di Cariadeghe a Serle


SERLE - Il Monumento naturale dell’Altopiano di Cariadeghe, recentemente inserito nell’elenco dei "Siti di importanza comunitaria" (in sigla ormai diffusa Sic), è stato sottoposto ad una serie di interventi di adeguamento per la salvaguardia della biodiversità e per lo sviluppo più funzionale e accogliente dell’attività didattica. Il nuovo Piano di gestione nella sua forma e nei suoi intenti principali, inserirà a pieno titolo l’area del cosiddetto Sic Altopiano di Cariadeghe nella rete ecologica europea delle zone tutelate denominata Natura 2000. "Non solo - ci spiega Lorenzo Liborio, presidente del Consorzio per la gestione del Monumento naturale altopiano di Cariadeghe - per il pregio intrinseco dei suoi valori naturalistici, ma soprattutto per l’impegno che il Consorzio si assume nel fronteggiare quei processi di portata globale e locale che tendono a ridurre la biodiversità, anche favorendo un uso sostenibile del territorio e una maggiore diffusione della cultura naturalistica". Tutto ciò, ci spiega il presidente Liborio, grazie alla disponibilità dimostrata dalla Regione Lombardia, Direzione generale dell’Ambiente pianificazione e gestione Parchi, l’Amministrazione del Consorzio è riuscita a realizzare e consolidare importanti interventi previsti nel Piano della Riserva e impostare nuove azioni di pianificazione e di gestione del paesaggio". "Nella prossima primavera - dice ancora il presidente Liborio che abbiamo chiesto ed ottenuto di incontrare nella sede provvisoria del Consorzio - termineranno i lavori relativi alla realizzazione di un giardino tematico, volto a ripristinare e conservare gli elementi storico-culturali delle coltivazioni arboree ed arbustive tipiche della tradizione agricola dell’Altopiano, così da mettere a disposizione delle scuole locali e non, un’area e un percorso didattici, dove potrà essere attrezzato un laboratorio botanico permanente, per lo studio ed il mantenimento delle specie forestali locali e delle varietà produttive d’interesse storico agrario". "In occasione della fine dei lavori, quasi certamente tra aprile e marzo - aggiunge ancora il direttore - organizzeremo un incontro con le autorità, per una visita alle nuove realtà. In quella occasione verrà presentato un libro di Mimmo Pugliese che ha raccolto i racconti, i cenacoli, le testimonianze e le memorie viventi dell’Altopiano, con riferimento alle maggiori attività che si svolgono e si svolgevano in questo angolo di Paradiso. Il racconto si spinge fin dove la memoria può ricordare. Non dimentichiamo che la storia e, come dice l’amico Pugliese, la magia di Cariadeghe è anche storia delle famiglie di Serle". "Con i fondi straordinari stanziati per l’anno 2004 - prosegue il presidente Liborio - finalmente si riuscirà a realizzare un sito internet e completare il restauro della casina del Comune, futura sede del Consorzio". L’Amministrazione intende ora intraprendere nuove attività con lo scopo di conservare anche in funzione dell’uso sociale le caratteristiche naturali e geomorfologiche, in particolare la completa e permanente percettibilità delle forme carsiche, ad esempio mantenendo la memoria delle cavità naturali utilizzate un tempo come deposito per latte di mungitura e altri alimenti. Il presidente Lorenzo Liborio, sottolinea quanto importante e concreto sia stato l’interesse rivolto dall’assessore regionale alla Qualità dell’ambiente, Franco Nicoli Cristiani per l’altopiano. Grazie all’assessore Nicoli Cristiani, oggi il Consorzio può lavorare nelle migliori condizioni e valorizzare momenti di suggestione, di studio di un ambiente naturale unico al mondo, insolito ed affascinante, raro e ancora misterioso per le caratteristiche carsiche del suo territorio, per la bellezza maestosa delle secolari essenze arboree, per l’essenzialità delle genti che vivono da sempre lassù in armonia con l’ambiente. Ricordiamo infine che il Consorzio per la gestione del Monumento ha sede in via via Muradelli 1 a Serle con telefono numero 030. 6910501 e fax numero 030.6910780 (Giornale di Brescia)

