Progetto APE
"Appennino Parco d'Europa"


APE

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Premessa
Dopo l'approvazione della legge quadro sulle aree naturali protette (394/91), l'Appennino è interessato da una nuova ed inedita geografia territoriale e istituzionale definita dal rilevante numero e dalla significativa estensione di parchi e riserve naturali di rilievo nazionale, regionale e locale, in parte già istituiti e in alcuni casi programmati, la cui contiguità fisica disegna un vero e proprio sistema di aree protette.
"Appennino Parco d'Europa" permette di associare alla categoria "Parco", senza tuttavia esaurirla in sé, l'immagine "Appennino": un grande unitario sistema ambientale e territoriale di valore internazionale, dove è possibile sperimentare politiche di sviluppo sostenibile, luoghi privilegiati e deputati alla riconversione ecologica dell'economia e dove sono presenti tutte le precondizioni favorevoli alla sua realizzazione.
Il progetto APE non vuole sottoporre l'intero Appennino allo speciale regime di tutela e di gestione previsto dalla legge 394/91, dando vita ad un unico grande parco, quanto piuttosto consolidare e valorizzare l'attuale sistema di aree naturali protette promuovendo prioritariamente l'autonomia operativa dei Parchi e delle Riserve e il coordinamento tra di loro e con gli altri soggetti istituzionali.
Se i parchi si mettono in rete, il sistema appenninico di aree naturali protette può sviluppare a pieno tutta la sua efficacia per la conservazione della natura (anche attraverso la creazione di grandi corridoi ecologici) e per la promozione delle comunità locali, nonchè contribuire alla realizzazione del più generale sistema nazionale delle aree naturali protette, obiettivo e finalità della legge 394/91, così come ribadito e riaffermato dalla legge 426/98. Il progetto APE intende inoltre favorire la promozione di azioni coordinate tra il sistema dei parchi, gli enti locali, le regioni e le amministrazioni centrali dello Stato, in grado di orientare all'uso sostenibile delle risorse naturali il complesso dell'ambiente appenninico. Anche di quello non interessato dalla istituzione di aree naturali protette, ma ad esse comunque relazionato e connesso. Integrare oggi la politica dei parchi con le altre politiche per orientarle alla sostenibilità è ancor più urgente dal momento che la montagna viene oramai riconosciuta come risorsa strategica, ambito spaziale sempre più interessato da dinamiche di valorizzazione e riequilibrio territoriale, ma i cui esiti possono anche non essere quelli desiderabili. APE si prefigge questo obiettivo a partire dalla realtà dell'Appennino, aprendo la politica dei parchi a nuovi interlocutori e a nuovi soggetti ai quali proporre uno scenario positivo, suggestivo e desiderabile nel quale siano protagonisti.




Il percorso di APE
Il progetto nasce da un'idea di Legambiente e viene presentato in un Forum a L'Aquila nel dicembre nel 1995, in collaborazione con la Regione Abruzzo e con il sostegno tecnico del Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente. La manifestazione vede la partecipazione di numerosi soggetti pubblici e privati, il cui impegno viene assunto attraverso Protocolli d'intesa sottoscritti dal Ministero dell'Ambiente, dalle centrali cooperative, dalle associazioni artigiane e agricole, confermando in tal modo l'importante ruolo dei soggetti privati nello sviluppo del progetto. Da allora Legambiente segue un percorso che attraverso anche il coinvolgimento delle Regioni interessate al progetto porterà alla Ia Conferenza nazionale sulle aree naturali protette, promossa dal Ministero dell'Ambiente nel settembre 1997, in cui APE riceve il riconoscimento fondamentale. Infatti il Programma stralcio per la tutela ambientale, emanato dal Ministro dell'Ambiente il 28 maggio 1998, al punto 12, afferma che con il " () progetto per il coordinamento sistemico di iniziative sostenibili promosse dal Ministero dell'ambiente, dagli Enti parco, dalle regioni e dagli enti locali e insistenti nelle aree appenniniche () "APE - Appennino parco d'Europa": si propone di fare dei parchi elementi motore dello sviluppo sostenibile delle aree interne dell'Appennino. A tal fine tale progetto promuove azioni coordinate degli Enti parco, con le regioni, gli enti locali, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali e cooperative, le associazioni ambientaliste e la comunità scientifica. Gli strumenti operativi individuati da tale progetto sono una Convenzione ed un Programma d'azione per uno sviluppo sostenibile dell'Appennino. Il progetto può avere una grande importanza per le aree del mezzogiorno interessate da un'importante rete dei parchi."
 

Le Aree Protette interessate dal progetto APE
L'ambito territoriale di riferimento di APE è di 9.585.000 ettari, pari al 46% dell'intero territorio nazionale.

Il sistema delle aree naturali protette coinvolte in APE è costituito da:

  • 9 parchi nazionali pari a 841.000 ettari;
  • 65 riserve naturali statali pari a 47.453 ettari di cui 23 ricomprese nei parchi nazionali;
  • 28 parchi regionali pari a 300.446 ettari;
  • 32 riserve regionali pari a 25.067 ettari;
  • 12 altre aree protette pari a 10.209 ettari.

Il totale è di 1.193.423 ettari, quindi il 56,60% delle aree protette inserite nell'elenco ufficiale.
Un territorio costituito per il 12,45% da aree protette. Quota destinata ad aumentare con la prossima istituzione dei parchi nazionali dell'Appennino Tosco-Emiliano, della Sila e della Val d'Agri e con l'inserimento nell'elenco ufficiale delle aree protette di molti parchi regionali e riserve istituite di recente. Il progetto APE vede coinvolte

  • 14 regioni (dal Piemonte alla Calabria)
  • 51 province,
  • 188 comunità montane ed
  • oltre 1.600 comuni.




