Rassegna del 13 Giugno 2005

Ambiente: Matteoli apre summit biodiversità

A Montecatini partecipano delegazioni di 188 Paesi

(ANSA) - Si e' aperta la prima riunione mondiale sulle aree protette tra i Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione Onu sulla Biodiversita'. Fino al 17 giugno, la kermesse ambientale vede radunate le delegazioni di 188 paesi. Nella citta' toscana si aprono dunque le porte della cassaforte dei parchi del pianeta: un patrimonio di 48.000 aree protette di cui 3.000 solo nel bacino del Mediterraneo per un totale di oltre 15 miliardi di km/quadrati pari al 10,6% delle terre emerse.

Legambiente, Coldiretti e Federparchi: presentato progetto per difendere la biodiversità

L'iniziativa consiste in un monitoraggio per capire i cambiamenti climatici e misurarne gli effetti sulla fioritura, uno dei fenomeni biologici più importanti e suggestivi.

"La Mappa della Primavera". E' il titolo del progetto con cui anche Legambiente, Federparchi, e Coldiretti partecipano all'iniziativa "Countdown 2010", progetto, promosso dalla IUCN (The World Conservation Union), per aiutare i governi nell'adempiere agli impegni presi per ridurre o fermare la perdita di biodiversità entro il 2010. Anche l'Italia, più in generale, partecipa all'iniziativa ed oggi si apre a Montecatini la settimana di incontri del primo gruppo di lavoro sulle Aree Protette della Convenzione sulla Diversità Biologica.
Il progetto "La Mappa della Primavera", svolto con il contributo del ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, consiste in un monitoraggio dei fiori di alberi e piante per seguire, attraverso i diversi stadi della fioritura, il ritmo delle stagioni, e consentire l'acquisizione di dati importanti in campo ecologico e agricolo e rilevare gli effetti che i cambiamenti climatici possono avere sulla biodiversità.
I rilevamenti sono iniziati in tutto il territorio nazionale lo scorso febbraio e proseguiranno a cadenze di una ogni 5 giorni per tutto il periodo di fioritura. Le zone oggetto del monitoraggio sono aree all'interno di parchi nazionali, parchi regionali e riserve naturali. (Help consumatori)

Un fallimento la tappa del Pollino

Giro dei Parchi

La tappa tenutasi sul Pollino è stato un vero fallimento. Se si fa esclusione degli addetti ai lavori, delle forze dell'ordine, una (di numero) guida ufficiale del parco e i tavoli delle associazioni ambientaliste, che non perdono occasione per mettersi in mostra e fare le belle statuine, la manifestazione era completamente deserta. Tra l'altro il WWF che pure ha pubblicato il Libro Bianco sui Parchi, nel quale si critica fortemente l'Ente Parco Pollino, non ne distribuiva copia durante la manifetazione.
Le uniche bandiere visibili erano gli stricioni del "Comitato Salute Ambiente" che contestano al parco la mancanza di una seria politica di difesa del territorio e di promozione dello sviluppo turisto. Per il resto non c'era nessuno altro. Anche l'attenzione degli addetti ai lavori era pressocche inesistente visto che gli atleti hanno dovuto fare lo slalom tra auto, personalità e dipendenti del parco. Quasi nesssuno si è accorto dell'arrivo degli atleti alla linea di arrivo.
L'Ente Parco è incapace di promuovere il territorio, e anche questa manifestazione si è realizzata solo perchè calata dall'alto. Tutte le altre iniziative organizzate da associazione locali, guide, operatori, pro loco vengono del tutto ignorate dall'Ente che non spende energie per la loro promozione.
Il parco si dovrebbe promuovere a livello nazionale e internazionale sopratutto tutelandone il paesaggio e l'ambiente (e non autorizzando centrali a biomasse) e valorizzando le risorse umane del territorio: in questo l'Ente Parco sembra essere del tutto latitante. (Quotidiano di Calabria)

