Rassegna del 11 Febbraio 2005

Emilia romagna: via libera regione a nuova legge parchi

(ASCA) - Il consiglio regionale dell'Emilia Romagna ha approvato il progetto di legge in materia di parchi, ''Disciplina della formazione e della gestione del sistema regionale delle aree naturali protette e dei siti della rete natura 2000''. Sottolinea con soddisfazione Gian Carlo Muzzarelli, presidente della commissione 'Territorio Ambiente Infrastrutture' del Consiglio: ''Abbiamo confermato l'impianto gestionale della legge 11 del 1988, 'Disciplina dei parchi regionali e delle riserve naturali', valorizzando maggiormente il protagonismo e la partecipazione dei cittadini, dei residenti nelle aree dei parchi, degli agricoltori e delle associazioni del mondo ambientale e venatorio. La consapevolezza che il patrimonio naturale rappresenta una risorsa fondamentale della Regione, ed un valore prezioso, e' ormai radicata; la legge che abbiamo approvato nasce da questa idea, e da' nuove opportunita' di valorizzazione del territorio e di qualificazione delle attivita' che si svolgono al suo interno. Penso ad esempio alla nuova Consulta, che garantisce la preziosa partecipazione dei cittadini emiliano-romagnoli alla vita dei Parchi, e in particolare di tutti i portatori di interessi, mentre l'ampliamento delle tipologie di aree protette, e la possibilita' di svolgere al loro interno attivita' economiche collegate, sono conseguenze a vantaggio tanto del sistema ambientale, tutelato con maggiore efficacia, quanto dello sviluppo socio-economico delle imprese, che trovano un importante valore aggiunto nel rispetto dell'ambiente''. Spiega Muzzarelli: ''Proseguiamo a valorizzare le aree piu' pregiate del nostro territorio regionale, nella ferma convinzione che oggi l'ambiente e' un opportunita' per tutti. Le imprese che devono competere sul mercato hanno un alleato formidabile nel 'marchio ambientale', ed i cittadini hanno piu' possibilita' di impiego. L'approvazione definitiva della legge e' un ulteriore passo in avanti della Regione Emilia-Romagna nelle politiche di sviluppo sostenibile. Il territorio tutelato, attraverso le aree protette ed i siti della rete 'Natura 2000', e' superiore a 278.000 ettari, una superficie pari al 12,6% dell'intero territorio emiliano-romagnolo. La legge che abbiamo approvato oggi risponde alle esigenze complesse di un territorio eterogeneo, ma ricco di aree verdi: in Emilia-Romagna sono presenti 2 parchi nazionali, 13 regionali, 13 riserve naturali, 48 aree di riequilibrio ecologico, 113 pSIC (proposti siti di importanza comunitaria) ed infine 61 ZPS (zone di protezione speciale)''.

E-R; parchi; Tampieri,legge ad alto livello europeo

(ANSA) - ''Se la natura avesse voce, nelle cose umane, direbbe che questo e' un buon giorno''. Questo il commento dell'assessore regionale all'agricoltura e all'ambiente Guido Tampieri all' approvazione della nuova legge sulle aree protette. ''La legge regionale che tutela le aree protette dell'Emilia-Romagna - continua Tampieri - si colloca ai livelli piu' alti dell'esperienza europea sul piano dell'approccio scientifico e normativo. Completa e perfeziona una legge gia' buona, della quale rappresenta la naturale evoluzione e conferisce all'insieme delle realta' originali che compongono il ricco mosaico della 'Rete Natura 2000' il carattere di un sistema organico e relazionante. Ne trarranno beneficio gli enti di gestione, che vedono accresciuta responsabilita' e autonomia, le politiche faunistiche che trovano nei collegamenti tra le aree naturali possibilita' espressive di piu' alto rilievo scientifico e le azioni di valorizzazione che trarranno beneficio da una rappresentazione d'assieme delle ricchezze naturali. Quello che rileva e' che si rafforza, senza indebolire l'azione di tutela, la partecipazione responsabile degli abitanti dei territori interessati dai parchi ed in particolare degli agricoltori, sui cui terreni prendono corpo, giorno dopo giorno, le condizioni concrete che sorreggono i nuovi equilibri ecologici. La loro condivisione degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che e', oggi, in sintonia con le domande sociali ed alla portata delle acquisizioni tecniche, rappresenta un fattore importante per la difesa e l'allargamento delle conquiste ambientali realizzate in questi anni. L'interesse generale alla preservazione della natura, l'interesse dei consumatori ad avere alimenti sicuri, l'interesse degli agricoltori a vedersi riconosciuto un reddito adeguato possono trovare, a partire dai parchi, una ricomposizione di rilievo storico''. ''Voglio ringraziare - conclude l' assessore - le associazioni ambientaliste e le organizzazioni agricole per l'onesto contributo critico che hanno dato al perfezionamento del testo di legge. Il dialogo che si e' instaurato tra esse, prima ancora che con la Regione, e' espressione di una maturita' dialettica che non potra' produrre che bene per le politiche ambientali dei prossimi anni''.

