Rassegna del 03 Febbraio 2005

Caccia. Alemanno: vorremmo chiudere velocemente faccenda

Evitare muro contro muro, caccia non e' da demonizzare

(dire) - roma- "vorremmo chiudere velocemente la faccenda". Lo dice, a proposito della partita sulla caccia, il ministro delle politiche agricole gianno alemanno a margine di un incontro al mipaf. Commentando l'ipotesi di un referendum anticaccia, ventilato ieri dal presidente dei verdi pecoraro scanio, alemanno aggiunge: "queste minacce non servono". D'altro canto, tiene a sottolineare in conclusione: "ci auguriamo che il parlamento possa arrivare a una larga intesa, ed evitare il muro contro muro. La caccia non e' una realta' da deminizzare, l'attivita' venatoria- conclude- fa parte della tradizione italiana e trova appoggio in una larga fetta dell'opinione pubblica".

Caccia. Arcicaccia: alemanno chiede intese ma s'atteggia a ultras

(dire) - roma- "quando si vogliono ricercare delle intese non ci si atteggia a capo degli ultras e non si avanzano proposte i cui contenuti sono la negazione di qualsiasi ipotesi di concertazione". E' questa la riposta dell'arcicaccia alle esternazioni del ministro alemanno che si augura una larga intesa in parlamento sulla proposta di legge di "controriforma della caccia". D'altronde- argomenta l'associazione dei cacciatori contraria ala riforma della legge- la "sortita del ministro alemanno appare fuori luogo e strumentale visto che sulla proposta di legge in discussione alla camera e' largo, maggioritario e motivato il fronte degli oppositori, agricoltori, ambientalisti, cacciatori responsabili, ricerca scientifica, che in piu' occasioni hanno chiesto, e non ottenuto, l'attivazione di un tavolo di confronto per esaminare correttamente l'intera materia avendo a riferimento le direttive comunitarie, le normative costituzionali, le indicazioni dell'autorita' scientifica nazionale, la relazione sullo stato di applicazione della legislazione vigente". Si e' scelta al contrario una strada "unilaterale dettata dall'esigenza elettoralistica di rispondere agli interessi della corporazione del partito dei cacciatori del quale il ministro alemanno e' primo portavoce. Su temi come quelli della caccia, per essere in sintonia con il paese, serve, invece, coesione sociale e non servono certo- conclude l'arcicaccia- iniziative di lacerazione quali sono da una parte la proposta di legge onnis/alemanno e dall'altra anacronistiche richieste referendarie".

Guerra contro gli Ogm: il parco del Vesuvio approva un documento

Il Parco Nazionale del Vesuvio dice no agli organismi geneticamente modificati (Ogm). Nella seduta di martedì scorso, infatti, il Consiglio Direttivo dell’Ente presieduto da Amilcare Troiano ha approvato un apposito ordine del giorno sugli organismi geneticamente modificati.

Nell’atto deliberato dall’Ente dell’oasi naturalistica ubicata alle falde del vulcano si chiede al Governo di assumere con urgenza tutti i provvedimenti necessari “a garantire alla biodiversità il massimo di sicurezza da contaminazioni derivanti dagli Ogm; a salvaguardare la qualità, la tipicità, le denominazioni e i marchi dei prodotti agroalimentari italiani ed ad assicurare la libertà di scelta nei consumi da parte dei cittadini e la libertà di scelta nelle produzioni da parte degli imprenditori agricoli”.
Sensibilità ambientale
"L’ordine del giorno approvato dal consiglio direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio — spiega il presidente Amilcare Troiano — nasce dalla preoccupazione legata al rischio di contaminazione che l’introduzione di organismi geneticamente modificati comporterebbe, mettendo a repentaglio la difesa della biodiversità, la certezza della genuinità e la qualità delle produzioni future".
Coordinamento con Federparchi
Il provvedimento del Parco Nazionale del Vesuvio è frutto di una specifica iniziativa sugli organismi geneticamente modificati che la Federparchi a livello nazionale sta proponendo di portare avanti a tutto il “mondo dei Parchi”, ritenuto il custode dello straordinario patrimonio della biodiversità, delle identità culturali territoriali, delle pratiche agricole plurisecolari e delle produzioni agroalimentari tradizionali e tipiche. (Il Denaro)

Parco a rischio”

