Rassegna del 22 Marzo 2005

Prodotti tipici. Cia: 2004, hanno movimentato affare da 9 mld

(DIRE) - Dal San Daniele al carciofo romanesco, passando per i kiwi di Latina: i 149 prodotti tipici (tra Dop, Igp, Stg) hanno creato, nel 2004, un giro d'affari da nove miliardi di euro. A ricordare l'importanza di questi prodotti e' la Cia-Confederazione italiana agricoltori per bocca del suo presidente Giuseppe Politi. "Ormai- spiega- l'Italia ha la leadership in Europa per i prodotti a denominazione d'origine. Tra Dop (Denominazione d'origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialita' tradizionale garantita) ne abbiamo riconosciuti 149. Si tratta di una parte importante dell'agroalimentare del nostro Paese, a cui viene attribuito per il 2004 un giro d'affari di 9 miliardi di euro, circa il 10 per cento della produzione ai prezzi di base dell'agricoltura nazionale". Illustrando la campagna d'informazione tesa a valorizzare queste particolare produzioni di qualita' e tipiche delle nostre terre, Politi ha aggiunto: "sono prodotti che rappresentano la punta di diamante, in termini di qualita', nel panorama agroalimentare europeo. Sta di fatto che gli agricoltori, e non solo italiani, hanno mostrato di avere fiducia in questa forma di valorizzazione delle proprie produzioni, tanto che a livello europeo si stanno ormai per raggiungere le 700 unita' di prodotti certificati in tale maniera". Per l'Italia- ha aggiunto il presidente della Cia- le produzioni tipiche non hanno solo un rilevante aspetto economico, ma sono anche una parte "importante della nostra cultura, del nostro saper fare, dei valori legati al territorio, e spesso anche dei nostri paesaggi. Salvaguardare e valorizzare queste nostre produzioni e', quindi, un fatto di vitale rilevanza non solo economica e non solo per l'agricoltura". D'altronde, i produttori agricoli -ha sottolineato Politi- sanno che la "qualita' e' la loro principale strategia per dare un senso forte alla propria attivita' imprenditoriale, per rispondere ai bisogni ed alle attese dei cittadini, che chiedono qualita' e sicurezza alimentare, ed essere competitivi sul mercato". E' pero' importante- ha avvertito il presidente della Cia- che cresca, presso i cittadini la cultura del consumo ed un'adeguata educazione all'acquisto consapevole. Termini nuovi come tracciabilita', certificazione di prodotto, indicazione geografica, entrano, infatti, nel lessico quotidiano, mentre spesso l'informazione sulla qualita' si confonde, sull'etichetta dei prodotti alimentari, con quella richiesta dalle leggi e con quella pubblicitaria". "Crediamo che i principi su cui si fonda la normativa dell'Unione europea per il riconoscimento delle indicazioni geografiche- ha detto ancora Politi- debba trovare accoglimento, a livello internazionale, in una regolamentazione che assicuri una effettiva tutela a tali denominazioni. Molte delle nostre denominazioni sono seriamente attaccate sui mercati internazionali da imitazioni, contraffazioni e, spesso, da veri e propri casi di agropirateria". La Cia vuole dunque- da subito- una lista di prodotti ad indicazione geografica europei a cui accordare una 'protezione rinforzata'. Si tratta di 41 prodotti agroalimentari, di cui 14 italiani tra i piu' bersagliati dall'agropirateria, cioe': Chianti, Grappa, Marsala, Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mortadella Bologna, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Prosciutto Toscano.

Nuova area faunistica del camoscio

Monti Sibillini

Una nuova area faunistica del camoscio sarà realizzata all'interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il progetto è stato illustrato nella giornata di apertura del convegno Internazionale "Dai progetti Life Natura ad una strategia comune per le reintroduzioni di specie a rischio", organizzato a Caramanico Terme dai Parchi Nazionali Gran Sasso-Monti della Laga, Majella e Monti Sibillini, in collaborazione con Legambiente. L'area d'intervento, che comprende per intero gli habitat culminali di massicci montuosi del Gran Sasso, della Majella e dei Sibillini, è localizzata interamente all'interno di tre parchi nazionali. Il progetto triennale è stato cofinanziato dall'Unione Europea, con l'obiettivo di garantire la conservazione e lo sviluppo dei nuovi nuclei di camoscio appenninico sui massicci del Gran Sasso e della Majella e aumentarne la variabilità genetica e la consistenza numerica. Partendo dall'esperienza del camoscio, nel convegno si è discusso anche di metodologie di reintroduzione di specie a rischio, negli interventi di illustri esperti nazionali ed internazionali del mondo scientifico. (Il Tempo)

"Ministro, convinca Soru ad ascoltarci"

Orgosolo. Provocatoria lettera del vicesindaco Dionigi Deledda ad Altero Matteoli
Parco del Gennargentu, amministratori contro Regione