Scontro sulla sede legale del parco "Uffici di rappresentanza in città"

Molentargius I partiti e il commissario

Molentargius, è scontro sulla sede legale del parco. Secondo lo statuto approvato l'anno scorso dai Consigli comunali di Cagliari e via Eligio Porcu, dovrebbe essere ospitata in territorio quartese. Ma negli ultimi incontri tra l'assessore regionale all'Ambiente, Tonino Dessì, e i rappresentanti dei Comuni interessati, sarebbe emersa la volontà di accorparla assieme alla sede operativa nei Magazzini dei Sali scelti, a Cagliari. Una decisione che non ha trovato ostilità da parte del commissario prefettizio Luigi Serra, tanto da scatenare le critiche da parte dei partiti del centrosinistra. "Mi sono semplicemente posto il problema", spiega il commissario, "se fosse opportuno bruciare l'occasione di veder nascere il parco soltanto per una contrapposizione sulle sedi. Lo statuto prevede una forte maggioranza nelle mani di Quartu e Cagliari: nessuna delle due amministrazioni potrà andare contro gli interessi dell'altra". Insomma, le perplessità rimangono. Contro l'edificio appena restaurato dei Magazzini dei Sali scelti, Quartu non ha molto da contrapporre. Si era pensato di utilizzare i vecchi locali della Comunità montana in via Turati. Il vicepresidente della commissione Ambiente, Stefano Delunas (Margherita), aveva proposto di trasformare la Bussola nella porta del futuro parco. Poi i locali del Poetto vennero concessi dalla Regione a un privato per realizzare un piccolo albergo di lusso. Unica alternativa, il Municipio di via Eligio Porcu. "La divisione tra sede legale e amministrativa", commenta l'ex presidente della commissione Ambiente, Fortunato Di Cesare (Riformatori sardi), "è scaturito da un ampio dibattito che abbiamo avuto con i nostri colleghi di Cagliari. Non ci sembrava opportuno che tutto venisse concentrato sul capoluogo anche perché Quartu ha la maggioranza del territorio del parco. L'edificio dei Sali scelti va benissimo per gli uffici". Una questione d'immagine e di orgoglio: la scelta di mettere la sede legale a Quartu serve soprattutto a far comparire il nome della terza città della Sardegna in tutte le pubblicazioni, che riguarderanno l'area protetta. Si è voluto evitare che il Molentargius fosse identificato come il parco di Cagliari, nonostante oltre il 50 per cento del suo territorio ricada nel Comune di Quartu. "La nostra preoccupazione", conferma Stefano Delunas, "è che col tempo tutto venga concentrato nelle mani di Cagliari. Qui c'è una volontà popolare espressa all'unanimità dal Consiglio comunale che non può essere disattesa. Esistono anche altri esempi di parchi nazionali e regionali dove le due sedi sono divise. Da questo punto di vista non esiste alcun problema". (L'Unione Sarda)

Intesa su Parco, terme e sapori

Il patto territoriale

GIUDICARIE - Il Patto territoriale che i 15 comuni giudicariesi hanno messo a punto seguendo la logica della collaborazione e della concertazione si intitola "Un Patto territoriale per le Giudicarie. Nell´area dei comuni tra il Parco Naturale Adamello Brenta e il Garda".
L´obiettivo del progetto è quello di far decollare il turismo, oggi in parte ancora inespresso, partendo dal connubio ambiente-cultura-agricoltura. Alcune delle concrete iniziative individuate dal progetto sono, ad esempio, lo stretto legame con il Parco Adamello-Brenta e le Terme di Comano, lo sviluppo della Strada del vino e dei sapori "Dal Lago di Garda alle Dolomiti di Brenta", la realizzazione di una "Cittadella del latte" presso il Caseificio di Fiavè e di un Parco agricolo e zootecnico (a Maso Clena oppure in Val Lomasona) così da poter dare visibilità sul mercato al "marchio" "Valli dei parchi, del benessere e della salute".
La proposta, inoltre, prevede l´inserimento nel Patto del progetto "Ecomuseo" e, ancora, la valorizzazione dei centri storici e, dunque, dei "Villaggi natura", il progetto "Vacanze in baita" e la valorizzazione di percorsi storici, culturali e villaggi storico-ambientali, il miglioramento delle strutture ricettive e il potenziamento del turismo sportivo con, tra le altre iniziative, la realizzazione di un campo da golf a Tenno e di una rete di piste ciclabili. Infine formazione per operatori turistici e amministratori. (L'Adige)