Allarme al Pollino: nei comuni del parco più cinghiali che abitanti

A Montecatini il primo summit sulla biodiversità nelle aree protette del mondo

Gli abitanti? Sono circa 4mila e 900; ma i cinghiali sono molti di più, anzi, sono alcune migliaia di più: non è l’immagine di un mondo preistorico, ma la realtà attuale di cinque Comuni del Parco nazionale del Pollino, i cui sindaci hanno chiesto provvedimenti «straordinari» per affrontare, appunto, la questione-cinghiali. «Negli ultimi quattro-cinque anni - dice Giuseppe Cantisani, sindaco di San Costantino Albanese (Potenza) - la proliferazione dei cinghiali è diventata insostenibile, con conseguenze drammatiche per l’economia, l’ambiente e l’incolumità dei cittadini». Con i colleghi di sindaci di San Paolo Albanese, Terranova di Pollino, Cersosimo e Noepoli, il sindaco Cantisani ha promosso una manifestazione che si svolgerà davanti alla sede del Parco, a Rotonda (Potenza), il 21 giugno. I cinque Comuni sono fra i più piccoli della Basilicata, arroccati sull’Appennino: San Paolo Albanese, per esempio, ha circa 500 abitanti. Ma la tranquillità della gente è stata sconvolta dallo scorrazzare dei cinghiali. Con conseguenze gravissime sul piano economico e dolorose su quello sociale: campi devastati, vegetazioni distrutte dal passaggio dei branchi, terre abbandonate. E ora la gente chiede la riapertura della caccia. Ma i Parchi italiani e non solo, sono davvero una miniera di sorprese oltre che di tesori da proteggere. La Terra, pianeta da 48mila parchi, 3mila solo nel bacino del Mediterraneo, per oltre 15 miliardi di chilometri quadrati pari al 10,6% delle terre emerse, custodisce una flora e una fauna di grande valore, la cosiddetta biodiversità. Ed è appunto delle unicità di alcuni parchi, tra cui quelli italiani, spagnoli e dell’ex Jugoslavia, da oggi e fino al 17 giugno, si dà appuntamento a Montecatini il primo «Ad hoc open ended working group» mondiale sulle aree protette tra i paesi che hanno sottoscritto la Convenzione Onu sulla Biodiversità, a cui hanno aderito 188 paesi. (Il Mattino)

La biodiversità è in pericolo

Mentre il nuovo Atlante ecologico dell’Onu ci presenta un mondo che è stato stravolto da deforestazioni e cementificazioni, dal 22 al 26 a Napoli si svolge la Festa di sensibilizzazione
Parla Renato Massa, docente di Biologia animale: «Continuare per altri cento anni con l’attuale ritmo di distruzione è impensabile: alla fine del secolo potremmo ritrovarci in un mondo impoverito come non riusciamo neppure a immaginare»


