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Il Pianeta delle piante

Nota riassuntiva dell'intervento del Prof Mancuso a Ligonchio

(Sassalbo, 07 Ago 19) Qual è la comunità vivente più evoluta, più equa e più equilibrata al Mondo?

Secondo il Prof. Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale dell'Università degli Studi di Firenze, per trovarla non è necessario cercarla lontano da noi; se infatti tentassimo di trovarla in mezzo ai popoli della Terra perderemmo il nostro tempo perché non la troveremmo mai.

La società più giusta, più equilibrata, più cooperativa sta infatti in mezzo a noi, la possiamo toccare ogni giorno; è una società che esiste da milioni di anni e si è sempre autogovernata, che non conosce le ingiustizie; è una società che oggi è riconosciuta a rango di nazione: è la Nazione delle Piante. 

Questo non è solo il titolo dell'ultima fatica letteraria del Prof. Stefano Mancuso, ma è la nuova visione del Regno dei vegetali che lo stesso neurobiologo (nuova disciplina scientifica da lui stesso creata nel 2005) intende promuovere e far conoscere e livello mondiale.

Ancora oggi nel 2019 continuiamo ad avere questa idea aristotelica di essere i padroni del pianeta Terra. E' una visione che non ha alcun tipo di fondamento biologico perché la sovranità del Pianeta dovrebbe appartenere a tutti gli organismi viventi. 

La presunzione di considerarci padroni della Terra ha in realtà portato il Pianeta e quindi l'uomo verso una situazione disastrosa, al punto che rischiamo l'estinzione per colpa del Global warming causato dalle nostre attività. L'ambiente è infatti l'unico vero enorme problema di oggi, tutti gli altri problemi che conosciamo sono subordinati, cioè discendono da questo. Nonostante gli evidenti danni che stiamo arrecando alla nostra Terra, non siamo in grado di ammettere che probabilmente non siamo la specie più intelligente del Pianeta. Quale altro essere vivente intelligente distruggerebbe l'ambiente in cui vive?

Le Piante invece? 

Se pensiamo che tutti gli organismi animali al Mondo (mammiferi, pesci, uccelli, rettili, anfibi…) sono solo lo 0,3% della biomassa vivente si dovrebbe capire bene che l'uomo in realtà è "nulla rispetto alla vita intera". Le piante invece ne rappresentano ben l'85%, il resto sono funghi e batteri. Se potessimo "pesare" la vita sulla Terra allora sarebbe a tutti evidente che non è la nostra vita, ma è soprattutto quella delle piante.

Nonostante ciò, noi queste piante non le vediamo, perché noi vediamo soltanto quello che è simile a noi e le piante proprio non lo sono. Il nostro cervello non è in grado di fare confronti efficaci tra noi e ciò che è molto diverso da noi. Liquida semplicemente queste diversità come altro rispetto a noi, e solitamente classifica questo altro come "inferiore a noi". Noi pensiamo di essere superiori a tutti gli altri esseri viventi semplicemente perché abbiamo un cervello molto sviluppato; anzi noi crediamo di essere "meglio" di tutti gli altri esseri viventi perché abbiamo un cervello che ha consentito all'uomo di realizzare cose inimmaginabili per tutte le altre specie, ma in realtà abbiamo un concetto sbagliato di cosa significhi essere i migliori sulla Terra. 

Essere la migliore specie non è esattamente come una sfida a chi salta più in alto o a chi impiega meno tempo per coprire la distanza di 100 metri. In questi casi è facile per tutti capire chi è il migliore, ma in realtà il vero obiettivo di ciascuna specie è la propagazione della specie stessa nel tempo, ovvero rimanere sul pianeta Terra per più tempo possibile. Allora se questo è il vero grande obiettivo per ciascuna specie, ci dovremmo domandare se le abilità che le nostre società hanno sviluppato soprattutto negli ultimi 10.000 anni, e delle quali ci vantiamo molto utilizzandole nel confronto con le altre specie, sono o non sono utili per farci rimanere in vita di più rispetto a tutte le altre specie.

La comunità scientifica che studia la vita sulla Terra ha stimato che l'età media di estinzione delle specie è oscillata tra i 2 e i 5 milioni di anni (alcune specie sono sulla Terra addirittura da centinaia di milioni di anni). Noi, la specie Homo sapiens sapiens (la nostra presunzione è evidente anche nel nome che abbiamo scelto per la nostra specie) siamo su questo Pianeta soltanto da 300.000 anni ma se continuiamo a "maltrattare" l'ambiente in cui viviamo arriveremo all'estinzione ben prima della media di tutte le specie che si sono estinte nel passato. 

