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Segnalazioni

La relazione del presidente Sammuri al Direttivo di Federparchi

Le linee programmatiche presentate alla prima riunione del 6 novembre
(06 Nov 18)

Siamo all'indomani di un congresso di Federparchi che ritengo particolarmente importante.
Personalmente è il settimo al quale partecipo ed il terzo da presidente uscente e non ricordo in altri una proiezione esterna così forte. Non ho mai visto in altre occasioni il ministro dell'ambiente presente per tutta la relazione del presidente che ascolta, prende appunti ed interviene nel merito, riprendendo 4-5 punti e in particolare le proposte formulate di Federparchi. Non ricordo parimenti, (e in ogni caso a me non era mai successo) che il giorno prima del congresso il presidente fosse intervistato da Rai news 24 e da Sky tg 24 e nemmeno che una testata importante come La Stampa dedicasse ampio spazio al nostro congresso elencando con chiarezza le nostre proposte alla politica.
La partecipazione degli ospiti è stata numerosa e qualificata, tanto che abbiamo impiegato praticamente l'intera prima giornata per poterli far intervenire tutti, anche con qualche incidente diplomatico...
Mi permetto di aggiungere, non avendo alcun merito a riguardo. che l'organizzazione logistica è stata impeccabile. Però c'è chi ha il merito di tutto questo, ed è il nostro staff coordinato brillantemente dal direttore Carlucci, a tutti loro va il mio sincero ringraziamento.
Così come volevo ringraziare per il loro lavoro le 2 commissioni che ci hanno portato fino al congresso: quella per l'aggiornamento dello statuto e quella specifica per il congresso.
Cito i presidenti Cerise e Agostinelli per estendere il ringraziamento a tutti i componenti.
Ora il congresso è finito e abbiamo eletto il nuovo consiglio, che deve iniziare a lavorare per prima cosa condividendo un programma, eleggendo un presidente ed una giunta. Io porto all'attenzione quello che secondo me sono le linee programmatiche utili all'associazione e che, nel caso la scelta del consiglio ricadesse su di me come presidente, mi impegno a portare aventi con l'aiuto di tutti voi.

Gli scopi della nostra associazione
Forse non è male, in premessa, ripercorrere quali sono gli scopi della nostra associazione, del nostro stare insieme. Credo che, anche per chi conosce bene il nostro statuto, sia un "ripasso" utile (per me per primo), mentre per chi lo ha meno presente e, sopratutto, per i nuovi consiglieri sia una doverosa premessa da parte mia ad un programma di lavoro. Abbiamo un articolo specifico (il 6) che per l'appunto è intitolato "scopi" e che provo a sintetizzare, allegando ad ogni buon conto a questa relazione il testo integrale.

L'associazione

  1. Opera per promuovere la creazione di sistemi di aree protette
  2. Favorisce la conservazione e corretta valorizzazione dell'ambiente naturale e dei valori storici culturali e sociali sensibilizzando le collettività e influenzando le politiche ed i programmi delle istituzioni.
  3. Cura tutti i problemi che investono gli associati
  4. Favorisce collaborazione, circolazione di informazioni, scambio di conoscenze e di esperienze
  5. Svolge e sostiene attività di cooperazione internazionale, specie tra aree protette

Sempre lo stesso articolo, dopo aver elencato gli scopi, declina gli strumenti da utilizzare da parte dell'associazione per il raggiungimento degli stessi:

  1. Svolge attività di studio, ricerca, divulgazione ed educazione ambientale per stimolare e promuovere il sistema e le singole aree protette
  2. Può nominare esperti e gruppi di lavoro, commissioni temporanee o permanenti
  3. Promuove attività di formazione ed aggiornamento (anche in collaborazione con soggetti pubblici e privati) diretti in particolare agli amministratori e al personale dei soci, ma anche a persone che vogliano lavorare in campi attinenti.
  4. Può compiere quale soggetto giuridico privato attività, fornire beni e servizi ai soci, anche in via strumentale e indiretti.


