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Parco Naturale dei Laghi di Avigliana



Progetti


Intervento di ripristino degli equilibri ecologici dei Laghi di Avigliana

Progetto N. 48 del Programma Provinciale di Interventi Ambientali dell’Asse Strategico 2 - Popolazione, risorse naturali e agricole: sostenibilità dei modelli insediativi e di uso del territorio

Il concetto di bioremediazione ha assunto, soprattutto negli ultimi decenni, un’importanza notevole nel campo dell’ecologia applicata: permette infatti di risolvere i problemi legati all’inquinamento sfruttando determinate proprietà degli organismi presenti nell’ambiente.

Il massiccio sfruttamento delle risorse idriche ed energetiche, l’estesa urbanizzazione e l’immissione, attraverso gli scarichi fognari, di elevate quantità di nutritivi (nitrati e fosfati) hanno alterato l’equilibrio ecologico un tempo presente nei Laghi di Avigliana.
In seguito all’aumento del carico antropico si è verificato un aumento notevole dell’eutrofizzazione, la cui conseguenza immediata è stata un incremento della biomassa del fitoplancton.
La capacità di biofiltrazione e bioremediazione dei molluschi bivalvi (ampiamente studiata e dimostrata in relazione agli allevamenti di bivalvi marini) permette di sottrarre grandi quantità di fitoplancton dalla colonna d’acqua, con conseguente riduzione del carico eutrofico.

L’obiettivo della prima fase di questo progetto è la verifica della applicabilità dei metodi utilizzati nell’allevamento dei bivalvi marini alle specie di acqua dolce; l’ottenimento di risultati positivi permetterebbe la riqualificazione di aree ecologicamente degradate come quella dei Laghi di Avigliana.
Il primo risultato che si vuole ottenere è quindi quello di individuare un valido sistema di allevamento, che assicuri una sufficiente attività di filtrazione ai bivalvi.
In secondo luogo si vuole individuare e quantificare l’effetto dei diversi fattori ambientali sulle condizioni dei bivalvi.

Informazioni approfondite sulle caratteristiche di questo progetto, sullo sviluppo dei lavori e sui dati ricavati, sono disponibili scaricando il file allegato (file in formato PDF - 446 Kb)


Competizione tra lo scoiattolo grigio americano (sciurus caroliniensis) e lo scoiattolo comune (sciurus vulgaris): monitoraggio delle specie nei boschi del Piemonte e predisposizione del piano d’azione per la conservazione della specie autoctona

Progetto Coordinato da: Regione Piemonte, Settore Pianificazione aree protette; Università di Torino - DI.VA.P.R.A. settore Entomologia e Zoologia; Parco Naturale dei Laghi di Avigliana

Un recente lavoro effettuato dall’Università di Torino (DI.VA.P.R.A. settore Zoologia) ha consentito di elaborare alcuni scenari gestionali legati all’espansione futura dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) in Piemonte. La specie americana compete con l’autoctono scoiattolo comune (Sciurus vulgaris) determinandone l’estinzione. Secondo i risultati dei modelli predittivi lo scoiattolo grigio potrà colonizzare tutto il territorio regionale, causando l’estinzione dello scoiattolo comune in breve tempo. Nei boschi di conifere esiste la possibilità che lo scoiattolo comune possa sopravvivere nel lungo termine con popolazioni vitali, soprattutto se sarà intrapreso un piano di controllo della specie introdotta. Per tale motivo si ritiene urgente avviare un progetto di monitoraggio pluriennale relativo alla consistenza dello scoiattolo comune nelle principali tipologie forestali e dello scoiattolo grigio nei boschi colonizzati o in via di colonizzazione. Le informazioni raccolte consentiranno di affinare la funzionalità del modello elaborato e produrre scenari gestionali predittivi sempre più attendibili. Il tutto nell’ottica di elaborare una strategia per la conservazione dello scoiattolo comune nel lungo termine.
Il monitoraggio degli scoiattoli verrà condotto usando degli hair-tube, attirando gli animali dentro tubi (hair-tube) collocati sugli alberi e contenenti un’esca, all’ingresso dei quali sono poste delle placchette di legno con pezzi di nastro biadesivo. Quando l’animale entra nel tubo, sfrega contro il nastro lasciandovi attaccati dei peli che possono essere prelevati per le successive analisi. La tecnica non è quindi invasiva e non arreca alcun disturbo allo scoiattolo o ad altre specie selvatiche.

Informazioni approfondite sulle caratteristiche di questo progetto, sullo sviluppo dei lavori e sui dati ricavati, sono disponibili scaricando il file allegato (file in formato PDF - 318 Kb)