Parchi liguri al lavoro |
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I risultati della Seconda Conferenza Regionale delle Aree Protette della Liguria (Sarzana, 6 marzo 2004) La sala del Consiglio Comunale di Sarzana era piena come un uovo assai prima dellinizio dei lavori. E molti sono rimasti in piedi per tutta la giornata. La seconda Conferenza Regionale delle Aree Protette liguri non poteva aspettarsi di più. Il rischio semmai era deludere tanto interesse e partecipazione. Ma gli organizzatori lhanno evitato con una preparazione e regia estremamente accorta. A cominciare dalle numerose relazioni raccolte in un bel fascicolo distribuito in apertura nelle quali i vari presidenti di parco erano stati chiamati a riferire su aspetti riguardanti lintero complesso delle aree protette della Liguria. Diciamo che questa scelta di tematizzare il dibattito dava bene lidea di un sistema più che di un assemblaggio di aree protette. Naturalmente la costruzione di un sistema regionale è un processo graduale e sicuramente complicato e tuttaltro che concluso anche in Liguria. Ma la strada imboccata come ha confermato la conferenza è senzaltro quella giusta. Lapertura di Massimo Caleo, che dopo alcuni anni di autorevole e appassionata direzione passa il testimone della presidenza del Coordinamento Regionale, ha ben rappresentato la crescita delle aree protette della Liguria che nei 4 anni trascorsi dalla prima Conferenza Regionale di strada ne hanno fatta molta. Massimo Caleo ha presentato con legittimo orgoglio anche personale il bilancio di questi anni che hanno visto le aree protette liguri impegnate in un processo difficile ed anche travagliato. Come dimenticare la riperimetrazione di tutti i parchi che ne hanno ridimensionato spesso notevolmente i confini. Tanto che oggi come ha documentato la relazione di Federico Beltrami del Servizio Parchi e Aree Protette della Regione Liguria - sono generalmente di piccola dimensione. Quella operazione che suscitò non poche polemiche e controversie tra i parchi e la regione, non solo non ha affossato il sistema dei parchi liguri ma per alcuni versi sembra averlo ricaricato e rilanciato. Quella della dimensione resta ovviamente un problema e non soltanto in Liguria come ha documentato lo studio del Politecnico di Torino diretto dal prof. Roberto Gambino. E tuttavia oggi i parchi liguri hanno tutti approvato i piani territoriali e socio-economici. Quando Massimo Caleo ha parlato di superamento della fase di attesa e di passaggio a quella che si potrebbe definire adolescenziale dei parchi liguri coglieva indubbiamente un dato reale che non è facile riscontrare con questa nettezza altrove. La soddisfazione per i risultati conseguiti non ha fatto velo né a Massimo Caleo che ha lasciato la presidenza tra gli applausi e i ringraziamenti né a Dario Franchello (presidente del Parco naturale regionale del Beigua, nominato nuovo coordinatore regionale) di evidenziare anche le perduranti criticità non soltanto finanziarie. Non risolto anche in Liguria rimane, ad esempio, per tanti versi il rapporto terra-mare. E le assicurazioni su questo punto del rappresentante del Ministero dellAmbiente Montanaro che ha inspiegabilmente taciuto sul Santuario dei Cetacei - non possono tranquillizzare più di tanto. Da questo punto di vista il primo augurio che possiamo fare è che intanto riescano a collaborare maggiormente larea protetta marina di Portofino con il parco regionale. Un parco che come è emerso dallintervento del presidente Renato Dirodi, ma anche in quello dellassessore regionale Franco Orsi, presenta ancora delicati problemi. Nella discussione tanto il presidente del parco quanto lassessore regionale hanno manifestato il disagio di chi si sente ad ogni piè sospinto messo sotto accusa per le 'colate di cemento' che starebbero per abbattersi sul bellissimo promontorio. Quello di una informazione corretta e non scandalistica è un problema che riguarda Portofino in maniera speciale per lattenzione che vi dedicano i giornali non sempre con lobiettività dovuta ma che interessa anche il sistema regionale. Come era già stato posto con forza, infatti, al convegno di Arenzano nel settembre 2004, alla crescita notevole e positiva dei parchi non corrisponde ancora una propozionale capacità di questi soggetti di fare comunicazione e informazione alla altezza delle necessità. In questa sfasatura è chiaro che è più facile diffondere anche notizie distorte o comunque ingigantite e drammatizzate alle quali poi riesce difficile rispondere. Anche per questo si è convenuto sulla opportunità di andare a Portofino ad una iniziativa pubblica, patrocinata dai Parchi della Liguria perché in un confronto diretto e franco si riesca a far emergere quali sono i veri problemi irrisolti di un parco che opera in una realtà innegabilmente difficile e quanto mai complessa, ma che proprio per questo deve essere nei poteri e nelle competenze un parco a tutti gli effetti. Insomma una realtà che per così dire deve essere normalizzata nel senso che