Rapporti con le istituzioni

Questo è un punto cruciale per un'associazione come la nostra. "Influenzare politiche e programmi delle istituzioni" ci indica lo statuto. Questo obbiettivo richiede da parte nostra un comportamento profondamente istituzionale, appunto, o se vogliamo essere più solenni, un profondo senso dello stato. Quando ci rapportiamo a ministri, parlamentari, amministratori regionali o locali il colore politico del nostro interlocutore. è totalmente irrilevante. Conta una sola cosa: il merito delle questioni che stiamo trattando, per il bene delle nostre aree protette, della biodiversità e, senza sembrare di essere troppo retorici, del nostro paese e dei suoi abitanti. Nonostante l'approccio della Federparchi sia sempre stato di questo tipo (e non mi riferisco solo agli anni della mia presidenza, ma anche a quelli precedenti con le presidenze Fusilli e Valbonesi) c'è chi, a mio giudizio strumentalmente, ci ha voluto dare un'etichetta di maggiore vicinanza ad alcune parti politiche. Questo è successo in concomitanza di un dibattito molto intenso nell'ultima parte della scorsa legislatura quando la Federparchi ha cercato, come dice lo statuto, di "influenzare le politiche delle istituzioni", nell'esclusivo interesse delle aree protette, nel corso della discussione sulla modifica della legge quadro delle aree protette, la 394/91.
L'etichetta che ci veniva attribuita, oltre ad essere falsa era anche strumentale. Nel corso del lungo iter parlamentare noi abbiamo incontrato i rappresentati di tutte, ma proprio tutte, le forze politiche che sedevano in parlamento. In tutti gli incontri fatti, e sono stati tantissimi, abbiamo sempre e soltanto discusso di merito, cercando di spiegare, perché, secondo noi, una modifica era migliorativa o peggiorativa. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti: la riforma, che nella stesura finale era da noi giudicata ampiamente migliorativa rispetto all'attuale, non è mai stata approvata e la responsabilità non può che essere attribuita alla parte politica che governava e che avrebbe avuto i numeri per approvarla, come peraltro era già successo in entrambi i rami del parlamento, seppur con testi in parte diversi. Quella stessa parte politica che, secondo le fake e strumentali news, doveva essere quella in grande afflato con la Federparchi. In questo contesto le parole spontanee di un parlamentare autorevole come il senatore Quagliariello al nostro congresso, testimoniano ulteriormente il nostro atteggiamento istituzionale.
Tutto ciò premesso, ha ragione chi ricorda che "la moglie di Cesare oltre ad essere onesta tale deve apparire". Ognuno di noi ha le sue sensibilità ed inclinazioni politiche, ma quando si entra in un'associazione come la nostra, si devono lasciare da parte ed avere l'unico faro del bene delle aree protette. Ecco perché è sempre stata importante una diversificazione degli orientamenti politici all'interno del consiglio e il lavorare di squadra per i nostri scopi associativi. Quando ci si rapporta ad un ministro, ad un assessore, ad un parlamentare è utile per l'associazione che lo faccia anche qualcuno vicino politicamente all'interlocutore. Infatti se dissentiamo su alcune cose o litighiamo (in senso buono), nessuno deve pensare che lo facciamo per partito preso. Io ho ottenuto i risultati più efficaci dalle "litigate" quando il mio interlocutore era politicamente a me affine, così era sgombrato il campo da ogni cosa che non fosse il merito.
Da questo punto di vista l'attuale consiglio mi sembra ancora più diversificato del precedente e questo per noi è una ricchezza.

