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Parco Naturale Regionale Monti Simbruini

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ELABORAZIONE DI UN PIANO DI AZIONE SUL TERRITORIO DEL PARCO DEI MONTI SIMBRUINI PER IL MONITORAGGIO DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALE : “SISTEMA DI INTERVENTI”

(Jenne, 23 Nov 16) La Legge Regionale 16 Marzo 2015, n. 4 disciplina gli interventi regionali per la conservazione, la gestione, il controllo della fauna selvatica, la prevenzione e l'indennizzo dei danni causati dalla stessa nonché per una corretta regolamentazione dell'attività faunistico venatoria.

Questa legge, delinea uno specifico "Sistema di interventi" (art. 2), tra cui anche il supporto tecnico e il sostegno finanziario per l'attuazione di misure, anche di tipo gestionale, dirette alla prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica alle attività agricole, zootecniche o ad altre attività umane tramite la promozione e finanziamento di misure di prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica nonché l'eventuale controllo numerico nelle aree naturali protette regionali.

La legge, individua come soggetto preposto all'attuazione di detto Sistema (art. 3), un'apposita struttura organizzativa ordinata all'interno della direzione competente in materia di agricoltura che, per quanto concerne gli interventi da attuarsi nelle aree naturali protette regionali, opera in collaborazione con la direzione regionale competente in materia di ambiente.

Inoltre, c'è da sottolineare che secondo il dettato dell'art. 1 della Legge quadro sulle aree protette (Legge 6 dicembre 1991, n. 394), il primo tra gli obiettivi generali di un'area naturale protetta è la conservazione degli ecosistemi naturali, nonché dei processi e degli equilibri ecologici che li caratterizzano.

Motivi di varia natura, principalmente legati alla considerevole antropizzazione del territorio e alla diffusa compenetrazione tra ambienti ad elevata naturalità e quelli a vario grado trasformati dall'uomo, alterano ripetutamente gli equilibri ecologici esistenti per il ripristino dei quali, in alcuni casi è necessario intervenire attuando un "controllo" della fauna selvatica. Ai fini del controllo faunistico, la normativa vigente sia a livello nazionale che regionale, indica come prioritario il ricorso ai cosiddetti "metodi ecologici" fino ad arrivare, nei casi di verificata inefficacia di questi, all'autorizzazione di piani di abbattimento.

La disciplina del controllo numerico è inoltre prevista a livello sopranazionale nell'art. 9, commi 1 e 2 della Convenzione di Berna del 1979 ("Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa"), nell'art. 9, comma 1, lettera a) della Direttiva 2009/147/CE del parlamento europeo e del consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici e nell'art. 16, comma 1 della Direttiva 92/43/CEE del consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

Nella valutazione dell'opportunità dell'intervento è necessario considerare, oltre agli impatti causati dalle specie animali, anche gli eventuali aspetti positivi connessi alla loro presenza o gli impatti negativi causati dalla loro rimozione.  Un esempio efficace è quello del Cinghiale il quale, oltre a costituire un elemento tipico della fauna autoctona italiana, ha sicuramente rivestito un ruolo cruciale nell'espansione mostrata dal Lupo negli ultimi decenni.

Fatte queste considerazioni e richiamando il DGR n° 676 del 27/11/2015 "Direttiva per l'individuazione dei criteri di attuazione dei prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici all'interno delle aree protette della Regione Lazio, ai sensi della legge regionale n.29/97" che prevede all'Art. 6, "Valutazione dell'opportunità dell'intervento", questo Ente Parco ravvede la necessità di avviare, innanzitutto, un processo decisionale che consiste nell'esaminare la natura degli elementi del conflitto alla luce della loro rilevanza ecologica, economica e sociale.

Preliminare a ciò diventa pertanto l'acquisizione di una sufficiente conoscenza in merito a:

popolazione responsabile dei danni (distribuzione, consistenza, struttura, ecc.) e impatti causati (tipologia, distribuzione, rilevanza ecologica e, nel caso di attività produttive, entità economica).

