Rassegna del 01 Giugno 2005

"Un Po per tutti" nella domenica di festa

L'EVENTO Il programma dell’iniziativa dal Monviso al Delta prevede appuntamenti nei comuni rivieraschi

Una grande iniziativa per festeggiare un grande fiume. Domenica prossima, dal mattino fino a notte inoltrata si terrà "Un Po per tutti", quarta festa nazionale del Po. La manifestazione interesserà numerosi paesi rivieraschi, dalla zona del Monviso fino a quella del Delta, nell'ottica di valorizzare il fiume in quanto risorsa naturale, economica e culturale. La manifestazione è stata voluta dalla Consulta delle Province del Po, con la collaborazione dei cinque parchi che si affacciano sul fiume, delle Regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna e della Direzione Generale del Turismo-Ministero dell'Industria, con il supporto tecnico dell'Arni (Agenzia regionale per la navigazione interna). Dappertutto si terranno spettacoli e convegni, tour guidati e mostre d'arte; sarà possibile degustare prodotti tipici e passeggiare per mercatini.
Il programma della manifestazione provinciale è ricco e variegato: si passa dalla mostra di pittura di Canaro, "Colorando sul Po" alle escursioni in motonave di Porto Tolle, passando per la festa degli aquiloni di Taglio di Po e il Trofeo West River di Occhiobello. A Polesella, in particolare, alle 20.30 avrà luogo il tradizionale Palio degli Angun, che prende il nome dai due bastoni che, tanti anni fa, i contadini usavano per trasportare la paglia; dalle 10.30 alle 18, inoltre, si potrà visitare il mercatino medievale.
Entrambe le manifestazioni rientrano nel progetto auspicato dall'assessore Laura Negri, che ha evidenziato «l'importanza della riscoperta delle nostre tradizioni storiche e culturali. Ma non si tratta solo di fare cultura - ha aggiunto - l'invito è soprattutto a venire a vedere come si sta bene sulle rive del Po, a passare bene il proprio tempo libero».
Originali le manifestazioni di Occhiobello e Melara, con lavori di pulizia degli argini e delle golene, e pic nic finale per i partecipanti ai lavori. Sempre nell'ottica della tutela e ricoperta del patrimonio naturale del fiume, appuntamento anche a Bergantino, con la presentazione del libro "L'Amazzonia su Po" di Davide Malavasi. L'autore ha evidenziato come si tratti di un'iniziativa editoriale nuova: «Credo sia la prima pubblicazione riguardante la fauna golenana, con particolare attenzione alle specie faunali minori, come la rana agile e le testuggini».
Domenica sarà anche la Giornata regionale della Guida Gae, con servizio di accompagnamento gratuito nell'oasi golena di Ca' Pisani - escursioni con attività di birdwatching, dalle 10.30 alle 16.30 - visita guidata al Museo regionale della bonifica di Ca' Vendramin ed escursione in motonave alle 15. Un'ampia gamma di possibilità per riscoprire il patrimonio del Polesine legato al grande fiume; basta solo scegliere per tempo a quale iniziativa partecipare, dato che il programma è veramente vasto. (Il Gazzettino)

