Vai alla home di Parks.it
 

Attentato al Parco, progettava la fuga

`Arrestato Giovanni Scavazza, 67 anni, autore del tentato rogo con oltre 100 litri di benzina agli uffici della direzione

(26 Settembre 2019) Voleva compiere un'azione eclatante, finire sui giornali, suscitare clamore con un gesto plateale. E poi voleva vendicarsi Giovanni Scavazza, 67 anni, per quei controlli e quei sequestri all'attività balneare gestita dal figlio che non aveva mai digerito e che aveva vissuto come un sopruso, un accanimento. Il proposito dunque era quello di incendiare gli uffici del Parco del Circeo, non solo un simbolo per il territorio ma anche un luogo fisico che custodisce il vasto archivio dell'ente, compresa la mole di documentazione relativa alle autorizzazioni concesse nell'area e sul lungomare di Sabaudia. Intendeva insomma ostacolare materialmente ulteri verifiche e agevolare un eventuale, futuro contenzioso facendo "sparire" le carte. Ai carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Latina, che hanno condotto le indagini, è stato chiaro fin da subito che il movente dell'attentato incendiario consumato ai danni del Parco nella notte tra il 23 e il 24 giugno scorso doveva essere ricercato proprio nell'attività di controllo a tappeto svolta dai carabinieri forestali guidati dal luogotenente Alessandro Rossi. Proprio verso il carabiniere si era indirizzato infatti tutto l'astio maturato da Scavazza. E a lui aveva deciso di indirizzare la voluminosa busta lasciata sulla soglia della sede di via Carlo Alberto, che conteneva quattro cartucce a palla calibro 12. Poco prima, il 67enne, nel cuore della notte, aveva cosparso 100 litri benzina lungo il perimetro esterno dell'edificio cercando di appiccare il fuoco in diversi punti. Ma non era riuscito nell'intento e le fiamme si erano spente subito da sole costringendolo a scappare per non essere sorpreso. Ora gli investigatori hanno chiuso il cerchio e ricostruito il quadro dopo un'indagine delicata e complessa. Per Giovanni Scavazza è scattata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di tentato incendio e minaccia aggravata, cui si aggiunge la detenzione abusiva dimunizioni. Una misura necessaria perché, come appurato dagli investigatori, l'uomo era pronto a lasciare l'Italia per trasferirsi in Portogallo o in Svizzera. Insieme a lui è indagato il figlio, considerato "concorrente morale" del reato. Era quest'ultimo a gestire da qualche anno il Bounty Beach sul litorale di Sabaudia. Sulla carta solo un'attività di noleggio di attrezzature balneari, con notevoli restrizioni rispetto ad altre concessioni demaniali, ma che era stata trasformata in uno stabilimento balneare non autorizzato. Prima il 28 giugno 2018 e poi il 21 giugno 2019 (pochi giorni prima dell'attentato) l'attività era stata oggetto di un sequestro preventivo dei forestali per le irregolarità riscontrate. Un sequestro fra i tanti che avevano colpito tra l'altro anche ulteriori tre gestori di noleggi sull'arenile, ma che al 67enne deve essere apparso come una persecuzione. Lo scorso anno aveva presentato una lunga serie di esposti segnalando altri presunti illeciti secondo lui non perseguiti, poi si era concentrato sulla figura del luogotenente Rossi. E con l'ultimo blitz aveva maturato il suo proposito di vendetta fino a compiere l'attentato incendiario. "Esprimiamo come Ente Parco i più sentiti complimenti e ringraziamenti al comando provinciale dell'Arma – commenta il direttore Paolo Cassola - e a tutti coloro che hanno operato, come organi di pg e inquirenti sin dalla mattina del grave attentato del 24 giugno, con professionalità e celerità per l'indagine. La prima fase si è conclusa adesso sugli accertamenti sanzioni e sequestri svolti sul lungomare si esprimerà la Procura di Latina". 


Scarica

Fonte: Il Messaggero

share-stampashare-mailQR Codeshare-facebookshare-twitter
© 2024 - Ente Parco Nazionale del Circeo