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Parco del Conero



Nel Parco c'è
  Notiziario Ufficiale del Parco del Conero
Anno X - Numero 3 - Luglio 2004

CONOSCERE PER CAPIRE

Convivere con i cinghiali

Diciamolo subito: il cinghiale in un parco naturale antropizato come quello del Conero c’entra ben poco. In altre parole non è un animale autoctono. Le prime tracce della presenza della specie in questione, sicuramente introdotta abusivamente all’interno dell’area protetta per mano di ignoti, risalgono al 1998. Già dal 1999 si contarono i primi danni, che portarono alla stipula di un piano di intervento congiunto tra Parco del Conero e Provincia di Ancona. Il protocollo prevede l’eliminazione completa tramite interventi a basso impatto ambientale quali la realizzazione di appostamenti fissi per gli abbattimenti, l’utilizzo delle trappole mobili.
Oltre alle misure per l’eliminazione della popolazione di cinghiale, il piano prevede una serie di azioni per tutelare il cittadino da questa nuova e ingombrante presenza, quali: la messa in opera di cartelli stradali di pericolo attraversamento fauna vagante (i triangoli con il capriolo che salta) e il risarcimento dei possibili danni causati dal cinghiale.

Quanti sono e quanto costano?
Attualmente nonostante il piano di intervento attivato nel 2000 all’interno del Parco naturale regionale del monte Conero esiste una popolazione di cinghiali stimabile in circa 20-25 unità, una ventina dei quali vivrebbe in branco ed altri (maschi) a margine del gruppo. Il loro numero, nonostante l’alta prolificità della specie che si aggira intorno ai 10 piccoli/anno/femmina e che la femmina diventa fertile dopo solo 8 mesi dalla nascita, è in lenta discesa. Dal rapporto presentato dal corpo di Polizia Provinciale al Parco del Conero, si evince infatti che i danni derivanti dalla presenza del cinghiale sono in calo nel 2003. Per quanto riguarda i danni alle colture, si è passati dalle 700.000 lire del 1999 (anno in cui i capi erano ancora pochi), ai 10.000.000 del 2000, per poi scendere, dopo l’attuazione del protocollo Parco-Provincia, ai 2.400.000 del 2001, ai 696,00 euro del 2002 e al quasi azzeramento dei rimborsi pagati dell’anno scorso: 125,00 euro di oneri. Se si considera che, sempre nel 2003, oltre 8.500 sono stati gli euro dovuti dal Parco per danni attribuibili a fagiani e passeriformi, si ha un’idea ancora più precisa di come gli ungulati siano sotto controllo.
Oltre ai danni al settore agricolo esistono quelli ben più preoccupanti dovuti agli incidenti.

L’eliminazione del cinghiale nel Parco
Da quando ha preso il via il piano di intervento congiunto tra Parco e Provincia di Ancona, sono stati abbattuti, da parte del personale della polizia provinciale, circa 30 capi all’anno. Gli abbattimenti avvengono per il 35% nelle ore serali e per il restante 65% in quelle notturne. Tutto ciò partendo da studi scientifici come il Piano per la gestione degli ungulati della provincia di Ancona, in cui non è accettabile la presenza del cinghiale nella zona medio collinare della provincia di Ancona e tanto meno sul Conero e le dovute autorizzazioni compresa quella dell’Istituto Nazionale per Fauna Selvatica. La carne degli esemplari abbattuti viene permutata con quella bovina, la quale viene poi donata dal Parco all’Opera Pia Ceci, una casa di soggiorno per anziani di Camerano. I cinghiali catturati con la gabbia mobile, vengono abbattuti in loco e seguono la stessa procedura.

