Parchi senza frontiere

L’avvio dell’Osservatorio sulle politiche europee e la proposta per una nuova federazione delle aree protette del Mediterraneo: Federparchi ha presentato l’uno e l’altra al convegno di Riomaggiore (parco delle Cinque Terre) del 24 maggio. Preparandosi così al confronto internazionale del congresso mondiale Iucn di Bangkok a novembre, nell’anno dell’allargamento dell’Ue e del completamento della rete Natura 2000. Monsieur Jean Luc Chiappini, vicepresidente della Federazione dei parchi regionali francesi e a capo di un parco straordinario grande quanto Pollino e Cilento messi insieme (quello della Corsica, esteso su 350 mila ettari), di dubbi ne ha pochi. “Finora il rapporto con l’Unione europea è stato solo di natura finanziaria. Ora si deve cambiare, devono essere le aree protette a proporre indirizzi e a indicare politiche coerenti, per questo sosteniamo l’iniziativa di Federparchi”. E l’iniziativa, la notizia, è la nascita dell’Osservatorio presentato giusto un anno dopo il convegno su “Europa e parchi”.
La sede è presso il parco nazionale ligure ma sarà l’Osservatorio di tutta l’Associazione, con cui verrà firmato un protocollo d’intesa. “In pratica la sua attività potrebbe essere articolata in una serie di gruppi di lavoro”, propone il presidente Franco Bonanini, “sui temi di comune interesse come la legislazione comunitaria piuttosto che il turismo, per arrivare a produrre delle linee-guida da presentare a Bruxelles come proposte del sistema dei parchi”. “L’Osservatorio è frutto di una concezione moderna dei parchi così come quella proposta dal congresso mondiale di Durban”, aggiunge Antonio Canu del Wwf. E gli fa eco Fabio Renzi di Legambiente: “tra le istituzioni comunitarie deve fare ingresso in maniera stabile l’esperienza dei parchi, che altrimenti resta solo come tradizione orale”. L’avvio dell’operazione cade in un anno importante per l’Europa della natura. La Dg Ambiente a Bruxelles l’ha detto a chiare lettere: “il 2004 si preannuncia come l’anno fondamentale per Natura 2000”. Lo sarà per l’adozione degli elenchi di Sic di tutte le regioni biogeografiche, per il completamento di quelle già adottate ma ritenute insoddisfacenti, per il nuovo regolamento del Life: e, in termini più strettamente politici, per il rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione con l’insediamento a novembre del successore di Margot Wallstrom. Ma il 2004 è anche l’anno, forse, in cui appare evidente quanto vada stretta alla conservazione delle risorse ambientali d’Europa la sola Natura 2000 (cui Europarc dedicherà la sua prossima assemblea annuale, a settembre in Catalogna). Sintetizza con efficacia Matteo Fusilli: “c’è una troppo grande contraddizione tra l’altezza degli obiettivi proclamati e la rinuncia ad utilizzare strumenti già pronti, come i parchi”. E l’iniziativa di Federparchi, ricorda Renzo Moschini, ha proprio lo scopo di “vedere riconosciuti alle aree protette riferimenti sempre più espliciti e diretti nelle politiche comunitarie”.
I parchi avranno un loro ufficio a Bruxelles ? Sarebbe utile e persino naturale. Ce l’ha da tempo l’Anci, l’ha appena inaugurato anche l’Upi. Più che convinti della sua necessità gli ospiti stranieri invitati al convegno di Riomaggiore: dal già citato francese Jean Luc Chiappini ai rappresentanti della Bosnia-Herzegovina, alla direttrice generale per la biodiversità del ministero dell’Ambiente della Slovenia Gordana Beltram, agli spagnoli Ramòn Luque (direttore generale dell’Ambiente in Catalogna), Fernando Molina (direttore servizio Parchi in Andalusia), Francesc Martos (assessore all’Ambiente della Provincia di Barcellona). Tutti Paesi del Mediterraneo, e non a caso.
Il convegno è servito infatti anche a lanciare un’altra proposta dell’Associazione: quella di creare un’associazione dei parchi del Mediterraneo. Un progetto ambizioso che guarda all’Europa quanto alle sponde africana e medio-orientale, anche per riequilibrare visioni e politiche del Vecchio Continente che guardano ormai – e l’allargamento ai nuovi 10 Paesi dell’Ue rafforza questo orientamento – sempre più alle spalle dello Stivale, aldilà delle Alpi. Non sarà facile. Ventitre sono i Paesi costieri, ciascuno con la sua storia e la sua cultura, le sue ricchezze e povertà, ciascuno col suo sistema di aree protette e soprattutto una propria concezione del ruolo che debbono avere parchi & riserve nel contesto nazionale e internazionale, Durban o non Durban. Federparchi ci prova, assieme ai compagni di strada aggregatisi via via in occasioni recenti, dalle due edizioni di Mediterre allo stesso congresso mondiale sudafricano, dalla conferenza italo-bosniaca a Sarajevo al convegno apripista di Riomaggiore dello scorso anno. Hanno già dato la loro calda adesione i primi ad essere interpellati, senza eccezioni: per ora sono spagnoli, francesi, bosniaci, sloveni, ma seguiranno tutti gli altri. Si sta già lavorando a un comitato promotore internazionale che si farà carico di contattare, Paese per Paese, associazioni, istituzioni ed enti gestori. E c’è anche uno sponsor d’eccezione. Aldo Cosentino, il direttore del ministero dell’Ambiente, a Riomaggiore ha spiazzato tutti – “una Federparchi mediterranea io credo che sia ormai un’idea ampiamente matura”, ha detto - proponendo sostegno all’iniziativa, luogo e data d’avvio: la prima uscita pubblica della neonata Federazione mediterranea dei parchi, o come si chiamerà, potrà essere a Roma già nel settembre prossimo. E la seconda, naturalmente, il congresso mondiale dell’Iucn di novembre, a Bangkok in Thailandia.

Giulio Ielardi

NB Questo articolo è tratto da un servizio, assai più esteso, che verrà pubblicato sul prossimo numero della rivista Parchi. Tra gli altri temi trattati, i problemi connessi al recente allargamento dell’UE ai 10 nuovi Paesi e la sofferta costruzione della rete Natura 2000.



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