Lama Balice, parco più magro «parla» sempre più bitontino

Spuntano un vincolo invalicabile e una strada camionabile

Una cava con agrumeto vincolata dalla Sovrintendenza, l'interporto, la strada camionale Nord-Sud e soltanto dopo il parco naturale. Se ci fosse una classifica, sarebbero queste le priorità alle quali in questo momento parrebbe soggiacere (e piegarsi) la pianificazione urbanistica comunale (e ministeriale) nell'area verso la foce del canale naturale di lama Balice. Questo almeno si evince facendo sintesi delle tre ore di discussione andate in scena ieri tra l'assessore all'Urbanistica, Ludovico Abbaticchio (raggiunto al termine dell'incontro dal collega responsabile per la Mobilità, Antonio De Caro) i tecnici delle ripartizioni Ambiente e Lavori pubblici (settore strade) e dirigente e funzionari dell'ufficio Parchi e riserve naturali della Regione. Il risultato di quell'ordine di priorità snocciolato in apertura è che il parco naturale regionale di interesse metropolitano nell'alveo di lama Balice rischia seriamente di diventare molto meno barese che bitontino. Se fosse infatti vero che la cava, l'agrumeto e la strada camionale Nord-Sud sono intangibili, il parco perderebbe 50 ettari dell'attuale perimetrazione (concordata e firmata da tutti gli enti e le associazioni chiamati dalla Regione tranne il Comune di Bari), tutti nel territorio del capoluogo di provincia. Gli spazi ricadenti nel Comune di Bitonto diverrebbero prevalenti. Una vera e propria rivoluzione se si pensa che inizialmente (nel 1977), il parco si sarebbe dovuto estendere per 240 ettari, neanche uno dei quali ricadente in territorio bitontino. C'è chi, all'interno dell'amministrazione comunale, è convinto che l'unica strada sia quella di chiudere ora, firmando un'ipotesi più restrittiva di quella precedentemente concordata (500 ettari invece di 550). Ipotesi però, ad una prima verifica, non condivisa neanche all'interno dello stesso governo cittadino. E all'orizzonte, l'ombra della Regione, la quale insieme all'assessore comunale all'Ambiente, Maria Maugeri (ieri assente), ha continuato a spingere perché si studiassero ipotesi di modifica del percorso della camionale Nord-Sud (una strada di Piano regolatore che però non è tra le priorità impellenti dell'amministrazione comunale tanto che, al momento, non è neanche inserita nel piano triennale delle opere pubbliche). (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Incontro tra natura e produzione

«Park Life», l’appuntamento che si e’ concluso a Roma domenica scorsa, e’ stato anche l’occasione per discutere temi come acqua, rifiuti ed energia

IL primo salone dei parchi e del vivere naturale che si è svolto a Roma dal 26 al 29 maggio non è stato soltanto un appuntamento dedicato alle aree protette, ma anche un'importante occasione per verificare lo stato di convivenza fra insediamenti produttivi e ambiente naturale. In Park Life si sono confrontati i sistemi imprenditoriali che fanno dell'ambiente un'occasione di crescita, si è mesa in luce l'importanza della rete delle aree protette mediterranee, ma si sono posti anche quei tipici problemi che interessano le società a sviluppo industriale avanzato quando si parla di acqua, rifiuti e, soprattutto, energia. Questo proprio nel momento in cui il mix energetico italiano sta cambiando, passando dalla prevalenza di olio combustibile a quella del gas naturale. L'uso del gas naturale permette molti vantaggi rispetto al petrolio e al carbone - oggi in via di rilancio, ma ancora con troppi problemi ambientali da risolvere -, anche se si tratta ancora di combustibile fossile, che produce comunque anidride carbonica (meno rispetto agli altri) e che, prima o poi, si esaurirà. Non c'è però alcun dubbio che, nel caso, debba essere preferito ai primi due, specie se ci si pone in una prospettiva di maggiore sostenibilità ambientale. I primi 13 chilometri di metanodotto italiani risalgono al 1943, un periodo in cui neppure ci si poneva il problema di dove far passere i gasdotti. Oggi ci sono oltre 30.000 chilometri di rete collegati direttamente alle fonti in Russia o in Algeria, e prima di mettere in opera un tubo ci vogliono studi e analisi bene ponderati. I metanodotti passano dappertutto, ragione per cui vanno ricostruiti gli argini dei fiumi e risistemati gli alvei, vanno protetti i pendìi, vanno riconcimati i terreni e,ancora, rimboschiti i tratti disboscati. Spesso si attraversano aree protette o parchi, dove il valore ambientale deve essere rispettato in pieno e in modo circostanziato, per esempio operando in sintonia con il Corpo Forestale dello Stato. Il gas naturale si pone come fonte energetica di transizione che non impegna il territorio con le centrali, ma con una rete di distribuzione che innerva l'intera penisola ed è costretta a confrontarsi continuamente con il mondo naturale, giustamente piegandosi alle sue esigenze, specialmente nelle aree protette e nelle riserve naturali. Vicino a Portovenere (a Panigaglia) persiste uno stabilimento di rigassificazione che è stato più volte riqualificato nel corso degli anni. Qui arrivano ancora le navi metaniere che portano gas naturale liquefatto a -160°C il quale deve poi essere riscaldato e immesso nella rete. La vicinanza di questo impianto industriale a una della più importanti aree protette italiane - per ovvie ragioni direttamente sul mare - ha imposto un controllo continuo e un'attenzione particolare che ha finora garantito non solo la massima sicurezza, ma anche l'integrità dell'ambiente naturale. In questo tipo d'impianti le esigenze di miglioramento produttivo vanno tenute insieme al quadro di priorità dei residenti, in cui la qualità ambientale figura ormai ai primi posti. La cosa non è impossibile. (La Stampa - Tuttoscienze)

