Nuovi Parchi nazionali

A che punto siamo

Parco nazionale dell’Alta Murgia

Due passaggi successivi nella Conferenza Stato-Regioni – il 13 ottobre e il 26 novembre2003 – grazie ai quali sono stati prima definiti i confini e poi messi a punto i termini del decreto istitutivo, hanno consentito di avvicinare ulteriormente il traguardo di questa realizzazione attesa ormai da quindici anni. Certo preoccupa comunque il tempo già passato da quel 26 novembre senza che in Consiglio dei Ministri sia giunto il Decreto finale da sottoporre al Capo dello Stato. L’attesa continua e non è detto che l’intesa faticosamente raggiunta sulla perimetrazione di 67.736 ettari che comprende 13 Comuni (Altamura, Andria, Bitonto, Cassano, Corato, Gravina, Grumo, Minervino, Poggiorsini, Ruvo, Santeramo, Spinazzola, Toritto) non possa ricevere qualche ulteriore assalto. Da registrare in ogni caso l’accelerazione subita dal processo dopo la scoperta di rifiuti tossici nei territori del parco. Così come le non sopite polemiche, le prime “avances” sulla sede del nuovo Parco e il continuo impulso di molte forze locali, sfociato in una grande manifestazione di popolo. Di tutto ciò è possibile leggere in una rassegna dei principali articoli che la stampa ha dedicato in questi mesi all’argomento.


Parco nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese

Anche in questo caso i passaggi sono stati due, ma entrambi inconcludenti. Tanto a giugno che a ottobre le due riunioni della Conferenza Stato-Regioni non hanno dato luogo all’intesa sul provvedimento istitutivo, a meno che non ci si voglia accontentare della scelta di un nome per un parco che non c’è. Il decreto istitutivo è l’atto conclusivo che manca, dopo l’approvazione da parte del Consiglio Regionale della Basilicata, avvenuto l’ormai lontanissimo 13 dicembre 2002, alla fine di una “gestazione” durata oltre dieci anni, della perimetrazione del nuovo Parco. Le discussioni e le polemiche sulla perimetrazione licenziata dalla Regione, che “tagliava” quella precedente di quasi 13.000 ettari, fissando la superficie a 65.756 ettari, si sono attenuate ma non sono mancate sollecitazioni e ulteriori proposte in vista del provvedimento del Governo. Sono queste pressioni, alle quali non si è ancora saputo reagire, che determinano uno stallo ormai colpevole. Le denunce, gli appelli (fra i quali quello della Conferenza episcopale) sono numerosi, e di tutti si dà conto nella rassegna stampa dei mesi scorsi.


Parco nazionale del Gennargentu

Questo qui di seguito in corsivo è il testo del nostro aggiornamento dell’aprile del 2003. Da allora il “nulla” da commentare, se non alcune polemiche di coloro che via via si stanno accorgendo del fatto che, comunque, le salvaguardie del “decreto Ronchi” hanno ricadute e influenze significative e che dunque qualche provvedimento andrebbe preso.

Le dichiarazioni del ministro Matteoli di ottobre ("Il Parco del Gennargentu esiste, è stato istituito e dunque tutte le norme di tutela e salvaguardia contenute nel decreto d'istituzione sono attive a valide") sono state sostituite da quelle del ministro Matteoli di marzo "Quel parco non nascerà così. Sto aspettando il parere degli uffici legislativi per capire se dovrò revocare il decreto Ronchi o se, invece, scusate il termine, può essere ‘aggirato’". Dunque il Governo, dopo due anni di immobilismo sull’argomento, ha finalmente deciso di… aspettare un parere legale.
La cosa ha fatto correre un fremito – almeno sull’isola – e per qualche giorno si è tornati a parlare, sulla stampa e in qualche sede istituzionale, dell’incompiuto ultimo Parco nazionale previsto dalla nostra legislazione. Ma i termini in cui se ne è discusso la dicono lunga sulle possibilità che esso avrà di vedere la luce.



PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA
Rassegna stampa ottobre-dicembre
Parco, il conto alla rovescia

ALTA MURGIA - A metà mese l'ultimo atto nella Conferenza Stato-Enti locali. Poi la firma del Capo dello Stato
Il 13 l'iter si concluderà e l'atto costitutivo passerà al Quirinale

Tredici ottobre. Segnate questa data. Non passerà alla storia ma è l'inizio della fine. La fine dell'iter del Parco dell'Alta Murgia. Gli atti per l'istituzione iniziano da quel giorno ad essere esaminati in sede tecnica dalla Conferenza Stato Regioni i cui lavori concluderanno la pratica trasferendola alla firma del Capo dello Stato.
La data è stata comunicata dall'on. Donato Piglionica. «Finalmente possiamo dire - spiega - che la questione si avvia verso la conclusione anche se non sono certo che le resistenze e le pressioni non mancheranno come possiamo intuire in questi giorni difficili dalle discussioni. Ma ad ogni modo la Conferenza inizia a lavorare, questa è una buona notizia».
L'istituzione del Parco nazionale dell'Alta Murgia è effettivamente in dirittura di arrivo dopo almeno quindici anni di stucchevoli duelli tra «sì» e «no».
Ma persistono gli ancora più stucchevoli «ancora no» che in questa fase, anche alla luce degli scempi consumati nel silenzio più assoluto sulla Murgia, lasciano il tempo che trovano.
Perché duellare ancora su perimetrazione, su vincoli e quant'altro ora che l'iter sta per concludersi? La delimitazione approvata dalla giunta regionale del 20 marzo scorso ammonta a 67.739 ettari allungandosi tra Altamura (la città più presente con 12.660 ettari), Andria, Ruvo, Gravina, Minervino, Corato, Spinazzola, Cassano, Bitonto, Toritto, Santeramo, Grumo, Poggiorsini.
Il Parco prevede inoltre una divisione per zone («zonazione»): zona 1 («rilevante interesse naturalistico»), zona 2 («interesse naturalistico e prevalente paesaggio agricolo») e zona 3 («attività economiche compatibili»).
In effetti non mancano i contrari al Parco che ancora fanno le barricate per togliere ulteriori 11mila ettari.
La partita, dunque, potrebbe non essere ancora chiusa anche se le cicatrici appena scoperte sulla Murgia, quelle finora accertate, gridano vendetta. Non è un caso che ricadono all'interno della perimetrazione e questo è un dato che dà torto agli oppositori dell'area protetta. Intanto, un numero finalmente preciso: dei 302 ettari sequestrati ad Altamura, in contrada Cervoni, ed a Gravina, in località Finocchio, dove sono stati sversati rifiuti tossici, sono circa 130 quelli effettivamente interessati dall'inquinamento su cui il Corpo Forestale dello Stato ha effettuato i campionamenti del terreno.
Proprio oggi, restando in tema, il comitato promotore della marcia Altamura-Gravina contro la Murgia militarizzata e violentata organizza un convegno sul caso del Parco dell'Aspromonte il cui presidente Tonino Perna interviene sul tema «Aree protette tra tutela e sviluppo». Alle 19.30, nella sala «Regina Margherita» in piazza Resistenza.
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 2 ottobre)

«Parco, piani incoerenti»

alta murgia - L'assessore comunale all'ambiente attacca l'assessore regionale Marmo
Lamesta: spietramento ed inquinamento, così non va

L'assessore comunale all'Ambiente, Ambrogio Lamesta, è intervenuto sulla questione del Parco dell'Alta Murgia. «Mi ero ripromesso di non intervenire - ha dichiarato l'assessore Lamesta - nella ridda di interventi che sta caratterizzando il dibattito sul Parco dell'Alta Murgia nelle ultime settimane. Purtroppo ne ho lette e sentite troppe, di tutti i colori per continuare a rimanere in silenzio. Sono rimasto colpito soprattutto dai numerosi interventi dell'assessore regionale all'Agricoltura, Nino Marmo. Marmo, che è stato vincitore del premio «Attila», attribuitogli dal Wwf, è riuscito di volta in volta ad intervenire demagogicamente in difesa del pane di Altamura, prima dei risultati relativi alle analisi effettuate sui terreni contaminati; dello spietramento, una pratica, a detta di tutti i tecnici, deleteria nei confronti dell'ecosistema; dell'ipotesi di riduzione di superficie del Parco, senza considerare che è la Giunta regionale dove lui siede come assessore che ha approvato ed imposto la perimetrazione che ora lui contesta».
L'assessore Lamesta, in riferimento all'ultima questione, quella del Parco, ha aggiunto: «Naturalmente, Marmo non ha mai presentato a suo tempo, cioè due anni fa, una perimetrazione alternativa, evidentemente intenzionato a bloccare l'iter amministrativo del Parco con i suoi incoerenti interventi».
Secondo l'assessore comunale all'Ambiente, «è ormai necessario chiedere al presidente della Giunta regionale, Raffaele Fitto: per quanto tempo ancora vuole continuare a confermare un assessore che ha trasformato l'impegno politico della sua Giunta, relativamente alla questione della istituzione del Parco dell'Alta Murgia, in uno spettacolo pieno di contraddizioni? Senza dimenticare, ovviamente, altre questioni, come quella del calendario venatorio e del relativo ricorso al Tar». (La Gazzetta del Mezzogiorno del 3 ottobre)

