Rassegna del 10 Febbraio 2005

Regione-Consorzio, intesa per il parco

Monte Arci

Il parco regionale del Monte Arci sarà presto una realtà per le popolazioni ed i territori della Marmilla e di alcuni comuni del Campidano. Ed arriverà fra qualche settimana anche l'assessore regionale all'Ambiente Tonino Dessì a siglare un protocollo d'intesa con il Consorzio del Parco che dichiarerà la volontà comune della Regione e di undici amministrazioni per la nascita dell'oasi naturale. Insomma, un importante passo avanti per l'istituzione del parco regionale scaturito dall'incontro di lunedì mattina a Cagliari fra l'assessore Dessì e gli amministratori del Consorzio del Monte Arci, guidati dal presidente Renzo Ibba, alla presenza del rappresentante di Legambiente per la Sardegna Vincenzo Tiana e del coordinatore del progetto di piano di gestione del parco Giuseppe Scanu. Insomma, si parla tanto della polemica relativa al parco del Gennargentu, un parco non voluto dalle popolazioni e che ha rischiato di provocare un duro conflitto istituzionale anche fra Regione e Governo, mentre in Marmilla esiste un parco voluto dalla gente e pronto al decollo. Manca solo la legge istitutiva, che invece il Gennargentu, a malincuore un po' per tutti, può vantare. Finalmente qualcosa si muove per il secondo complesso montano dell'oristanese. Il parco del Monte Arci ha il benestare dell'assessore Dessì e del presidente della Regione Renato Soru. «Nell'incontro di lunedì l'assessore ha valutato positivamente il lavoro fatto dal Consorzio del Parco in questi anni - riferisce il presidente del Consorzio Renzo Ibba - e le opere realizzate negli undici comuni grazie ai finanziamenti regionali, ma soprattutto gli ultimi risultati raggiunti con il piano di gestione, condiviso dalle amministrazioni e nato da un confronto partito dal basso». Pensieri in perfetta linea fatte con le dichiarazioni di Dessì. «Basta con le decisioni verticistiche, i parchi vanno istituiti con il consenso della gente e del territorio», ha sottolineato l'assessore regionale all'Ambiente. Per il Parco del Monte Arci è stato fatto proprio questo. Un esempio per tutti la questione della caccia. «Nove anni fa anche da noi hanno provato con direttive cadute dall'alto ma il tentativo maldestro è fallito», ricorda Ibba. Il presidente si riferisce anche al divieto di caccia. Il Consorzio, di recente, dopo una serie di riunioni con "le doppiette" del territorio, ha raggiunto un accordo con i cacciatori del Monte Arci. Il parco regionale, secondo quanto previsto dal piano di gestione, sarà diviso in una "corearea", un terzo dei 15.350 ettari del parco, che custodirà le specie animali e vegetali del Monte Arci, naturalmente off-limits per i cacciatori. Doppiette libere invece nell'area "cuscinetto", successiva alla corearea. Come dire, per il parco regionale del Monte Arci non ci sarebbe più alcun ostacolo, se non la legge istitutiva. Certi anche nuovi finanziamenti; «l'assessore Dessì ha garantito che nuovi fondi arriveranno prima nelle aree protette già attivate dalla nuova finanziaria e dai prossimi Por», aggiunge Ibba. Gli undici comuni aspettano dunque l'assessore Dessì. Il parco regionale non sembra più un sogno lontano. (L'Unione Sarda)

