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Segnalazioni

Ai giovani imprenditori piace l'attività in malga

Una rinnovata vocazione economica che favorisce pure la difesa del territorio
(10 Set 21)

I giovani che ritornano a lavorare nelle malghe e, soprattutto, a gestirle e un mondo, quello dell'allevamento in montagna, profondamente cambiato rispetto a vent'anni fa: sono i dati più significativi che emergono dal rapporto sugli alpeggi in Lombardia curato da Ersaf su incarico della direzione generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi del Pirellone e presentato alle ex caserme in Mortirolo.

Il precedente resoconto sulle 633 strutture rurali montane presenti sul territorio lombardo risaliva al 2000 e pertanto serviva aggiornarlo. L'operazione è stata avviata dopo l'approvazione nel 2019 dalla giunta regionale, delle nuove linee guida per la gestione dei pascoli estivi ed è stata portata a termine monitorando un campione di circa 180 malghe. Nel rapporto sono evidenziate le criticità, le iniziative in atto per migliorare, per esempio, la qualità dei prodotti caseari, ma spicca, come detto all'inizio, il ricambio generazionale.

«Negli ultimi anni i nostri uffici hanno riscontrato un massiccio ritorno dei giovani - conferma Antonio Tagliaferri, dirigente dell'Ersaf, uno degli estensori del report - nelle gare di affidamento in concessione degli alpeggi di nostra proprietà, sempre più si presentano le nuove generazioni di imprenditori e agricoltori». In larga prevalenza gli alpeggi distribuiti sulle montagne lombarde sono di proprietà pubblica, la fetta maggiore appartiene ai Comuni (53 per cento), seguono le strutture private (22%), regionali (17%) e miste pubblico-private (8%).

Molti sono presenti in aree protette: la parte del leone la fa il Parco delle Orobie bergamasche col 43%, seguono le Orobie Valtellinesi (21%), l'Ersaf (15%), il Parco dell'Adamello (9%), altro con il 12 %.

Altri dati si riferiscono ai canoni di locazione: nel 6,8% dei casi i caricatori non pagano alcun affitto, perché l'alpeggio è concesso a titolo gratuito oppure perché sono titolari di diritti d'uso, mentre la media annua si aggira sui 6.687 euro: si va da un minimo di 350 a un massimo riscontrato di 40mila.

Suddivisi per classi d'età, il 10,3 % dei conduttori ha meno di trent'anni e il 27% tra i 30 e i 40.In Valle Camonica i dati sono confortati perché anche quest'anno tutti gli alpeggi sono stati assegnati e in quasi tutti il latte viene trasformato in prodotti caseari di qualità. «In Valle ci sono più di 60 malghe che lavorano il latte - evidenzia Alessandro Putelli della Comunità montana valligiana - e ne ricavano principalmente formaggi tipici del territorio. L'evoluzione, la vera scommessa per il futuro, è quella di orientare di più anche il sistema malghivo a una ricettività turistica. Cioè avvicinare il turista alla malga - chiarisce il funzionario - che non dovrà più essere solamente un luogo per il pascolo, ma anche elemento di divulgazione su come per esempio avviene la filiera della caseificazione: un modo per migliorare sicuramente anche la conoscenza della Vallecamonica»..

Area Protetta: Diverse  |  Fonte: AREA Parchi
Ai giovani imprenditori piace l'attività in malga
 
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