Murgia, così il parco si è ristretto

Lunedì c'è stato l'accordo. La mediazione con gli agricoltori e il ruolo di Provincia e Comuni prima dell'intesa Regione-Governo
Dal 1993 ad oggi la superficie è passata da 140mila a 68mila ettari

L'accordo definitivo sul parco arriva il 13 ottobre 2003. La prima conferenza di servizi convocata dalla regione Puglia che ha aperto, di fatto, l'iter per la definizione dei confini e del regolamento del parco dell'Alta Murgia è datata 14 ottobre 1993. Corsi e ricorsi storici e una strana coincidenza temporale per una vicenda burocratico-amministrativa che ha dovuto attendere di compiere i dieci anni per poter dirsi finalmente conclusa.
Non poche cose sono cambiate da quel lontano 1993. Innanzitutto la dimensione del parco, che a quei tempi viaggiava su una superficie superiore ai 140mila ettari. Uno sproposito se si pensa che oggi, giunto al capolinea e con tutte le carte a posto, il parco misurerà poco più di 68mila ettari, ovvero meno della metà della prima ipotesi.
C'era una soluzione mediana, che la stessa Regione, peraltro con gli stessi amministratori di oggi al governo, aveva confezionato prima di consegnarla alle cesoie della mediazione con il territorio (le amministrazioni comunali e le Comunità montane, ma anche le espressioni della società civile che attraverso gli organismi istituzionali hanno speso detto la loro), le categorie produttive, gli imprenditori e i cacciatori. Quell'ipotesi fissava la dimensione, così come prospettata nel corso del programma di informazione e sensibilizzazione «Parchi 2000», del parco dell'Alta Murgia a 90mila ettari.
Su questa ipotesi e sulle norme di salvaguardia (il regolamento dei vincoli di tutela dell'area protetta) hanno lavorato essenzialmente i sindaci dei tredici comuni coinvolti (Altamura, Andria, Bitonto, Corato, Cassano, Gravina, Grumo, Minervino, Santeramo, Spinazzola, Poggiorsini, Ruvo, Toritto) sotto il coordinamento dell'assessore provinciale alla Pianificazione del territorio, Cesare Veronico. Ma la decisione ultima spetta alla Regione e in particolare all'assessore all'Ambiente, Michele Saccomanno, che trova proprio nel suo collega di partito, l'assessore all'Agricoltura Nino Marmo un antagonista. Nel senso che Marmo sostiene la causa delle categorie produttive (agricoltori in particolare) ai quali non si può negare di avere un ruolo attivo e propositivo nei lavori preparatori del parco dell'Alta Murgia.
Il Comitato delle organizzazioni produttive della Città di Altamura produce anche più memorie all'interno delle quali si precisa che «Il comitato e la collettività sono favorevoli, previa celebrazione di nuovo accordo di programma, alla istituzione del parco nazionale dell'Alta Murgia di 35mila ettari». Tra la proposta iniziale (90mila ettari) e quella estremamente riduttiva (35mila ettari), si decide per la via mediana. Alla fine, a novembre del 2002, dopo l'accordo tra i sindaci coordinati dalla Provincia, l'assessore Saccomanno può siglare l'accordo con il ministero dell'Ambiente per una superficie di 68mila ettari circa.
Rimane fuori buona parte del territorio di quello che doveva essere di gran lunga (e ora lo è solo per un'incollatura) il Comune con la maggior quota di parco nei propri confini, ovvero Altamura. Ma per assurdo, fino a pochi minuti prima della firma, rimangono fuori anche i siti della Valle dei dinosauri e dell'Uomo di Altamura. Della «dimenticanza» si fa poi ammenda, reintroducendo i due importanti siti archeologici. E da allora ad oggi, data della firma delle versioni definitive di perimetrazione e regolamento (norme di salvaguardia), il parco diventa parco delle comunità della Murgia. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 ottobre)

Parco, la «cattedrale verde»

La perimetrazione dell'Alta Murgia solleva ancora dubbi: i commenti del sindaco Vincenzo Caldarone, dell'assessore comunale all'ambiente Ambrogio Lamesta e dell'assessore regionale Nino Marmo
Una decisione attesa da dieci anni, ma ci sono ancora perplessità

Parco nazionale dell'Alta Murgia: ora c'è un «sì» definitivo. Un «sì» che arriva dieci anni dopo i primi atti ufficiali riguardanti l'istituzione di quella che, a suo tempo, venne definita efficacemente una «cattedrale verde». Delle cattedrali gotiche, in realtà, sino ad ora sono registrabili e riscontrabili solo i tempi di attuazione: appunto, già dieci anni sono trascorsi per passare da un'idea ad una mappa.
Il sindaco -
Ma quali sono, comunque, le reazioni in città (non va dimenticato che Andria è la città che più sarà presente in termini quantitativi con il suo territorio nel Parco)? Il sindaco Vincenzo caldarone ha espresso soddisfazione, ma anche perplessità. «Sono soddisfatto - ha dichiarato il sindaco di Andria - ma non senza riserve e perplessità.
Sotto l'aspetto amministrativo non posso che essere contento per il traguardo raggiunto, che tuttavia non rappresenta un punto di arrivo, ma di partenza. Sotto il profilo politico, invece, prendo atto che ancora una volta altri interessi, che non sono certamente quelli dei coltivatori, hanno pesato sull'azione della Regione Puglia». Caldarone ha aggiunto: «Adesso, però, comincia un percorso non meno impegnativo: i Comuni e le comunità dovranno riempire il Parco di contenuti ed impegnarsi a fondo per trasformare l'accordo in opportunità di crescita e di sviluppo. Sarà necessario adottare varianti agli strumenti urbanistici in un'ottica completamente diversa perché da inserire in un contesto territoriale più articolato. Credo, infine, sia opportuno istituire un fondo etico che permetta ai Comuni di essere i protagonisti della specificità ambientale e paesaggistica del Parco».
L'assessore comunale -
L'assessore comunale all'Ambiente, Ambrogio Lamesta (Rifondazione comunista), è intervenuto criticamente: «La Regione Puglia, com'è sua abitudine, ha giocato l'ennesima carta per impedire l'accordo con i Comuni, modificando due articoli delle norme di tutela del parco che, di fatto, allentano ulteriormente i vincoli, già blandi, per la protezione degli ecosistemi del nostro territorio più prezioso». L'assessore Lamesta ha concluso amaramente: «Non stupisce l'atteggiamento dei vertici regionali, squallido e desolante. Resta solo la certezza che dall'altro giorno, toccato il punto più basso nella tutela dell'ambiente, si potrà solo migliorare. Alla fine, vinceranno le nostre idee sullo sviluppo nella tutela dell'ambiente, la risorsa più preziosa che appartiene a tutta l'umanità e non ad un manipoli di cavatori, spietratori e cementificatori».
L'assessore regionale -
Sulla questione del Parco dell'Alta Murgia è intervenuto anche l'assessore regionale all'Agricoltura, l'andriese Nino Marmo (Alleanza nazionale). «Il Parco nazionale dell'Alta Murgia - ha dichiarato Marmo - si avvia all'approvazione, ma rimangono aperti almeno tre nodi principali della vicenda. Primo nodo: si deve elaborare ad una proposta politico-economica di gestione del Parco rispettosa dell'ambiente, che abbiamo sempre voluto tutelare, e delle produzioni tipiche locali agricole, zootecniche e a denominazione di origine, così come tutelate dalla Comunità Europea». Il secondo nodo indicato da Marmo: «Serve una definizione precisa per i confini del Parco che, al momento, risultano incerti, non segnati da strade e, in qualche caso, addirittura dividono intere particelle». Il terzo nodo: «Andrebbe valutata l'opportunità della presenza di Comuni che solo per fare maggioranza politica rientrano nei confini del Parco, ed è il caso, per esempio, di Bitonto, Toritto, Grumo e Santeramo». Infine, Marmo ha dichiarato: «Il regolamento rende giustizia alla ruralità del Parco, risulta rispettoso dell'economia e consente di mantenere in vita la produzione della Dop Pane di Altamura e del vino Doc Castel del Monte.
A questo punto inizia la grande costruzione di un Parco rispettoso dell'economia dell'ambiente nella cui ecodiversità, il proposito più importante diventa il sistema uomo-ambiente».
La cattedrale -
La cattedrale verde del nostro territorio, dunque, sorgerà su 68mila ettari. Per ora, però, mentre l'accordo finale e definitivo verrà firmato il 23 ottobre prossimo, si odono ancora distinguo, si vedono nodi, si registrano perplessità. E questo significa che c'è ancora molto da costruire. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 ottobre)