Consorzio, l'ultimatum della Regione

L'assessore: "Accordo entro tre mesi" Ma Viale Ciusa dice no

"Il Consorzio del Parco entro tre mesi". La Regione lancia l'ultimatum ai Comuni interessati al governo del parco del Molentargius: l'accordo per la creazione del Comitato di Gestione deve essere stipulato prima della scadenza del mandato del commissario Antonio Conti. Per questo l'assessore regionale all'ambiente Tonino Dessì la prossima settimana incontrerà i rappresentanti dei comuni di Cagliari, Quartu, Selargius e Quartucciu, oltre al presidente della Provincia Sandro Balletto. "Abbiamo prorogato di tre mesi l'incarico di Conti", spiega Dessì, "che però non ha i compiti di gestione che vorremo noi. E' necessario forzare i tempi per la costituzione del Consorzio e la speranza è che dalla prossima riunione venga finalmente fuori un accordo". La Provincia resta ferma sulle sue posizioni e non intende partecipare alla riunione. "Non intendiamo fare le belle statuine", spiega il presidente Sandro Balletto, "noi volgiamo solo che siano rispettati i nostri diritti. I parchi, per legge, sono di proprietà delle Province e non è possibile che ci debbano prendere in giro in questo modo. La Regione fa tutto da sola: fa, disfa, nomina il commissario. Che allora il Parco se lo facciano loro. A queste condizioni non ho intenzione di partecipare all'incontro". Sono i Comuni di Cagliari e Quartu a gestire in due quasi il 99% dell'area umida. Il sindaco di Cagliari Emilio Floris aspetta l'incontro con Dessì. "Noi non abbiamo nessun problema. Quello che chiediamo è prima di tutto la presa d'atto che all'interno del parco vivono ottocento persone che sono trattate peggio della fauna e che devono essere messe nelle condizioni di star bene. Potrebbero diventare i custodi del Molentargius". Il sindaco non vuole fare polemiche ma aggiunge che "le presidenze dovranno essere assegnate alternativamente a Cagliari e Quartu. Questo non toglie che la legge sia fatta male. Prima di farla bisognava capire le esigenze di chi ci abita". A brevissimo il Consorzio Ramsar consegnerà i lavori di bonifica e di risanamento dell'area del futuro parco. Opere importanti che un Molentargius senza Consorzio non è in grado di salvaguardare. "Siamo di fronte ad una situazione paradossale", sostiene Vincenzo Tiana, presidente dell'associazione per il parco del Molentargius e responsabile regionale di Legambiente: "i lavori di risanamento sono quasi completati e ancora non c'è il Consorzio. Per ora c'è Conti ma serve un ente che gestisca il Parco perché assistiamo ad un continuo degrado. E' grave che Provincia e Comuni non abbiano ancora formato un Consorzio. Per fortuna rimane l'impegno della Regione a far sì che si cerchi di sistemare tutto entro tre mesi". (L'Unione Sarda)

Pesce conteso tra delfini e pescatori: "Costretti a smettere"

Golfo Aranci. Reti tranciate di netto e gravi danni, sollecitato l'intervento della Regione
Guerra per la sopravvivenza in mare