La pubblicazione del nuovo Atlante ecologico dell'ONU che mette a confronto una serie di fotografie del pianeta scattate dai satelliti della NASA trent'anni fa e oggi, deve farci riflettere sulle condizioni disastrose in cui abbiamo ridotto e continuiamo a ridurre la Terra, deforestando senza pietà e distruggendo ecosistemi per sfruttare le materie prime o fare posto a colate di cemento, a pascoli e coltivazioni.
Per questo ben vengano le iniziative come la Festa della Biodiversità che si svolgerà per la quinta volta a Napoli, dal 22 al 26 giugno, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica e il patrocinio del Senato, della Camera e di altre istituzioni fra cui i Parchi Nazionali, per sottolineare l'importanza della diversità biologica proclamata dalla Convenzione di Rio nel 1992 e da allora ribadita ogni 22 maggio nella Giornata Mondiale ad essa dedicata. Una manifestazione che vuole ricordare come solo conservando la sua meravigliosa biodiversità la Terra potrà avere un futuro e come il secolo in corso debba essere consacrato alla difesa di questo patrimonio.
Purtroppo invece sono moltissime le specie che ogni anno spariscono, in un processo di estinzione sempre più rapido, come si legge nel saggio Il secolo della biodiversità (Jaca Book, 202 pagine, 14,00 euro) di Renato Massa, docente di Biologa animale e di Conservazione della natura all'Università degli Studi di Milano Bicocca. Al professor Massa chiedo perché quello in corso sia stato proclamato "il secolo della biodiversità".
"Perché siamo arrivati al punto critico. Già nel Novecento la biodiversità è andata in crisi, e continuare per altri cento anni con l'attuale ritmo di distruzione è impensabile : alla fine del XXI secolo potremmo ritrovarci in un mondo impoverito come noi non riusciamo nemmeno a immaginare. Recentemente alcuni sindaci americani hanno deciso di applicare il protocollo di Kyoto anche se gli Stati Uniti non vi hanno aderito, perché le loro città sono diventate invivibili."
- Veramente la varietà delle specie diminuisce a un ritmo preoccupante ?
"Sì, ogni anno si estinguono migliaia di specie, una distruzione che dev'essere fermata. Sono le risorse energetiche esistenti a determinare la varietà di organismi presenti sulla terra, ognuno dei quali ha esigenze diverse : alcuni si nutrono di foglie, altri di insetti, altri di funghi. E un uso oculato delle risorse permette a più specie di trovare di che vivere in una determinata area. Ma del problema dell'estinzione delle specie si occupano solo le associazioni ambientaliste, e a mio parere in una maniera molto parziale, che rischia di farlo apparire secondario. Non sono solo la tigre o il panda a essere minacciati di estinzione, ma anche tanti insetti e piccole piante che costituiscono la trama che ci consente di mangiare e di vivere."
- Ma la scomparsa di alcuni organismi che vengono sostituiti da altri non è per così dire un fenomeno fisiologico della Terra ? Anche in passato molte specie si sono estinte, basta pensare ai dinosauri...
"Il caso dei dinosauri è diverso, perché essi furono probabilmente vittime di un disastro cosmico. E' vero comunque che un certo tasso di estinzione c'è sempre stato, il problema è che oggi il ritmo sembra essere vertiginoso rispetto alla media presunta. Sarà successo anche in passato che alcune specie abbiano modificato l'ambiente rendendolo inadatto alle loro stesse necessità : ci sono animali o piante, ad esempio, che contribuiscono a creare determinate condizioni fisiche, nelle quali poi non possono vivere, e così preparano la strada all'avvento di altri organismi. Tutte le forme in cui si presenta la vita sono sensibilissime ai cambiamenti dell'ambiente chimico-fisico e biologico, e per questo motivo nel corso della storia hanno subito un continuo rimodellamento, una continua estinzione di modelli non più all'altezza della situazione.
"Oggi, però, il ritmo delle estinzioni fa pensare a quelli dei periodi speciali, ad esempio la fine del Permiano o del Cretaceo. Quando le estinzioni sono così numerose e ravvicinate, scompaiono interi ecosistemi, e il rischio è che alla fine scompaia anche l'uomo. Può accadere che lo spazio ecologico della nostra specie venga a mancare, così com'è avvenuto in passato per lo spazio di altre specie che hanno preparato da sole la loro rovina."
- La deforestazione è una delle principali cause di diminuzione della biodiversità ?
"La deforestazione a ritmi insostenibili è una grave minaccia. Ogni anno una superficie grande quanto metà dell'Italia è deforestata, e questo provoca anche dei cambiamenti climatici. Certamente alcuni fenomeni meteorologici, come venti o piogge particolarmente violenti, sono da imputare alla deforestazione."
- Come si può impedire un simile disastro ?
"Non è facile far cessare il taglio dissennato degli alberi nell'intero pianeta. Ci vogliono regole severe, leggi, ma non soltanto. Perché oltre alle industrie che si preoccupano unicamente di ricavare il massimo profitto, anche un privato qualsiasi, sia pure bene intenzionato, per il proprio interesse può tramutarsi in uno speculatore e un aguzzino della natura. E poi ci sono intere popolazioni che si gettano sulle risorse per pura sopravvivenza. Perciò oltre agli accordi internazionali occorrono iniziative per soddisfare le necessità delle popolazioni."
- Lo scrittore Michael Crichton nel suo ultimo romanzo accusa gli ambientalisti di seminare il panico ad arte. Cosa pensa lei di queste organizzazioni e degli allarmi che periodicamente lanciano ? Dobbiamo crederci in blocco o valutarli caso per caso ?
"Penso che li si debba valutare caso per caso. Considero un bene che esistano Verdi e ambientalisti, perché mettono sul tappeto dei problemi reali. Il guaio è che a volte li distorcono gravemente. Una categoria che mi sembra nociva, poi, è quella degli animalisti, perché purtroppo, senza voler apparire cinico, ciò per cui si battono non è un problema : la nostra società nata da una rivoluzione agricola è fondata sull'addomesticazione degli animali e delle piante e sul loro consumo. Semmai, la cosa di cui preoccuparsi è che dei più di sei miliardi di persone che vivono nel nostro pianeta, un miliardo e mezzo, e cioè gli abitanti di America del Nord, Europa e Giappone, fanno un consumo eccessivo di qualsiasi prodotto o risorsa. E questa è una patente ingiustizia."
- In conclusione, quali potrebbero essere i rimedi per fermare la distruzione della Terra ?
"Tutti i Paesi dovrebbero aumentare le zone protette. In Italia esse rappresentano il 10 per cento del territorio, invece dovrebbero arrivare almeno al 50 per cento in ogni Paese. Ed è necessario sensibilizzare i governi, le università, le imprese private, gli stessi consumatori per spostare la questione dall'ambito scientifico, tecnico e magari anche culturale nel quale è stata confinata all'ambito umanistico, etico e filosofico che più le compete." (Giornale di Vicenza)