«Ora bisogna subito passare alla gestione»

Alta Murgia - Sinistra ecologista sottolinea la grande opportunità offerta agli agricoltori
Coldiretti: presto un piano di sviluppo. Marmo: alcuni Comuni non c'entrano col parco

Il parco di tutti. Adesso la soddisfazione sull'accordo definitivo raggiunto lunedì a Roma è, come si usa dire oggi, trasversale. Sia pure con qualche distinguo. E il primo distinguo lo fa il sindaco di Andria Vincenzo Caldarone, in uno con il suo assessore all'Ambiente, Ambrogio Lamesta. «È un punto di partenza, non di arrivo», dice il sindaco. E l'assessore rincara la dose, «dopo l'accordo di lunedì, che rappresenta il punto più basso nella utela dell'Ambiente attuata dalla Regione Puglia, non si può che migliorare». La critica è tutta per il concittadino, andriese anch'egli, Nino Marmo, il quale replica con una proposta choc: «Alcuni Comuni stanno nel parco solo per fare maggioranza politica. Andrebbe valutata l'opportunità della presenza di Bitonto, Grumo, Santeramo e Toritto».
L'ex sindaco di Ruvo, Lia Caldarola, per Sinistra ecologista si lascia andare ad un «Non ci posso credere». Il riferimento è alla nascita di un parco atteso da 20 anni. «Dopo di che - dice - io sono meridionale diffidente e sto a vedere fino a che non si istituisce l'ente parco. Il parco non è di una parte politica. Non si può ora né rischiare di fare finta che non c'è, né rischiare di musealizzarlo. Gli agricoltori sono i primi che ne trarranno vantaggio. I finanziamenti che arriveranno consentiranno loro, ad esempio, di rifare le stalle e superare i problemi di carattere igienico sanitario rilevati da qualche sindaco. Col parco, poi, i sindaci si possono sostenere, consorziandosi. penso al sito dell'Uomo di Altamura, ad esempio, il cui peso non può gravare solo sulle spalle del sindaco di quella città». E a proposito, l'associazione Area-Destra sociale avanza ufficialmente la richiesta che se l'ente Parco, come sembra, troverà sede nell'istituto Bonomo, ad Andria, Il Cta, l'altra entità della gestione del territorio con il dispiegamento degli agenti del Corpo forestale dello Stato destinati al parco, trovi sede proprio ad Altamura.
L'ex assessore provinciale alla Pianificazione del territorio, Cesare Veronico, si augura un ente parco composto da personalità «di alto profilo scientifico. In campo ambientale, al di là del condono edilizio e della cecità del governo e della Regione che lo avalla, si sta verificando sempre più spesso - e il caso di Punta Perotti insegna - che Davide riesca a vincere contro Golia. Per cui è evidente che in futuro si possa creare un ribaltamento degli equilibri tra chi vuole tutelare il territorio e chi invece gioca ancora allo sfascio».
Dalle organizzazioni di categoria, se Nicola Ruggiero, per Coldiretti, ribadisce la necessitò di procedere immediatamente all'elaborazione di «un progetto socio eonomico che crei sviluppo per le aziende che operano nel parco», la Confagricoltura ritiene accolte «le esigenze del mondo agricolo attraverso le giuste mediazioni affinché il parco non vanificasse gli sforzi delle imprese agricole impegnate su un territorio difficile».
Luigi Agresti, presidente del Wwf, ritiene che ora «si debba passare subito alla fase gestionale del parco con l'avvio dei processi di tutela e valorizzazione del territorio». Angela Lobefaro, presidente regionale di Legambiente, infine, vuole vederci chiaro. «Non vorremmo che gli emendamenti alle norme di salvaguardia potessero lasciare aperta la strada per scappatoie ad uso dei soliti furbi». (La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 ottobre)

«Alta Murgia accolte le nostre istanze»

Il sindaco Saraceno

Spinazzola Dopo il "via libera" dalla Conferenza Stato-Regione-Enti Locali al Parco Alta Murgia, il sindaco di Spinazzola, Savino Saraceno, che ha preso parte alla Conferenza in cui si è parlato del Parco, ha espresso viva soddisfazione. Una soddisfazione che nelle parole del Sindaco è palese perché in quella sede sono state prese in considerazione le richieste avanzate dai sindaci (soprattutto, appunto, quelli di Spinazzola e Minervino).
Alla Conferenza, svoltasi presso il Ministero degli Affari regionali in via della Stamperia a Roma, la prima richiesta, da tempo avanzata dal sindaco di Spinazzola, Savino Saraceno, riguardava i vincoli da porre alle terre coltivate, vincoli posti in modo da non penalizzare i coltivatori della Murgia che hanno quale fonte di reddito «il proprio duro lavoro su una terra già di per sè priva di generosità nei raccolti». Tale tesi a favore dei coltivatori, fatta propria anche dalla Regione Puglia che aveva concordato sull'argomento già nello scorso agosto una linea comune col sindaco Saraceno, è stata portata innanzi dal rappresentante della Regione in Conferenza, l'assessore Michele Saccomanno.
Secondo punto relativo alle richieste degli enti locali dell'Alta Murgia è stato il programma «centrali eoliche», ripreso sia da Minervino che da Spinazzola, per chiedere che nel Parco dell'Alta Murgia se ne possa disporre, in ottica futura, quale fonte di "sviluppo sostenibile". La conferenza ha precisato che tra le attività ed opere ammissibili ci sono gli "impianti tecnologici" punto nel quale troverebbero spazio i parchi eolici perché sarebbero da considerarsi tali.
Per non lasciar spazio ad equivoci - dopo l'istituzione del Parco - il Sindaco di Spinazzola, ha consegnato un'emendamento scritto sulla questione che ha voluto inserire nel carteggio della conferenza «affinchè - ha detto Saraceno - rappresenti punto di cui il ministero dell'ambiente tenga conto».
Ora l'istituzione del Parco sembra molto più vicina. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 16 ottobre)

«Fatto il Parco della Murgia ora vanno create le coscienze»

INTERVENTO: On. Piglionica (Commissione ambiente Camera)

