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Inchiesta per emergenza ambientale

Il Parco aveva fatto scattare l'allarme, ora si costituirà parte civile

(Mantova, 12 Gen 18) Il Parco del Mincio plaude al risultato dell'inchiesta giudiziaria che ha portato alla denuncia di 5 persone e al sequestro di beni nelle aree Famac-Mantovagricoltura a Rodigo. Una situazione che era ben nota all'ente che, attraverso le sue Guardie Ecologiche Volontarie, ha contributo all'avvio nel lontano 2016 dell'inchiesta e dalla quale ora attende di conoscere quali danni siano stati arrecati all'habitat delle Valli del Mincio. Il Parco ora sta valutando, senz'altro, di costituirsi parte civile nel procedimento penale a carico degli indagati.

Le aree delle attività sono ubicate al di fuori del Parco ma una di esse, dove erano stati stoccati e lavorati i rifiuti incriminati, è accanto al canale Goldone, uno dei due rami (l'altro è l'Osone) accusati di contribuire, con apporti di diversa natura, al degrado della qualità delle acque dell'habitat protetto della riserva naturale e sito della Rete Europea Natura 2000.  Proprio per questo, in relazione ai materiali stoccati posti sotto sequestro, nel 2016,  attraverso rilievi fotografici eseguiti dalle GEV, il Parco aveva documentato  il preoccupante stato di cose e dalla segnalazione alla Guardia di Finanzia era subito partito il primo sequestro e l'indagine svolta dalla Procura.

Il Parco ha avviato il Contratto di fiume Mincio nel quale si punta la massima attenzione sui due affluenti in sponda destra del fiume, entrambi al di fuori dei confini del Parco,  che riversano limi nel reticolo delle Valli e non può accettare che questa minaccia prosegua impunita.

Uno degli affluenti che apportano inquinanti nelle Valli del Mincio - Foto Luca Bulgarelli da drone
Uno degli affluenti che apportano inquinanti nelle Valli del Mincio - Foto Luca Bulgarelli da drone
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