Ministero dell'ambiente
Ovviamente il riferimento principale per le politiche nazionali sulle aree protette è il Ministero dell'ambiente. Da una parte per gli aspetti di natura più strettamente politica che attengono a scelte normative e finanziarie e che fanno capo al Ministro dell'ambiente, dall'altra per quelli più gestionali, che invece riguardano la Direzione per la tutela della natura.
L'interlocuzione con il Ministro Costa è stata sin dal primo momento positiva, testimoniata
anche dalla già citata partecipazione al nostro congresso, tutt'altro che formale. Si tratta ora di concretizzare alcune delle proposte che abbiamo fatto e che hanno trovato interesse e condivisione da parte del ministro, oltre che dal suo staff. Uno snodo decisivo è la prossima ed imminente legge di bilancio, all'interno della quale potrebbero trovare posto tutti gli adeguamenti normativi da noi proposti. Ovviamente si tratta di interloquire per questo risultato anche con il parlamento e con le commissioni preposte per creare un clima favorevole e più condiviso possibile. Altro punto fondamentale da definire è l'attivazione dei 30 milioni che rifinanziano il piano triennale per le aree protette; abbiamo già perso l'opportunità di attivarli nel 2018, sicuramente anche a causa del termine della legislatura e della naturale stasi che ad essa si accompagna, ma è uno strumento fondamentale per il sistema delle aree protette italiane, sopratutto per i parchi regionali e le aree marine protette.
Per gli aspetti gestionali abbiamo da tempo un proficuo rapporto con la direzione: grazie al protocollo d'intesa con il ministero ed alle convenzioni annuali realizziamo una serie di attività per conto dello stesso. Particolarmente significative sono state nel corso di questi anni le attività legate alla diffusione della carta europea del turismo sostenibile e il sostegno all'attività del comitato italiano IUCN, sopratutto per la redazione delle liste rosse.
L'obbiettivo deve essere quello di migliorare ulteriormente i già buoni risultati nell'espletamento di tali servizi.

Ministero delle politiche agricole e del turismo
Recentemente abbiamo molto intensificato il rapporto con tale ministero. Il risultato più significativo è stato raggiunto nel settore che riguarda il rapporto tra aree marine protette e mondo della pesca. Si tratta ora di consolidare l'Interlocuzione con detto ministero, estendendo l'eccellente lavoro fatto nel campo della pesca anche a quello propriamente agricolo ed alla parte che riguarda il turismo. Agricoltura e turismo sostenibile rappresentano i motori per un modello di sviluppo che dai parchi si può e si deve estendere al resto del territorio. Le buone pratiche dei parchi possono aiutare molto anche in relazione all'attuazione della nuova PAC.

Regioni
Oltre all'ovvia considerazione che il rapporto con le regioni è decisivo per quanto riguarda le politiche relative ai parchi regionali, va aggiunto che la gestione delle aree natura 2000, esterne alle aree protette, si deve sempre più integrare con quest'ultime ai fini della tutela della biodiversità.
L'attenzione (e anche i finanziamenti) che le varie regioni attribuiscono alle loro aree protette è estremamente variabile, così come i diversi sistemi di gestione. È però importante un nostro ruolo attivo che, partendo dalle migliori esperienze e buone pratiche cerchi di diffonderle su tutto il territorio nazionale. Per tutti questi motivi diventa decisivo il ruolo che debbono svolgere i nostri coordinamenti regionali e sul quale tornerò in seguito.

Enti locali
La Federparchi ha da molti anni riconosciuto come strategico il rapporto con gli enti locali ed in particolare con i comuni. Risale al 2013 il protocollo d'intesa sottoscritto tra Federparchi ed ANCI, nello scorso mandato congressuale avevamo deciso di avere tre rappresentanti dei comuni invitati ai lavori del consiglio, senza diritto di voto. Oggi siamo andati oltre, riconoscendo a tre sindaci il titolo pieno di consigliere, con diritto di voto, scelta che testimonia la volontà di intensificare il nostro rapporto. Nonostante la chiara volontà della nostra associazione e sicuramente anche dell'ANCI, i risultati dell'accordo sono stati inferiori a quanto desiderato. L'azione comune di lobby sui provvedimenti è riuscita solo in parte. La buona gestione di un parco passa dalla qualità del rapporto istituzionale che si riesce ad attivare con la comunità del parco, con i sindaci. Per questo il lavoro congiunto che la Federparchi e l'ANCI riescono a produrre è un tassello fondamentale ed è una cosa sulla quale dobbiamo lavorare e migliorare molto.