Parchi regionali, la Giunta vuole affidarli a un commissario straordinario

Audizione dell'assessore in commissione Agricoltura

Parchi sì, ma con il coinvolgimento delle amministrazioni del territorio, e con la garanzia di un razionale utilizzo delle risorse ambientali. Lo ha detto ieri in commissione Agricoltura l'assessore all'Ambiente, Tonino Dessì, illustrando il disegno di legge della Giunta sulla «gestione straordinaria dei parchi e delle riserve naturali istituite con legge regionale». Dessì ha annunciato che, tra pochi mesi, decollerà il Parco di Molentargius «Quartu e Quartucciu stanno per approvare la bozza per la costituzione del comitato di gestione, da Cagliari è già arrivato parere favorevole, la Provincia ? anche se solo ufficiosamente ? si è detta d'accordo». Anche i lavori del Consorzio Ramsar sono in dirittura d'arrivo, quindi a breve l'area umida sarà riconsegnata alla Regione. Proprio ricordando l'esperienza del Molentargius, Dessì ha spiegato ai commissari che nel disegno di legge è prevista la nomina di un commissario straordinario. «È uno strumento cautelare - ha detto l'assessore - perché parchi e riserve, una volta istituiti, devono funzionare, da subito, nel modo migliore. La normativa non sarà applicabile nei parchi dei quali da tempo si discute e che non sono ancora decollati, per contrasti e malintesi che possono, e devono, essere assolutamente superati e risolti». Il testo prevede che «in presenza di situazioni straordinarie ed eccezionali, che possono riguardare l'assenza dell'organismo di gestione, l'inerzia, il grave pericolo di danno ambientale, gravi violazioni di legge, la Regione può nominare un commissario, scelto tra i dirigenti dell'amministrazione e degli enti regionali, in possesso di capacità adeguate alle funzioni da svolgere». Sul disegno di legge i commissari si sono dichiarati d'accordo, mentre ? come annunciato dall'assessore ? spetta ora al Consiglio esprimersi rapidamente sulla norma di garanzia. Dessì ha confermato anche che l'assessorato intende aprire, in tempi ragionevoli, i quasi 220 mila ettari di proprieta' dell'Azienda foreste demaniali, trasformandoli in parchi e riserve. «Si tratta di una grande opportunità di sviluppo per molte zone dell'isola, una importante occasione per valorizzare le attivita' produttive di coloro che in quei compendi operano e vivono». (L'Unione Sarda)

«Pessimo modo di iniziare la campagna elettorale»

PORTO TOLLE Accuse in un volantino per l’ingresso nel Parco del Delta e su altre tematiche locali. Il sindaco:
Antiparco: vincoli superati. Finotti: sono buffonate


Violentissimno attacco del "Comitato cittadino" di Porto Tolle al sindaco Silvano Finotti e alla sua Giunta di centrosinistra. Lo ha sferrato con un volantino cominciando, non per caso, dal Parco del Delta del Po, da sempre contestato dal comitato stesso. «È fatta - scrive il comitato -. Ci sono i nomi dei designati dall'amministrazione di Porto Tolle ad entrare nel grande baraccone dell'ente Parco. Si tratta di Luigi Pizzo e Silvana Mantovani, il primo di Rifondazione comunista». «Comunque vada - continua - si tratta di pessime manovre che qualificano in maniera esaustiva il modo di fare politica di chi la compie». «Se pure abbiamo più volte temuto questa sciagurata azione - continua - non avremmo mai creduto possibile che persone votate per fare il bene di Porto Tolle, arrivassero a svendere il nostro territorio calpestando dieci anni di storia, fatta di grandi manifestazioni, petizioni popolari, ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato». Poi l'attacco a Finotti: «Chissà se ricorda gli impegni presi con i cittadini. Dove sono finiti i "colonnelli" del nuovo corso dei Ds? Hanno scordato quando dicevano che per entrare nel parco era indispensabile che presidente e sede andassero al Comune di Porto Tolle? O si trattava solo di tatticismo per tacitare qualche sedicente oppositore?». Il Comitato descrive poi le gravi problematiche lasciate irrisolte con conseguenze negative per molti anni: Enel, pesca e zuccherificio».
Immediata la risposta del sindaco Finotti. «Le buffonate scritte dal Comitato cittadino - dice - ben si addicono al clima carnevalesco appena passato: non solo è irriverente e non rispettoso delle persone ma rappresenta un vero e proprio proclama che richiama alla mente altri luoghi ed altri momenti della recente storia, poco felici e molto lontani da noi». «I problemi di cui il comitato parla, esistono da tempo - continua il sindaco - prima della penultima amministrazione da loro appoggiata e purtroppo anche più grandi, dopo la loro caduta. Non hanno fatto alcunchè per risolvere queste questioni ed oggi pretendono di gridare allo scandalo per ciò che questa amministrazione sta cercando di fare». Il sindaco Finotti difende poi le scelte fatte a proposito dell'ente Parco ed afferma di «non vedere alcun collegamento tra i vincoli del Piano d'area e le persone designate a rappresentare il Comune all'interno dell'ente, se non uno squallido tentativo di denigrare questi amministratori insinuando cose che fanno dedurre come questo comitato molto più informato di quanto non dica di essere». «A proposito dello zuccherificio - afferma Finotti - il comitato parla senza alcuna cognizione di causa, gettando fango su tutti dopo che loro stessi non sono riusciti a dare un futuro a tale arca». «Se il comitato si sta preparando con una propria lista alle prossime amministrative regionali - conclude il sindaco - credo abbia iniziato nei peggiori dei modi la propria campagna elettorale». (Il Gazzettino)