Nei giorni scorsi la Commissione Ambiente della Camera ha licenziato il documento conclusivo della indagine conoscitiva sulla gestione degli Enti Parco nazionali. Una indagine nata forse per sottolineare criticità ha finito per evidenziare soprattutto positività e importanti potenzialità.
Sempre più i parchi mostrano dinamismo e capacità di fungere da protagonisti non solo della conservazione (fine primo delle aree protette) ma anche della promozione e dello sviluppo locale; le difficoltà non mancano (finanziamento statale in costante diminuzione, arretratezza dell'architettura amministrativa) ma le positività risultano prevalenti. Sta a dimostrarlo il fatto che sempre più spesso comunità di aree confinanti con il perimetro dei parchi chiedono di entrare a farne parte.
Per una fortunata coincidenza negli stessi giorni arriva a conclusione il tormentato iter istitutivo del Parco Nazionale dell'Alta Murgia; è stato detto che raramente istituzione di area protetta è stata più osteggiata: della legge istitutiva del 1998 questo è il penultimo parco perimetrato: rimane solo il parco della Val D'Agri le cui peculiarità sono note a tutti.
Inevitabilmente la conclusione, per essere approvata da tutti, è risultata una mediazione tra le varie pulsioni presenti: l'ampiezza si è collocata a metà strada tra le due ipotesi in discussione; le norme di salvaguardia sono state oltremodo flessibilizzate per compatibilizzarle con le attività produttive presenti nell'area, senza perdere per questo in efficacia sul fronte della tutela.
Delude semmai che, proprio in vista del traguardo, il Presidente Fitto invece di un ruolo di mediazione abbia scelto di rappresentare soprattutto alcuni interessi; solo la buona tenuta del fronte dei sindaci e della Provincia, insieme con la decisiva mediazione dell'Assessore Saccomanno è riuscita ad ammortizzare quest'ultimo sussulto.
Chi in questi anni ha seguito la vicenda non può non salutare con soddisfazione questa conclusione; in molti momenti anche nei più convinti sostenitori (penso al centro studi Torre di nebbia, ai Comitati dell'Alta Murgia, ai tanti esponenti politici soprattutto di centro-sinistra) si sono affacciati sentimenti di scoramento e di sfiducia. Molte gravi aggressioni ha dovuto subire il territorio in questo periodo: i fenomeni di inquinamento venuti alla luce in questi giorni sono solo l'epifenomeno di un più grave processo di sfruttamento selvaggio dell'ambiente; senza il dissennato diffondersi dello «spietramento» molte distorsioni non avrebbero avuto il substrato per concretizzarsi. Tali eventi hanno però finito per fungere da drammatico acceleratore del processo istitutivo. Fa certamente rabbia immaginare che l'Ente Parco che si insedierà a breve avrà come primo compito di occuparsi di bonifica di siti inquinati piuttosto che di tutela e promozione del territorio.
Appare chiaro a tutti che comunque l'istituzione del parco costituisce solo un punto di partenza: la assoluta peculiarità dell'alta Murgia richiede che siano coinvolte elevate competenze sia in campo naturalistico che amministrativo-manageriale. Si creano le condizioni per una adeguata tutela del territorio: il potenziamento del Corpo Forestale dello Stato, il coinvolgimento del Ministero dell'Ambiente nei processi di bonifica sono tutti elementi che certamente avranno forte impatto positivo.
E' indispensabile che maturi una nuova consapevolezza dei soggetti istituzionali e ancor più delle comunità; occorre comprendere che un ambiente tutelato oltre a costituire substrato indispensabile per una adeguata qualità della vita, costituisce sempre più premessa irrinunciabile per una crescita di valore per i prodotti agro-alimentari ed artigianali che in quel territorio vengono prodotti: chi compra una bottiglia di Chianti sa di acquistare anche un pezzo dello straordinario paesaggio toscano.
Infine, ma non certo ultimo, è fondamentale che le popolazioni del territorio recuperino l'orgoglio di una appartenenza e che diventino esse stesse protagoniste di un rilancio; per troppo tempo molti occhi hanno finto di non vedere, troppe teste si sono girate a guardare altro; troppo spesso abbiamo utilizzato le nostre strade ed i nostri campi come pattumiera per un dissennato abbandono di rifiuti.
Se tutti insieme ci riapproprieremo di quel bene indisponibile che è l'ambiente, costituiremo argine invalicabile per tutti i fenomeni di aggressione al territorio. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 ottobre)

«Ruvo sede del parco»

Il sindaco Fatone e l'assessore Ippedico hanno illustrato i risultati della conferenza Stato-Regioni
Alta Murgia, la giunta comunale lancia la candidatura

RUVO Due punti hanno caratterizzato la seduta del consiglio comunale convocato in sessione straordinaria: la modifica del regolamento di igiene e sanità e la discussione con presa d'atto sulla conferenza Stato-Regioni inerente alla istituzione del Parco dell'Alta Murgia. Riguardo al primo punto, l'assessore Bonadies ha illustrato la modifica da apportare riguardante le autorizzazioni all'esercizio dei frantoi oleari al fine di snellire procedure burocratiche ed economiche eliminando la validità triennale oggi esistente ragion per cui i frantoi avrebbero solo l'obbligo del visto annuale. Per i Ds, Lia Caldarola, annunciando voto favorevole del suo gruppo, ha detto che va preso in considerazione anche il problema macellerie oggi sottoposte ancora a due controlli sanitari.
Circa l'istituzione del Parco dell'Alta Murgia, il sindaco Saverio Fatone e l'assessore all'ecologia Vito Ippedico hanno relazionato sull'esito della conferenza Stato-Regioni che ha portato alla deliberazione del Parco soffermandosi sulle ricadute economiche che potranno aversi sul territorio riproponendosi di svolgere un approfondimento culturale sulle tre zone che caratterizzano il Parco coinvolgendo le categorie interessate. L'amministrazione comunale si adopererà inoltre perché Ruvo diventi la sede dell'ente Parco.
Il consigliere Vito Ottobrini (Margherita) ha detto che è una occasione per realizzare progetti sociali alternativi mentre per Domenico Mastrorilli (Ds) il progetto del Parco ormai non esalta più dal momento che la Murgia ha subìto nel corso dell'ultimo decennio tante violenze ma occorre salvare quello che è rimasto. In apertura dei lavori, Rocco Pinto (An) ha annunciato l'istituzione a Ruvo di uno sportello fiscale dove i cittadini potranno rivolgersi per qualsiasi richiesta o chiarimento in materia. «E' auspicabile - ha detto - che l'amministrazione comunale affianchi all'operatore dell'Agenzia Entrate un proprio dipendente per dar vita successivamente a un vero e proprio ufficio fiscale». Rino Basile (Cristiano Sociali) ha chiesto la revoca di un provvedimento teso ad elargire contributi da parte dell'amministrazione comunale mentre per Lia Caldarola ha fatto appello che il prossimo bando per la riapertura della scuola di musica venga sottoposto alla competente commissione consiliare. Ha chiesto altresì di poter visionare i contratti dei docenti del Liceo linguistico comunale.
A tutti ha risposto l'assessore Michele Ciliberti asserendo che a proposito del bando per i contributi vi sono dei sussidi finalizzati a cui va data una impostazione corretta verso persone in difficoltà. Per la scuola di musica si sta elaborando un nuovo regolamento in cui è previsto il bando mentre gli atti di assunzione dei docenti del Liceo linguistico sono a disposizione presso la competente ripartizione. E ieri sera altro Consiglio sulla sesta Provincia. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 ottobre)

La marcia dei diecimila

ALTAMURA-GRAVINA
Un fiume in piena il numero di adesioni pervenute ai comitati promotori
È conto alla rovescia per il corteo in difesa della Murgia

ALTAMURA Sarà una marcia massiccia. Almeno 10mila persone sono attese alla Gravina-Altamura di sabato 8 novembre per rivendicare che «un'altra Murgia è possibile». E' questo lo slogan della manifestazione organizzata dai Comitati cittadini dell'Alta Murgia e che ha vari significati. A favore del Parco e della pace. Contro l'uso da pattumiera per scorie radioattive e rifiuti tossici e contro la militarizzazione del territorio.
E' un fiume in piena il numero di adesioni che sono pervenute ai comitati promotori. Enti locali come le Province di Bari e di Matera, tutti i Comuni del futuro Parco dell'Alta Murgia escluso Spinazzola che probabilmente sta per farlo ed altri extra Parco tra cui Matera. Partiti, associazioni, sindacati, singoli, anche una scuola di Ruvo. Un elenco lunghissimo, che viene aggiornato in tempo reale sul sito ufficiale della marcia (www.altramurgia.it). La marcia era stata organizzata ben prima dell'emergenza rifiuti tossici. Uno dei motivi per cui la Gravina-Altamura fu messa in calendario era la protesta per la presenza di ben 5 poligoni militari sul territorio.
Le stesse ragioni per cui già nel 1985 e nel 1987 furono organizzate altre marce, a cui partecipò anche il compianto uomo di pace don Tonino Bello. Un altro motivo per l'8 novembre era, ed è, la protesta per i ritardi nell'istituzione del Parco dell'Alta Murgia. Avrebbe dovuto essere ratificata nella Conferenza Stato-Regioni il 23 ottobre ma le sedute sono state annullate per la protesta dei governatori contro la Finanziaria. Il provvedimento, approvato in sede tecnica lo scorso 13 ottobre, potrebbe essere esaminato il 13 novembre. Un'altra buona ragione per marciare è lo spettro delle scorie radioattive nucleari per cui la Murgia è sempre stata una delle candidate ad ospitare il sito unico nazionale anche se l'istituzione dell'area protetta dovrebbe escludere questo rischio. E poi c'è stato lo choc. La scoperta che la Murgia è stata utilizzata, e rischia ancora, come pattumiera di rifiuti tossici sversati in terreni agricoli come se fosse concime biologico.
Frenetici i preparativi. Di continuo le assemblee territoriali (oggi a Santeramo, Conversano, Molfetta, Matera). Per la mobilitazione sarà chiusa al traffico la Ss 96. Partenza dall'area Fiera di Gravina alle 13.30 e arrivo ad Altamura in piazza Duomo dopo circa tre ore e mezza. Un'organizzazione diffusa, con un coordinamento orizzontale sul territorio. Tutte le assemblee sono molto partecipate. E ciò induce a ritenere che ci sarà una grandissima partecipazione. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 30 ottobre)

Una marcia contro il degrado dell'Alta Murgia

L'8 novembre un corteo contro i poligoni militari, le scorie radioattive e le discariche radioattive nel costituendo Parco Nazionale, sfilerà da Gravina ad Altamura. L'appello degli organizzatori.