«Il Parco? Esiste già da millenni»

Gennargentu - La difesa dell'istituzione può partire solo dal consenso delle popolazioni residenti

Il Parco del Gennargentu? Esiste da secoli, per non dire da millenni. E i sardi sono da sempre stati i suoi migliori custodi. Nicola Corria, orgolese purosangue, assessore provinciale alla Programmazione si lamenta di un dibattito che si trascina stancamente senza che emergano proposte nuove. A parte quella del riconoscimento del Pastoralismo come bene dell'Umanità a cui sembra ben determinata l'Unesco. Qual'è quindi l'approccio corretto? «Va sgomberato il campo dalle macerie se si vuole costruire qualcosa di buono. Condivido la richiesta di revoca del decreto istitutivo del Parco, votata dal Consiglio regionale, con una deliberazione che segue la netta e unanime presa di posizione dei sindaci riuniti a Orgosolo il 5 gennaio scorso, insieme ai presidenti delle Comunità montane e al presidente della Provincia». Hanno influito in qualche modo le proteste dei cacciatori? No, conseguenza della non difendibilità del decreto Ronchi. Per due motivi. La formulazione del decreto contiene una palese lesione di democrazia, posto che la perimetrazione ha previsto l'inclusione forzosa del territorio di diversi Comuni contrari all'istituzione, contravvenendo così al solenne patto di libera adesione. Inoltre perché lo stesso è figlio dell'impostazione centralistica della legge sui parchi. Se si esamina la legislazione degli altri Stati europei ci si rende conto che la gestione è sempre delegata agli attori locali: è il caso della Germania e dell'Inghilterra. Il sillogismo parco nazionale, gestione statale, è solo italiano e diventa sempre più stridente con l'affermarsi dei principi del federalismo. La rivendicazione del Presidente Soru è al riguardo sacrosanta. Qual'è la proposta che parte dal territorio? «Con efficace sintesi, nel documento firmato il 5 gennaio a Orgosolo, i sindaci scrivono che "il modello rappresentato dal Parco Nazionale del Gennargentu è inadeguato alla gestione dello sviluppo del territorio caratterizzato come paesaggio culturale e non solo come paesaggio ambientale". Nel territorio del Gennargentu, pubblico per la quasi totalità (95 per cento), sopravvivono modelli di gestione antichissimi. Perché guardare a questi istituti, per esempio agli usi civici, richiamati da Dario Capelli in un interessante articolo di qualche giorno fà, come quelli ingiustamente considerati un "barbarico relitto" di cui vergognarci? Non è forse vero che alcune produzioni agrozootecniche, insediate in questo territorio, bollate fino ad ieri come retrograde, risultano oggi in linea con i dettemi della nuova politica agraria comunitaria, perché rispondenti ai requisiti di sanità, salubrità e qualità. La proposta della Provincia per il riconoscimento del Pastoralismo, come si colloca in questo contesto? L'approdo della Provincia al Pastoralismo è conseguente alla volontà di misurarsi con questa complessità. La richiesta all'Unesco per il riconoscimento del canto a tenore, emblema fascinoso della civiltà pastorale, quale componente del patrimonio intangibile dell'Umanità, segnala, a livello più alto, l'esigenza di tutela e valorizzazione di un mondo in cui la componente ambientale è parte non secondaria, ma non esclusiva. Questo percorso è, tra l'altro, confortato da esperienze significative. I programmi dell'Unione Europea segnalano che la strada vincente è quella di combinare la tutela con il coinvolgimento degli attori locali e con l'attivazione di processi di sviluppo nel territorio». Ma c'è il problema delle risorse... «I problemi sono più di uno: il primo è legato ai trasferimenti diretti finalizzati alla gestione ordinaria del Parco. La stretta finanziaria riservata agli enti locali, perfino sui servizi essenziali, non consente facili ottimismi. Lo stesso problema della vigilanza, che viene indicato come settore in grado di assicurare nuove buste paga, è già oggi abbondantemente coperto dal personale del corpo forestale. Si può certo pensare all'avvio di importanti progetti di ricerca e tutela, con riferimento alle risorse dell'Unione Europea, ma teniamo conto che, coincidendo il Parco con l'area Sic (Siti di Interesse Comunitario), gli stessi potrebbero essere attivati comunque. La seconda possibilità è legata ai contributi per le attività produttive. Su questo tema è stato alimentato un ottimismo che non trova riscontro con le limitazioni previste dalla legge sui parchi, che prevede incentivazion riservate esclusivamente alle attività all'interno del perimetro del Parco». E il problema dei vincoli? «L'approccio dell'Unesco, con riferimento a realtà diversissime, è giusto ribaltato, non si impongono vincoli dall'alto, ma si pretende che le candidature siano corredate da un piano di tutela. Paradossalmente, per il nostro territorio, le preoccupazioni più grosse non riguardano il patrimonio ambientale, sottoposto comunque a norme di tutela, ma l'ambito economico sociale investito da una crisi acutissima». (L'Unione Sarda)