Squadre antincendi insufficienti?

Parco del Pollino

Il segretario generale della Flai-Cgil Pollino, Sibari, Tirreno, Vincenzo Laurito, ha scritto una lettera, al presidente del Parco. L'approssimarsi della stagione estiva è motivo - a dire del sindacalista - di grave preoccupazione per i problemi che potrebbero insorgere al patrimonio boschivo del Parco. Tale preoccupazione nasce a seguito degli incontri tenutisi nelle settimane scorse con gli enti gestori degli operai idraulico-forestali (Afor, Consorzio di Bonifica), dove sono emerse difficoltà nella formazione delle squadre da adibire a compiti di prevenzione e di pronto intervento nello spegnimento degli incendi.
«Ciò è dovuto- scrive Laurito- all'invecchiamento degli addetti e quindi alla non abilità certificata dal medico competente e dal massiccio esodo per pensionamento che di fatto ha determinato una significativa riduzione del numero degli addetti».
Per tali considerazioni Laurito chiede un incontro al fine di verificare la possibilità di un intervento diretto di codesto ente con proprie risorse finanziarie, a integrazione del personale mancante. (Quotidiano di Calabria)

Parco, Zanetti il favorito

Delta del Po - Candidati anche Bovolenta e Chillemi, forse mercoledì la decisione
Il presidente dell’area del Delta sarà scelto nelle file della Margherita