Rapporti con il mondo associativo

Associazioni agricole
Per le motivazioni già espresse nella parte relativa ai rapporti con il ministero delle politiche agricole, è strategico un rapporto intenso con il mondo associativo agricolo. La vera diffusione di un'agricoltura sostenibile non può che passare da questo snodo. Abbiamo da sempre sostenuto l'opportunità della presenza dei rappresentanti degli agricoltori negli organismi di gestione delle aree protette. Questa cosa in passato ha creato divisioni tra noi e alcune associazioni ambientaliste. Non mi pare che oggi ci sia all'orizzonte un qualcosa che ci possa far ridiscutere concretamente di questa cosa, e quindi anche le divisioni possono essere messe da parte. Quello che invece va fatto è lavorare insieme verso l'agricoltura sostenibile, stimolando i gestori della aree protette a fare sempre di più e meglio il loro mestiere, che in alcuni casi può implementare fortemente il rapporto con il mondo agricolo. Mi riferisco in particolare alla gestione del cinghiale. L'innegabile e scientificamente dimostrato impatto che il cinghiale ha sulla biodiversità, di per se indica la strada da seguire, ma è indubbio che un controllo efficace della specie è anche utile alla salvaguardia delle produzioni agricole di qualità. In questo campo la Federparchi deve aiutare le aree protette che ancora non hanno raggiunto risultati soddisfacenti a migliorare le loro performances.

Associazioni ambientaliste
Alcune associazioni ambientaliste sono soci effettivi della Federparchi in quanto gestori di aree protette e, come tali, siedono nel nostro consiglio a pieno titolo. Vorrei che non solo Legambiente, il CAI e WWF Oasi (la società che per l'associazione gestisce appunto le aree protette) avessero fatto questa scelta. Credo che dovremmo lavorare perché anche altre associazioni che gestiscono si associno a Federparchi.
Ma al di là del punto che ci unisce in quanto gestori di aree protette, abbiamo ovviamente in comune anche il nostro "core business" e cioè la tutela della biodiversità. Questo talvolta in passato (un po' anche oggi, ma molto meno) ha creato degli equivoci nei nostri interlocutori. Alcuni ci identificavano come un'altra associazione ambientalista, mentre talvolta, su alcune questioni, proprio il mondo ambientalista non comprendeva appieno la natura della Federparchi.
Noi siamo i gestori delle aree protette, i soci sono prevalentemente soggetti pubblici, istituzionali, rappresentati nel consiglio da presidenti. Un'associazione ambientalista ha una base associativa molto più ampia, fatta di singole persone e si occupa non solo del nostro "core business", ma di altre importantissime cose che hanno relazione con l'ambiente. Lo stare in un'associazione ambientalista può scatenare pulsioni, spingere a manifestare a favore dell'ambiente e dare spazio a grandi sentimenti positivi.
Il nostro percorso di gestori in molte occasioni ci può trovare insieme all'associazionismo ambientalista, anche nel portare aventi "battaglie" comuni, ma sempre tenendo presenti le differenze della base associativa. Più che di contenuti talvolta è una questione di modalità ed intensità dell'attività. In ogni caso credo che dovremmo lavorare per trovare punti di convergenza per azioni comuni. Se la contrapposizione sulla riforma della legge 394 nella passata legislatura ci ha insegnato qualcosa (a me sicuramente si) è che è meglio partire da 5/6 cose condivise in modo ampio, piuttosto che lavorare su qualcosa di fortemente innovativo, che proprio perché tale crea contrapposizioni che portano la politica a non decidere nulla. Ovviamente questo è un ragionamento che non riguarda solo il rapporto con il mondo ambientalista.