Majella, il Parco compie 10 anni

Cimini e Caramanico hanno presentato le iniziative per la ricorrenza

Il Parco Nazionale della Majella festeggia i suoi primi dieci anni (ma non li dimostra) puntando al rilancio e ad una serie di iniziative nei Comuni del comprensorio montano. Dal 5 giugno 1995 ad oggi molte cose sono cambiate, ed in meglio: specie nell'organizzazione dell'Ente, passato da una piccola base operativa a Pescara nel 1997 ad una rete ben più vasta ed articolata, con punti informativi sull'intero territorio montano, e nuove sedi legali a Guardiagrele e Campo di Giove.
«Il Parco Nazionale della Majella ha ormai superato la fase di rodaggio, entrando in un momento di piena operatività -è stato il commento del vice presidente, Rocco Micucci, durante la conferenza stampa svoltasi ieri mattina a Chieti- Il territorio, oltre ad essere ricchissimo dal punto di vista naturalistico con la presenza del lupo, della lontra e del camoscio, lo è anche sotto l'aspetto umano per quanto riguarda l'artigianato: basti pensare ai maestri del rame di Guardiagrele o a quelli della ceramica di Rapino».
Trentanove Comuni compresi in un'area di più di 74mila ettari: è questa la realtà odierna del Parco, che vanta oltre 2.100 varietà flogistiche e vegetazionali. Un ideale punto d'incontro tra tutela ambientale e sviluppo socioeconomico, come ha sottolineato l'assessore regionale all'Ambiente, Franco Caramanico, sostenuto dal direttore del Parco Nicola Cimini e dal presidente della Comunità del Parco Corrado Di Bacco: «Il patrimonio della Majella è un modello di crescita, ed il Piano pluriennale economico e sociale guarda in questa direzione, alla pianificazione cioè di un'idea di sviluppo in armonia con la conservazione della natura, in cui sono già stati coinvolti ottanta soggetti. Questo significherà -ha concluso l'assessore Caramanico- portare avanti un discorso di incentivazione del turismo e delle strutture ricettive per contrastare lo spopolamento delle aree interne». (Il Messaggero)

Centro Parco, firmato il protocollo d'intesa

Ticino - Gallarate

Il sindaco di Gallarate Nicola Mucci ha firmato con il Consorzio Parco Lombardo Valle del Ticino, rappresentato dal presidente Milena Bertani, il protocollo d’intesa tra i due enti per la realizzazione del Centro Parco nella zone del Monte Diviso acquisita recentemente dal Comune.
Parallelamente a tale realizzazione da parte del Parco del Ticino, il Comune di Gallarate si impegna a presentare un progetto complessivo di riqualificazione delle aree di recupero ambientale al confine con Cardano al Campo, a nord del comune in prossimità delle vasche di laminazione del torrente Arno, potenziandone la valenza ambientale.
«Con questo accordo – spiega Nicola Mucci – andremo a creare a Gallarate un punto di riferimento importante all’interno del Parco del Ticino, nonché a creare le condizioni necessarie per poter intervenire su un ampio polmone verde, tutelandolo e creando uno spazio pubblico di grandi dimensioni, all’interno di una politica ambientale e paesaggistica che l’Amministrazione Comunale di Gallarate sta sviluppando fin dal suo insediamento. L’accordo per l’acquisizione dell’area presso il Monte Diviso, siglato pochi giorni fa dal Comune di Gallarate con la proprietà, ci permette infatti di avere a disposizione per la Città uno spazio verde di dimensioni di poco inferiori a quelle del Parco Bassetti, creando e sistemando uno spazio a beneficio di tutti i cittadini». (Varese news)

