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L’asciutta estiva di Valle Zavelea

(Comacchio, 14 Lug 22) Quasi tutte le nostre zone umide sono relitte di complessi palustri più estesi e non si trovano più in condizioni di naturalità.

Il mantenimento degli aspetti naturalistici e paesaggistici di pregio è legato a operazioni gestionali ben precise e attentamente valutate, anche in base alle caratteristiche e alla vocazione delle diverse aree.

Valle Zavelea era una palude di acqua salmastra di circa 200 ettari compresa tra Valle Pega e la grande Valle del Mezzano, la cui porzione meridionale (circa 70 ettari) non è stata bonificata.

Riceve acqua dal canale di bonifica Fosse-Foce e può scaricare nei fossi di Valle Pega. L'attuale capacità di carico e scarico è tale da non consentire un flussaggio dell'acqua e un ricambio sufficiente a mantenere le condizioni dell'ecosistema.

Pertanto, è opportuno cambiare completamente l'acqua una volta all'anno, lasciando anche i fondali all'aria per qualche settimana, così che i sedimenti possano ossigenarsi, prevendo possibili fenomeni di anossia.

Infine, questo andamento dei livelli ricalca il naturale prosciugamento estivo dei bordi delle zone umide, un tempo assai frequente e importante per tante specie animali e vegetali, divenuto oggi sempre più raro a causa della riduzione delle aree allagate, che hanno perso le zone marginali, più facili da bonificare.

I canneti di Valle Zavelea
I canneti di Valle Zavelea
Pernice di mare in volo
Pernice di mare in volo
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