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Segnalazioni

Le nuove linee guida dell'educazione ambientale uscite dal Terzo Congresso Mondiale sull'Educazione Ambientale

(04 Ott 05) 1. Il Congresso: uno scambio di buone pratiche e di riflessioni a livello mondiale

La convocazione di un consesso planetario dell'educazione ambientale era attesa da molti anni.
La prima idea è stata lanciata all'Earth summit di Rio de Janeiro nel 1992, dove le Organizzazioni Non Governative avevano redatto un "Trattato alternativo sull'educazione ambientale" e si erano impegnate a tenere un "Planetary Meeting of Environmental Education for Sustainable Societies" entro tre anni ma solo nel 2003 si terrà il Primo Congresso Mondiale di Educazione Ambientale a Espinho, in Portogallo.

Il Terzo Congresso di Torino si colloca significativamente nell'anno inaugurale del Decennio Mondiale dell'Educazione per lo Sviluppo Sostenibile indetto dalle Nazioni Unite per il decennio 2005-2014 e segna la conclusione della fase di consolidamento dei Congressi aprendo la serie dei successivi Congressi che avranno cadenza biennale.

Con i Congressi di Espinho 2003 e di Torino 2005 tornano in Europa i grandi incontri internazionali sull'educazione ambientale, assenti dal 1997 - Conferenza di Salonicco "Environment and Society: Education and Public Awareness for Sustainability".

Questo Congresso ha visto la partecipazione di circa 3.000 persone provenienti da 115 Paesi e l'adesione non solo di università e di associazioni ambientaliste, ma anche di amministrazioni locali, governi, imprese, sindacati, mass media, indice di un coinvolgimento di tutti i settori sociali nelle strategie educative per la sostenibilità.

Obiettivo primario del Congresso è stato quello di scambiare buone pratiche e riflessioni a livello mondiale, sviluppare le principali tematiche dell'agenda mondiale sull'educazione ambientale e discutere tesi e proposte presentate nelle relazioni e nei poster provenienti da tutto il mondo.

I partecipanti al Congresso si sono dati come obiettivi principali quelli di:

- sottolineare e analizzare il ruolo dell'educazione, della formazione, dell'informazione e della ricerca ambientale per lo sviluppo di una società equa, democratica, partecipativa e amica dell'ambiente, rispettosa della vita sul pianeta, nell'armonia tra popoli e tra esseri umani e altre specie viventi;
- stabilire un più diretto e continuativo scambio di buone pratiche tra tutti i Paesi del mondo, dove l'educazione ambientale sta conoscendo una significativa crescita e sta affrontando tematiche di grande interesse, come la democrazia partecipativa, l'educazione alla cittadinanza, la gestione equa e sostenibile delle risorse naturali, l'ecoturismo;
- dare visibilità internazionale alla ricerca e alle realizzazioni dell'educazione ambientale nei rispettivi Paesi;
- contribuire al Decennio mondiale dell'educazione per lo sviluppo sostenibile ("DESD - United Nations Decade of Education for Sustainable Development");
- indicare campi di pratica e di ricerca su cui fare il punto nel successivo congresso del 2007.

La partecipazione al Congresso ha dimostrato che l'educazione ambientale non riguarda solo una stretta cerchia di addetti ai lavori ma influisce sulla vita di tutti.

Ospite d'onore al Congresso è stata l'Africa, questa scelta è nata anche dalla necessità di ripensare il continente africano non solo alla luce delle catastrofi umane e ambientali che l'affliggono ma risaltando il contributo scientifico, civile e creativo che le società africane danno alla costruzione di un mondo più sostenibile e di pace.

Il contributo artistico dei popoli e delle società africane alla questione ambientale ha offerto al pubblico una visione dall'interno dei drammatici eventi che ne hanno sconvolto il paesaggio naturale e umano ma, allo stesso tempo, ha dimostrato le trasformazioni e le speranze di un continente quotidianamente in costruzione.
Il fatto che il Sud-Africa, dopo aver ospitato con successo il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) nel 2002, il V Congresso Mondiale sui Parchi nel 2003, ospiterà il prossimo Congresso Mondiale di Educazione Ambientale (4th WEEC, Durban, 2007), conferma la vocazione "naturale" dell'Africa a dibattere i temi dell'ambiente e della sostenibilità.
Non è un caso che una donna africana, ecologista, Wangari Maathai, sia stata insignita del Nobel per la Pace 2004. L'esperienza del suo Movimento, il Green Belt Movement, e delle migliaia di movimenti del genere, espressione della coscienza ecologica e dell'attivismo delle società civili africane, meritano certamente molta attenzione a livello internazionale.

