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Dopo Monte Ledo: proposta di un tavolo di confronto

(Sassalbo, 24 Lug 17) In riferimento ai tagli nella pineta  di monte Ledo (Succiso) e - più in generale alle prospettive di gestione del bosco appenninico sul quale è ormai necessario rinnovare l'attenzione anche alla luce del cambiamento climatico in corso, il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano avanza le seguenti valutazioni e proposte.  
L'area interessata è una proprietà privata/consorziale gestita degli abitanti della frazione di Succiso. Si trova al di fuori dei confini del Parco Nazionale (non esiste nessun pre-parco); inoltre non appartiene alle aree della rete Natura 2000 (SIC). Dunque - nel rispetto delle norme- il taglio in questione è stato soggetto a semplice autorizzazione dell'Unione Montana. Il Parco Nazionale non ha avuto titolo e non ha avuto parte nella procedura autorizzativa.
Nel merito, si tratta di bosco di origine artificiale (risalente a 50/60 anni fa) realizzato su proprietà e terreni consorziali che erano usati precedentemente come pascoli. Gli abeti, specie il rosso e il larice, sono al limite o fuori dal loro standard climatico, in questo caso in futuro potrebbero esserci costi e condizioni non sostenibili per il taglio a fronte di nessun risultato. L'intervento dunque è del tutto legittimo dal punto di vista normativo e dei privati- comunità aventi diritto.
L'intervento è stato comunque di tipo inusuale e pertanto è bene discuterne, valutarlo e valutare anche per il futuro gli aspetti paesaggistici e non solo.
Risulta comunque che il taglio sia stato condotto con l'attenzione di lasciare la parte superiore e anche parti a lato più in basso per ridurre l'impatto visivo. Tale impatto tuttavia rimane molto forte.
Vi è stata anche attenzione di favorire la disseminazione "laterale" per la ricrescita degli abeti, la quale insieme al rimboschimento con latifoglie (faggio, frassino, acero),dovrà assicurare la rinnovazione del bosco.
Più in generale sul bosco appenninico è necessario creare sedi per il confronto delle idee, anche alla luce dei cambiamenti climatici in corso.  Da un lato sono da considerare le differenze dei regimi proprietà, pubblica, privata, di uso civico o consorziale.
Per i boschi non demaniali la libertà di frequentazione e attraversamento concessa a tutti dai titolari di diritto di uso civico non può essere confusa con la proprietà pubblica e tanto meno con ogni rinuncia all'utilizzo della risorsa legno.
Da questo punto di vista occorrerà seguire e accompagnare la crescita dell'imprenditorialità nella gestione sostenibile e nell'auspicabile costruzione di una altrettanto sostenibile locale filiera del legno e di altri prodotti di bosco e sottobosco. D'altro lato è tempo di mettere in evidenza che la indiscutibile continua crescita quantitativa delle superfici boscate degli ultimi 50 anni non è automaticamente crescita di qualità e valori naturalistici. Serviranno certamente maggiori conoscenze, consapevolezza e attenzione ai temi della QUALITÀ e differenziazione del patrimonio boschivo. A prescindere da corrette e doverose valutazioni su singole azioni di taglio da svolgere secondo i limiti delle competenze di ciascun ente preposto, il Parco Nazionale proporrà iniziative e tavoli di confronto tra associazioni ambientaliste, gestori ed enti pubblici. 

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