La "prima" dell'Unione Europea sulla montagna


La Commissione europea ha presentato i risultati di uno studio sulle aree montane d'Europa che riguarda 29 paesi e cioè, oltre ai 15 e ai 10 nuovi membri, 2 candidati, Bulgaria e Romania, nonché Norvegia e Svizzera. Il ponderoso studio - oltre 200 pagine - segue l'anno della montagna e ne rappresenta in un certo senso il frutto più significativo e importante. Infatti le iniziative per l'appuntamento internazionale non avevano certo brillato - nemmeno nel nostro paese - risultando nel loro complesso piuttosto sbiadite e deludenti. Il documenta europeo è da salutare come il benvenuto se si considera poi che è in corso da mesi una quasi clandestina discussione su una nuova legge della montagna. Ne circolano bazze e spezzoni che - unitamente a sortite locali assolutamente grottesche, come quella di alcuni consiglieri regionali della Liguria - sembrano dimostrare poca consapevolezza di ciò che bolle davvero in pentola.
E' la prima volta che l'Unione Europea affronta, sulla base di una documentazione seria e a largo raggio, un tema quasi sempre studiato in chiave prevalentemente `settoriale' (ora in ordine all'agricoltura, ora al turismo e così via) ma mai in una visione integrata e d'insieme. Inoltre - e non è un aspetto secondario - è la prima volta che in una ricerca, e nella conseguente riflessione, trovano posto anche le aree protette. Una novità assoluta. Avevamo già avuto moda in altre occasioni - come forse qualcuno ricorderà, anche su queste pagine - di rilevare criticamente come anche in documenti più o meno impegnativi dell'Unione dedicati a questo tema mancasse qualsiasi riferimento ai parchi e alle aree protette. D'altronde anche la discussione in corso in Italia sulla montagna in questo senso non brilla davvero, se a qualcuno è venuto persino in mente che i parchi in montagna potrebbero essere gestiti da `altri', o comunque sottostare a logiche di settore. Ebbene, questo documento - ricco di tabelle, dati, cifre, comparazioni - ci ricorda quanto 1a montagna o, meglio, "le montagne" siano determinanti per il futuro dell'Europa, del suo ambiente, della sua economia, della sua cultura e della sua storia. Quanto lo siano per una politica improntata alla sostenibilità, alla difesa della biodiversità ecc..
Qui insomma non si pensa - come invece accade di leggere spesso in documenti e bozze in circolazione - che gli impianti di risalita siano la panacea di tutti i mali delle nostre montagne, mentre i parchi rappresentino più un problema che una opportunità.
Certo il documento - come gli estensori non mancano più volte di sottolineare - si è avvalso di una documentazione non sempre adeguata a mettere a confronto realtà e situazioni diverse. E tuttavia esso costituisce oggi un fondamentale punto di riferimento e di partenza per chiunque intenda discutere seriamente dei problemi della montagna in Europa e nel nostro paese. Fondamentale anche per le aree protette - specialmente transfrontaliere - chiamate a svolgere una funzione chiave nella nuova Europa allargata. Facile richiamare la Convenzione Alpina o APE, che sovente sembrano sbiadire in un incerto e vago orizzonte che le autorità nazionali (ma anche quelle regionali) poco fanno per rendere più chiaro e positivo.
C'è da augurarsi che il documento dell'Unione serva anche a questo: a smuovere le acque e a stimolare qualche iniziativa.


Renzo Moschini



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del Giornale dei Parchi