Una legge “straordinaria” per i Parchi

Sardegna

Il disegno di legge sulla gestione straordinaria dei parchi regionali esaminato dalla Quinta commissione. Il testo prevede che “in presenza di situazioni straordinarie ed eccezionali, che possono riguardare l’assenza dell’organismo di gestione, l’inerzia, il grave pericolo di danno ambientale, gravi violazioni di legge” la Regione possa nominare un commissario straordinario. Tra breve sarà “operativo” il parco di Molentargius.


CAGLIARI - I parchi sono una grande risorsa, anche perché permettono un’interessante valorizzazione delle produzioni locali. “Ma i parchi si fanno con chi li vuole, coinvolgendo nella loro gestione gli enti locali, garantendo un razionale utilizzo delle risorse ambientali (anche la caccia, quindi, seppur con le necessarie limitazioni)“. Spesso, però, dall’istituzione del parco regionale alla costituzione degli organismi di gestione i tempi sono lunghissimi, col rischio di vanificare gli sforzi finanziari fatti, di scontentare le popolazioni, di alimentare speranze ed attese che non diventano realtà. Qualcosa, comunque, almeno nel sentire comune, sembra sia cambiata e l’assessore della Difesa dell’Ambiente, Tonino Dessì, illustrando alla Quinta commissione permanente del Consiglio regionale, Agricoltura ed Ambiente, il disegno di legge predisposto dalla Giunta in materia di “gestione straordinaria dei parchi e delle riserve naturali istituite con legge regionale”, ha confermato che “le amministrazioni locali sono più attente alla gestione del patrimonio ambientale isolano”.
Tra pochi mesi, ad esempio, sarà risolta l’annosa questione del Parco di Molentargius. Quartu e Quartucciu stanno per approvare la bozza predisposta dalla Regione per la costituzione del comitato di gestione del parco, la commissione competente del comune di Cagliari si è espressa in modo positivo, Selargius è, a sua volta, favorevole e la Provincia, per ora ufficiosamente, è d’accordo sulla proposta regionale. “Tra pochi mesi, quindi, quando i lavori del Consorzio Ramsar saranno completati e la vasta area umida sarà riconsegnata alla Regione, potrebbe essere finalmente possibile farne decollare la gestione”. Un buon risultato, atteso da tempo, ma per evitare “qualche pericoloso vuoto di potere, la Giunta ha predisposto questo disegno di legge, un provvedimento di garanzia, per permettere la nomina di un commissario straordinario col compito di arrivare, in pochi mesi, alla gestione ordinaria dei parchi e delle riserve regionali”.
Uno “strumento cautelare”, quindi, “perché parchi e riserve, una volta istituiti, devono funzionare, da subito, nel modo migliore”. Uno strumento “non applicabile” nei parchi dei quali da tempo si discute e che non sono ancora decollati, per contrasti e malintesi che possono, e devono, essere assolutamente superati e risolti. Si parla da anni del parco del Sulcis, di quello di Monte Arci, della valorizzazione di altre importanti aree naturali, ma “il sistema dei parchi regionali” stenta a decollare. “Faremo i parchi dove lo chiederanno”, ha spiegato Tonino Dessì, anche perché i parchi “saranno decisi” dai comuni o dai consorzi di comuni e gli enti locali saranno chiamati a gestirli. Il disegno di legge, sul quale tutti i componenti la commissione presieduta da Alberto Sanna si sono dichiarati d’accordo, prevede che “in presenza di situazioni straordinarie ed eccezionali, che possono riguardare l’assenza dell’organismo di gestione, l’inerzia, il grave pericolo di danno ambientale, gravi violazioni di legge” la Regione possa nominare un commissario straordinario, “scelto tra i dirigenti dell’amministrazione e degli enti regionali, in possesso di capacità adeguata alle funzioni da svolgere”, col compito di assicurare ogni adempimento ordinario e straordinario, connesso alle finalità dell’area protetta.
Il commissario straordinario, ha aggiunto l’assessore Dessì, in attesa della costituzione “degli organi di gestione dei parchi istituiti in forma di consorzio tra gli enti locali”, predispone le ipotesi di convenzione e di statuto del parco, le trasmette agli enti locali interessati che devono approvarli entro tre mesi. Trascorso inutilmente questo lasso di tempo, il commissario straordinario adotta lo statuto del parco, provvede alla costituzione del consorzio obbligatorio di gestione nominando, in via sostitutiva, i sindaci e i presidenti delle province, se previsti, componenti dell’assemblea del consorzio. Il commissario straordinario, inoltre, può essere autorizzato ad operare come “funzionario delegato”, per la gestione delle risorse finanziarie destinate all’area protetta. Una “norma di garanzia”, che il Consiglio dovrebbe approvare rapidamente, ha aggiunto Tonino Dessì, confermando che l’Assessorato intende ”aprire”, in tempi ragionevoli, i vasti compendi di proprietà dell’Azienda foreste demaniali (quasi 220 mila ettari), trasformandoli in parchi e riserve, “una grande opportunità di sviluppo per molte zone dell’isola, una importante occasione per valorizzare le attività produttive di coloro che in quei compendi operano e vivono”. (Sardegna Oggi)