La nostra voce vi giunge dal cuore più interno della Puglia, dalla terra dei falchi che sorvolano spazi silenti e nudi, senza confini; un paesaggio straordinario, costruito con sapienza e arte da infinite generazioni di uomini laboriosi.
L'Alta Murgia rappresenta oggi un modello in cui si addensano le principali contraddizioni che caratterizzano il nostro tempo.
Molti sono i pericoli che minacciano la sopravvivenza del patrimonio storico e naturale di quest'area interna del Mezzogiorno e che hanno come unica finalità quella di trasformarla definitivamente in un'area marginale e di risulta.
Questo territorio subisce, tra l'altro, ancora oggi, la presenza di ben cinque poligoni di tiro militare, lo spandimento illegale di rifiuti velenosi e, non ultimo, è stato individuato tra i più probabili siti per lo stoccaggio nazionale di scorie nucleari...
Un colpevole ritardo non consente ancora l'istituzione del Parco Nazionale nonostante sia stata sancita da una legge nazionale (426/98).
Dobbiamo assolutamente sciogliere queste contraddizioni e ribadire con forza la volontà molte volte espressa dalla sua gente, da un ampio schieramento di forze di base e dalla maggioranza delle comunità locali, di realizzare sull'Alta Murgia il primo parco rurale d'Italia.
Il nostro impegno si ricongiunge a quello espresso dal vasto movimento che si mobilitò contro le servitù militari e contro le guerre del passato e, nel difficile presente, opponendosi alla cultura dell'indifferenza, delle armi e del dominio, è impegnato con coerenza, contro tutte le guerre - a partire da quelle in Iraq e nel Medio Oriente - e per la costruzione permanente della pace nel sud, per la tutela di un inestimabile e prezioso territorio, per la realizzazione di progetti sociali ed economici alternativi in aderenza alla istintiva attitudine della nostra terra ai modelli e ai moduli della non violenza.
La sfida è alta.
Oggi come allora vi invitiamo a esprimere il netto rifiuto alla militarizzazione, alla nuclearizzazione e al degrado dell'Alta Murgia e dichiarare con forza la nostra volontà di costruire insieme un Parco rurale all'insegna della pace e di uno sviluppo durevole aderendo alla marcia. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 5 novembre)

Una marcia contro i «veleni»

Una grande manifestazione ambientalista e pacifista si è snodata da Gravina fino ad Altamura
Un corteo di 15mila persone per i parchi dell'Alta Murgia e delle Gravine

ALTAMURA E ora, il parco. Anzi, i parchi. Perché da oggi non si potrà ignorare la marcia da Gravina ad Altamura dei 15mila che, a gran voce, hanno chiesto l'istituzione del parco rurale dell'Alta Murgia e di quello delle Gravine, bloccati da cavilli e pretesti.
Il dato politico della grande giornata di mobilitazione sul versante ambientalista e pacifista, però, è un altro. Per la prima volta la «gente del mare» e quella «della montagna» hanno marciato insieme per ricordare, a chi siede nella stanza dei bottoni, che l'unico futuro possibile della zona è questo. L'industrializzazione ha già mostrato limiti preoccupanti e lo sfruttamento selvaggio del terreno rischia di trasformarsi in un boomerang ecologico. Così, in attesa di una decisione, la Murgia è quotidianamente avvelenata, violentata, sfregiata.
Le cronache dei nostri giorni, dallo sversamento dei fanghi inquinanti allo spietramento, rappresentano qualcosa di più di un grido d'allarme.
E il connubio storico mare-monti vuole sottolineare come i parchi siano un patrimonio universale, una risorsa su cui investire.
A percorrere i 14 chilometri e mezzo che separano Gravina da Altamura c'erano soprattutto giovani. Una marea verde chiassosa e variopinta, un cocktail di entusiasmo ed energia. «La responsabilità di cambiare - hanno detto - non è delegata a nessuno: è nelle nostre mani». Con loro, per strada, i mille volti della Murgia di oggi, dagli allevatori agli agricoltori, passando per genitori, pensionati, studenti, politici, disabili, imprenditori, gente semplice.
Ad aprire il corteo i gonfaloni delle 22 amministrazioni locali tra Regioni, Comuni, Province e Comunità montane. Poi i sindaci con la fascia tricolore, parlamentari, consiglieri.
Gli slogan? Tanti, tantissimi: «La Murgia sei tu ribellati», «Arginiamo il degrado», «No al virus dell'indifferenza», «Il parco siamo noi».
Poi musica, canti e balli. Simpatico il cartello degli «Anarchici biologici», discepoli della bio agricoltura, angeli custodi di un ambiente troppo spesso strapazzato.
Non a caso i sindaci di Altamura, Rachele Popolizio e di Gravina, Remo Barbi, hanno puntato il dito sull'aspetto più significativo: l'impegno delle giovani generazioni a difendere il territorio dai nuovi barbari. Un impegno che fa ben sperare per l'immediato futuro.
Quattordici chilometri e mezzo sono lunghi da percorrere. Ma nessuno si è tirato indietro. Con l'arrivo del buio le bandiere sono state sostituite dalle fiaccolate. C'era anche Luciano Violante, presidente del gruppo Ds della Camera. Sul palco, però, non sono saliti i politici.
Si è voluto evitare il rischio di una strumentalizzazione dell'iniziativa che - se ripetuta ogni anno - potrebbe diventare la Perugia-Assisi del Mezzogiorno. Perché, al di là delle connotazioni locali si è parlato anche di pace, in tutte le sue sfumature. Poligoni e arsenali compresi.
Da più parti è stato ricordato l'impegno di don Tonino Bello, il vescovo prematuramente scomparso, affinché la Puglia diventi un'arca di pace e non un arco di guerra. Murgia, dunque parco di pace. Lo hanno ribadito il palestinese Omar Suleiman e l'israeliana Svela Haertter, invitati espressamente dagli organizzatori della manifestazione.
E ora? Tutti si aspettano una risposta. Necessariamente politica, che sblocchi la situazione di stallo. Sul parco rurale pende l'ennesimo ricorso. Stavolta al presidente della Repubblica. L'ha presentato chi aveva pensato di poter dare vita ad un campo da golf dalle parti di Toritto, nonostante la Regione si fosse espressa negativamente sull'iniziativa.
Si perde altro tempo. Tempo prezioso. Perché i poteri forti sono sempre in agguato. Si sussurra di un tentativo di rivedere la riperimetrazione del parco. C'è chi vorrebbe cancellare con un colpo di spugna 10mila ettari dalla zona di Castel del Monte per accontentare «il partito del vino». Vino che invece non manca nel parco delle Gravine, disegnato tra Gravina a Castellaneta. Dice Peppino Pirrozzo, con al collo una enorme bottiglia di novello color rubino e un paio di bicchieri in mano: «Il nettare di Bacco c'è. Il Parco no». (La Gazzetta del Mezzogiorno del 9 novembre)

Protesta la Puglia violentata

Da Gravina ad Altamura la marcia per creare il Parco e risanare le ferite della Murgia