Non è un caso che l'Africa sia il continente dove l'educazione ambientale sta conoscendo la sua crescita più significativa, grazie a politiche e linee guida nazionali, al fiorire di organizzazioni non governative ambientaliste e a movimenti di base locali e di una serie di iniziative che dimostrano la sensibilità e l'impegno dei governi e dei cittadini circa le tematiche ambientali, come le Eco-scuole, il turismo sostenibile, la gestione partecipata dei Parchi Nazionali, ecc., iniziative sostenute e incoraggiate dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) e da altre agenzie ONU e organizzazioni internazionali come l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).

2. I temi del dibattito

Durante il Congresso sono state definite le nuove linee guida dell'educazione ambientale da svilupparsi fino al prossimo congresso Mondiale dell'Educazione Ambientale, che si terrà a Durban, in Sud Africa, nel 2007.

I grandi temi oggetto del dibattito, suddivisi in 12 sessioni tematiche parallele, sono stati l'educazione a temi che riguardano lo "stato dell'ambiente" - come il cambiamento climatico, l'alterazione degli ecosistemi, la biodiversità, le risorse e la loro capacità di rigenerazione, la capacità di carico, i flussi di energia e materia (acqua), l'antropizzazione del territorio,…; l'educazione e la sostenibilità socio-ambientale, come le strategie per un futuro sostenibile, la partecipazione dei cittadini, i comportamenti, il coinvolgimento delle comunità locali, l'empowerment, l'equità, le diverse visioni e le differenze tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo, il ruolo delle diverse componenti della società, il ruolo delle imprese,…); le questioni riguardanti metodologie e approcci educativi in generale come l'inserimento della sostenibilità nei curricula formali della scuola, dell'università, della formazione, il capacity building, l'educazione anche non formale e informale, la promozione della cittadinanza attiva e della partecipazione,…) e altri temi trasversali come l'etica e l'ambiente, la ricerca in educazione ambientale, qualità e valutazione, importanza delle reti e dei multipartenariati, rapporto tra pubblico e privato.

Prima di entrare, anche se molto brevemente nel merito, un'attenzione particolare merita la proposta del Cridea della Regione Umbria che ha sostenuto la creazione di una rete di regioni europee per l'educazione alla sostenibilità
L'istituzione di una Rete per l'Educazione alla Sostenibilità potrebbe infatti configurarsi anche come palestra per esercitare nuove forme di partecipazione estesa e democratica al governo dell'Unione Europea, in cui le Regioni possano assumere un ruolo attivo.
Le questioni da affrontare potrebbero essere: definizione delle tematiche ambientali, dei concetti e degli strumenti funzionali a uno sviluppo dell'educazione alla sostenibilità, con l'obiettivo di rendere più chiaro l'impegno dell'UE e delle Regioni in questo settore di intervento; concorso alla definizione del ruolo e delle funzioni che la UE e le Regioni sono chiamati a esplicare negli specifici ambiti di competenza; individuazione degli strumenti adeguati per consentire l'operatività della Rete quale struttura di coordinamento, organizzata nelle diverse scale territoriali, nazionali e regionali; istituzione di un gruppo di lavoro permanente rappresentativo di diverse realtà istituzionali, scientifiche, professionali e associative impegnate nello sviluppo di processi educativi inerenti l'ambiente e la sostenibilità; individuazione delle necessità finanziarie, delle priorità e delle linee di finanziamento complessive per sostenere il processo di costruzione della Rete e delle sue azioni

2.1. Ricerca e valutazione in educazione ambientale.

Questa sessione ha raccolto interventi finalizzati alla presentazione di ricerche e spunti di riflessione sui nodi fondamentali dell'educazione ambientale, tra cui gli indicatori di qualità, il monitoraggio delle attività e la valutazione dell'efficacia delle azioni educative. Un tema in primo piano è stato il rapporto tra educazione ambientale e complessità.