Foreste Casentinesi

Un manifesto affisso alla cittadinanza firmato da Ferruccio Ferri e Flavio Foietta nella loro qualità di presidente e vicepresidente della Comunità del parco nazionale lancia l’allarme sul futuro dell’ente di salvaguardia della natura. “Dieci anni di investimenti importanti in tutto il territorio che hanno innalzato la qualità dei servizi, la riconoscibilità della qualità del territorio ed un’attrazione turistica importante. Quanto fatto e l’importante percorso svolto, viene vanificato dalla mancata nomina, da parte del Ministro dell’ambiente, del Consiglio e del Presidente del Parco ormai da più di un anno...”. La replica di Luca Bartolini, consigliere provinciale di An, non si è fatta attendere: “Da qualche giorno è affisso ai muri dei Comuni del Parco l’ennesimo campionario di facezie degno della migliore tradizione di una sinistra che, ormai allo sbando, non sapendo più a che santo votarsi, nasconde le proprie pecche dietro stantie panzane. Secondo Bartolini: la decennale attività dell’ente parco sotto la presidenza Valbonesi non ha prodotto affatto, come si dice, o meglio, come si vorrebbe fare credere, importanti risultati. La nomina del presidente, come asserisce la legge, deve essere fatta “in accordo con i presidenti delle regioni su cui insiste il parco”, come mai al recente invito del Ministro Matteoli i signori Errani e Martini, presidenti di Emilia-Romagna e Toscana, invece di andare di persona hanno mandato i loro portaborse che come si può facilmente immaginare non solo non hanno potere decisionale ma non sono stati neppure capaci di farsi ricevere? E’ evidente che se il Presidente non è stato ancora nominato la responsabilità è di chi pone continui veti ad un Ministro che crediamo abbia il dovere di indicare un uomo in linea con quella maggioranza degli Italiani che hanno votato questo Governo e con esso la sua linea politica anche sui Parchi mirata più allo sviluppo eco compatibile anzichè ai vincoli esasperati come vorrebbero lor signori”. “E’ evidente - conclude l’esponente di An - che difficoltà ai cittadini non le crea né il ministro Matteoli, né il commissario Cosentino, casomai le hanno create questi amministratori di sinistra che con la loro politica scellerata hanno determinato la fuga delle persone da questi luoghi al solo scopo di farne un proprio feudo - secondo Bartolini - da salassare”. (Corriere di Romagna)

