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Incendi, litorale sorvegliato speciale

I roghi più estesi a Quarto Caldo e tra le dune, ma anche le piccole criticità potrebbero essere evitate. Ecco gli interventi

(04 Gennaio 2018) In media ogni anno nel territorio del Parco si verificano 17 incendi, molti dei quali di origine colposa. Tanti potrebbero essere probabilmente evitati o quantomeno i danni potrebbero essere limitati, anche per evitare un disastro ambientale come quello che si è verificato nel 2011, quando il fuoco ha devastato ben 41 ettari di boschi e vegetazione tra Quarto Caldo, a San Felice, e le dune di Sabaudia. Proprio sulla  prevenzione punta il nuovo piano approvato di recente dal Consiglio direttivo dell'Ente Parco. Un corposo documento di oltre cento pagine che elenca i vari interventi da realizzare sul territorio.
Si parte da una descrizione dello stato attuale delle cose e non mancano alcune criticità. Viene infatti evidenziato come la gestione selvicolturale sia stata a poco abbandonata. E questo a scapito della riduzione del rischio d'incendio. Ci sono infatti alberi crollati o pericolanti, ma mancano pure interventi di diradamento e spalcature. Terreno fertile, insomma, per eventuali incendi. C'è pure da dire che da un punto di vista giuridico la situazione non è delle più semplici, perché buona parte del promontorio è composta da terreni che sono di proprietà privata. In questo caso dovrebbe essere il Comune a imporre interventi di manutenzione. Per certi versi sembra quasi paradossale, vista l'entità dei problemi causati (anche di sicurezza), che sia "positiva" la presenza di un eccessivo numero di cinghiali e daini, visto che limitano la presenza di materiale potenzialmente combustibile.
Ovviamente non si tratta di un sistema di prevenzione valido e sufficiente. Occorre infatti intervenire per limitare i roghi. Un problema che in media ogni anno – l'analisi prende in esame le annualità che vanno dal 2011 al 2015, otto ettari di vegetazione. Un danno ingente, specie se rapportato alla scarsa estensione del Parco nazionale del Circeo (poco meno di novemila ettari). C'è poi da dire che, come accennato, non sono mancati episodi disastrosi come quelli di sette anni fa, quando il fuoco ha devastato 41 ettari e messo a rischio le abitazioni e le strutture alberghiere di Quarto Caldo.
Occorre quindi intervenire. In primo luogo con la sorveglianza, tanto che è prevista la presenza di una postazione fissa sul versante di Quarto Caldo: un ottimo deterrente e garanzia di intervento in tempi rapidi in caso di necessità. Ma non solo questo. Tra le idee, quella di installare nuovi punti di approvvigionamento idrico in aree a rischio – quelle più esposte sono il litorale, Quarto Caldo, Zannone e l'area a nord della Selva di Circe – e riprendere con interventi di diradazione, spalcatura, di realizzazione di interruzioni con viali taglia-fuoco, nonché opere di decespugliamento e pulizia delle strade. Niente di difficilmente realizzabile, ma che potrebbe invece contribuire a dare risultati concreti nell'immediato. Già a partire dall'estate 2018.


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Fonte: Latinaoggi.eu

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