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Monumento Naturale Palude di Torre Flavia

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 43.00 ha
  • Regioni: Lazio
  • Province: Roma
  • Comuni: Cerveteri, Ladispoli
  • Provv.ti istitutivi: DPGR 613 24/03/1997
  • Elenco Ufficiale AP: EUAP1071

 

 

La Palude di Torre Flavia

La Palude di Torre Flavia è una zona umida di grande importanza per la tutela dell'avifauna migratoria e per la conservazione di un ultimo lembo dell'antica maremma laziale.
La zona umida è formata da un terreno argilloso-limoso ricco di materiale organico di origine vegetale che da luogo a un tappeto di sostanza organica in putrefazione responsabile della formazione del fango nerastro. Lembi residuali di una antica duna sabbiosa separano la palude dal mare. Un molo di origine artificiale collega attualmente alla costa i ruderi dell'antica Torre Flavia, rimasta isolata a circa 80 metri dalla spiaggia a causa del fenomeno dell'erosione costiera qui molto accentuato.
Il territorio del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia si estende lungo la costa, tra Cerveteri e Ladispoli, in alcuni tratti separato dal mare da un esiguo accumulo sabbioso e in altri raggiunto dal mare, che mette a nudo parte dei sedimenti anticamente originatisi dal lento accumulo di materia organica proveniente da residui di piante, alghe e animali morti, costituita da un fango molto scuro. Il paesaggio è quello delle aree umide costiere, che in passato erano diffuse lungo le coste laziali, quando esisteva un vasto sistema di acquitrini e paludi salmastre. Dietro la spiaggia (oggetto di intensa erosione ed arretramento), corre un cordone dunale, che delimita la palude vera e propria. Questa è formata da piscine, stagni e canali, inframmezzati da lingue di terra, coperte da un fitto e inaccessibile cannucceto, che penetra fino al cuore della palude.
Parte dell'area sommersa è oggetto di attività produttiva, grazie alla presenza di un impianto di pescicoltura sostenibile, la cui gestione contribuisce alla manutenzione della Palude.
All'inizio del secolo le bonifiche e la più recente urbanizzazione di Campo di Mare (anni 60'), hanno progressivamente ridotto la grande palude originaria, fino agli attuali 37 ettari. E' così iniziato, per la Palude, un periodo di abbandono e di degrado a cui l'azione della Provincia di Roma, in collaborazione con il WWF Lazio, sta cercando di porre freno.
L'area è una Zona di Protezione Speciale (SIC IT 6030020), che fa parte della Rete Natura 2000 individuata dal Ministero dell'Ambiente, secondo la direttiva 79/409/CEE "Uccelli". Nella zona antistante di mare aperto è anche presente un Sito di Importanza Comunitaria ("Secche di Torre Flavia" SIC IT 6000009; Dir. 92/43/CEE "Habitat") che tutela le praterie di Posidonia oceanica.

Foto di La Palude di Torre FlaviaFoto di La Palude di Torre Flavia
 

Flora e vegetazione

Il territorio del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia si estende lungo la costa, in alcuni tratti separato dal mare da un esiguo accumulo sabbioso, e in altri raggiunto dal mare, che mette a nudo parte dei sedimenti anticamente originatisi dal lento accumulo di materia organica proveniente da residui di piante, alghe e animali morti.
La flora è in larga parte composta da specie di ambiente umido, che si differenziano a seconda del grado di salinità dell'acqua a cui sono adattate. I sali disciolti nell'acqua marina infatti danno luogo alla cosiddetta "aridità fisiologica", che porta le cellule a perdere acqua per osmosi: le specie vegetali alofile, tipiche degli ambienti salini, tuttavia sopravvivono, grazie alla capacità di accumulare soluti non tossici per la specie nel succo cellulare e di poter così assorbire acqua dall'esterno anche nelle paludi salmastre e sulle coste sabbiose. In alcune alofite la concentrazione di soluti è talmente alta che in passato alcune specie venivano raccolte per estrarne sostanze chimiche, come nel caso di specie del genere Salsola, da cui venivano estratte soda e altre sostanze al fine di produrre detersivi e vetro. Nella parte più interna e lontana dal mare, superata una fascia di prati falciabili fortemente condizionati dall'intervento umano, si trovano prati emersi con specie erbacee adattate ad ambienti non sommersi ma costantemente umidi, come la carice villosa, ciperacea tipica degli incolti umidi. Nella zona depressa, dove l'acqua è più dolce, profonda e persistente, si sviluppano specie tipiche di acque stagnanti come il ranuncolo acquatico, mentre ai margini la vegetazione è dominata dalla cannuccia di palude.

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Foto di Flora e vegetazione
 

Fauna

L'area è estremamente interessante sotto il profilo ornitologico. Sulla riva del mare è ancora oggi possibile osservare gli uccelli di ripa, in gran parte migratori acquatici, visibili soprattutto in inverno e nei periodi di passo. Tra questi il voltapietre, la beccaccia di mare e corrieri. Nelle acque salmastre, in cui predomina la salicornia, ritroviamo il corriere piccolo, il fratino, il piro-piro piccolo ed il piro piro culbianco, oltre agli elegantissimi cavalieri d'ltalia. Varie specie di anatre popolano gli specchi d'acqua interni tra cui, il germano reale, il codone, la marzaiola e l'alzavola. Tra gli ardeidi, I'airone cenerino e la garzetta. Tra i canneti è possibile osservare il migliarino di palude, il cannareccione e la cannaiola. Queste ultime due specie di passeriformi, assieme al beccamoschino risultano anche nidificanti e risulterebbe di grande importanza studiare struttura e dinamica di queste popolazioni, localizzate da altre consimili.
Fra i mammiferi va menzionato il toporagno d'acqua. Regno di anfibi per eccellenza, ritroviamo la comune rana verde e la raganella, fra i rettili la biscia d'acqua.

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Foto di Fauna
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