Soru predilige un'area nazionale dentro il Parco regionale

Gennargentu, prove tecniche di intesa

Dopo aver mostrato la faccia feroce tre settimane orsono, Altero Matteoli e Renato Soru hanno inaugurato la strategia del sorriso sulla questione Gennargentu. Nelle dichiarazioni ufficiali i due (ex) duellanti tentano di far passare messaggi positivi: «Il Parco istituito nel 1998 è superato-dicono- ma ora dobbiamo studiare la strada migliore per uscire dall'emergenza». I più maliziosi sospettano che, superata l'emergenza con la chiusura della stagione venatoria, governanti nazionali e regionali prendono tempo in attesa di una soluzione ancora fantasma. Ma Soru e Matteoli giurano che non è il caso di . «Stiamo semplicemente facendo studiare ai giuristi le varie ipotesi sul tappeto-ripetono- e nel giro di qualche giorno usciremo dal riserbo». La strategia del silenzio scelta sino ad ora avrà pure i suoi pregi, ma alimenta indiscrezioni sulla reale volontà di uscire dal vicolo cieco infilato il 30 marzo del 1998 con la pubblicazione del decreto dell'allora ministro Ronchi. Fra i tanti scenari allo studio, Renato Soru preferisce la strada della creazione di un Parco regionale nei 28mila ettari già oggi governati da Azienda e Ente delle foreste. «All'interno di questo perimetro-sostiene il presidente della Giunta- si potrebbe ridisegnare il Parco nazionale, che dai 74 mila ettari previsti nel dpr del 1998 scenderebbe a una porzione ridottissima». L'area nazionale sarebbe limitata a pochi ettari, ma non sarebbe eliminata immediatamente. Ciò anche perché non è semplice cancellare un Parco nato in applicazione di una legge varata dal Parlamento. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha già spiegato al ministro Matteoli e al Governo che per varare un nuovo decreto è necessario il pronunciamento (e il voto) delle Camere. Nasce da qui l'idea di intervenire non già sulla istituzione formale dell'area protetta, ma sulla perimetrazione, limitando al minimo il Parco nazionale. «Intorno ad esso-suggerisce Soru- nascerà il Parco vero, quello della Regione. E saranno i cittadini dei 24 Comuni interessati ad avere un ruolo da protagonisti in un'area al servizio di uno sviluppo economico e occupativo fondato sull'ambiente. Ovviamente saremo noi, sarà una Regione che rivendica competenza primaria anche in materie ambientale, a stabilire limiti, divieti, vincoli se necessari. E a scegliere i presidenti dei Parchi». Un'altra ipotesi sulla quale i tecnici stanno lavorando è quella del varo di una legge che sopprima i vincoli e il Parco, come chiedono molti sindaci. Da parecchi Comuni, ad esempio da Villagrande, attraverso il sindaco Piero Cannas, viene rilanciato il no anche al Parco regionale proposto dalla Regione. «Prima di tutto- dice Cannas- va revocato il decreto istitutivo, quello del 1998, e poi va modificata la legge nazionale, la 394. Poi discuteremo». Su questa strada è impegnatissimo il sindaco di Gairo Roberto Marceddu, che chiede a tutti i primi cittadini di costituirsi in giudizio davanti al Tar, seguendo la via di Arzana, Orgosolo, Villagrande, Baunei, Seulo e Gairo. Nell'incontro fra Soru e Matteoli si è parlato anche di questa possibilità. «È evidente-puntualizza il ministro- che il Parco non può decollare se non c'è il consenso delle comunità locali. Questo l'ho detto anche al presidente Soru. Sostanzialmente anche lui è d'accordo, dovrà fare un ulteriore tentativo con i sindaci, più che legittimo, ma io resto del parere che quel parco non possa partire». Matteoli sembra dunque più orientato a tentare subito la carta del superamento dei vincoli, «anche perché-sostiene-è inutile istituire una riserva sulla carta». Dalle prove teniche di intesa si potrebbe facilmente passare a nuove divisioni, con il ministro incline a privilegiare il superamento immediato dei vincoli e Soru che preferirebbe un Parco regionale dentro il quale inglobare un ridottissimo Parco nazionale. Entrambi hanno tuttavia preso l'impegno di essere rapidi, e Matteoli appare rispettoso dell'idea di decentrare alla Regione anche i poteri sui Parchi attualmente nazionali. Il ministro mantiene il riserbo su questa aspetto, ma la richiesta di Soru di decidere anche sui presidenti dei Parchi geominerario, della Maddalena e dell'Asinara, guidati da uomini scelti dall'esponente di An, non l'ha lasciato del tutto indifferente. La partita è aperta, e anche Francesco Licheri, presidente della Provincia di Nuoro, gioca la sua carta: il riconoscimento da parte dell'Unesco del valore mondiale del Pastoralismo. Ripercorrendo la stessa strada che ha portato alla nascita del Parco geominerario, Licheri, esponente della Margherita alla guida di una giunta di centrosinistra, punta ad abbandonare la definizione stessa di Parco e a utilizzare il marchio del pastoralismo e i suoi contenuti (esempio fra i tanti il canto a tenores), come strumenti di sviluppo culturale e economico che consentano a Barbagia e Ogliastra di sconfiggere la tendenza allo spopolamento e alla perdita di importanza della pastorizia. (L'Unione Sarda)

Aree marine Coordinamento e oasi protette

Un coordinamento delle aree marine protette e dei parchi nazionali della Sardegna. Dopo averlo recentemente istituito, ieri i responsabili si sono ritrovati alla Regione per presentare l'iniziativa all'assessore all'Ambiente Tonino Dessì. Un'occasione per chiedere l'istituzione di una tavolo permanente Regione-Coordinamento e che Dessì ha accolto favorevolmente. Non solo. «Abbiamo anche affrontato temi altrettanto importanti come la vigilanza delle zone protette», ha detto il sindaco di Villasimius, Salvatore Sanna. Nel 1997 l'intesa Stato-Regione aveva previsto che fosse il Corpo forestale a vigilare nei parchi, ma quell'intesa è sempre stata di difficile attuazione. Ma proprio a Villasimius nei prossimi giorni partirà il servizio di controllo dei ranger. Ieri alla Regione si è poi discusso della situazione del demanio e delle azioni di tutela. «Perché mentre gli enti di gestione cercano di mettere in pratica una politica di salvaguardia dei compendi sabbiosi e dunali, dall'altra l'assessorato agli enti locali continua autonomamente a rilasciare concessioni a tutto spiano passando spesso sulla testa delle norme comunitarie e regionali», dice ancora Sanna. Altro punto in discussione i finanziamenti Por. I responsabili delle oasi hanno chiesto che la Regione rivolga particolare attenzione a queste zone finanziando i cosiddetti "progetti di sistema". Alla Regione è stato chiesto un impegno forte per far nascere una vera politica del mare. (L'Unione Sarda)