Sul pontile in legno, accanto al porto di Golfo Aranci, le barche dei pescatori sono quasi tutte attraccate. Una mattinata di magra, come del resto quasi ogni giorno da qualche anno a questa parte. Salvatore Musella controlla le reti appena tirate su e ripiegate con cura. Alcuni metri sono completamente tagliati, quasi fosse opera di una mano sadica armata di forbici affilate. "Questo è il frutto di una calata di poco più di un giorno ? spiega il pescatore ? un danno di qualche centinaio di euro". Per Musella non è una novità, sembra averci quasi fatto l'abitudine. Lo attendono due giorni a terra per disarmare e riarmare la sua rete, perché, anche questa volta, nella lotta per la sopravvivenza hanno vinto loro, i delfini. Vicino alla sua barca, il cugino sbuffa e con fare nervoso tenta di riparare il tramaglio, la rete più resistente, di color rosso, ma anche quella più costosa. Circa tre o quattrocento euro di valore. A Golfo Aranci, oramai, i pescatori rimasti sono ben pochi, i più anziani. Quelli con alle spalle una vita trascorsa remi in mano, tra le onde, a sperare nella giornata buona per portare la pagnotta a casa. Ma ora il pesce, devono contenderlo con i tursiopi. Una specie protetta, che ha scelto le acque tra il parco di Tavolara e La Maddalena, come habitat. Ma qualcosa ha spinto questi cetacei a cambiare abitudini. Da tipici predatori sono diventati ladri di pesce, quello destinato alla vendita, e soprattutto, per tirare avanti con la famiglia. "I delfini ci sono sempre stati, da quando faccio il pescatore", racconta Emilio Giacinto, settantenne, conosciuto come "Il figlio dell'americano": "Ma ora la situazione è diventata insostenibile, tant'è che quasi tutti ci stiamo spostando a largo e i giovani hanno deciso di abbandonare la pesca. Purtroppo ? lamenta ? anche con i due parchi abbiamo perso le zone migliori per pescare e, in periodi invernali, quando il pesce è scarso, dobbiamo arrangiarci con i calamari". Ognuno ricorre ai metodi più disparati per allontanare i simpatici mammiferi, senza badare a spese. Dagli ultrasuoni Pinger ai petardi. Niente da fare, i tursiopi sono furbi, curiosi e soprattutto non temono niente quando si tratta di riempire lo stomaco. "Ho acquistato degli aggeggi carissimi che mandano dei suoni ? prosegue Giacinto ? non c'è stato niente da fare. Poi ho provato con i petardi, ma da quando per due volte mi sono scoppiati in mano, ho deciso di arrendermi". Nonostante ciò, i pescatori rimasti non nutrono nessun istinto di vendetta nei confronti dei loro rivali. Anzi, come i veri uomini di mare, rispettano la loro fonte di guadagno, la preservano nella sua interezza, delfini compresi. "C'è stato un cambio brusco e veloce ? spiega Bruno Diaz Lopez, biologo e ricercatore dell'Accademia del leviatano, che ha scelto Golfo Aranci per studiare la colonia di tursiopi, l'ottava più grande in Europa. ? In due mesi abbiamo raccolto dei dati incredibili. I tursiopi hanno cambiato le loro abitudini, segno che c'è qualcosa che non va, perché questi mammiferi sono un termometro per la salute ambientale". Un cambiamento che, secondo il biologo, è dovuto ad una diminuzione della quantità di pesce nella costa. "Mi ha sconvolto soprattutto il fatto che i pescatori stiano abbandonando il golfo o che abbiano addirittura smesso di pescare". Ora gli studi del gruppo de Il Leviatano si faranno più approfonditi. A breve, infatti, verrà disegnata una carta che delimiterà le zone più a rischio per calare le reti. Dal lato politico, la rassegnazione sembra ugualmente palpabile. "Abbiamo tentato in tutti i modi di allontanare i delfini ? spiega Sergio Memmoli, sindaco di Golfo Aranci. ? Non c'è stato niente da fare. Certo, i delfini sono degli animali bellissimi, simpatici, ma purtroppo ci stanno rovinando e non possiamo fare niente per fermarli". Gli aiuti per la categoria dei pescatori, però, tardano ad arrivare. "Agli agricoltori si da tutto ? conclude Memmoli ? ai poveri pescatori, invece non danno nulla. Si rischia di far scomparire il mercato del pesce e di costringere noi sardi a dipendere anche in questo dagli altri". (L'Unione Sarda)