2.2. Un'educazione "sostenibile".

In questa sessione sono state presentate le questioni inerenti all'inserimento dei temi socio-ecologici e della sostenibilità, in primo luogo nei curricula della scuola, dell'università, della formazione, e l'organizzazione degli ambienti di apprendimento in modo coerente con i principi dell'educazione ambientale stessa.

2.3. Formare i formatori.

Gli interventi di questa sessione erano centrati sull'interrogativo di come formare gli insegnanti, gli educatori, gli esperti, o i tecnici e i decisori e come aiutarli a svolgere il loro ruolo formativo/educativo.

2.4. La rilevanza dei saperi della comunità.

L'empowerment delle comunità locali è uno degli obiettivi dell'educazione ambientale. Ma i primi saperi da conservare e valorizzare sono le conoscenze tradizionali e locali delle comunità stesse, in primo luogo dei popoli indigeni, sulle quali si basa quel senso di appartenenza e di identità messo in crisi dalle rapide trasformazioni del mondo contemporaneo.

2.5. Promuovere partecipazione e "governance" e "fare rete".

Questa sessione era articolata in due grandi sessioni. La prima sottosessione su educazione alla pace e superamento dei conflitti ed una seconda comprendente interventi che abbracciavano un ampio e importante arco di argomenti, come il contributo dell'educazione ambientale alla partecipazione e alla nuova "governance", il ruolo delle reti e dei partenariati, la collaborazione tra pubblico e privato.

2.6. Comunicazione e ambiente.

Questa sessione dedicata all'educazione ambientale è stata suddivisa in una parte che raccoglieva interventi proposti dai congressisti, con una discussione su come l'educazione ambientale può usare i mass media (TV, radio, giornali, Internet) per diffondere il suo messaggio ed in una seconda e che ha visto l'incontro internazionale promosso dalle organizzazioni non profit italiane e dalla televisione pubblica italiana.

2.7. Le vie della sostenibilità.

Questa sessione ha trattato vari argomenti, spesso di applicazione molto concreta, che hanno messo anche in gioco valori, scelte economiche e politiche, atteggiamenti e comportamenti necessari per raggiungere la sostenibilità (come l'acqua, l'energia, il clima, gli stili di vita, il consumo, la mobilità, i rifiuti, etc.).
Un tema importante è stato come la gestione locale sostenibile del territorio richieda nuove strategie di integrazione tra patrimonio naturale e culturale.

2.8. Economia ed ecologia: un'unione da creare.

Ovvero: ambiente, economia e politiche pubbliche. Gli interventi di questa sessione hanno coinvolto anche il mondo del lavoro e dell'impresa nella riflessione sulle potenzialità delle politiche ambientali per la ricerca, l'innovazione tecnologica, la creazione di nuova occupazione sostenibile per il pianeta.
La sessione ha incluso temi importanti come il turismo sostenibile e l'ecoturismo o come l'educazione ambientale possa aiutare a sviluppare politiche ambientali e a raggiungerne gli obiettivi.

2.9. Ambiente e salute.

Questa sessione è stata organizzata con la collaborazione della Organizazione Mondiale della Sanità. Ha toccato vari aspetti, come l'educazione ai disastri, le "scuole sane", la difesa dai pericoli per l'umanità creati dalla stessa mano umana, il rapporto tra alimentazione e salute.

2.10. Il ruolo chiave dell'agricoltura e le sue problematiche.

Questa sessione è stata organizzata con la collaborazione della FAO. Ha trattato delll'"Education for Rural Peaople" ed esperienze e proposte per un uso del suolo per le coltivazioni, l'allevamento o le risorse forestali, attento agli equilibri del pianeta, nella riscoperta di antichi saperi e nella difesa della coesione delle comunità locali.

2.11. L'etica.

Un argomento senz'altro trasversale a tutte le sessioni, che riguarda i valori su cui fondiamo il nostro rispetto per l'ambiente e la ricerca di pace ed equità e che viene approfondito anche in una sessione specifica. La sessione comprendeva un workshop curato dall'UNEP.