Associazioni venatorie
Qualcuno potrebbe dire: ma visto che nei parchi italiani la caccia è vietata, cosa importa ai gestori delle aree protette del rapporto con questo mondo? Invece importa, intanto perché nelle aree contigue ai parchi si caccia e gli enti gestori, anche se non possono regolamentare la caccia, come sarebbe giusto ed auspicabile, hanno comunque voce in capitolo, e poi perché, come più volte ribadito, la biodiversità non si può tutelare solo con la gestione che si fa all'interno delle aree protette. I recenti eventi di bracconaggio su specie particolarmente protette e facenti parti di progetti condotti anche dai parchi e dalla stessa Federparchi, come nel caso del Capovaccaio abbattuto in Sicilia, impongono da parte nostra un rapporto stretto con le associazioni venatorie. Infatti vanno incalzate sempre di più in azioni decise per il contrasto di tali azioni. La costituzione dei nuclei antibracconaggio da parte dei carabinieri forestali può dare sicuramente un contributo importante. Ma la piena consapevolezza del problema e la collaborazione del mondo venatorio responsabile possono essere decisive. Inoltre l'utilizzo di selecontrollori per la gestione delle specie problematiche, organizzato e controllato dai parchi, può essere un importante contributo per la gestione.

Associazioni delle imprese
Negli ultimi anni sono stati molti i rapporti con il mondo delle imprese. Sopratutto con Unioncamere abbiamo lavorato insieme a vari progetti. Turismo, come già detto, ma anche artigianato di qualità ed enogastronomia possono concorrere ad un modello di sviluppo sostenibile che trova nei parchi uno snodo importante. Non si tratta di mettere in contrapposizione in modo semplicistico, come a mio giudizio è stato fatto in passato, caciotte con orsi e gipeti. Al contrario, gli orsi e i gipeti tutelati senza se e senza ma dai parchi diventano il motore per attivare lo sviluppo sostenibile. Su questo concetto dovremo lavorare in modo intenso.


La Federparchi

La situazione finanziaria
Ormai sono anni che chiudiamo i nostri bilanci consuntivi con piccoli, ma ricorrenti, utili di esercizio. Per chi ha conosciuto anni di gravi disavanzi è sicuramente un risultato confortante. Questo, lasciatemelo dire, si deve in gran parte all'attenta gestione della nostra struttura ed in particolare del direttore Carlucci.
Però i problemi non mancano e spesso dipende dall'atteggiamento di molti nostri soci. Di questo ovviamente non do colpa ai soci medesimi, siamo noi che dobbiamo essere più efficaci nello stimolare azioni e comportamenti che vanno a vantaggio dell'associazione e di conseguenza degli stessi soci. La Federparchi si dovrà impegnare di più e meglio per spiegare ai soci i vantaggi di determinate azioni.
Le regolarità del pagamento delle quote associative è l'emblema di quanto detto in precedenza. Come ricordato i bilanci di Federparchi chiudono regolarmente con un utile di esercizio, ma il problema ricorrente che abbiamo è quello della cassa. Molti dei progetti che portiamo avanti sono liquidati soltanto a rendiconto e quindi dobbiamo anticipare per potere incassare, a volte dopo mesi. Per un socio che è un ente pubblico (95% sono tali) non fa alcuna differenza (salvo casi particolari) pagare la quota a gennaio o a dicembre, ma gran parte dei soci lo fa alla fine dell'anno, quando non addirittura l'anno successivo.
Questo costringe la Federparchi a chiedere inutili e costose anticipazioni bancarie che vengono concesse grazie alla solidità del bilancio, ma che rappresentano un'aggravio economico che si potrebbe tranquillamente evitare. Su questo punto specifico si dovrà molto lavorare in questo mandato.
Poi ci sono ulteriori servizi che la Federparchi, come prevede lo statuto, con un concetto rafforzato nell'ultima modifica, può erogare ai soci a costi estremamente vantaggiosi. Stranamente sono servizi poco utilizzati. Mi riferisco ad esempio alla cosiddetta quota gold che, attraverso un modesta integrazione della quota base, offre dei servizi di grande qualità in campo giuridico-amministrativo. È sorprendente che alcuni parchi che hanno dei robusti uffici legali, come ad esempio il parco del Gran Paradiso, non solo abbiano sottoscritto tale quota fin dal primo giorno che è stata proposta, ma che siano stati proprio i legali dell'Ente, dopo averne provato i vantaggi a chiederne il rinnovo.
Per non parlare poi di servizi come l'assistenza per la redazione della carta europea del turismo sostenibile, come ricordato al congresso, la Federparchi ha seguito la redazione di 31 su 42 CETS italiane. Un know-how notevolissimo e senza pari in Italia ma che talvolta trova soci che scelgono altre strade, magari più costose.