Soru: vincoli da cancellare, a noi il governo del territorio

Gennargentu: Forza Italia chiede l'abrogazione immediata del Parco

Renato Soru attende da Roma la data dell'incontro con Altero Matteoli. Si parla di martedì o mercoledì per un faccia a faccia nel quale il presidente della Regione sarà chiaro e netto con il ministro dell'Ambiente: "I vincoli del decreto del '98 vanno cancellati. Se sarà necessario adottarne di nuovi per difendere il territorio, sarà la Regione, saremo noi sardi a deciderlo". "Mi batterò- precisa Soru-perché tutela e gestione del territorio, parchi compresi, siano garantite dall'autonomia reigonale. L'ambiente non è solo flora e fauna. L'ambiente è fatto anche delle attività delle popolazioni che lo abitano. E' fatto del lavoro, della cultura delle popolazioni, del paesaggio che si è formato in questo intreccio. A maggior ragione in un territorio come il Gennargentu . E allora nessuno meglio della Regione, che conosce questa realtà, ha titoli per tutelarla e per gestirla". Il presidente chiederà al governo "che i vincoli vengano cancellati, perché sono imposti dallo Stato centrale. Vale quanto ho detto per l'Asinara: non è accettabile che un ministro delimiti un territorio, scelga chi lo deve gestire, scelga il direttore generale, imponga i vincoli, senza che la Regione sia messa in condizione di esercitare il potere nella gestione di un pezzo del suo territorio. Se ci saranno da difendere particolari aspetti di un territorio, saremo noi a deciderlo". Nell'attesa la richiesta al governo è quella di cancellare il decreto Ronchi, e ripartire con un Parco regionale. "Possediamo nel Gennargentu 25 mila ettari dell'Ente foreste e dell'Azienda foreste demaniali, dove pensiamo di poter creare centinaia di posti di lavoro in attività legate al valore ambientale di quel territorio, nell'ospitalità turistica, nell'educazione naturalistica, nella produzione di beni agro-alimentari legati alla natura. Nelle aree attorno a questo nucleo, chi vuole aderirà al parco regionale, ma perché vede che ci sono possibilità di sviluppo, non vincoli imposti dall'alto" . Quanto alla delicata questione della caccia, "io non sono un cacciatore- dice Renato Soru - e credo che nel giro di pochi anni la caccia non sarà un'attività socialmente accettata, come del resto anche oggi è socialmente rifiutata la caccia di certe specie animali. Però è un'attività tradizionale di quelle popolazioni, che deve potere venire esercitata in aree delimitate, e conservando le caratteristiche di un prelievo da parte degli abitanti di quel territorio. Tuttavia l'emergenza nel Nuorese e nel Gennargentu non è la caccia. L'emergenza è il lavoro e occorre guardare avanti. Non c'è motivo per alimentare tensioni". L'obiettivo è ottenere subito una svolta. Un obiettivo che, da diverse posizioni, vede impegnato anche il centrodestra. Giorgio La Spisa, presidente dei consiglieri di Forza Italia, sposa totalmente le linee di sindaci come Roberto Marceddu e Giuseppe Mesina, che pure si sono autosospesi perché vorrebbero più decisione del governo nazionale nella revoca del decreto Ronchi. Una linea che trova oggi un nuovo protagonista in Pietro Pittalis, anch'egli autosospeso da Forza Italia (si è anche dimesso da commissario della provincia di Nuoro e dall'ufficio di presidenza regionale) nell'intento di sollecitare un intervento risolutivo sulla vicenda. Pittalis si impegnò contro il decreto Ronchi in Consiglio, quando era assessore e capogruppo di FI. E ora altrettanto fa Giorgio La Spisa: "Siamo a fianco delle popolazioni e degli amministratori- spiega il capogruppo- che non hanno mai condiviso l'istituzione di un Parco calato dall'alto, figlio di una concezione del rapporto fra uomo, società e territorio estranea alla propria tradizione. A una giunta tiepida chiediamo che assuma con chiarezza posizioni serie e nette, ottenendo la revoca del decreto istitutivo. Non è il momento della polemica, ma delle scelte, che devono essere rapide e non equivoche". (L'Unione Sarda)