Adamello Lombardo - Progetto innovativo grazie anche alle guide alpine

In due anni corsi di trekking e arrampicata per disabili

«Un parco per tutti» è il progetto del Parco dell’Adamello, che verrà realizzato nei prossimi due anni.
Il progetto «Un parco per tutti» si propone di favorire la fruizione del bellissimo territorio del Parco, con attività protette a vantaggio dei soggetti disabili.
Sono in particolare interessati i bambini e i giovani, coinvolti in attività didattiche e di conoscenza delle natura e dell’ambiente.
Verranno proposte varie attività, che vanno dal trekking estivo e invernale ai corsi di arrampicata, dai percorsi a cavallo ai laboratori di educazione ambientale. Ma questo sono solo alcune delle proposte che bambini e giovani diversamente abili della Valle Camonica potranno vivere grazie alla proposta «Il Parco per tutti», progetto che l’Ente gestore del Parco Adamello ha costruito in collaborazione con gli operatori del terzo settore e le Guide Alpine camune, e che è stato finanziato in modo consistente dalla Fondazione Cariplo.
Uno degli obiettivi del progetto è anche la realizzazione di un Centro permanente di ippoterapia e didattica ambientale, all’Azienda agricola «San Faustino» di Ceto, gestita da Valentino Bonomi.
«E’ un progetto innovativo - ricorda Martino Martinotta, assessore al Parco Adamello - che ci riempie di orgoglio, perché continua in forme nuove le attività di educazione ambientale che da sempre il Parco porta e avanti e soprattutto apre un dialogo importante con la realtà umana e sociale della disabilità». (Bresciaoggi)

Madonie, in gabbia i maiali-cinghiali

Catturati i primi suini inselvatichiti nel Parco delle Madonie. Le gabbie hanno finalmente dato i primi "frutti". Sette gli animali presi: cinque femmine e due maschi. I suidi erano stati attirati all'interno della trappola dal profumo dell'esca che in questo caso è data da alimenti aromatici come il carrubo, il favino, le mandorle, il mais. Entrati nella gabbia, che è di circa quaranta metri quadri, e saliti sulla pedana per mangiare, è scattata la molla e la porta si è richiusa. All'Ente Parco questa notizia era attesa da tempo visto che sulla modalità di cattura di questi animali e cioè sull'uso delle gabbie vi sono stati pareri discordanti. Infatti non nasconde la sua soddisfazione sia il Presidente dell'Ente Massimo Belli che il responsabile del settore Giuseppe Piro che ha sostenuto la validità di questo sistema di cattura. Un piano che è stato anche accettato dall'istituto nazionale fauna selvatica in quanto non arreca danni agli animali. Animali che da qualche anno, visto che si sono riprodotti velocemente e in numero elevato, hanno arrecare notevoli danni alle colture agricole, ma anche alla flora e alla fauna, che l'Ente Parco ha indennizzato sborsando, in cinque anni, circa 150 mila euro. Una situazione di emergenza e di preoccupazione quindi denunciata dalla popolazione e dai sindaci dei paesi madoniti in varie sedi in considerazione anche che si sono verificati casi in cui questi animali avevano attaccato l'uomo. Ad essere messo in discussione era sempre il piano di cattura che non aveva dato risultati. Un piano che oggi conta su quattro gabbie posizionate tra Castelbuono, Gratteri e Polizzi Generosa. Finalmente l'attesa è stata premiata e oggi questo animale, che viene definito suino inselvatichito, può essere studiato. Infatti gli animaletti catturati in contrada Piano Noce a Polizzi, che potranno pesare circa venti chili ognuno ed avere una vita di sessanta giorni, così come prevede il piano di cattura, oltre ad essere censiti saranno analizzati e studiati dall'Università di Palermo per capire di cosa si tratta visto che l'animale è un meticcio che presenta vari lineamenti contrastanti fra di loro. Una volta svolti tutti i controlli sanitari saranno ingrassati per essere macellati dalla Cooperativa San Giorgio di Gangi che si occupa oltre che della pasturazione e della cattura anche della trasformazione e vendita delle carni. Intanto, nonostante questi primi risultati, il problema permane ed è sempre di emergenza considerato che questo animale si può riprodurre due volte l'anno con parti abbastanza prolifici. (La Sicilia)