La nuova Chiari & Forti sul tavolo del Parco

La Giunta dell’ente ne discute stasera

«Siamo aperti al confronto ma siamo anche rigorosi. Noi abbiamo un Piano ambientale del Sile e le sue norme di attuazione che costituiscono la bussola che ci guida ogni volta in cui siamo chiamati a esprimere un parere su interventi che ricadono nel nostro ambito di competenza. Ogni altra considerazione appartiene al campo della politica e non ci riguarda». Questo è il messaggio che manda il presidente del Parco del Sile, Antonio Confortin, a poche ore dalla riunione della sua Giunta. E, anche se l'esecutivo dell'Ente non ha in agenda il Piano di riqualificazione dell'area della Chiari & Forti, è scontato che questa sera il presidente ne discuterà con i suoi collaboratori. «Fermo restando - puntualizza Confortin - che fino ad ora non abbiamo ricevuto ufficialmente il nuovo progetto e che, di conseguenza, solo quando avremo in mano tutta la documentazione, potremo avviare il confronto vero e proprio».
Che sarà impostato in modo rigoroso, fa capire il presidente, ma senza pregiudiziali. Un messaggio,questo, forse spedito a quei protagonisti del dibattito pubblico organizzato lunedì a Silea dal gruppo di opposizione "Sileadomani" che si sono sostituiti al Parco del Sile nel giudicare il nuovo Piano incompatibile.
Ma il rigore devono attenderselo dall'Ente parco anche Giulio Malgara e deve attenderselo soprattutto il progettista del nuovo Piano di riqualificazione, Michele Rizzon: «Al quale voglio ricordare - dice Confortin - che abbiamo bocciato il primo progetto perchè non era rispettoso del Sile. E con il quale vogliamo discutere approfonditamente della nuova ipotesi, che si avvicina certamente a quella dell'architetto Botta, che a noi piaceva, ma che ancora non conosciamo nei dettagli». (Il Gazzettino)

Quasi ultimati i collaudi dell'edificio nobiliare di proprietà del Parco dell'Etna

Villa Manganelli, la rinascita

Stanno per essere ultimate le procedure di collaudo, dopo il restauro tecnico voluto dal Parco dell'Etna, di Villa Magnanelli, lo splendido edificio nobiliare risalente al primo decennio del '900, che fu la residenza, a Sarro, della famiglia Paternò-Manganelli.
La villa, conosciuta nella piccola frazione di Zafferana Etnea come «feudo», si trova al centro di un grande parco verde e rappresenta, insieme al monastero di San Nicolò a Nicolosi (anch'esso di proprietà del Parco dell'Etna che ne ha curato il restauro per farne la propria futura sede) l'unico «bene monumentale» sottoposto a vincolo della Soprintendenza ai Beni culturali ed Ambientali di Catania, che rientra nel territorio dell'area protetta. L'Ente Parco ne è divenuto proprietario in un momento di declino dello storico edificio, che dopo i fasti dell'epoca in cui fu residenza nobiliare, era stato trasformato in luogo per accogliere le colonie estive ed, infine, totalmente abbandonato.
Poi è venuto il lungo e complesso restauro strutturale e architettonico, voluto dal Parco per restituire alla collettività un patrimonio di grande pregio culturale e storico da destinare, ma su questo punto non vi è ancora una precisa indicazione, a Centro studi e divulgazione.
I lavori di ristrutturazione hanno riguardato il consolidamento statico, per cui oggi l'edificio è conforme alle normative antisismiche, ma anche il recupero architettonico della villa, restituita al suo austero aspetto originario grazie all'eliminazione di aggiunte in contrasto con l'originaria architettura (come le scale esterne e i servizi igienici che erano stati addossati alla parte posteriore dell'edificio).
Curato anche il recupero degli aspetti architettonici interni (pavimentazione liberty, alloggiamenti delle stufe). Rimessi a nuovo anche gli impianti (elettrico, idrico, di riscaldamento, antincendio, fognario) con un occhio al risparmio energetico ed idrico. L'edificio su tre piani, dispone ai primi due, di ampie sale e di un alloggio del custode mentre al terzo piano vi è una foresteria che può ospitare fino a sedici posti letto. Completato il restauro dell'edificio, attende adesso di essere recuperato anche lo splendido parco che lo circonda: nel corso del 2005, infatti, il Parco avvierà la procedura per appaltare gli interventi di sistemazione del giardino e per la realizzazione di un parcheggio su via Sparavita. (La Sicilia)


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