La formazione
Lo statuto ci indica che dovremmo lavorare per la formazione e l'aggiornamento "... diretti in particolare agli amministratori e al personale dei soci...". È una cosa di cui c'è tremendamente bisogno e che, nonostante i nostri tentativi, non siamo riusciti a realizzare in modo soddisfacente fino ad ora. Come al solito metto sempre al primo posto le nostre carenze, ma, in ogni caso, abbiamo proposto negli ultimi anni momenti formativi su questioni anche importanti come anticorruzione, trasparenza etc., che hanno ottenuto una partecipazione modesta. Gli stessi seminari sulle buone pratiche che ci hanno accompagnato al congresso hanno avuto si una buona partecipazione, ma, magari, si aveva l'impressione che mancassero alcuni tra quelli che di apprendere quella determinata buona pratica avessero più bisogno. La partecipazione poi degli amministratori, anche di quelli alla prima esperienza nel settore, salvo poche e significative eccezioni, è stata davvero modesta. Il problema è che, se non riusciamo a presidiare questo settore, c'è il rischio che magari la formazione la facciano altri, che magari di certi argomenti ne sanno molto meno di noi. Per rivitalizzare questo settore conto molto nell'apporto della consulta dei direttori (di cui parlerò in seguito) per selezionare temi e modalità idonei a raggiungere l'obbiettivo.

Sito Internet
Il nostro sito Internet è da anni non adeguato ai tempi, dobbiamo investirci e lavorare seriamente per migliorarlo.

Il consiglio e il suo funzionamento
Il consiglio è ovviamente l'organo fondamentale per il funzionamento della Federparchi. È l'unico che viene eletto dal congresso ed a sua volta elegge presidente e giunta. Ho partecipato a 7 congressi della Federparchi, da quelli in veste di semplice socio a quelli, come l'ultimo, da presidente uscente ed ogni volta ho registrato un grande interesse da parte di qualcuno per entrare in consiglio. In alcune occasioni ho assistito a vere e proprie piazzate, interventi di "santi in paradiso etc"..... poi talvolta è successo che, chi si è molto agitato ed ha ottenuto di sedere in consiglio si è fatto fare un bell'articolo sulla stampa locale per questa importante "stelletta" e poi non si è mai più visto o quasi. Ecco, allora il primo concetto che va chiarito è che nel consiglio di Federparchi ci si viene per dare il proprio contributo e non per mettersi "la stelletta". Per questo propongo che da questo mandato si applichi in modo rigido la regola della decadenza dopo 3 assenze consecutive (dando eventualmente il bonus per quella di oggi). Peraltro questa è una considerazione che alcuni mesi fa condivisi con il vecchio gruppo dirigente e in particolare con la commisione per il congresso, che immagino avrà avuto modo di rendere edotti gli attuali consiglieri sulla necessità della partecipazione che, d'altra parte, credo che dovremmo fare il massimo per favorire. È difficile comporre le esigenze di 30 persone diverse, quasi tutte con altri impegni, che siano la presidenza di un parco o l'attività lavorativa, se non entrambe. Comunque un metodo potrebbe essere quello di chiedere a tutti voi un 'opzione su un giorno della settimana e magari anche sulla settimana, tipo "il primo lunedì de mese" o qualcosa del genere. Inoltre sarebbe utile anche un'opzione sull'orario. Andrà valutata poi la possibilità di potenziare la nostra capacità di collegamento Skype, anche se non so se dobbiamo fare qualcosa per renderlo valido. Altra buona cosa sarebbe, una volta individuato il giorno migliore di fissare comunque 4 consigli in un anno così almeno per gli impegni che dipendono da ognuno di noi, si tengono liberi.