Altra considerazione, che come Ente di tutela dobbiamo fare, è che il territorio del Parco dei Monti Simbruini, ricade nella ZPS  IT6050008 e comprende numerosi SIC, nei quali è presente una popolazione di lupo (Canis lupus), specie elencata in appendice II (specie animali e vegetali di interesse comunitario che giustificano l'istituzione delle ZSC  e appendice IV (specie che necessitano di una protezione rigorosa) della direttiva Habitat 92/43/CEE.

La specie "Canis lupus" è soggetta a monitoraggio da parte del parco dei monti Simbruini e, da quanto riportato in bibliografia, negli studi effettuati in passato sulla specie e nelle evidenze riscontrate dalle analisi su campioni di fatte reperite nel territorio dell'area protetta, si è evidenziato che il cinghiale rappresenti un parte importante della sua dieta.

Infine segnaliamo anche che il Parco dei Monti Simbruini, è territorio incluso nell'areale di distribuzione dell'Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) e, studi specifici, riportano anche la presenza di cinghiale nella sua dieta.

L'eventuale rimozione di esemplari di cinghiale deve basarsi sulle conoscenze scientifiche oggettive relative alla distribuzione, alla consistenza numerica  e alla struttura della popolazione di cinghiale presente nel territorio del parco dei Monti Simbruini, conoscenze che evidenzino un'effettivo squilibrio ecologico.

Tali conoscenze scientifiche sarà possibile acquisirle attraverso l'implementazione di uno specifico piano di monitoraggio condotto dal personale dell'Ente e che l'eventuale rimozione di esemplari di cinghiale deve essere compatibile con le necessità di conservazione delle specie come da  Direttiva Habitat citate.

In sintesi, al di là di quanto esplicitato nel dettato normativo, anche se il primo tra gli obiettivi generali di un'area naturale protetta è la conservazione degli ecosistemi naturali, nonché dei processi e degli equilibri ecologici che li caratterizzano, pare di interpretare adeguatamente l'intendimento del legislatore quando si ritiene che per mettere in atto una strategia di riduzione del conflitto tra uomo e ambiente naturale, che preveda come soluzione ultima l'eventuale limitazione numerica delle specie, sia indispensabile la presenza accertata di squilibri ecologici o, in alternativa, di danni consistenti e ripetuti alle attività agro-silvopastorali, in particolare se di tipo tradizionale e/o compatibile con la conservazione della naturalità del territorio.

Per sintetizzare ulteriormente possiamo dire che la vigente normativa delinea il processo logico che deve guidare l'ente gestore di un'area protetta nella valutazione e nell'attuazione degli interventi di controllo numerico della fauna selvatica.

Ora, entrando nello specifico, sollevato dall'Ass.ne Enalcaccia di Vallepietra con il comunicato "Cinghiali nel Parco….un problema da risolvere!" dobbiamo evidenziare che alcune problematiche citate sono all'Ente note, come ad esempio le segnalazioni pervenute dai Comuni di Filettino e di Jenne, che riportano la presenza di cinghiali (Sus scrofa) in prossimità dei centri abitati ma, al contempo, abbiamo verificato che l'ammontare delle richieste per danni alle colture causate da cinghiali relativamente al triennio 2014-2015-2016 corrispondono solo a circa Euro 3000.

Allo stato attuale, l'impatto economico dei danni effettuati dal cinghiale sulle colture agricole risulta comunque di modesta entità ma, ci rendiamo conto, che la percezione del problema causa disagi e allarmismi a livello sociale.

A tal fine, dopo tutte queste considerazioni, l'Ente ha predisposto una DELIBERA che seguirà le indicazioni della DGR n°676 del 27/11/2015 con particolare riguardo alla implementazione delle conoscenze riguardo alla effettiva popolazione di cinghiali responsabile dei danni e agli impatti causati sul territorio.

Per raggiungere questo obiettivo la delibera prevede  la costituzione di un gruppo di lavoro che elabori un piano di azione per il monitoraggio della popolazione di cinghiale, e la valutazione di misure di prevenzione adeguate (recinzioni, opere di dissuasione, sanitarizzazione dei centri urbani, ecc.) e altre scelte di gestione.

Questo gruppo di lavoro sarà formato da personale dell'Ente, da personale di comprovata esperienza della materia in servizio presso altre aree protette regionali e/o presso la Direzione Regionale Ambiente e Sistemi naturali oltre al naturale coinvolgimento di tutti i soggetti esperti presenti sul territorio del Parco.

 

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