Quella di mercoledì 15 sarà la volta buona per avere il nuovo presidente del Parco del Delta? Da come si sono lasciati mercoledì scorso i due gruppi politici rappresentati in assemblea da dodici esponenti ciascuno, si direbbe di sì, ma nel frattempo qualcuno potrebbe anche avere remato nella direzione opposta. Si sa però che i gruppi si sono incontrati e la volontà espressa è quella comunque di indicare un presidente al governatore Giancarlo Galan, perché «è molto più importante in questo momento governare il Parco che perdersi in diatribe politiche intorno ai numeri». Le due delegazioni di centrodestra e centrosinistra hanno ribadito «l'importanza del potere collaborativo di tutte le rappresentanze», come del resto avvenuto in passato, e per questo si sono impegnate per «comportamenti chiari e costruttivi». Ma come si sono mossi i due gruppi? Par di capire che il centrodestra abbia cambiato il proprio cavallo da corsa. I due canditati in pole-position sono sempre stati: Geremia Gennari per il centrodestra e Roberto Zanetti per il centrosinistra. Ora, così pare, è rimasto in corsa solo Zanetti perché Gennari ha rinunciato a favore di Gianni Chillemi, sindaco di Ariano Polesine. Zanetti, consigliere provinciale, già assessore alle attività produttive e alla pesca, è in forza alla Margherita: sembra che, per accordi di gruppo, la Margherita debba avere il presidente in questo ente e Zanetti non intenderebbe essere sostituito. In questi giorni è venuto fuori anche un altro nome per il gruppo di centrosinistra ed è quello di Marina Bovolenta, sindaco di Corbola, che potrebbe, così si dice, attirare l'attenzione anche di qualcuno del centrodestra. Insomma, siamo ancora sul campo del "si dice" e "pare che", ma di certo non c'è nulla se non l'ultimatum arrivato da Venezia: se entro la fine del mese non sarà proposto il nome del presidente, la Regione provvederà al commissariamento. Un'altra certezza è che si tratta di fare un nuovo presidente che resterà in carica fino a maggio 2006 e poi dovrà essere azzerato tutto per una questione burocratico-politica e istituzionale. (Il Gazzettino)

La Scalaccia è del Parco del Conero

Raggiunto l’accordo con la proprietà: il sentiero diventa patrimonio pubblico

Un sentiero stupendo, tra i più panoramici e suggestivi della riviera del Conero. Conduce al mare, nella zona sotto Pietralacroce, tra il Passetto e il Trave. Questo sentiero, che tutti chiamano la “Scalaccia” (il numero 13, come spiega Aldo Forlani, autore di numerose pubblicazioni sul Conero), da cui prende il nome e che scende digradando tra il verde e i profumi della macchia mediterranea, è di proprietà di un privato. O meglio: era di un è privato perché dall’altro ieri questo viottolo pittoresco è diventato definitivamente patrimonio pubblico, di fatto proprietà del Consorzio del Parco del Conero. Un organismo, il Parco, che in tutta la zona ha la supervisione e il controllo ambientale ma che, pur sempre, deve rispettare la proprietà privata.
L’accordo raggiunto tra il Parco e il privato è dunque un fatto molto importante, poiché d’ora in poi il sentiero potrà essere di uso e fruizione pubblici, senza che vi sia più il rischio chiusura, di tanto in tanto ipotizzata o minacciata. Frequentatissimo, specialmente in estate, da quanti, e sono molti, scendono al mare e alla spiaggia nella zona delle grotte, una delle più belle selvagge della costa intorno ad Ancona. Un bel “colpo”, per il Parco del Conero, che, in base, appunto, ad un accordo raggiunto con la società proprietaria del sentiero (la “Real Risorgimento” di Ancona), si aggiudica la servitù di passaggio perpetua del sentiero stesso. Con l’accordo sottoscritto tra il Presidente del Parco del Conero e il rappresentante della “Real Risorgimento”, presente il legale della proprietà, l’avvocato Andrea Nobili, il sentiero sarà completamente ripristinato (un tratto iniziale, tortuoso e pericoloso, sarà rifatto in variante) a cura della stessa proprietà, che sistemerà anche il parcheggio all’inizio della discesa, proprio di fronte all’Osteria di Pietralacroce. Il Parco curerà regolarmente la manutenzione, ma con l’acquisizione della servitù, fatta esercitando il suo diritto di prelazione, l’ente è venuto in possesso a costo zero del sentiero che dall’Osteria del “Baffo” scende fino al mare.
Questa acquisizione, fortemente voluta dal presidente Giancarlo Sagramola, prossimo a lasciare il vertice del Parco (fra pochi giorni c’è il rinnovo degli organi dirigenti), allontana il rischio, fino a qualche giorno fa incombente, che il sentiero potesse essere chiuso dai proprietari privati. E sembra vicina anche la definizione di un’altra questione analoga, relativa al entiero della “Vedova”, che i proprietari avevano minacciato di precludere. Non è certo, ma sembra che anche il Passo del Lupo, a Sirolo, vietato recentemente al passaggio, perché pericoloso, da un’ ordinanza del Sindaco Misiti, potrebbe presto essere messo in sicurezza e reso fruibile grazie ad un intervento del Parco del Conero. (Corriere Adriatico)