In quest'ottica non possiamo certamente affermare che siamo i migliori. L'intera comunità scientifica sostiene infatti che se non ridurremo le emissioni di CO2 e se non adotteremo adeguate misure di mitigazione e adattamento agli effetti negativi del cambiamento climatico gli ecosistemi naturali e di conseguenza diversi settori della nostra società subiranno effetti negativi tali da mettere in pericolo il futuro delle prossime generazioni, ma in realtà l'obiettivo della nostra specie dovrebbe essere quello di sopravvivere.

Un altro aspetto sul quale è importante riflettere è questo. Noi siamo dotati di un sistema nervoso centrale ben sviluppato e il nostro corpo è formato da organi super specializzati (cuore, polmoni, fegato, occhi, orecchie,..) ai quali siamo molto affezionati, ma non è affatto detto che sul fronte della sopravvivenza sia un grande vantaggio, anzi. Se ci pensiamo bene l'estrema fragilità del nostro corpo è molto evidente, basta che uno solo degli organi vitali si ammali o che smetta improvvisamente di funzionare che la nostra condanna a morte è inevitabile. Bene, le piante non rischiano tutto ciò, possono arrivare a perdere anche più dell'80% del proprio corpo ma sono in grado di sopravvivere nonostante siano perfettamente in grado di sentire o comunicare tra loro. Lo fanno in modo incomprensibile per noi, ma lo sanno fare benissimo e lo sanno fare con tutto il loro corpo. Non hanno bisogno di organi specializzati. Ad esempio le radici sono in grado di "sentire" il rumore dell'acqua e si dirigono verso la sorgente del rumore. Le Piante sono in grado di avvertire il ronzio degli insetti defogliatori o la loro azione meccanica di brucatura e sono perfettamente in grado di comunicare un alert alle piante vicine per predisporle a difendersi in modo più efficace. Le radici, poi, sono in grado di crescere nella direzione di sostanze nutritive superando abilmente ogni ostacolo. Prove eseguite in laboratorio hanno permesso di osservare che le radici delle piante sono in grado di superare gli ostacoli complessi come quelli di un labirinto in modo più efficace dell'uomo. Le radici delle piante si dirigono verso la fonte alimentare senza mai sbagliare, mentre l'uomo sbaglia mediamente il 60% delle scelte offerte dal labirinto prima di uscire indenne.

In questi modelli organizzativi diffusi, senza un centro di comando, i centri decisionali si diffondono e nascono spontaneamente a livello periferico, cioè lì dove devono essere per risolvere con esattezza i problemi: dove le informazioni sono immediatamente disponibili e le necessità chiare. 

Le piante hanno una forma di intelligenza diversa dalla nostra e noi non la comprendiamo perché noi siamo in grado di immaginare l'intelligenza solo se ci troviamo in presenza di un cervello mentre le piante hanno abilità distribuite su tutto il loro corpo.

La nostra idea di come funzionano le relazioni naturali basata sulla nozione che in natura valga la legge del più forte e che quindi "la legge della giungla" selezioni i migliori e che questi abbiano il diritto di comandare è il frutto di una grave ignoranza. La teoria dell'evoluzione sostiene la sopravvivenza del più adatto, non del migliore, del più forte, del più spietato o del più intelligente. L'idea che le relazioni naturali siano riconducibili alle semplici rappresentazioni in cui il più forte vince sul più debole è sbagliata ed ingenua. Le relazioni tra i viventi rispondono a forze molto più complesse e che le fanno assomigliare piuttosto ad un "mutuo appoggio".  Oggi lo si preferisce chiamare "simbiosi", organismi semplici che unendo i propri destini danno vita ad un nuovo organismo la cui funzionalità è molto superiore alle semplice somma delle due componenti. Bene le società di mutuo soccorso che annoverano fra i loro fondatori piante e altri organismi (batteri, funghi, …) sono numerosissime.  Insomma le piante sono maestre anche nella cooperazione e attraverso alleanze e comunità sono riuscite a costruire società mutualistiche in qualunque ambiente sulla Terra.

Anche con l'uomo, sebbene non ce ne accorgiamo così facilmente, le piante hanno iniziato da lungo tempo relazioni di cooperazione. La maggior parte delle piante che ci circondano sono infatti specie che con la domesticazione hanno iniziato con noi uno speciale rapporto di cooperazione.

Nota riassuntiva a cura di Willy Reggioni in riferimento all'intervento di Stefano Mancuso a Ligonchio (RE).


Il Pianeta delle piante
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