2.12. Coinvolgimenti emotivi.

In questa sessione si è discusso sull'uso dell'arte e della creatività e l'attenzione per la corporeità e per l'intelligenza emotiva come uno degli aspetti essenziali dell'educazione ambientale, per superare la dicotomia mente-natura e per fare leva sulle passioni suscitate da tutte le forme espressive per diffondere il messaggio ambientale

2.13 Gli eventi collaterali

Fra gli eventi collaterali si evidenzia il primo incontro internazionale su televisioni, comunicazione e ambiente.
Questo incontro è stato promosso dal "Forum permanente del Terzo Settore" (circa 110 enti non profit italiani che rappresentano oltre quattordici milioni di associati) e il Segretariato sociale della RAI
Questo seminario si è proposto l'obiettivo di riflettere sul rapporto tra televisione e educazione ambientale attraverso alcuni esempi di trasmissioni televisive presentati dagli stessi autori e conduttori televisivi.
All'organizzazione del seminario hanno collaborato le redazioni di due programmi tv italiani specializzati, il telegiornale scientifico "Leonardo" e "Ambiente Italia".
È indubbio che i mass media e le televisioni in particolare giocano un ruolo fondamentale nell'informare e sensibilizzare il pubblico e nell'orientarne gli atteggiamenti, non solo con le news e i documentari dei programmi di attualità e "educational", ma anche con la fiction e l'intrattenimento.
In questo seminario ci si è interrogati su quale possa essere il loro contributo all'educazione per lo sviluppo sostenibile.

Un secondo evento collaterale ha riguardato il Forum delle Regioni.
Per quanto riguarda l'educazione ambientale le Regioni italiane, organizzate nel Sistema Nazionale INFEA (Informazione, Formazione Educazione Ambientale), rappresentano una importante rete che punta a realizzare azioni di confronto, strategie comuni e concordate per lo sviluppo sostenibile, azioni di informazione e documentazione.
Questo seminario ha rappresentato un momento importante per mostrare anche a un pubblico internazionale le attività svolte sul territorio locale in materia di educazione ambientale e sostenibilità.

Un terzo evento ha riguardato un seminario dedicato all'agricoltura sostenibile in cui sono state presentate esperienze di educazione alla sostenibilità per le comunità che, in diverse parti del mondo, si dedicano ad attività agro-pastorali. Interessante il caso del programma nazionale di sensibilizzazione dei contadini della Nuova Zelanda sulle implicazioni ambientali della loro attività, nel momento in cui essa è condotta con metodi sempre più intensivi.
Quello che è emerso da questo dibattito è che solo grazie a iniziative di educazione, formazione e presa di coscienza delle comunità locali nei paesi in via di sviluppo, come dei produttori e consumatori nel Nord del mondo, è possibile riorientare comportamenti altrimenti dannosi per la "salute" dell'ambiente e dell'uomo.

Un quarto evento ha riguardato l'educazione permanente. La varietà dei temi presentati, dei Paesi e degli enti partecipanti ha dimostrato la trasversalità dell'educazione ambientale e l'enorme ricchezza nella sua accezione più ampia di educazione permanente per la tutela dei diritti umani, delle donne, del clima e delle risorse naturali necessarie allo sviluppo sostenibile mondiale.

Un quinto evento ha riguardato il tema della cittadinanza, in cui si sono raccolte le esperienze più diverse. Il coinvolgimento attivo della cittadinanza è stato analizzato sotto l'aspetto della gestione ambientale, per il miglioramento della qualità dell'ambiente, ma anche della vita, attraverso programmi di educazione della popolazione alla sostenibilità e alla solidarietà.
L'educazione ambientale come strumento di integrazione sociale, sono stati anche presentati esempi di buone pratiche e programmi educativi rivolti agli abitanti di zone residenziali o aree depresse (come le favelas brasiliane), ai bagnanti delle spiagge atlantiche o mediterranee, per la gestione partecipata dell'ambiente e delle risorse, grazie alla condivisione di valori, obiettivi, conoscenze, competenze e responsabilità comuni.