Commissariamento parchi, che futuro per il parco di Porto Conte?

Un disegno di legge per il commissariamento dei parchi regionali prevede l’istituzione di una figura istituzionale che svolga le funzioni di garanzia per evitare pericolosi vuoti di potere. In sintesi il testo preparato dall’Assessore regionale all’ambiente Tonino Dessì e presentato nei giorni scorsi alla quinta commissione del consiglio regionale prevede che in casi eccezionali o di situazioni straordinarie la Regione nomini un funzionario con il compito di mandare avanti l’ordinaria amministrazione. La legge dovrà ora passare al vaglio della commissione, che dovrà decidere se e come modificare il testo, prima di approdare in consiglio per l’approvazione. Secondo quanto disposto nella bozza, i casi in cui l’Assessore all’Ambiente intende intervenire riguardano situazioni dove si riscontri l’assenza dell’organo di gestione, il grave pericolo di danno ambientale oppure gravi violazioni di legge. Per la Regione la legge è uno strumento cautelare, “perché parchi e riserve, una volta istituiti, devono funzionare da subito e nella maniera migliore”. L’interrogativo di casa nostra è volto all’Azienda Parco di Porto Conte, ovvero se rientra nei parametri fissati dal legislatore. Una legge che vuol dire tutto e il contrario di tutto, almeno finora, ma che potrebbe includere il Parco di Porto Conte tra i casi a rischio di commissariamento. L’Azienda infatti ha già nominato l’organo di gestione tramite la volontà popolare del consiglio comunale, ma in effetti non sta svolgendo le proprie funzioni riguardo le finalità per le quali è stato creato. I primi passi dell’azienda a dire il vero sono stati compiuti, come l’avvio dei lavori per la ristrutturazione di casa gioiosa e la predisposizione di interventi rientranti nei pit per la creazione di percorsi naturalistici. Resta da chiedersi se questo basti per evitare l’arrivo del commissario e se questa eventualità non sia invece caldeggiata per motivi politici. (Alghero notizie)

«Ora il Parco può gestire il proprio futuro»

Colli euganei. Per Roman, sindaco di galzignano, la modifica della legge istitutiva è un grande risultato di squadra
Intanto il centro sinistra all’interno dell’assemblea punta tutto sulla definizione delle aree limitrofe-contigue