quel parco deve poter fare quello che da anni si fanno e con esiti positivi più o meno in tutti gli altri parchi regionali in materia di nulla osta e di autorizzazioni. A ciò potrà contribuire anche liniziativa nazionale messa in programma dalla Federparchi e di cui a Sarzana ha parlato il vice presidente Walter Zago, sulle varie esperienze regionali. Da qui anche limpegno evidenziato nel documento conclusivo di dotarsi al più presto di strumenti regionali di comunicazione e di informazione. Il dibattito e già prima le relazioni raccolte nel fascicolo avevano naturalmente analizzato anche gli aspetti relativi alla spesa e quindi alle risorse finanziarie che pur in un quadro nazionale quanto mai preoccupante in Liguria registrano complessivamente una situazione di sostanziale tenuta. A ciò ha concorso, con limpegno della Regione, limpegno (ben documentato da Federico Feltrami) di molti parchi regionali per attingere risorse da contributi comunitari e nazionali. Ne emerge una notevole capacità dei parchi liguri a preparare progetti in accordo con altre istituzioni ed anche privati che riescono a ottenere finanziamenti significativi e di grande interesse ambientale. E molto probabile per non dire certo che anche in altre regioni oggi i progetti e programmi comunitari costituiscano oltre che una fonte ragguardevole di finanziamento un impulso importante a predisporre - sotto lo stimolo comunitario - progetti conformi alle finalità delle aree protette. E un aspetto che anche nella iniziativa nazionale prevista sui parchi regionali dovrebbe essere tenuto ben presente perché la novità forse più rilevante è che per la prima volta le aree protette europee attraverso principalmente ( ma non solo) i SIC e le ZPS perseguono finalità comuni fissate da un organo sovranazionale. Che poi le modalità di attuazione e gestione si differenzino nelle varie realtà nazionali in ragione dei diversi sistemi istituzionali nazionali nulla toglie al fatto che per la prima volta le aree protette della Unione Europea sono chiamate ad agire in base ad obiettivi comuni. E un aspetto questo che, come è stato detto a Sarzana, meriterà un monitoraggio e una ricerca più accurata su scala non unicamente regionale per mettere poi a confronto le varie esperienze italiane con quelle di altri paesi europei. Un argomento che potrebbe bene inaugurare l'attività del nuovo Centro studi sulle aree protette europee istituito da poco dal Parco Nazionale delle Cinque Terre in conformità ad una indicazione emersa al seminario nazionale di Riomaggiore l11 giugno sui 'Parchi in Europa'. La seconda conferenza di Sarzana, grazie al contributo non soltanto delle varie aree protette della Liguria ma anche delle numerose presenze di associazioni ambientaliste (LIPU, Legambiente, WWF, Italia Nostra) ed altri soggetti pubblici (UPI, ANCI) e privati ha toccato anche numerose altre questioni di cui si erano occupate le relazioni. Se di questi contributi non è possibile dar conto in questa nota, si può però sottolineare ancora una volta che quello ligure, sebbene piccolo in quanto piccola è la regione, è un sistema estremamente variegato che ne configura un carattere e un rilievo nazionale e internazionale che ne accresce ovviamente le responsabilità. Qui abbiamo parchi terrestri e marini, gestioni integrate e separate, parchi regionali, nazionali e comunali, altri sono in dirittura darrivo dopo tante peripezie ed in particolare il parco delle Alpi Liguri. Accanto a parchi fin troppo celebri ed anche per questo continuamente sotto i fari, ne abbiamo altri operanti in realtà marginali, di cui le cronache raramente si occupano ma che non per questo svolgono un ruolo meno importante e significativo. La maggior parte dei comuni interessati sono piccoli ma come ha sottolineato giustamente Franco Bonanini (presidente del Parco nazionale delle Cinque Terre) sulla base della esperienza sempre più conosciuta e apprezzata del suo parco anche allestero, i parchi prima ancora della recente legge approvata dal parlamento alla unanimità, li hanno aiutati e li stanno aiutando ad avere più voce in capitolo in nuove e importanti attività veicolate proprio dai parchi e dalle aree protette. Per tutte queste ragioni e altre che proiettano loperato e liniziativa dei parchi liguri anche al di là dei confini nazionali con il Santuario dei Cetacei, APE, lAlta Via dei Monti Liguri lesperienza della Liguria appare davvero di grandissimo interesse anche sul piano nazionale. Merito del coordinamento e delle istituzioni liguri è stato ed è quello di averci creduto e di averlo concretamente sostenuto. Restano ovviamente non pochi problemi e non è neppure detto che il punto raggiunto non possa qua e là rischiare anche qualche battuta darresto e arretramento, quel che è certo è che le condizioni per andare avanti ci sono e i parchi - come hanno confermato alla seconda conferenza regionale - intendono farlo. DOCUMENTO CONCLUSIVO2^ Conferenza Regionale Aree Protette della Liguria |
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