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Parco del Conero



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  Notiziario Ufficiale del Parco del Conero
Anno XI - Numero 5/6 - Dicembre 2005

EROSIONE DELLA COSTA

Il mare prende, il mare dà!

Ormai da diversi anni, e concretamente con l’avvio del Piano di Assetto Idrogeologico, si è affermata la consapevolezza che gli interventi di regimazione e costrizione delle acque vanno considerati con estrema cautela e possibilmente evitati. Siamo ormai coscienti che l’errore - e spesso la concausa - delle alluvioni sta nel fatto che abbiamo costruito là dove non è saggio costruire, che abbiamo inutilmente preteso di canalizzare fiumi a carattere torrentizio con opere improprie.
Questo cambiamento è il frutto di una cultura ambientalista che si è posta in posizione critica rispetto al pensiero dominante della nostra epoca, che vuole le cose e la natura asservite ai nostri desideri; docili strumenti da governare attraverso la potenza della tecnica e della scienza.
Affrontando il problema della erosione costiera ci si aspetterebbe un approccio del tutto simile a quello ormai acquisito - anche se ancora troppo poco perseguito nei fatti - per le aste fluviali.
Bisogna superare il modo di affrontare le problematiche della costa che continua a fondarsi sulla convinzione che il mare vada contenuto attraverso opere di difesa - dure o morbide che siano - disegnate e dimensionate affidandosi esclusivamente a calcoli idraulici e modelli matematici; fiduciosi che la Tecnica sia in grado di risolvere tutti i problemi garantendo ovunque ampie spiagge sabbiose per la gioia degli operatori turistici e dei bagnanti.
Al di là del nome - gestione integrata della costa - nessuno ha iniziato a considerare veramente il problema costiero come integrazione tra dinamiche marine e processi di uso del litorale; nessuno ha mai puntato il dito sul fatto che, in modo del tutto analogo a quanto accaduto lungo le aste fluviali, ed in maniera ancora più pesante, la conurbazione costiera ha invaso la spiaggia (che non è soltanto l’arenile, ma un sistema dinamico e complesso che si sviluppa per una fascia che va dai 100 ai 300 metri dalla battigia), ha costruito porti ed interramenti.
Certo la diminuzione del trasporto solido fluviale, dovuto anche alle minori portate idriche, ha una sua influenza sulle dinamiche costiere. Ma la storia ci insegna che abbiamo già vissuto periodi successivi di avanzamento o arretramento della linea di costa, tanto che non ha senso parlare, come fanno alcuni, di una situazione originaria. In poche parole il mare prende, il mare dà!
Come per i fiumi, così per la costa sta a noi trovare una forma di convivenza che impone di operare non tanto in mare, erigendo scogliere o ripascimenti, ma soprattutto in terra, assicurando spazio all’azione del moto ondoso nelle poche aree non urbanizzate e adeguando lo spazio urbano, in modo da realizzare attrezzature balneari compatibili e di frequentare il mare in modi alternativi al modello romagnolo che rende impossibile pensare ad un arretramento del costruito.
Occorre poi innanzi tutto smettere di occupare altre porzioni di spiaggia sommersa, di manipolare le coste con nuovi interramenti.
E invece si continuano a progettare porti turistici che avanzano in mare aperto; si fanno dichiarazioni di assenso ad ipotesi di interramento davanti alla frana Balducci di Ancona sebbene ciò sia in contrasto con lo stesso Piano integrato della costa; si continuano a sperperare miliardi per realizzare scogliere e ripascimenti che il mare ogni inverno cancella, come accade da decenni a Montemarciano. Da ultimo si giunge ad ipotizzare poderosi ripascimenti ed addirittura la realizzazione di scogliere soffolte davanti alla spiaggia dei Sassi Neri, in pieno Parco del Conero, dove non c’è un abitato da difendere, non ci sono infrastrutture a rischio fatta eccezione per tre strutture in legno su palafitte.
Si pensa di congelare l’evoluzione naturale della spiaggia dei Sassi Neri perché altrimenti si genererebbero moti franosi nella falesia del Conero! Un monte che, per sua natura, da sempre frana; tanto che una delle ipotesi più accreditate sull’origine del suo stesso nome ci fa risalire al greco kuma-oros = monte sulle onde.
Si afferma che spandere sulla spiaggia emersa e su quella sommersa tonnellate di ghiaia prelevata in fondo al mare, sia un intervento di rinaturalizzazione. Siamo in un’area naturale di grande pregio, non a caso Parco regionale ed è bene che tutti valutiamo approfonditamente sulla portata e sulle priorità per tutelarla.

Luciano Montesi
Assessore ai parchi e aree protette della Provincia di Ancona