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Parco del Conero



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  Notiziario Ufficiale del Parco del Conero
Anno XI - Numero 3/4 - Novrembre 2005

PIANO DEL PARCO

Il metodo di lavoro

Venerdì 14 ottobre il gruppo di progettisti incaricati della redazione del nuovo Piano del Parco del Conero ha presentato alla Giunta Esecutiva la sintesi dei risultati della fase valutativa, la seconda fase della metodologia operativa che segue quella conoscitiva e precede quella più importante e conclusiva, quella progettuale che dovrebbe portare alla definizione delle scelte entro il mese di marzo del 2006.
Durante l’incontro il coordinatore del gruppo, architetto Riccardo Picciafuoco e gli altri progettisti incaricati, il dott. Francesco Leporoni per il sistema agronomico, il dott. Francesco Balloni per quello forestale, il dott. Roberto Giannini per gli aspetti geologici e l’arch. Massimiliano Pecci per il sistema insediativo, si sono alternati nella illustrazione della notevole mole di studi condotti e soprattutto delle valutazioni a cui tali studi hanno condotto sia rispetto alla stato di salute del territorio del parco sia rispetto alle principali problematiche emerse.
La fase valutativa ha prodotto come sintesi un’articolazione del territorio in Ambiti Territoriali (macroaree) che potranno costituire la base per assegnare indirizzi ed obiettivi in funzione dei valori e delle sensibilità del territorio, del paesaggio e dell’ambiente, da graduare tra la salvaguardia, la tutela attiva, la riqualificazione e lo sviluppo eco-compatibile.
Tre sono gli ambiti individuati, quello a prevalente valenza naturalistica del monte Conero e della costa falesia, quello collinare del sistema agrario e delle frazioni, quello a prevalente sviluppo urbano di Sirolo, Numana e Marcelli.
A questi ambiti saranno attribuite direttive ed indirizzi di tipo prescrittivo, sia di carattere propositivo (cosa poter fare) che vincolistico (cosa non dover fare).
A loro volta questi ambiti saranno articolati in Sub-Ambiti con caratteristiche di omogeneità a cui poter assegnare indicazioni progettuali e normative più specifiche e mirate, alle quali i vari Piani Regolatori dovranno adeguarsi.
All’interno dei sub-ambiti, da considerare come unità di paesaggio, saranno individuate alcune aree, denominate Unità Territoriali Elementari, per zone da sottoporre a pianificazione unitaria, alle quali saranno assegnate norme di maggior dettaglio in accordo con i Comuni.
Si ipotizza che la progettazione di queste aree costituisca la parte operativa del Piano del Parco da attribuire alla competenza dei Comuni, naturalmente nel rispetto degli indirizzi e delle norme relative agli ambiti e sub-ambiti.
L’architetto Picciafuoco si è infine soffermato in una esauriente spiegazione del metodo di lavoro che è stato messo a punto per la predisposizione del progetto di parco e che potrà essere utilizzato anche nella fase di gestione del redigendo piano per effettuare quelle valutazioni preventive alle scelte dei singoli Comuni o preliminari ai progetti dei privati che avranno ricadute sul paesaggio e sull’ambiente.
Si tratta di un metodo innovativo che considera la pianificazione come un processo e non come uno strumento definito e statico.
Questo processo vedrà proprio nella redazione ed adozione del nuovo Piano del Parco la sua fase conclusiva per il livello strutturale, quello delle scelte fondanti e non più modificabili in tempi brevi, mentre da lì inizierà il percorso dell’attuazione e gestione del piano, quello del livello operativo che vedrà i Comuni come protagonisti e responsabili delle scelte di dettaglio.
A conclusione del lungo ed approfondito incontro si è aperta la discussione sulle questioni più rilevanti a cominciare dalla necessità di illustrare l’impostazione concettuale e normativa del futuro piano alla Regione Marche in modo da limitare per quanto possibile eventuali problemi interpretativi delle vigenti disposizioni legislative in tema di aree protette.



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