Un sesto evento ha riguardato il turismo sostenibile, in cui sono state presentate interessanti esperienze di conservazione e valorizzazione dell'ambiente dal punto di vista del turismo sostenibile e rispettoso della natura, in particolare, quelle condotte nell'ambito di realtà quali gli eco-villaggi (come quelli aderenti alla rete GEN – Global Eco-villages Network), o dai centri di educazione ambientale creati all'interno di grandi parchi nazionali (come nel caso del Buderoo National Park in Australia o dei parchi della Tanzania).
In questi centri i visitatori, oltre a godere degli aspetti "estetici" della natura, ricevono anche informazioni circa i suoi aspetti socio-culturali, storici e "spirituali".

Un settimo evento ha riguardato la salute e l'ambiente, dove si è discusso del legame tra i due settori, legame molto stretto, come hanno evidenziato i diversi contributi, dal programma healthy schools ("scuole salubri") dell'OMS, dedicato alla salute dell'ambiente dei bambini, ai progetti educativi, finalizzati soprattutto alla prevenzione. Importantissimo in questo settore è il lavoro di sensibilizzazione che si può portare avanti con la popolazione (è il caso dell'esperienza dei Green Doctors in Ucraina) o la formazione degli insegnanti e la costruzione di curricula ad hoc (come nel caso della Università di Rochester, USA). Un settore che non poteva mancare è stato quello dei rischi per la salute derivanti dall'inquinamento ambientale (anche acustico, come ha dimostrato il progetto dell'ASL di Napoli). Per quanto riguarda poi le esperienze locali, un contributo originale alla sessione è stato dato dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) del Piemonte, che ha condotto uno studio sulla percezione del rischio ambientale da parte dei ragazzi di alcune scuole

Infine, interessante la lezione del neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea, lezione su "Psiche e ambiente" in cui si ricercavano quali ostacoli e quali aiuti ci possono essere nella psiche umana al cambiamento del rapporto umanità-natura, decisivo in tutte le questioni, ecologiche, economiche, sociali e politiche, che riguardano l'accesso e l'uso (equo e sostenibile) delle risorse del pianeta.
Nel suo intervento una risposta è stata individuata nel concetto di "moneta ecologica" e cioè il fatto che nei paesi del sud del mondo si paghino i debiti economici sacrificando le risorse naturali e in particolare le foreste: ossigeno in cambio di moneta.
Bollea ha ricordato a tutti i partecipanti la necessità di fare proposte concrete e scandite da regole, bisogna che la stampa pubblichi la "pagina ecologica". Quel "vivere ecologicamente" deve essere in armonia con la psiche, con il bisogno di essere dentro e parte della natura.
Il momento ecologico deve diventare una legge morale profondamente sentita nell'animo, solo così noi giungeremo a memorizzare il dato ecologico nel nostro animo e farlo diventare un'impronta di vita.

3. Il ruolo dei parchi e delle aree protette: l'intervento di Federparchi

La Federparchi ha partecipato attivamente alle diverse sessioni tematiche del Congresso sia presentando un proprio position paper sia intervenendo nel dibattito.

Quello che è stato sostenuto è che i Parchi sono dei luoghi speciali, unici, con un patrimonio naturale, culturale e sociale ormai raro e pregiato, sono luoghi che possono stupire per le loro particolarità, perché non usuali e per questo magici. Ecco allora che i Parchi diventano grandi laboratori di ricerca, sentieri da percorrere, pieni di sorprese e di innocui imprevisti, palestre per le attività didattico-educative, perché nei parchi è possibile vivere esperienze uniche a contatto con la natura, la storia e le tradizioni delle popolazioni locali.

La natura e l'ambiente antropico di un Parco diventano così per la formazione delle competenze e l'educazione orientata alla sostenibilità ambientale, sociale, economica e pedagogica una vera e propria traccia di lavoro. Un'area protetta che fa della tutela e conservazione della natura il suo obiettivo prioritario e la speranza di un futuro possibile, può diventare per i ragazzi un grande libro aperto, uno spazio di natura e cultura dove "sognare" realtà sociali e modelli di vita a cui tendere, in cui costruire una cultura "capace di futuro". La specificità dei Parchi, in termini educativi e formativi, è di fare della natura e dell'ambiente il tema maestro delle sue attività e dei nodi culturali della diversità, della conflittualità e della decisionalità in situazioni complesse, centrali nella gestione di un'area protetta, un'ottima occasione per educare alla sostenibilità. Ogni area naturale protetta italiana ha sviluppato progetti di educazione ambientale a vari livelli per scuole elementari, medie e superiori, ma anche per semplici visitatori interessati a una migliore conoscenza della natura.