L'Ente Parco quasi autonomo

COLLI EUGANEI Dopo la rivoluzione in Consiglio cambia lo status dei dipendenti

Dopo la modifica della composizione dell'assemblea del Parco dei Colli Euganei che passa da 51 a 21, cambia anche lo status dei dipendenti. Pur restando un Ente cosiddetto strumentale della Regione, il Parco potrà definire con l'avallo della Regione la propria pianta organica. In tal modo potrà bandire direttamente i concorsi pubblici per l'assunzione di personale. Il contratto di lavoro dei dipendenti sarà quello dei dipendenti regionali. I componenti dell'esecutivo potranno essere scelti anche tra persone esterne ai componenti dell'assemblea del Parco.
«Si tratta di una rivoluzione copernicana per l'Ente - ha detto Barbara Degani consigliere regionale di Forza Italia - che acquista autonomia e una miglior funzionalità nei progressi di gestione e di pianificazione delle attività. Una struttura snella e non appesantita dai rappresentanti politici che finivano per ingessarne l'attività».
Spiega l'assessore provinciale Domenico Riolfatto: «Il consiglio regionale ha chiuso in bellezza la legislatura e credo che la nuova norma segni finalmente il punto di svolta per lo sviluppo dell'area protetta degli Euganei».
Paolo De Marchi, presidente regionale dei Verdi lancia, invece, un grido d'allarme sull'introduzione della nuova legge: «I nemici del Parco, dopo averlo osteggiato per anni, dopo averlo occupato forzando in ogni modo sui vincoli e sulle tutele per fare gli interessi speculativi e fondiari di gruppi di pressione e di potere, dopo aver spostato il cuore del problema sul Consiglio, ora segnano un importante punto a loro favore».
E conclude: «È gravissimo che questo passaggio non sia stato compreso da quella parte del centro sinistra retto da amministrazioni di centro sinistra. Altrettanto grave è non aver ascoltato le obiezioni delle associazioni ambientaliste e dei Verdi che hanno fino all'ultimo segnalato il rischio che si correva». (Il Gazzettino)

Pollino, stipendi agli ex «lsu»?