L'orso sconfina a Lavenone e se ne pappa una decina

Buone le pecore bresciane
In quella zona della valle Sabbia non l´avevano mai visto. Ma rischia, perché ci sono tante doppiette

«Questa volta l´ha fatta grossa», tuonano nel Bresciano con il tono di chi comincia a preoccuparsi. Chi l´ha fatta grossa? L´orso del Parco, pardon, della Slovenia.
Già si era avvicinato al confine lombardo qualche settimana fa quando si era sbranato in due riprese (una cena ed un pranzo) alcune pecore nel villaggio di Riccomassimo, frazione di Storo al confine fra le due province. Ora ha proprio varcato il confine, e di parecchi chilometri.
E´ arrivato a Lavenone, ad una ventina di chilometri dal Trentino, nel cuore della valle Sabbia, dove ha pensato bene di papparsi addirittura dieci pecore. Che fame, ragazzi! «Ma non gliene date da mangiare?», chiedeva ironica una signora. La notizia si è sparsa in un baleno, anche perché ovviamente fa parte degli eventi straordinari. Orsi da quelle parti non se ne sono mai visti.
Inutile dire che i Bresciani si preoccupano. «Finché resta da voi – ci dice il cliente di un bar di Lavenone – tutto va bene, ma se cominciate a mandarcelo...». Noi, veramente, non mandiamo proprio nessuno. E´ l´orso che sene va a zonzo per conto suo, senza badare ai cippi di confine. Chi sarà di quelli importati dal Parco?
L´aria tranquilla e tranquillizzante dei dirigenti del Parco Adamello-Brenta non è propriamente condivisa da chi abita fuori dal territorio del Parco. Nei bar si comincia a discutere dell´orso, e c´è già chi evita di andare in montagna. Cominciano a fiorire gli aneddoti di incontri strani. Come quello dell´escursionista che è stato inseguito per alcune decine di metri, prima di riuscire a ripararsi nella macchina.
Per non parlare delle psicosi: quando cominciano, chi le ferma più? «Ho una casetta in montagna – ci racconta una signora del basso Chiese – e alla sera, dopo cena, sull´imbrunire, usciamo con i miei nipotini per fare una passeggiata. Adesso non la facciamo più: se per caso incontriamo l´orso, che reazioni potrebbe avere?».
Insomma, se l´introduzione di Masun, Daniza e degli altri plantigradi per il Parco Adamello-Brenta ha rappresentato una formidabile operazione immagine destinata a riverberarsi positivamente sul turismo a livello nazionale, non altrettanto si può dire nei confronti degli indigeni, che cominciano a spazientirsi. Se poi a spazientirsi sono i Bresciani... Cosa potrebbe accadere? Terra di cacciatori la valle Sabbia. «Beh, beh, che non creda di venir qua a fare il gradasso tante volte, perché qui di doppiette ce ne sono abbastanza», commentava col tono rude il solito cliente del bar di Lavenone, che aggiungeva: «Qua non siamo mica in Trentino!». (L'Adige)

Workshop degli Ecomusei

Ad Argenta (Fe) e a Ridracoli (FC) dal 15 al 18 giugno 2005 è in programma il workshop degli ecomusei con ospiti europei