In questa prospettiva è stata presentata la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali ed il suo importante ruolo, come sistema, in tema di educazione ambientale.
In particolare, è stata ricordata l'indagine condotta presso le diverse aree naturali protette, parchi nazionali, parchi regionali, riserve naturali statali e regionali che ha evidenziato come il livello organizzativo e la capacità di svolgimento delle attività di educazione ambientale sia efficace in questi luoghi di eccellenza, non mancando di sottolineare, comunque, che non è soltanto nelle aree protette che si fa educazione ambientale.
Forse quella più importante la si deve realizzare all'esterno e nel mondo della società civile, nella società organizzata, a cominciare dalla scuola. Ovviamente, le aree naturali protette, grazie alla loro organizzazione, e con le loro strutture, possono presentare i punti di eccellenza e indicare la strada da seguire.

Il sistema delle aree protette si è notevolmente sviluppato a partire dal 1991 con l'approvazione della Legge Quadro.
Dal 1992 ad oggi, con una decisa accelerazione negli anni Ottanta e Novanta che non ha eguali nel panorama europeo, l'Italia si è dotata di un sistema caratterizzato da 25 parchi nazionali, 140 parchi regionali, 150 riserve statali, 340 riserve regionali anche le aree protette marine, ad oggi 25, hanno recentemente avuto un impulso e la riorganizzazione è partita con lo stesso intervento di coordinamento della Federazione.

Inoltre, ci sono poi tantissime altre aree naturali protette di varia classificazione come parchi provinciali, parchi periurbani, oasi faunistiche.
Vengono considerate al momento 800 aree naturali protette per una superficie complessiva di oltre 3 milioni di ettari, circa l'11% del territorio nazionale.
In queste aree protette è depositato un capitale straordinario, costituito da ben 57.000 specie animali, 5.600 specie floristiche, che rappresentano il 50% delle specie europee.
Questo patrimonio deve essere conosciuto e l'educatore ambientale lo deve comunicare al grande pubblico, all'utente, al visitatore affinchè attraverso la conoscenza la popolazione si sensibilizzi sui tempi della conservazione e della tutela della natura.

Grazie alla azione dei parchi la gita scolastica si è man mano trasformata in una gita di istruzione, una gita culturale, nelle città e nelle scuole, negli ambienti di lavoro è arrivato un importante messaggio educativo e di comportamento.
E' stato un processo per alcuni versi entusiasmante che ha puntato soprattutto sulla disponibilità di associazioni, di giovani volenterosi, di operatori del territorio, che lavoravano senza avere punti di riferimento puntuali, senza avere certezze finanziarie ed economiche. Oggi questa attività si è trasformata e si sta trasformando in una vera e propria professione, che va peraltro ancora migliorata e valorizzata evitando, per quanto possibile, discussioni e polemiche che spesso, a livello locale, ne condizionano lo sviluppo.

Educare all'ambiente è compito preciso dei parchi, è compito della scuola, è anche compito della società civile attraverso le sue differenti articolazioni a partire dalle associazioni culturali e ambientaliste, dalle associazioni degli operatori.
Nel Parco, oltre a sollecitare il rispetto della natura del luogo, bisogna però educare anche ai comportamenti. Se il visitatore, nel momento in cui torna a casa decide di far tesoro del messaggio ricevuto, può cambiare atteggiamento.
Si impegna al risparmio energetico, alla raccolta differenziata dei rifiuti, a risparmiare acqua, a non imbrattare le città, a non scrivere sui muri, a non gettare cartacce per terra, a utilizzare meno il mezzo privato.
Sono comportamenti virtuosi che possono acquisirsi grazie al messaggio ricevuto nel parco durante la visita al centro attrezzato o durante l'escursione organizzata e guidata dal personale specializzato che fornisce anche dati, cifre e illustra i meccanismi della natura.
Per fare tutto questo c'è anche bisogno di una organizzazione adeguata. I parchi si stanno organizzando, istituendo dei veri e propri servizi nei propri organici.