Alcune linee di progetto
Si propongono a titolo esemplificativo alcune idee progettuali che potranno concorrere e contribuire all'avvio del progetto APE

Servizi territoriali
Il fatto che la maggior parte dei parchi e delle riserve insista nelle aree interne e montane, alpine ed appenniniche, fa comprendere meglio come sia ancor più necessario mantenere in tali aree un adeguato e moderno sistema di servizi territoriali in grado di rispondere sia alle esigenze dei residenti che a quelle dei visitatori. Basti solo pensare a due tra i servizi oggi maggiormente a rischio, quelli scolastici e quelli sanitari, che non solo andrebbero mantenuti e potenziati per scongiurare l'esodo dei cittadini residenti rimasti a presidiare questi territori, ma in molti casi ripensati e ricalibrati anche sulla base dei dati sui flussi turistici che ci dicono come sia in crescita il turismo dei ragazzi in età scolare e degli anziani. Come andrebbero anche ripensati i problemi legati alla distribuzione commerciale e alla mobilità pubblica per i quali è necessario immaginare condizioni e agevolazioni fiscali specifiche, che garantiscano un adeguato sistema di collegamenti e distribuzione dei prodotti per le popolazioni residenti anche nei periodi di basso o nullo afflusso turistico. In riferimento alla mobilità pubblica, vanno incentivate e sostenute le soluzioni a basso impatto ambientale in particolare i mezzi a trazione elettrica e quelli a trazione animale nelle aree più sensibili e di maggior valore naturalistico. Nelle aree dell'Appennino vanno mantenute e potenziate le reti ferroviarie interne convogliando su di esse la domanda di mobilità attivata dai nuovi flussi turistici che si rivolgono al sistema delle aree protette. Per i parchi e per le istituzioni locali interessate va sviluppata una rete pubblica informativa che favorisca il loro accesso ai servizi formativi, amministrativi, turistici, di assistenza sanitaria, e dove il telelavoro possa trovare inedite e particolare applicazioni capaci di colmare le distanze tra le aree montane ed insulari e quelle urbane.

Agricoltura e Biodiversità
Nello stretto legame tra la tutela del paesaggio, della conservazione della natura e della biodiversità si colloca il progetto di sviluppo rurale. Nell'Appennino italiano il sistema della qualità ambientale è in stretto rapporto con la qualità dell'agricoltura. Basti pensare che su 393 formaggi tipici, censiti nell'Atlante dei prodotti tipici in Italia, ben 107, quasi il 30%, vengono prodotti nelle regioni che saranno interessate dall'obiettivo 1 nei Programmi comunitari 2000-2006. La conservazione dell'attività agricola nelle sue forme tradizionali e innovative sostenibili in accordo con la nuova politica di sviluppo rurale dell'Unione Europea, può diventare un progetto strategico per la produzione di beni di qualità in grado di dar vita ad una nuova filiera agroalimentare (sistema di consorzi per la produzione, trasformazione e commercializzazione di una serie di prodotti fortemente connotati in rapporto alle aree geografiche di provenienza e alle tecniche di lavorazione - marchi di qualità e di tipicità - "valore aggiunto immateriale"), in grado di assicurare un futuro al patrimonio di tipicità ancora presente.

Corridoi ecologici
Sulla base delle conoscenze esistenti e di quelle future di Carta della Natura, si intende sviluppare una rete ecologica che percorra tutta la dorsale appenninica connettendo fisicamente - anche attraverso gli elementi lineari del paesaggio agrario e montano - gli habitat naturali e seminaturali. Questa rete ecologica - coerente con gli obiettivi di Natura 2000 - deve assicurare la mobilità delle specie animali selvatiche, e lo scambio genico fra diverse popolazioni sia di specie animali che vegetali. La rete dovrà integrarsi con il sistema idrografico avviando così un processo di manutenzione, di riqualificazione e di rinaturalizzazione, ai fini della prevenzione del dissesto idrogeologico, con un significativo impatto occupazionale. Azioni di decementificazione di alvei e aree fluviali, vanno pertanto avviate ricostituendo condizioni di stabilità e di sicurezza con tecniche di ingegneria naturalistica e utilizzo di specie arboree autoctone, la cui produzione dovrà essre assicurata dalla riorganizzazione e dal potenziamento dei vivai esistenti.
Si delinea così lo schema fisico di base del "sistema infrastrutturale ambientale" in grado di condizionare ed orientare gli altri sistemi infrastrutturali tradizionali.

La rete dei sentieri naturalistici ed escursionistici
Si tratta di portare a sistema i tanti sentieri realizzati, in via di realizzazione e da realizzare che insistono lungo la dorsale appenninica, al fine di garantire una corretta fruizione turistica di questi ambienti naturali. Lungo questa rete di sentieri naturalistici ed escursionistici andranno individuate le strutture per l'ospitalità (rifugi, casali, borghi rurali) che dovranno essere adattati alle nuove destinazioni d'uso. Inoltre questa rete dovrà integrarsi e collegarsi con quella degli itinerari storico-culturali ed enogastronomici.

I grandi itinerari storico-culturali
Gli itinerari storico-culturali dell'Appennino, quali il Tratturo Regio, la via Francigena, la via Lauretana, la via Sacra dei Longobardi, dovranno costituirsi quali assi portanti del sistema dei sentieri e degli itinerari individuati a livello locale e delle singole aree protette. Lo sviluppo di reti e di itinerari di questa natura pone l'esigenza di una organizzazione e di una gestione coerente dei flussi turistici ipotizzabili soprattutto a livello locale, incentivando una serie di azioni ai fini della ricettività e della fruizione (es. bed & breakfast)