La modifica della legge istitutiva del Parco regionale dei Colli Euganei è un grande risultato di squadra. Lo sottolinea Riccardo Roman, sindaco di Galzignano Terme, uno dei Comuni del territorio in prima linea nella lunga battaglia per raggiungere questo obiettivo. «Un risultato ottenuto principalmente dai sindaci che hanno creduto e visto nell'unità d'intenti fuori dalle logiche di partito il miglior strumento per servire i propri cittadini. Senza questa coesione tutto ciò non sarebbe stato possibile».«Registro con grande soddisfazione l'impegno profuso da Barbara Degani in Regione e il supporto dato in questi anni anche dall'europarlamentare Antonio De Poli - considera Roman - mentre la bocciatura della Lega alla modifica dell'emendamento sulle Zone urbane controllate, che avrebbe permesso al Parco di concentrare le proprie risorse verso i reali problemi dell'ambiente e del territorio, dimostra come il movimento continua a non conoscere i veri problemi dei Colli Euganei. Non mi stupisce invece trovare nell'allarmismo dei Verdi l'abituale stereotipo, vuote contestazioni a un'iniziativa che al contrario accentuerà fortemente l'efficacia dell'Ente nella sua azione di salvaguardia. Ora il Parco - conclude - ha la possibilità di smettere la veste di gendarme e indossare quella di strumento di valorizzazione dell'ambiente e del territorio proponendosi come collettore di finanziamenti per la realizzazione di progetti di salvaguardia e di promozione».
I rappresentanti del centro sinistra all'interno dell'assemblea del Parco Colli, prima della modifica della composizione del Consiglio e dello status del personale, adottata da palazzo Ferro Fini, sono partiti lancia in resta per combattere, forse, l'ultima battaglia contro l'attuale esecutivo, di centro destra: il piano ambientale.
«Lo strumento per anni è stato l'imputato di tutti i mali, il nemico da abbattere, gettare via, modificare, cambiare. Ma - hanno detto gli esponenti del centro sinistra - dopo anni di governo del Parco Colli da parte del centro destra tutti questi propositi bellicosi si sono ridimensionati».
La filosofia dello "sviluppo sostenibile" che deriva dal Piano Ambientale poneva la forte indicazione di spostare l'attenzione dal centro dei Colli verso la periferia. Nelle aree ai confini dell'area Parco protetta risulta indispensabile "salvare" il territorio, l'ambiente e il paesaggio. Un'operazione che si doveva attuare con politiche di vera tutela ambientale e urbanistica. Il Piano Ambientale approvato nel 1994 ha fatto del rapporto tra area protetta e il suo intorno uno degli elementi essenziali, decisivi.
E ancora gli esponenti del centro sinistra: «Indispensabile definire le aree limitrofe-contigue e le norme di tutela che le regolano». (Il Gazzettino)

Parco regionale, un osservatorio sulla biodiversità

Partenio

Osservatorio di biodiversità: entro marzo parte la fase operativa. L’iniziativa, rientrante nel progetto integrato del Parco regionale del Partenio, ha lo scopo di promuovere la conoscenza, la riqualificazione e il recupero degli ecosistemi naturali del parco mediante la sensibilizzazione sulle conoscenze naturalistiche ed ecosistemiche. Il tutto nasce dalla considerazione che il vasto territorio interessato presenta un’elevata diversità floristica e faunistica ben differenziate per la presenza di numerose specie rare e vulnerabili.
La diversa conformazione territoriale e la diversificazione biologica delle associazioni vegetali hanno permesso l’insediamento di varie specie animali. Nonostante l’azione umana, che ha esercitato una costante pressione, portando alla scomparsa di alcune specie, il Partenio conserva ancora una elevata biodiversità da proteggere, salvaguardare e valorizzare. Da qui, l’esigenza di eseguire attività di ricerca attraverso un accordo tra l’Arpac e l’ente Parco con l’intento di utilizzare un laboratorio permanente per il monitoraggio della biodiversità, finalizzato a seguire differenti tematiche nel territorio coinvolto.
Sette i capitoli operativi dell’indagine: conservazione e tutela del patrimonio naturale, monitoraggio delle comunità faunistiche e flogistiche, elaborazione di programmi per la gestione delle specie ‘problematiche’, elaborazione di programmi per eventuali reintroduzione di tali specie. A seguire, analisi storica ed attuale delle successioni ecosistemiche, realizzazione di cartografie della biodiversità e trasferimento del valore della ricerca al mondo imprenditoriale e comunicazione dei risultati.
Oltre ad essere importante dal punto di vista scientifico, l’osservatorio è anche un laboratorio di ecologia applicata, i cui concetti e leggi biologiche, troveranno una concreta applicazione a livello gestionale ed avranno anche importanti coinvolgimenti occupazionali e formativi. (Il Denaro)