Da mercoledì 15 a sabato 18 giugno 2005 Argenta (Ferrara) e Ridracoli (Forlì-Cesena) ospitano il workshop degli ecomusei, sul tema "Identità locali e cittadinanza europea".
Il workshop degli ecomusei è un appuntamento a scadenza annuale - proposto originariamente dall'IRES del Piemonte e dalla Provincia autonoma di Trento - a cui partecipano ogni anno musei italiani ed esteri, con diversi obiettivi:
- costruire in forma partecipata criteri di funzionamento degli ecomusei, partendo da ambiti di lavoro condivisi;
- costruire una diversità di reti articolate degli ecomusei, dal livello europeo ai vari livelli locali, basate sulle opportunità di costruire progetti comuni, partendo dalla valorizzazione delle diversità dei territori e delle comunità interessate;
- allargare le reti anche ai musei di tipo ambientale e territoriale, avendo questi funzioni di apertura e documentazione di vasti territori.
Va ricordato che di norma un ecomuseo si compone di collezioni di beni o insiemi di beni che si trovano su uno specifico territorio, ed è caratterizzato dall'organizzazione umana legata al funzionamento dei beni materiali, ai luoghi di lavoro; e si dota di un patrimonio di valori culturali espressi dalle comunità locali.
Il ricco programma di iniziative previsto per la prossima settimana comprende, oltre ai momenti di vero e proprio workshop con gli operatori ecomuseali provenienti da varie parti d'Italia e d'Europa, anche alcune conferenze che daranno spazio ad interlocutori istituzionali. Ciò anche allo scopo di avviare un processo di coinvolgimento della cittadinanza volto a collegare le strutture ecomuseali e ambientali alle decisioni e alle prospettive dello sviluppo sostenibile: una sorta di marketing territoriale basato non solo sul prodotto tipico "tangibile", ma arricchito da quello "intangibile" della cultura, del rito, della consuetudine e del costume, che distingue un territorio e ne connota la diversità.
Gli appuntamenti del tavolo tecnico, che si organizzerà per gruppi di lavoro, si svolgeranno nella mattina di giovedì 16 ad Argenta e nella giornata di venerdì 17 a Ridracoli di Santa Sofia, nella struttura di Capaccio.
Tre sono invece gli appuntamenti del tavolo istituzionale, aperti alla cittadinanza. Mercoledì 15 giugno ad Argenta, alle 14:30, il Museo della Bonifica di Saiarino ospita una conferenza sul tema "Mappe di comunità del territorio ferrarese", promossa dalla Provincia di Ferrara, a cui parteciperanno gli assessori alla Cultura dei vari Comuni della provincia di Ferrara. Obiettivo dell'incontro: definire i lineamenti e le tappe istitutive di un progetto condiviso sul tema delle mappe di comunità. Gli ospiti italiani e stranieri apporteranno spunti da altri territori in cui le mappe di comunità hanno avuto una propria specifica espressione.
Sempre ad Argenta, giovedì 16 giugno alle 14:30, il Convento dei Cappuccini sarà teatro di un secondo incontro, dal tema "Acque, identità e sviluppo sostenibile", finanziato dal Life natura di Campotto. L'appuntamento è diviso in due parti: la prima tratterà i temi locali dello sviluppo sostenibile, riferiti alla realtà di Argenta e al ruolo del sistema ecomuseale in ordine allo sviluppo del territorio; la seconda parte della conferenza sarà dedicata al progetto di messa in rete dei musei
territoriali, promosso dai due Parchi del Delta, dell_Emilia Romagna e del Veneto. Sulle tre province di Ravenna, Ferrara e Rovigo insistono infatti ecomusei, musei ambientali e naturalistici, siti monumentali e complessi religiosi ed aree archeologiche, che nell'insieme compongono la complessa fisionomia delle civiltà e delle culture umane del grande delta italiano. L'ecomuseo di Argenta si inserisce pienamente in tale orizzonte progettuale.
Infine sabato 18 giugno a Capaccio di Ridracoli, nei pressi di Santa Sofia alle 9:00 si terrà la conferenza conclusiva del workshop degli ecomusei, promossa dalla Provincia di Forlì-Cesena. Si parlerà della creazione di una rete degli ecomusei e dei musei territoriali nel forlivese, con particolare riguardo ai musei delle acque e alle aree umide; e della realizzazione di
"corridoi ecologici" legati alle aste fluviali più importanti (Ronco, Bidente, Delta del Po) per un'ipotesi di sviluppo della mobilità e di attività ecosostenibili (trekking, ippovie, cicloturismo, percorsi vita, sport naturalistico e ambientale).
Nell'ambito della giornata, oltre alla presentazione dell'esempio di rete degli ecomusei polacchi e dell'ecomuseo cinese del Suojiaa, verrà presentato il Progetto europeo CIPECH, dedicato agli ecomusei, che ha come partner italiani la Provincia di Forlì-Cesena e il Comune di Argenta.
Al termine della conferenza, all'ecomuseo delle acque "Idro" di Ridracoli verrà inaugurata la mostra itinerante "Ingegnerie d'acqua", dedicata agli ecomusei di Argenta e Ridracoli partendo dai loro grandi "antenati": l'acquedotto teodoriciano della valle del Bidente e gli impianti della bonifica estense e pontificia nel territorio ferrarese e bolognese. (Emilia net)