Coordinamenti regionali
Come già detto i coordinamenti regionali sono decisivi nel rapporto con i governi regionali, ma lo sono anche per dare informazioni al livello nazionale per permettere di fare meglio la "rappresentanza sindacale". Nel mandato appena concluso abbiamo alcuni coordinamenti che hanno funzionato molto bene, altri poco e alcuni non sono mai stati costituiti. In particolare Veneto, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata e Puglia hanno i coordinamenti più o meno attivi. Piemonte da molto tempo e Sicilia più di recente sono senza coordinamento. Valle D'Aosta,Trentino, Friuli e Sardegna non lo hanno mai avuto. È chiaro che in realtà come la Valle D'Aosta che ha un solo socio oltre al PN Gran Paradiso e il. Friuli che ne ha 2 forse il coordinamento
ha poco senso. È comunque fondamentale lavorare per completare la rete il più presto possibile. Va anche chiarito una volta per tutte, se ce ne fosse bisogno, chi compone un coordinamento regionale di Federparchi: sono tutti i soggetti associati presenti in quella regione oltre alla articolazioni regionali, se presenti, delle associazioni ambientaliste socie, che di conseguenza vanno sempre invitate ai lavori dei coordinamenti.

Gruppo di lavoro di supporto tecnico-amministrativo
Lo statuto prevede che si possano costituire dei gruppi di lavoro ed io ho pensato ad uno di essi che, utilizzando persone con competenze ed esperienze importanti, al momento non attive nel mondo dei parchi, possa dare supporto al presidente, alla giunta al consiglio, allo staff, alla consulta dei direttori, anche per l'attività formativa. Penso a figure che hanno dato tanto ai parchi ed all'associazione tipo Vittorio Alessandro, Dario Franchello ed altri. Sono risorse importanti che, se hanno ancora voglia e tempo di darci una mano, ci possono essere molto utili. Le modalità concrete di funzionamento e la tipologia di apporto per tutti noi sono da definire anche con il contributo dei diretti interessati.

Consulta dei direttori
Questo nuovo organismo sostituisce il vecchio comitato tecnico scientifico, che praticamente non ha mai funzionato. Nonostante questo ho molta fiducia stavolta nel contributo che ci potrà dare la consulta. In prima battuta posso dire, conoscendo quasi tutti i direttori che la compongono, che è di una qualità eccellente. Oltretutto mi si faceva notare come su 10 componenti ci sono 9 formazioni accademiche diverse, con l'unico "doppione" costituito da due geologi e questa è sicuramente un ulteriore ricchezza. Dalla consulta mi aspetto anche un po' di "rappresentanza" sindacale, come è giusto che sia per un organismo eletto dagli stessi direttori degli enti soci, ma sopratutto un contributo alle attività pratiche della gestione dei parchi, alla formazione, all'aggiornamento.

Giunta
Qualora il consiglio decidesse di eleggermi presidente mi impegno a portare al prossimo consiglio una proposta per la composizione della giunta. Il motivo per il quale non sono in grado di fare una proposta ora è che, come ho fatto nelle mie precedenti occasioni, seguirei un metodo preciso. Quello di confrontarmi individualmente con tutti voi, raccogliere criteri, disponibilità ed opinioni. Per quanto mi riguarda i criteri abbastanza discriminanti sono due: la condivisione del programma di lavoro e la garanzia di un impegno continuativo. Altro elemento che è utile che sappia il consiglio è che avrei intenzione di utilizzare le deleghe in modo più spinto che in passato ed al di là delle classiche (Parchi regionali, aree marine protette). Qualora eletto conterei di concludere questo giro di consultazioni nel giro di una ventina di giorni e presentare la proposta al consiglio che comunque dovremmo fare per approvare il bilancio 2019 in vista dell'assemblea di dicembre.

Area Protetta: Diverse  |  Fonte: Federparchi
 
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