Parco del Serio Documento dei sindaci del Cremasco

Parco del Serio, la telenovela sulla nomina del vicepresidente prosegue. Due i candidati: Basilio Monaci e Marco Ermentini. I sindaci di Crema, Casale Cremasco, Madignano, Pianengo,Ricengo, Ripalta Arpina, hanno sottoscritto un documento per sedare gli animi. Questo il testo: «In qualità dei sindaci dell’area cremasca del Parco del Serio ci siamo riuniti il 9 febbraio in seguito alla richiesta di esprimere un parere in merito alla elezione del vicepresidente. Noi riteniamo che tale nomina da parte del presidente debba avvenire in piena autonomia, privilegiando un rapporto di collaborazione. Ci rammarichiamo che siano state fatte pressioni esterne per indirizzare tale scelta. Auspichiamo quindi che le diverse forze politiche e sociali vogliano fare un passo indietro, lasciando al presidente quell’autonomia di cui egli deve disporre pienamente, permettendo così di rasserenare il clima e creare una fattiva collaborazione fra tutti gli eletti nel consiglio di amministrazione, elemento indispensabile per realizzare gli obiettivi comuni». Ma dove sono stati fino ad ora? Dormivano? (La Provincia di Cremona)

Via libera al Parco della Grigna

Mancano solo gli ultimi passaggi burocratici prima della sua approvazione definitiva
Coprirà un’area compresa tra Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e la Riviera


Con il via libera dato ieri dalla Commissione ambiente della Regione è stato formalmente istituito il Parco della Grigna settentrionale. Per la sua approvazione definitiva, il provvedimento passerà all’esame dell’aula consiliare all’inizio della prossima settimana, in una delle ultime sedute della legislatura. Con il sì della commissione, presieduta dal consigliere Udc, Domenico Zambetti, e il voto favorevole espresso all’unanimità, nasce il ventiduesimo parco regionale lombardo, dopo l’entrata in vigore della legge che nel 1983 ha individuato il Piano generale delle aree protette ed ha posto le premesse per la realizzazione dei 26 parchi sull’intero territorio lombardo.
Soddisfazione è espressa dal sindaco esinese Costante Grassi: «Finalmente viene riconosciuta la necessità e l’opportunità di
salvaguardare e tutelare a livello regionale un’area naturale tra le più belle e le più significative della Lombardia». «Il nostro impegno sarà ora quella di valorizzarla sempre più e promuoverla anche in ambito turistico».
Il nuovo parco coprirà un’area di 5.548 ettari inclusi nel territorio della Comunità montana della Valsassina, Valvarrone, Val
d’Esino e Riviera. I Comuni interessati sono otto: Cortenova, Esino, Parlasco, Pasturo, Perledo, Primaluna, Taceno e Varenna.
Relatrice del provvedimento in Commissione, è stata la leghista Erica Rivolta, che ha evidenziato «le perplessità e i malumori suscitati per il mancato coinvolgimento delle amministrazioni in fase di avvio della procedura d’istituzione del parco». Oltre ad alcune polemiche politiche ciò ha comportato infatti un ricorso al Tar da parte di una proprietaria terriera di Pasturo che possiede una superficie di circa 500 mila metri quadrati nella zona sopra il Pialeral. Le motivazioni per le quali è stata riconosciuta la necessità di istituire il Parco si basano sul fatto che il massiccio montuoso delle Grigne rappresenta uno dei più importanti esempi carsici presenti in Italia, con grotte e abissi di grande suggestione. L’abisso «Viva le donne», per esempio, è il più profondo d’Italia e tra i più profondi nel mondo. Inoltre non va dimenticato che la presenza di ghiaccio nelle grotte fu studiata in passato da personaggi del calibro di Leonardo da Vinci e Stenone attratti dalla misteriosa origine delle acque di Fiumelatte. Eccellenze ci sono anche dal punto di vista forestale: nell’area ci sono il lariceto più meridionale delle nostre Alpi ed alcuni esemplari faunistici tipicamente alpini quali il Biancone, il Falco pellegrino, il Nibbio bruno, l’Aquila e il Gufo reale che si accompagnano a una numerosa presenza di caprioli e camosci che ci trovano uno dei loro habitat preferiti.
La gestione del Parco delle Grigne dovrebbe essere affidata ad un consorzio di enti locali che dovrebbe comprendere la
Comunità montana e i Comuni interessati. Un Piano territoriale detterà le regole mentre non saranno proibite né caccia, né la raccolta di funghi o fiori, né il taglio dei boschi. (La Provincia di Sondrio)


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