Ex lsu, riunione tra ente parco e regione Calabria e Basilicata

Pollino
La riunione ha sancito l’impegno delle due Regioni a farsi carico della possibilità di “accompagnare” il lavoro, e quindi, il reddito degli occupati sino al 31 dicembre 2005.


Si è tenuta, presso la sede dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, in Rotonda (PZ), una riunione tra Ente Parco - rappresentato dal Presidente, on. Francesco Fino - Regioni Calabria e Basilicata - rappresentate rispettivamente dall’on. Egidio Masella, assessore al Lavoro e dall’omologo lucano Carlo Chiurazzi. Presenti i rappresentanti di Italia Lavoro, di Cgil, Cisl e Uil e della società Duemila spa che gestisce, attualmente, i 331 ex Lavoratori socialmente utili del Parco del Pollino e della Sial spa (la società calabrese a maggioranza regionale, firmataria di un protocollo d’intesa con il Ministero delle Politiche agricole e la stessa Regione Calabria per l’utilizzazione di un bacino di lavoratori precari).
La riunione ha sancito l’impegno delle due Regioni a farsi carico della possibilità di “accompagnare” il lavoro, e quindi, il reddito degli occupati sino al 31 dicembre 2005. Scongiurando il rischio licenziamento. La società Duemila spa, infatti, ha già avviato le procedure di mobilità. La soluzione della vertenza, tuttavia, potrebbe essere conseguita aderendo all’ipotesi progettuale di Italia Lavoro che prevede la realizzazione di società cosiddette “in house” con le quali, attraverso le Regioni e il Ministero del Lavoro – disponibile a finanziarle – assorbire definitivamente i lavoratori. Tale proposta trova già disponibile la Regione Calabria che ha confermato al tavolo odierno la sua volontà a proseguire su tale percorso - mentre un’ulteriore verifica occorre per la Regione Basilicata. Per tale motivo è stato stabilito di fissare un nuovo incontro, a Roma, presso il Ministero del Lavoro, mercoledì prossimo.
Il Presidente dell’Ente Parco del Pollino, Francesco Fino ha espresso soddisfazione per la riuscita della riunione ed ha rivolto un ringraziamento ai due assessori regionali per la sensibilità dimostrata nell’occasione. “L’incontro di Rotonda – ha dichiarato a margine Fino – dimostra come il Parco tenga alla risoluzione della vertenza degli ex Lsu e dimostra, qualora ce ne fosse bisogno - quanto sia importante e fondamentale per la riuscita, l’azione sinergica tra gli Enti”. (Basilicatanews)


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