Oggi un incontro decisivo tra Regione e ente Parco

Si preannuncia decisiva la giornata di oggi ai fini del pagamento degli stipendi arretrati ai 331 lavoratori ex Lsu del Pollino che ormai dal mese di ottobre 2004 non percepiscono un euro. Stamani, infatti, è previsto un incontro tra il responsabile del Dipartimento ambiente della Regione e il consulente dell'Ente parco del Pollino per sbloccare tale situazione. Inoltre il Presidente del Parco Francesco Fino si è impegnato a convocare sempre per la prossima settimana Italia Lavoro per definire il nuovo assetto progettuale in merito alla prosecuzione delle attivita fino al 2006. Queste in sostanza le risultanze dell'incontro che si è tenuto ieri mattina nella sede del Parco a Rotonda tra il Presidente dell'ente, Cgil, Cisl e Uil di Basilicata e Calabria. «Mancavano le due Regioni», sottolinea Matteo Mosca della Filcams Cgil. Una riunione dai toni abbastanza vivaci. Per adesso comunque non si prevedono proteste clamorose da parte dei lavoratori. Ma i sindacati, come riferisce lo stesso Mosca hanno dato 10 giorni di tempo «per definire le nuove coordinate del progetto e trovare i soldi per pagare i lavoratori altrimenti la tensione potrebbe sfociare in azioni dimostrative eclatanti. I soldi per pagare i lavoratori - continua il rappresentante sindacale - circa 1 e 600mila euro erano già stati stornati da un capitolo ad un altro del bilancio del Parco per pagare le fatture alla società che ha in carico i 331 lavoratori. C'è anche l'autorizzazione del Ministero ma manca quella della Regione che dovrebbe arrivare con l'incontro di oggi. Infine - conclude Mosca - abbiamo chiesto al presidente del Parco maggiore determinazione per dare finalmente una svolta ad una situazione che ormai non è più sostenibile». (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Pavia

Sono già quasi 300 i campioni di semi di specie rare della flora lombarda conservati nella «Lombardy Seed Bank» inaugurata ieri a Pavia, all’Orto Botanico dell’Università. La struttura, realizzata su modello della Millennium Seed Bank di Londra, è stata voluta dal Centro per la tutela della Flora Autoctona della Regione Lombardia, con sede nel Parco del Monte Barro. A Galbiate, invece, c’è la sede amministrativa, con lo stoccaggio definitivo dei semi e l’accesso al pubblico. Al centro di orto-florovivaismo della Fondazione Minoprio verranno riprodotte anche le piante per i recuperi ambientali. (Corriere della Sera)

Tra breve "operativo" il parco di Molentargius

Tra pochi mesi sarà risolta l´annosa questione del Parco di Molentargius. Quartu e Quartucciu stanno per approvare la bozza predisposta dalla Regione per la costituzione del comitato di gestione del parco

I parchi? Una grande risorsa, anche perché permettono un´interessante valorizzazione delle produzioni locali. «Ma i parchi si fanno con chi li vuole, coinvolgendo nella loro gestione gli enti locali, garantendo un razionale utilizzo delle risorse ambientali (anche la caccia, quindi, seppur con le necessarie limitazioni)». Spesso, però, dall´istituzione del parco regionale alla costituzione degli organismi di gestione i tempi sono lunghissimi, col rischio di vanificare gli sforzi finanziari fatti, di scontentare le popolazioni, di alimentare speranze ed attese che non diventano realtà.
Qualcosa, comunque, almeno nel sentire comune, sembra sia cambiata e l´assessore della Difesa dell´Ambiente, Tonino Dessì, illustrando alla Quinta commissione permanente del Consiglio regionale, Agricoltura ed Ambiente, il disegno di legge predisposto dalla Giunta in materia di «gestione straordinaria dei parchi e delle riserve naturali istituite con legge regionale», ha confermato che «le amministrazioni locali sono più attente alla gestione del patrimonio ambientale isolano».
Tra pochi mesi, ad esempio, sarà risolta l´annosa questione del Parco di Molentargius. Quartu e Quartucciu stanno per approvare la bozza predisposta dalla Regione per la costituzione del comitato di gestione del parco, la commissione competente del comune di Cagliari si è espressa in modo positivo, Selargius è, a sua volta, favorevole e la Provincia, per ora ufficiosamente, è d´accordo sulla proposta regionale. «Tra pochi mesi, quindi, quando i lavori del Consorzio Ramsar saranno completati e la vasta area umida sarà riconsegnata alla Regione, potrebbe essere finalmente possibile farne decollare la gestione».
Un buon risultato, atteso da tempo, ma per evitare «qualche pericoloso vuoto di potere, la Giunta ha predisposto questo disegno di legge, un provvedimento di garanzia, per permettere la nomina di un commissario straordinario col compito di arrivare, in pochi mesi, alla gestione ordinaria dei parchi e delle riserve regionali».
Uno «strumento cautelare», quindi, «perché parchi e riserve, una volta istituiti, devono funzionare, da subito, nel modo migliore». Uno strumento “non applicabile" nei parchi dei quali da tempo si discute e che non sono ancora decollati, per contrasti e malintesi che possono, e devono, essere assolutamente superati e risolti.
Si parla da anni del parco del Sulcis, di quello di Monte Arci, della valorizzazione di altre importanti aree naturali, ma "il sistema dei parchi regionali" stenta a decollare. «Faremo i parchi dove lo chiederanno», ha spiegato Tonino Dessì, anche perché i parchi «saranno decisi» dai comuni o dai consorzi di comuni e gli enti locali saranno chiamati a gestirli. (Alguer)