Sequestrato un immobile abusivo

Aspromonte

Una struttura abusiva è stata sequestrata dal personale del corpo forestale dello Stato nelle campagne di Careri, nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Nel corso di controlli il personale della Forestale ha individuato l’immobile che è stato realizzato in cemento armato, su due piani e recintato con rete metallica. Dagli accertamenti è emerso che la struttura è stata realizzata senza autorizzazione su un terreno di proprietà comunale ed assegnato ad un uomo di 55 anni. (Quotidiano di Calabria)

Ecco "Parc Ela", il più grande parco naturale regionale svizzero

Dalla Svizzera

Il più grande parco naturale regionale della Svizzera sarà inaugurato alla fine di agosto nel cuore dei Grigioni. Il "Parc Ela" è frutto della collaborazione tra 21 comuni. L'associazione omonima, resposabile della gestione, sarà diretta dall'ambasciatore svizzero Luzius Wasescha.
Il parco, situato tra la Valle dell'Albula e il Surses (Oberhalbstein), si estende per 600 chilometri quadrati, una superficie tre volte e mezzo superiore a quella del parco nazionale dell'Engadina. L'operazione dovrebbe costare ai comuni 100mila franchi ogni anno. Agli investimenti potrebbe partecipare anche il cantone. I promotori del progetto sperano che anche Berna sia coinvolta nel finanziamento, ma la revisione della legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) sarà oggetto di discussione alle camere al più presto nel mese di ottobre.
L'obiettivo è quello di sfruttare in modo sostenibile i tesori naturali e culturali della regione e promuovere il turismo rurale nelle valli interessate. Si intende così offrire alla popolazione una nuova prospettiva per frenare l'esodo da queste regioni.
Grandi zone del territorio prescelto sono già aree naturali e paesaggistiche protette. Il parco regionale - si legge sul sito internet Regio Plus Net finanziato dalla Confederazione per la cooperazione regionale (www.regioplus.ch) - è articolato in zone riferite ai materiali e in zone tematiche, tra queste: torbiere, prati rivieraschi, ghiacciai, riserve forestali, aree per selvaggina, oasi di silenzio non coltivate, geotopi, cascate, prati secchi, valichi, laghi, aree coltivate con pascoli montani di primavera o campi recintati da siepi o siti di importanza nazionale nonché oggetti culturali.
Il presidente Wasescha, originario di Savognin (GR), è delegato agli accordi commerciali del Segretariato di stato dell'economia (seco). È stato eletto ieri sera all'unanimità dall'assemblea di fondazione.
Costi per i comuni: 100mila franchi all'anno
L'operazione dovrebbe costare ai comuni 100mila franchi ogni anno. Agli investimenti potrebbe partecipare anche il cantone. I promotori del progetto sperano che anche Berna sia coinvolta nel finanziamento, ma la revisione della legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) sarà oggetto di discussione alle camere al più presto nel mese di ottobre. L'obiettivo è quello di sfruttare in modo sostenibile i tesori naturali e culturali della regione e promuovere il turismo rurale nelle valli interessate. Si intende così offrire alla popolazione una nuova prospettiva per frenare l'esodo da queste regioni. (Ticinoonline)


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