ALTAMURA - Hanno marciato in quindicimila, con un solo scopo: la nascita del parco dell'Alta Murgia. Bambini, disabili, politici, attivisti di ben centocinquanta associazioni: un serpente che s'è allungato da Gravina sino ad Altamura per quattordici chilometri. Una lunga marcia su una cicatrice aperta, che chiede di essere sanata dopo decenni di violenza: poligoni militari, discariche abusive, fanghi tossici, falde inquinate. La Murgia è ormai priva persino delle sue pietre. «E' Raffaele Fitto, il presidente della regione, il nemico numero uno di questa terra», incomincia Nichi Vendola, deputato di Rifondazione. Che aggiunge: «Il presidente continua a chiamare bonifica operazioni che perpetrano lo stupro del paesaggio. E' un'aggressione sistematica: il territorio non solo è violato dalla militarizzazione, ma soffre per la politica del centrodestra che continua ad autorizzare nuove cave. Una politica che ha trasformato la Murgia in una pattumiera. E' chiaro che, in un contesto simile, qualcuno poi pensi di scaricarci anche i rifiuti tossici o, in alcuni casi, persino radioattivi». La battaglia, dice Luciano Violante, presente alla marcia, potrebbe anche spostarsi in parlamento. Ma non s'è marciato solo in nome dell'ambiente.
Questa terra avrebbe potuto trasformarsi in «arca di pace». Così almeno sperava don Tonino Bello. Invece, la sua propensione ad essere un arco di guerra è testimoniata dai poligoni di tiro attivi nel suo territorio per almeno tre mesi all'anno. Una denuncia che i padri comboniani, non soltanto quelli della provincia di Bari, hanno sempre tenuto alta: «E' la prima marcia della pace nata al Sud», commenta padre Alex Zanotelli, «mi auguro che si tratti dell'inizio di un percorso. Quello di oggi è un grande successo. Senza dubbio. Ed è la dimostrazione che la Puglia ha una grande capacità di unire la società civile. Non è poco: questa potenzialità, in altre regioni meridionali, è ancora assente: adesso dobbiamo sperare che questa esperienza si ripeta e che si allarghi al Mediterraneo, rispettando la vocazione naturale di questa regione. Sarebbe bello se, il prossimo anno, partecipassero alla marcia anche delegazioni del nord Africa, tunisine o algerine, solo per fare un esempio».
Aggiunge don Angelo Cassano, del Social Forum di Bari: «In questa battaglia è importante che il movimento sfili insieme alle istituzioni: è necessario arrivare a un percorso comune. D'altronde noi, in questa terra, abbiamo già cercato di disobbedire: bloccando i carri armati prima della guerra in Iraq».
Intanto, per la nascita del Parco dell'Alta Murgia non resta che attendere. L'ultimo appuntamento fissato in agenda, quello del 23 ottobre, è misteriosamente saltato. Galeotta fu la decisione del governo di porre la fiducia sulla Legge finanziaria: per protesta, i rappresentanti della regione hanno fatto slittare la ratifica della definitiva istituzione del Parco. Dietro la decisione, dicono i bene informati, ci sarebbero le lobbies dei cacciatori, degli scavatori e di una parte degli agricoltori. Il Parco, insomma, fa paura a qualcuno: da anni, ormai, gruppi di pressione tentano di mettere i bastoni tra le ruote. E' infatti dal 1998 che questo «parco rurale» esiste per legge. Da allora, i centomila ettari compresi tra la fossa Bradanica e le valli che si adagiano verso la costa adriatica, si sono rapidamente trasformati in un immondezzaio a cielo aperto. Il perimetro - di confini ancora non si può parlare - esiste dal novembre dell'anno scorso. Tutto resta fermo, però, nonostante i tredici comuni interessati abbiano raggiunto un accordo di massima. E sia il ministero dell'Ambiente, sia la regione Puglia non sembrano aver voglia di accelerare verso l'unico atto davvero mancante: la firma del presidente della repubblica sul decreto attuativo.
Così la piaga, negli ultimi mesi, s'è infettata ancor più gravemente: allo spietramento selvaggio s'è aggiunta la scoperta di due contrade contaminate con fanghi tossici. Infine, è arrivata la cosiddetta «operazione animali»: il coordinamento sanitario regionale è stato costretto a creare una task force per passare al setaccio ogni masseria e allevamento della zona. Controlli, prelievi ed esami per accertare che latte e carne non siano state contaminate dal cromo.
Una vicenda, quella dei rifiuti tossici, finita nei fascicoli della procura di Bari. Danni ancora incalcolabili. Per capirci, su alcune spighe raccolte a luglio, durante i primi sopralluoghi, sarebbe stata riscontrata una presenza di cadmio e piombo tripla a quella consentita dalla legge. Un problema che non si limita alla superficie, ma rischia di penetrare le falde, considerato che il terreno della Murgia è carsico e il collegamento con i fiumi sotterranei è praticamente diretto. Insomma, se un tempo c'erano solo i poligoni militari, adesso c'è anche la bomba ambientale innescata da imprenditori e agricoltori senza scrupoli. (Il Manifesto del 10 novembre)

Alta Murgia - Segnatevi questa data

ALTAMURA Segnatevi questa data: 26 novembre. Mercoledì della prossima settimana. Potrebbe essere il giorno del Parco nazionale dell'Alta Murgia che approda all'ultimo passaggio tecnico-politico, la Conferenza unificata tra le autonomie locali (Comuni e Province), le Regioni e lo Stato. E' la fase finale prima della firma conclusiva del Presidente della Repubblica che istituisce il Parco.
Questo appuntamento era atteso già un mese fa ma la polemica delle Regioni con il governo per la Finanziaria ha bloccato tutto. Ora il tavolo torna a riunirsi. E c'è anche il Parco dell'Alta Murgia, inserito all'ordine del giorno al punto 22 e rubricato come «Schema di decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del Parco nazionale dell'Alta Murgia, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, in attuazione dell'art. 2, comma 5, della legge 9 dicembre 1998, n. 426». La Conferenza Unificata è convocata per le 15.
Sono davvero le ultime battute dopo il via libera del 13 ottobre nella Conferenza in sede tecnica, dopo l'ennesima mediazione sui vincoli dell'area protetta tra la Regione, che ha perorato la causa degli agricoltori e dei coltivatori, ed i Comuni. In questi giorni è spuntata in realtà un'altra ombra, la protesta degli estrattori delle cave. Ma la strada sembra davvero spianata dopo tanti inconvenienti in un iter di 13 anni. L'on. Donato Piglionica (Ds) ha pochi dubbi: «Questa dovrebbe essere davvero la volta giusta. I segnali della vigilia sono molto positivi anche perché dopo la riunione del 13 ottobre non ci sono i margini per ulteriori contrasti». Il Parco prevede una perimetrazione di 67.736 ettari e comprende 13 Comuni (Altamura, Andria, Bitonto, Cassano, Corato, Gravina, Grumo, Minervino, Poggiorsini, Ruvo, Santeramo, Spinazzola, Toritto). Altamura è quello con la maggior superficie inclusa nell'area protetta ed è anche, com'è noto, quello che in questi ultimi dieci anni, a seconda del colore politico dell'amministrazione, ha prima bloccato l'istituzione e poi lo ha accelerato.
Indubbiamente l'esigenza del Parco è stata maggiormente avvertita dopo lo choc dei fanghi tossici su alcuni terreni di Altamura e Gravina, 300 ettari quelli sotto sequestro della magistratura di cui 135 inquinati da metalli pesanti come confermato dalle ulteriori analisi sui 600 campioni prelevati dalle stazioni di Altamura e Gravina del Corpo Forestale dello Stato. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 22 novembre)

Alta Murgia, manca solo la firma

Per l'istituzione della ventitreesima area protetta italiana non dovrebbero esserci più sorprese. Un risultato storico, merito anche delle 15.000 persone scese in piazza l'8 novembre scorso. Che a gran voce hanno invocato l'istituzione del Parco