Onnis e Nieddu: da anni il no a quel Parco

In Parlamento

Il primo è stato, nel settembre del 2002, Francesco Onnis, deputato di An, ma pochi mesi dopo, nel marzo del 2003, fu il turno del senatore Ds Gianni Nieddu a presentare a Palazzo Madama una proposta di legge che prevedeva l'abrogazione del decreto del presidente della Repubblica che aveva istituito il Parco del Gennargentu. Un sottile filo bipartisan univa dunque uomini di partiti assai lontani. "Il testo da me presentato era condiviso da un centinaio di parlamentari, da Gianfranco Anedda a Salvatore Ladu- ricorda Onnis - ed è assurdo che non sia stato ancora approvato. Ormai è chiaro che non si può imporre quel sistema indiscriminato di vincoli, divieti ed espopriazioni confezionato a Roma e spedito nell'Isola nel dissenso totale delle popolazioni, uniche titolate a decidere come salvare e arricchire i propri tesori naturali". Onnis sfida anche lo schieramento ulivista ad approvare il provvedimento da lui presentato, che, oltre a rilevanti modifiche alla legge-quadro sui parchi, prevede espressamente l'abrogazione del decreto Ronchi. "In questa prospettiva il centro-sinistra non deve neppure rinnegare se stesso - rammenta il parlamentare di An - se è vero che il 30 aprile del '98 venne approvato in Consiglio regionale, con maggioranza di sinistra, un documento nel quale si impegnava la giunta a sollecitare dal governo la sospensione del provvedimento istitutivo del parco e ad attivare la revisione della legge 394 secondo modelli più consoni alla Sardegna, riservando la materia dei parchi alla competenza esclusiva della Regione. Non solo. Si prevedeva di rinegoziare con il governo una nuova intesa relativa alla istituzione del parco, inserendo in essa clausole di garanzia affinché le misure di salvaguardia diventassero efficaci solo dopo gli atti formali di adesione al parco delle amministrazione locali". Francesco Onnis lancia insomma l'idea di un'azione politica condivisa, bipartisan. E in questa strana vicenda dove tutti sono d'accordo ma niente si muove da sei anni a questa parte, trova il sì convinto di Gianni Nieddu, senatore proprio del Nuorese, che dalla sua casa di Orani ricorda la sua proposta di legge del 18 marzo del 2003. "Oggi è più attuale che mai - sostiene - ma già due anni fa suggerivo l'azzeramento immediato del decreto Ronchi, anche tenendo conto del fatto che niente si era mosso per l'inerzia di Governo e Regione: non erano stai nominati gli organi dell'ente, non erano stati consultati gli enti locali, non erano state neppure applicate le misure di salvaguardia del territorio. Proponevo in tempi non sospetti e propongo oggi di chiudere quel capitolo, e di ripartire con una Intesa istituzionale di programma per i territori del Golfo di Orosei e del Gennargentu. Serve un piano del ministero dell'Economia e di quello dell'Ambiente, discusso insieme a Regione ed enti locali, che preveda iniziative di sviluppo. Il Gennargentu va valorizzato attraverso un approccio corretto, che parta dalla culture locali. Le popolazioni di quell'area vivono lì da tempi ancestrali, migliaia di anni, e ci hanno trasmesso un territorio non depauperato e non degradato, segno che le attività di caccia, pastorali, di legnatico, possono convivere con la tutela dell'ambiente. Da qui occorre ripartire senza furbizie, in una Barbagia nella quale la coerenza fra parole e fatto è il valore più importante". (L'Unione Sarda)


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