Il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi: per la Margherita aretina crescita e sviluppo

Il livello di guardia è già abbondantemente superato, a proposito del rilancio del Parco nazionale; l’immobilismo delle decisioni nazionali rischia di far tornare indietro di tanti anni il proficuo lavoro che amministratori, funzionari, organi direttivi e operatori di settore avevano trasfuso nel decollo del Parco come volano turistico ambientale per il Casentino, una delle più belle e vivibili vallate d’Italia, e per l’intera provincia di Arezzo. Lo stato di noncuranza e di sottovalutazione per le sue potenzialità continua a pervadere il livello nazionale e le due regioni interessate geograficamente alle aree protette. Si è perso, ultimamente, quello slancio originario che aveva portato più di venti milioni di euro per i territori casentinesi; il tutto, oggi, è corredato da una eccessiva burocratizzazione che sembra “avvelenare “ la funzionalità del Parco, di pari passo ai tagli indiscriminati per la promozione turistico ambientale, per l’agibilità dei centri visita, per quell’educazione e progettualità ambientali che sono, ad avviso della MARGHERITA, autentici punti di forza per una sua organica crescita. Il partito di “ Democrazia è Libertà “ mette in risalto il grave deficit che deriva da una mancata programmazione e dalla completa mancanza di legami reali con il territorio, permanendo da una parte l’assenza di responsabilità dirigenziali e dall’altra di una rappresentanza istituzionale dei popoli delle terre casentinesi.
Per la MARGHERITA aretina è indifferibile la nomina del Direttivo del Parco e, conseguentemente, del suo Direttore. Stupisce la “ lentezza “ degli organi regionali e per questo la Margherita aretina chiede un impegno speciale al Consiglio regionale della Toscana e anche a quello emiliano per rimuovere gli ostacoli al rilancio di un Parco Nazionale che nacque sotto i migliori auspici di collaborazione tra le due Regioni, il Ministero e le Province interessate. In tempi in cui la proposta turistica si è fatta globale, in cui i percorsi spirituali, ambientali e della tipicità dei prodotti, sono la nuova frontiera del turismo internazionale, l’assenza di una proposta promozionale organica che ponga il Parco nazionale come pacchetto turistico di punta per la Provincia aretina rischia d’incidere ancor più negativamente sulla sviluppo dell’offerta turistica aretina e ci appare come una grave omissione.
La MARGHERITA aretina propone un’alleanza speciale tra enti, partiti, associazioni, sindacati, categorie, per rimuovere lo stato d’immobilismo nello sviluppo e potenzialità del Parco. Ci piace mettere invece in risalto il senso di responsabilità dei funzionari e operatori dell’ente da sempre impegnati con spirito di servizio seppur limitati dai continui tagli alle risorse e da una caduta di prospettive di sviluppo credibile.
La MARGHERITA provinciale propone che venga fatto un monitoraggio complessivo di tutte le risorse economiche d’area per collegarle ad un unico pino di sviluppo per il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, senza inutili divisioni e frammentazioni, rifuggendo da dannosi particolarismi. Oggi più che mai il turismo aretino, quello toscano, quello nazionale, hanno bisogno di un Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in crescita e sviluppo. (Arezzo News)


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