A questo punto non ci dovrebbero essere più sorprese. I rinvii e gli ostacoli all'istituzione del Parco nazionale dell'Alta Murgia sembrano finiti, e la sua nascita non tarderà di molto. Nel corso della Conferenza Stato-Regioni di mercoledì scorso è stato infatti approvato lo schema istitutivo per la realizzazione dell'area protetta. L'iter si era fermato
il primo ottobre, quando i Comuni che rientrano nei confini del Parco, la Regione Puglia e il ministero dell'Ambiente avevano raggiunto uno storico accordo sulle linee guida del futuro Ente. Che poneva fine a un tira e molla che durava da 15 anni. Da quel giorno la pratica si era nuovamente arenata, anche per gli attriti tra Stato e Regioni sulla Finaziaria, che avevano fatto saltare tutti gli incontri in agenda.
Ora affinchè il Parco nazionale dell'Alta Murgia (che comprenderà 13 Comuni, due Comunità montane per un'estensione di 68.000 ettari) diventi realtà bisognerà attendere nei prossimi giorni il via libera del Consiglio dei ministri e, a gennaio, la firma del presidente della Repubblica. Entro 60 giorni sarà quindi istituito l'Ente che gestirà l'area protetta. I membri del direttivo saranno nominati dal ministero dell'Ambiente d'intesa con la Regione Puglia, i Comuni e con il mondo dell'associazionismo.
Per i Cam (comitati Alta Murgia), «la decisione della Conferenza Stato-Regioni è un risultato storico». Merito anche delle 15.000 persone scese in strada nella marcia Gravina-Altamura l'8 novembre scorso. Che, oltre a gridare basta agli scempi ambientali sull'Alta Murgia, alle scorie nucleari e ai poligoni militari, hanno invocato a gran voce l'istituzione del Parco. «Il verdetto della Conferenza Stato-Regioni è una grande vittoria - ha commentato Piero Castoro, presidente del centro Torre di Nebbia, in prima linea nella lotta per la salvaguardia dell'Alta Murgia - Ma è solo l'inizio, è ancora lunga la strada da fare prima che il Parco diventi realtà. Molti hanno
interesse a che resti solo sulla carta».
Alcuni fatti recenti lo confermerebbero: ad esempio, le modifiche allo statuto istitutivo del Parco fatte approvare dalla Regione Puglia nel corso della Conferenza Stato-Regioni del 13 ottobre. A questo proposito, Enzo Colonna, consigliere comunale dei Ds ad Altamura, sottolinea le «ambiguità» presenti nel documento, come le cosiddette "opere di bonifica" e di "trasformazione agraria", dietro cui si nasconderebbe la pratica dello spietramento, che rischia di compromettere l'habitat della futura area protetta. Ma, aggiuge, «questo è un problema superato. Una volta nato, sarà il Parco stesso a darsi le sue regole. Spetta alle comunità che vivranno al suo interno riempirlo di buoni contenuti».
Dal canto suo, la giunta regionale pugliese di centrodestra pensa al presente. E assapora la vottoria conseguita dopo un percorso lungo e pieno di difficoltà, come spiega l'assessore regionale all'Ambiente Michele Saccomanno, grazie «al grande impegno» della Regione che è riuscita «a far rientrare tra gli ordini del giorno urgenti della Conferenza Stato-Regioni il punto dell'istituzione del Parco dell'Alta Murgia» nel pieno dell'emergenza scorie e dei blocchi a Scanzano. Ma le polemiche e i dubbi sul metodo seguito non mancano. Rachele Popolizio, sindaco di Altamura, si dice «soddisfatta» sull'esito della Conferenza, ma ricorda gli enormi ostacoli posti alla realizzazione dell'area protetta e «l'enorme fetta di territorio sottratta alla perimetrazione del Parco». (La Nuova Ecologia del 2 dicembre)


PARCO NAZIONALE DELLA VAL D’AGRI
Rassegna stampa ottobre-dicembre

Il Parco al traguardo

L'area protetta si chiemerà «Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese»
Il 20 una riunione a Roma per la ratifica

Si avvia verso la conclusione la vicenda che riguarda l'istituzione definitiva del Parco Nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese, in virtù della recente convocazione ad un incontro previsto per il 20 ottobre, che i sindaci dei trenta comuni interessati hanno ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In seguito alla scorsa riunione tenuta il 5 giugno, in cui i protagonisti hanno presentato alcune istanze di modifica del perimetro, questi mesi sono trascorsi lavorando alla nuova mappa fino a giungere alla perimetrazione definitiva, redatta dalla Regione Basilicata, che dovrebbe ormai essere l'ultima. In sede di valutazione delle modifiche richieste dai singoli Comuni, la Regione e il Ministero dell'Ambiente hanno inteso seguire un criterio-guida finalizzato sostanzialmente a non decurtare ulteriormente il parco di altri territori. E' il caso di Abriola e Laurenzana, le cui richieste di esclusione dal perimetro non sono state accettate dal Ministero dell'Ambiente, come si evince da una comunicazione trasmessa alla Conferenza Unificata presso la Presidenza del Consiglio. Tale comunicazione accompagna la lettera di convocazione a sindaci ed altri rappresentanti di enti interessati, a cui è allegato lo schema di decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del parco, proposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, in attuazione dell'art. 35, comma 5 della legge 394 del 1991. Si giunge, dunque, in vista del traguardo grazie all'ormai convinzione che si dovrebbe trattare delle ultime modifiche ad una lunga e laboriosa perimetrazione, che si presenta come una evidente ricerca delle soluzioni ottimali per il mantenimento dell'equilibrio tra le varie risorse dell'area, a beneficio della loro convivenza ma a scapito della «compattezza» dell'area verde. Si tratta, tuttavia, di un risultato importante che le popolazioni della zona attendevano come strumento cui affidare il loro futuro, che tende a valorizzare l'identità del territorio e le sue vocazioni.
La zonizzazione individua tre tipologie: la Zona1 rappresenta i siti di elevato interesse naturalistico e paesaggistico con inesistente o limitato grado di antropizzazione, come il lago del Pertusillo, i monti di Raparo, Sirino, Volturino, Viggiano ed altri siti di pregio; la Zona2 è quella di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato grado di antropizzazione; la Zona3 è di rilevante valore paesaggistico, storico e culturale con elevato grado di antropizzazione, in sostanza i centri storici soprattutto. La cartografia e il decreto saranno dunque l'oggetto di discussione nella riunione del 20 che, probabilmente, dovrebbe avere un sostanziale ruolo di ratifica. Intanto la prima novità è rappresentata dal nome, che cambia tenendo dentro tutte le espressioni di cui si è discusso negli ultimi periodi: il parco si chiamerà, infatti, «dell'Appennino Lucano – Val d'Agri – Lagonegrese». (La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 ottobre)

Domani è il giorno del Parco

Val d’Agri - A Roma sono convocati i sindaci dei trenta comuni del comprensorio inseriti nel perimetro
Incontro dei primi cittadini in vista del vertice con il Ministero

Il Parco Nazionale della Val d'Agri si appresta a vivere una delle giornate piú importanti. Sono stati convocati a Roma, domani mattina, i sindaci dei trenta comuni interessati, i quali dovranno discutere lo schema di decreto istitutivo che il Ministero dell'Ambiente ha predisposto e che, una volta ratificato, sará sottoposto alla firma del Presidente della Repubblica. In questi giorni si é discusso per evitare ulteriori ritardi e accelerare le procedure con un occhio al miglioramento delle condizioni del territorio dopo l'istituzione del Parco. In pratica, si tratta di governare un periodo di transizione che potrebbe essere caratterizzato dalla immediata entrata in vigore dei vincoli e dai ritardi di costituzione degli organi di governo del Parco, con conseguente ritardo dei benefici. Per evitare ció, si é tenuta a Spinoso una riunione organizzata dai Ds, con l'intento di perseguire una linea unitaria nella richiesta al Ministero di alcuni accorgimenti atti ad evitare svantaggi. Si tratta, da quanto emerso, di un parco che non presenta grandi vincoli e le cui condizioni di partenza si prospettano favorevoli; ció non toglie la necessitá dei sindaci di puntare a limare alcuni aspetti. Tra questi c'é la proposta della creazione, presso la Regione Basilicata, di uno Sportello Unico per i Parchi, finalizzato a governare il periodo di transizione e a snellire le procedure burocratiche. (La Gazzetta del Mezzogiorno del 19 ottobre)

Il petrolio non vale lo scempio

Val d’Agri - L'arcivescovo di Potenza, in rappresentanza della Conferenza episcopale lucana, chiede di salvaguardare il territorio
Mons. Agostino Superbo ha scritto ai ministri Marzano e Matteoli