Dove sono?
I mammiferi ungulati percorrono tutte le notti molti chilometri per cercare da mangiare e soprattutto da bere. Dunque, è facile che escano dalla macchia boschiva per recarsi in zone per lo più agricole vicino alle quali passano corsi d’acqua o vi siano falde acquifere. Questo fa sì che spesso i cinghiali si trovano ad attraversare la strada asfaltata, causando situazioni di estremo pericolo per la circolazione veicolare, vista anche la stazza di certi esemplari che hanno raggiunto i 164 kg, come dimostra il maschio di 7 anni abbattuto dagli Agenti della Polizia Provinciale il 14 aprile 2003 in zona Vallemiano nella periferia di Ancona.
La zona ove sono avvenuti più intercettamenti è quella di monte Colombo (la cui altana per postazione fissa è risultata utilissima agli agenti della polizia provinciale), anche se ultimamente si è notato uno spostamento al di sopra della strada Provinciale del Conero. Il calo drastico dei danni alle coltivazioni al quale si faceva riferimento prima, potrebbe essere dovuto, oltre all’efficacia della politica degli abbattimenti, allo spostarsi dei cinghiali dalla zona di monte Colombo, più intensamente coltivata, a quella della riserva orientata, interamente boschiva. Inoltre, fondamentale è stata la collaborazione di molti imprenditori agricoli con i quali Parco e Provincia hanno stretto una fattiva collaborazione, sia per prevenire i danni alle produzioni agricole, sia per monitorare la popolazione del cinghiale. Questo spostamento a monte, però, se da un lato ha ridotto il danno alle colture, da un altro ha aumentato il rischio di incidenti stradali, dato che gli animali spostandosi a valle per trovare acqua e cibo, si trovano costretti ad ancora più frequenti attraversamenti della sede stradale SP. del Conero, la panoramica che partendo da Ancona arriva a Sirolo attraversando paesi come il Poggio e Massignano.

Pericolo?
Il cinghiale, al contrario di quanto diverse leggende metropolitane vorrebbero, non è un animale aggressivo anche nel caso della mamma con i piccoli. In caso di incontro tra uomo e cinghiale, l’animale se gli è possibile sceglie sempre la fuga. Basta far rumore battendo le mani, o i piedi a terra o parlare ad alta voce ed il cinghiale se non è addomesticato se la dà a gambe levate.
Per ciò che concerne gli automobilisti, invece, c’è da fare molta attenzione se non si vuole tornare a casa con l’auto ammaccata o peggio causare un incidente, dato che, come detto, alcuni capi possono avere dimensioni notevoli. La prima precauzione è la più semplice ma efficace: percorrere le strade del parco con attenzione e a velocità molto ridotta, in particolare modo nelle ore notturne. Va tenuto conto che il cinghiale di notte non riconosce i fari di un’autovettura e dunque, qualora venisse sorpreso durante l’attraversamento dal sopraggiungere di una macchina, è facile che si pianti in mezzo alla strada fissando con lo sguardo i due fanali come ipnotizzato che gli vanno incontro.
Sempre in conformità al protocollo Parco Conero-Provincia di Ancona, è stata aumentata la segnaletica stradale di pericolo. I segnali di attraversamento ungulati, infatti, non sono piazzati a caso. I cartelli sono posti nei punti ove si verificano più spesso altri attraversamenti di cinghiali. In pratica nelle zone di passaggio tra la macchia e la parte coltivata. Nel 2003 si sono registrati 6 incidenti stradali causati dall’attraversamento o impatto con i cinghiali, alcuni non accertati da nessun organo di Polizia, ma solo denunciati dai conducenti ed in un solo caso è stato rinvenuto un cinghiale ferito a morte. Considerato l’elevato volume di traffico, in particolare nel periodo estivo, il fenomeno, se confrontato con i dati rilevati dall’organo di Vigilanza provinciale in tutto il territorio della Provincia di Ancona, è da ritenersi nella normalità, ma non per questo da sottovalutare. Particolare attenzione va tenuta nei mesi di gennaio-febbraio e agosto-settembre, mesi nei quale i sinistri aumentano a causa del fatto che le femmine vanno in estro ed i maschi hanno di conseguenza una movimentazione più elevata.
Il pericolo, come purtroppo spesso avviene, potrebbe venire anche dall’uomo. Dove c’è il cinghiale, difatti, spesso vi sono anche cacciatori di frodo. Fortunatamente questo non è abituale nel Parco Naturale del Conero. Le segnalazioni in merito si contano sulle dita di una mano. Nell’agosto 2002 è stato sorpreso e denunciato un bracconiere armato di doppietta e di un potente faro mentre si aggirava di notte all’interno dell’area protetta.
Nello stesso anno, in località Cave di Sirolo, sono state notate esche e pasture (pane secco e mangimi) tali da far presupporre un tentativo di cattura abusiva e sono stati addirittura rinvenuti puntali di freccia. Nel febbraio 2003, invece, è stata ritrovata una trappola di fabbricazione artigianale. Certi atteggiamenti all’interno di un parco naturale, anche se assolutamente sporadici come sul Conero, sono sciaguratamente fisiologici. Il messaggio che si vuole comunicare a voi lettori è quello di prendere coscienza del cinghiale che è nuova realtà sia per il Parco del Conero che per la Regione Marche a cui bisogna dare la dovuta attenzione.

Marco Zannini
Michele Paoletti