Attraverso l'educazione ambientale si riesce a comunicare e si riesce a far crescere anche il consenso locale ed esterno intorno a queste istituzioni.
Attraverso la ricerca scientifica, poi, si possono dare le linee di azione agli amministratori, ai decisori, che devono adottare i provvedimenti di gestione e amministrazione del parco.

Nei parchi nazionali sono pienamente attivi circa 100 centri di educazione ambientale. Il 40% dei parchi regionali, il 15% delle riserve naturali, il 10% delle altre riserve terrestri e marine, ha almeno un Centro di educazione ambientale.

Oggi i parchi sono protagonisti istituzionali capaci di mettere in campo energie e forze a disposizione dei comuni, delle province, delle comunità montane, e delle stesse regioni, per sviluppare quella compartecipazione attiva alla gestione in condizione di assicurare la tutela e lo sviluppo sostenibile di territori importanti. Per l'educazione ambientale bisogna fare la stessa cosa, ampliando il raggio e il numero dei protagonisti, facendo partecipare le organizzazioni specializzate e il mondo della scuola, che non deve soltanto insegnare le scienze naturali per far conoscere gli animali e le piante, ma deve educare al rispetto del mondo delle piante e degli animali, spiegando e facendo comprendere il loro ruolo nella natura e a favore dell'uomo.

4. Considerazioni finali.

Quello che è emerso dal Congresso è un forte bisogno di strumenti culturali per affrontare l'intreccio di aspetti ecologici, economici e sociali che caratterizzano l'attuale crisi dell'umanità del pianeta, educazione ambientale come strumento per dare un futuro alla Terra.

I 3000 congressisti hanno certamente sentito nel loro animo, ma anche nelle centinaia di relazioni e poster presentati, il senso di questo "vivere ecologico", un senso che non si improvvisa ma che si sviluppa con il confronto tra teorie pratiche, buone teorie e buone pratiche.

L'Educazione ambientale significa cultura del cambiamento e strumenti culturali del cambiamento.

Bisogna lavorare, e subito, per dare più attenzione agli ecosistemi e alla biodiversità, dare ai 6 miliardi di persone una vita più pacifica, sicura e dignitosa, in breve, assicurare al pianeta e alle generazioni umane un futuro e questo richiede un grande cambiamento culturale, perché non c'è problema o aspetto della nostra vita e della crisi del pianeta Terra che non metta in gioco valori, atteggiamenti, comportamenti culturali, gli strumenti educativi e formativi sono gli strumenti del cambiamento ecologico, economico, sociale.

Nel Terzo Congresso Mondiale dell'Educazione Ambientale è emersa una grande varietà ed eterogeneità culturale, lingue, tradizioni, situazioni storiche, religiose, economiche e sociali e ci si è interrogati su cosa voglia dire educazione ambientale in ciascuno dei cinque continenti, su argomenti differenti quali i saperi tradizionali, locali o indigeni, l'arte, la mediazione dei conflitti, l'economia, la salute e l'agricoltura.

L'originalità dell'educazione ambientale nasce non solo o non tanto dalla sua apertura ad un vasto arco di argomenti ma si fonda sull'integrazione di elementi concettuali, etici, culturali e pedagogici forti.
Il presupposto concettuale è la totale appartenenza degli esseri umani a un sistema complesso che per brevità chiamiamo "natura", economia e società ma non possiamo sottrarci ai limiti imposti dalla legge dell'entropia e dalla finitezza della sfera terrestre.

L'imperativo etico è quello della responsabilità. La cultura si apre ad una varietà di saperi, di cosmologie e di valori, per ritrovare il giusto equilibrio fra tradizione e progettazione del futuro, tra locale e globale, tra cultura "alta" e cultura materiale.

Sul piano pedagogico, l'educazione ambientale diventa il perno di un riorientamento dei sistemi educativi basati su un'ecologia e una coerenza dei contenuti, dei metodi e degli ambienti di apprendimento e su obiettivi di trasformazione delle società umane.

Portare la comprensione della complessità e dell'incertezza e favorire una buona convivenza con l'incertezza e con la complessità, questa è la grande sfida culturale dell'educazione ambientale.
Area Protetta: Diverse  |  Fonte: Selfpas
Le nuove linee guida dell'educazione ambientale uscite dal Terzo Congresso Mondiale sull'Educazione Ambientale
 
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