"Il presidente della Regione non ci riceve? Andiamo dal ministro per sapere cosa sta facendo Renato Soru". Dionigi Deledda, vicesindaco di Orgosolo, spiega così il senso della lettera scritta l'11 marzo al ministro all'Ambiente Altero Matteoli. Cinquanta giorni dopo l'incontro tra il presidente e lo stesso Matteoli in cui si era convenuto sulla necessità di avviare un "percorso giuridicamente inattaccabile" che portasse al superamento del decreto attuativo e, almeno per la parte che riguarda la Sardegna, della legge nazionale 394. Forse neanche gli amministratori regionali si aspettavano tempi così lunghi: "Nei prossimi giorni l'intesa sarà cosa fatta", disse l'assessore all'Ambiente Tonino Dessì. Invece sono trascorsi due mesi, con i sindaci che aspettavano una convocazione di Renato Soru. Nel vuoto è caduta anche una lettera spedita in Regione sempre dal Comune di Orgosolo. Dopo aver atteso per un mese la risposta da Cagliari, il vicesindaco ha deciso di scrivere al ministro: "Vista la sua nota disponibilità manifestata anche a gennaio 2005 con le amministrazioni comunali, le chiediamo un incontro al fine di conoscere gli esiti della riunione che Ella ha tenuto con il Presidente Soru". "Non voglia", scrive Dionigi Deledda a Matteoli, "considerare indelicata questa richiesta che per noi è quanto mai necessaria per approfondire tutti i termini del problema nello spirito di una proficua collaborazione tra le istituzioni interessate. Pertanto le chiediamo di farsi interprete presso il Presidente Soru che sino ad oggi non ha soddisfatto analoga richiesta, affinché possa riprendersi un costruttivo e sereno dialogo a cui le Comunità del Gennargentu non si sottrarranno". Il ministro Matteoli, memore dello scontro con la Regione esploso a gennaio quando incontrò un gruppo di sindaci prima di Renato Soru, non ha ancora risposto alla lettera. A Cagliari e Roma sembra si voglia prendere tempo, probabilmente per non caricare di ulteriori tensioni le prossime amministrative che vedranno andare alle urne anche gli elettori di Orgosolo. Il paese del Supramonte però sconta una doppia preoccupazione rispetto al progetto di Soru di un parco regionale basato sulle aree comunali affidate in gestione e sulle oasi di proprietà dell'Ente foreste. Nel territorio orgolese sono, infatti, presenti due cantieri che assicurano un centinaio di buste paga: Montes di proprietà della Regione (dovrebbe figurare come area di interesse nazionale) e Iseri, terreni comunali destinati alla forestazione che molti sarebbero intenzionati a difendere dal rischio di "promozione" a parco regionale. Resta poi in piedi la possibilità di un terzo cantiere regionale nelle terre civiche affidate alla cooperativa Rinascita. Ecco perché l'argomento-parco continuerà a tenere banco in campagna elettorale. E in questa ottica, giocando sul toponinimo diventato marchio della società, Dionigi Deledda non rinuncia a un affondo polemico ("Soru non si occupi solo di Tiscali, ma dell'intero Supramonte"), accompagnato dall'"invito a tutti i Comuni firmatari a Orgosolo del documento del 05/01/2005 in cui si ribadiva il no al Parco: torniamo a pretendere ufficialmente e tutti insieme un incontro con il presidente della Regione perché non possiamo permettere l'emarginazione degli enti locali in questa fase delicata e troppo lunga". (L'Unione Sarda)

Il Presidente "Inutili tre lettere e venti telefonate"

Gennargentu

Di Parco del Gennargentu Renato Soru ha parlato a Nuoro una settimana fa durante la recente riunione in Provincia. Nell'incontro organizzato tra una visita al mulino Gallisai e l'inaugurazione dell'Eliseo, per discutere dell'emergenza-neve qualche sindaco non si è lasciato, sfuggire l'occasione per sollevare lo spinoso problema. "Che cosa ha fatto finora la Regione?" ha chiesto il sindaco di Urzulei Giuseppe Mesina reduce da una riunione con tutti gli amministratori dei Comuni ogliastrini dove si è parlato anche di Parco. "A Roma e a Cagliari non sono state mantenute le promesse fatte due mesi fa, il decreto che ha fatto scattare i vincoli dal primo gennaio è ancora in vigore". "Il Ministro Mattioli aveva detto che ci sarebbe stata la sospensione dei vincoli sul territorio del Parco fino al 31 dicembre. Ma a noi non è arrivata nessuna comunicazione a riguardo, la Regione è sempre muta e non ci dà risposte", ha concluso Mesina Domande e dubbi su cui Soru ha cercato di fare chiarezza, senza tralasciare critiche a chi ha cercato un rapporto diretto con il ministro basato sui rapporti di amicizia. "Mi sto battendo per la cancellazione del Parco del Gennargentu. Sono contrario ai parchi nazionali istituiti espropriando la Regione della possibilità di utilizzare il territorio per lo sviluppo delle comunità locali". "Finora - ha detto Soru - ho spedito a Mattioli almeno tre lettere e fatto una ventina di telefonate per incontrarci e definire il futuro del Gennargentu". Infine ecco la proposta del presidente: "Se cancellare del tutto il decreto istitutivo del Parco è un processo lungo, invece più semplice è ridurne l'area nazionale a una piccola porzione di territorio (ad esempio quello in possesso dell'Ente Foreste) e liberare il resto da tutti i vincoli". Resta un dubbio: perché non dire queste cose ai sindaci in un incontro ufficiale tutto dedicato all'argomento?". (L'Unione Sarda)