Non c'è alternativa a uno sviluppo ordinato ed equilibrato. E' la condizione imprescindibile per assicurare un futuro ai territori, ai paesi a rischio di spopolamento, alle generazioni presenti e a quelle a venire.
Se si nega questo progetto di sviluppo possibile, magari perché si cede alle pressioni di interessi forti, per la Basilicata e per i lucani non ci sono grandi prospettive. Restano soltanto i fantasmi della desertificazione, della fuga di chi ancora caparbiamente sinora è rimasto, della dissoluzione di paesi e comunità.
Ecco perché i vescovi della Basilicata, da tempo, si sono fatti promotori di una riflessione forte e determinata sulle scelte intraprese e su quelle da intraprendere per costruire il futuro di questa terra e di questa gente. Ecco perché i vescovi oggi tornano a richiamare alle proprie responsabilità il Governo e il mondo politico.
Lo fanno alla vigilia di una decisione ministeriale che solo in apparenza può essere giudicata di scarso rilievo. Dietro alla scelta della perimetrazione del Parco Val d'Agri-Lagonegrese-Appennino Lucano, dietro a quel pozzo petrolifero che Total-Elf vorrebbero realizzare a Poggio del Caco (sulla montagna di Caperrino a 1349 metri di altitudine), in un cuneo fra due parchi e fra i comuni di Laurenzana, Castelmezzano e Pietrapertosa, si gioca il destino di questi territori. Aree con una naturale vocazione a investire su ambiente, paesaggi, tipicità, artigianato, turismo. Questo era stato suggerito loro anche dai programmi annunciati dalle istituzioni locali. La Regione Basilicata, per la verità, non ha neppure avviato il confronto con Total-Elf («non ci sono i presupposti»). Ma i petrolieri non si arrendono. E insistono.
Se la Basilicata diventasse una grande gruviera, si accentuerebbero quei «cambiamenti etici e sociali», quei processi «irreversibili» e «di segno negativo» che i vescovi hanno già osservato nel programma Val d'Agri. E poi: cosa resterebbe di una regione ostaggio della monocultura del petrolio? Fra trent'anni (nella migliore delle ipotesi) le compagnie petrolifere, andando via, si lascerebbero alle spalle il deserto.
Ma con simili interventi i vescovi lucani non rischiano forse di strabordare su un terreno improprio? Di occupare abusivamente lo spazio della politica? E' vero, i vescovi si schierano. Non fingono di non sapere, non capire, non vedere. Le loro parole affermano l'etica della responsabilità, che però non è non riducibile ai giochi della politichetta. Più che invadere un campo, quelle parole colmano un silenzio. Si propongono come appiglio per fronteggiare lo strapotere dell'«economico» che pretende di decidere su tutto. A discapito di una politica abituata (rassegnata?) a galleggiare più che ad appassionarsi, a battersi in nome di valori, a produrre sintesi e mediazione, a scegliere strategie di lungo respiro nell'interesse della propria gente. Una politica dalla spina dorsale assai fragile.
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 5 novembre)

«Fermate quel pozzo nel Parco»

Val d'Agri - Il progetto presentato dalla Total interessa il territorio di Laurenzana «uno dei luoghi più belli della nostra regione»
I vescovi della Basilicata hanno inviato due lettere ai ministri Marzano e Matteoli per chiedere che non venga autorizzata la nuova esplorazione petrolifera

Due lettere indirizzate ad altrettanti ministri del governo Berlusconi con identico contenuto. I vescovi della Basilicata chiedono ai titolari del dicastero per le Attività Produttive, Antonio Marzano, e per l'Ambiente, Altero Matteoli, che l'autorizzazione alla perforazione di un nuovo pozzo di esplorazione petrolifera a Laurenzana (Potenza) «non sia concessa». Una posizione, quella dei presuli lucani, che sorprende se si pensa che i vescovi intervengono su una questione delicatissima che attiene alla sfera dei rapporti tra il nostro governo, il colosso petrolifero francese Total, quarto produttore mondiale di oro nero, e la Regione. La Total, in Basilicata, ha in progetto lo sfruttamento di un pozzo petrolifero in grado di fornire 425 milioni di barili. L'arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Agostino Superbo, nella veste di presidente della Conferenza episcopale della Basilicata, scrive ai ministri avendo appreso da «fonti competenti» che sta per essere autorizzato un pozzo a quota 1.349 metri nel territorio di Laurenzana. «Tale struttura - è evidenziato nella missiva - verrebbe a trovarsi tra il Parco regionale di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti lucane e l'istituendo Parco nazionale della Val d'Agri. A nostro parere, la realizzazione del pozzo intaccherebbe, in maniera irreversibile e senza una vera necessità, uno dei luoghi più belli dal punto di vista paesaggistico. Inoltre - aggiunge l'arcivescovo Superbo a nome della Conferenza episcopale della Basilicata -, renderebbe inefficaci i numerosi investimenti attuati nel passato, tutti tendenti alla valorizzazione turistica di uno dei luoghi più belli della nostra regione e di tutta l'Italia». A questo punto i vescovi denunciano che, oltre ai fattori ambientali che verrebbero messi in serio pericolo, ci sono altre motivazioni, che li spingono a schierarsi contro nuove perforazioni petrolifere: «Noi vescovi siamo già molto preoccupati per alcuni cambiamenti etico-sociali, tutti di segno nega tivo, verificatisi in Val d'Agri fin dall'inizio dell'attività estrattiva. Oggi desideriamo e auspichiamo che non vengano ulteriormente disattese la vocazione e le caratteristiche proprie del nostro territorio, ricco di fede e di autentica umanità». Non vi è nessuna volontà, non avendo «competenza né autorità», di suggerire soluzioni tecniche, fanno sapere ai ministri Marzano e Matteoli i presuli della Basilicata, «ma abbiamo il dovere di esprimere il nostro parere, in appoggio a quanti amano e realizzano, in maniera veramente disinteressata, l'autentico progresso della regione». Rivolgendosi ai ministri, ciascuna lettera si conclude con un auspicio: «Signor Ministro, comprendiamo che la decisione che Lei sta per prendere non è facile - si legge -. Sappiamo però, che non Le mancano coraggio e senso di responsabilità; per questo motivo poniamo ogni fiducia nella Sua attenta considerazione alla richiesta sopra manifestata». (L’Avvenire del 5 novembre)

Eutanasia di un quasi parco?

La perimetrazione dell'area protetta (Appennino lucano-Val d'Agri-Lagonegrese) a rischio di revisione
Legambiente: «Ingerenze esterne per favorire i petrolieri»

POTENZA Il parco non decolla, la perimetrazione non si ratifica e, per di più, sarebbero in corso forti pressioni per inserire, in aree attualmente previste all'interno del parco, nuovi siti da destinare a estrazioni petrolifere. Legambiente di Basilicata usa parole forti: parla di «ingerenze» e «interferenze» di tipo ministeriale. «Valorizzare i territori non vuol dire consegnarli alle compagnie petrolifere», afferma il presidente regionale di Legambiente, Marco De Biasi. E torna a chiedere alla Regione Basilicata, a scanso di equivoci, di ribadire, in modo chiaro e forte, la propria posizione in questa vicenda.
«Ad un anno dall'emanazione delle norme di salvaguardia per le aree ricadenti nel parco nazionale Appennino lucano-Val d'Agri-Lagonegrese, approvate dal Consiglio regionale - afferma De Biasi - ancora non si è concluso l'iter previsto per la perimetrazione definitiva che consentirebbe l'istituzione dell'area protetta».
Per l'organizzazione ambientalista, però, non si tratta di un ritardo accidentale. Delle consuete lentezze burocratiche. Di farraginosità governative. La non decisione, in questo caso, nasconde ben altro. «Da ambienti ministeriali - sostiene Legambiente - siamo venuti a conoscenza di pressioni esercitate a livello locale per escludere dal perimetro del parco la montagna di Caperrino e consentire, di conseguenza, la realizzazione del pozzo "Temma d'Emma Nord 1" in località Poggio del Caco, nel Comune di Laurenzana. Il territorio che si vorrebbe sottrarre al parco rappresenta un'area di grande importanza dal punto di vista ambientale. La sua esclusione determinerebbe l'interruzione di quella fondamentale continuità ecologico-territoriale fra il nuovo parco nazionale e il parco regionale di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane. Di contro, quel pozzo ha una importanza limitata rispetto al programma di coltivazione interregionale "Tempa Rossa"».
Con le norme di salvaguardia approvate dal Consiglio regionale della Basilicata il 23 dicembre 2002, sostiene Legambiente, si è indicato, «per i territori compresi nel parco, uno sviluppo imperniato sulla valorizzazione della "qualità ambientale"». Quell'atto del Consiglio regionale rappresenta «uno straordinario strumento di programmazione territoriale che indica, per i territori del parco, un modello di sviluppo certamente non imperniato sul petrolio e sullo sfruttamento del territorio». Se tutto si rimette in discussione, afferma De Biasi, se si dovessero capovolgere le linee di sviluppo già indicate, ci troveremmo di fronte «al tentativo di scambiare territorio e risorse naturali».
E inoltre: «l'eventuale modifica della perimetrazione prevista, che intervenisse per ingerenza ministeriale, rappresenterebbe di fatto una pesante interferenza con le attività di pianificazione che la Regione Basilicata ha esercitato in questa fase di istituzione». Attenzione, ripete Legambiente, anche perché «ci è parso di capire che in ambienti ministeriali si consideri possibile modificare - commettendo un grave errore - la perimetrazione proposta, anche con il consenso di enti locali e Regione Basilicata». «Ecco perché la Regione Basilicata - conclude De Biasi - farebbe bene a ribadire con urgenza, forza e determinazione, l'assoluta improcrastinabile necessità di giungere all'approvazione della perimetrazione del parco, così come essa stessa ha previsto». (La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 dicembre)




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