Pollino, Pasqua amara per gli lsu

La riunione che si è tenuta ieri a Roma, nella sede del ministero del Lavoro, non ha prodotto i risultati sperati
Spiragli sulla vertenza dei lavoratori calabresi. Situazione critica per i lucani


Ex Lsu del Pollino: c'è una soluzione per i lavoratori calabresi ma non per i lucani. E' quanto emerge dall'incontro tenutosi ieri mattina a Roma al Ministero del Lavoro. La riunione era stata convocata, ricordiamo, una settimana fa, mentre i 334 ex lsu sia lucani che calabresi protestavano presso la sede del parco a Rotonda chiedendo certezze sul loro futuro la vorativo. Mentre per i 192 lavoratori calabresi c'è una convenzione per la realizzazione di un progetto che consentirebbe di continuare le attività lavorative per i 142 lucani la situazione resta incerta. Per loro infatti al momento non ci sono le stesse condizioni che potrebbero consentire ai calabresi di non interrompere la continuità del lavoro e cioè una società "in house" che in Calabria stanno già realizzando ma che non è ancora stata messa in piedi in Basilicata e che ormai potrebbe essere costituita solo dopo le elezioni del prossimo 3 aprile. E' questa la strada che il Ministero ha indicato anche alla Regione Basilicata per risolvere il problema dei lavoratori del Pollino. Un percorso che sostanzialmente va in direzione della linea già tracciata in precedenti incontri. La società in "house" calabrese nasce da un'intesa tra Regione e Italia Lavoro che ora dovrà predisporre il piano industriale per le attività da svolgere sul fronte calabro dopo una convenzione firmata tra la stessa Regione e i Ministeri delle Politiche Agricole e del Lavoro per l'assegnazione delle attività alla società in "house". Ma questa soluzione emersa nella riunione di ieri viene criticata dai sindacati. "L'interlocutore principale dei lavoratori rimane il Parco non le Regioni - sostiene Matteo Mosca della Filcams Cgil di Basilicata - Non siamo contro la soluzione della società in house ma è il Parco che deve essere protagonista del suo sviluppo, poi vengono le Regioni. Il Ministero non può scarire le responsabilità sulle Regioni disattendendo la convenzione siglata nel 2001. Il Parco è titolare del progetto Pollino quindi noi chiediamo che si assuma le proprie responsabilità indicando le attività che servono per risollevare le proprie sorti. Cento quaranta famiglie - prosegue il sindacalista - non possono essere messe di colpo in mezzo ad una strada. Ognuno deve fare la propria parte e assumersi le proprie responsabilità. Domani ad Episcopia terremo un'assemblea con i lavoratori per definire eventuali iniziative di lotta da intraprendere. I lavoratori lucani - conclude Mosca - venderanno cara la pelle". (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Pasturo Parco delle Grigne: "Perché la giunta cambia idea?"

Come la pensa l'attuale amministrazione sul Parco delle Grigne? È la domanda che il consigliere di minoranza Massimo Mazzoleni propone al sindaco Giuseppe Fusi con un'interpellanza che sarà discussa questa sera. Un tema che è sempre stato caldo in paese. La giunta ha assunto "una posizione favorevole" in seno alla Comunità montana, posizione che è riferita all'assessore Silvio Mazzoleni ed è stata "fatta presente e riportata tra l'altro in Commissione ambiente in Regione". Il problema che solleva Mazzoleni è che questo orientamento "si discosta nettamente da quello assunto a suo tempo - anche in campagna elettorale - dall'attuale amministrazione". Un cambio d'idea sarebbe comunque possibile - e lecito - ma Mazzoleni evidenzia: "Questa nuova presa di posizione non si concilia bene con le contestazioni mosse a suo tempo alla precedente amministrazione". Ammesso che può essere cambiata la linea, di fatto "non sono stati attuati i mezzi di informazione previsti poiché - sostiene sempre Mazzoleni - si tratta della pianificazione del territorio, competenza del Consiglio". L'interpellanza sottolinea che né il Consiglio né la cittadinanza sono stati messi a conoscenza di come la pensa oggi la giunta sul Parco. Massimo Mazzoleni lo ha sempre avversato e riconosce maggiore coerenza nell'ex sindaco Marinello Manzoni "che ha avuto il coraggio di sostenere che il comune di Pasturo non ha mai espresso una propria volontà ed ha sempre sostenuto di essere stato gabbato". (La Provincia di Lecco)


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