(07 Dicembre 2019) C'è la storia di una donna italiana che ha deciso di raccontare tutto al presidente della comunità indiana, le denunce presentate a decine contro i "padroni" e il "caporalato" che non è solo nei campi, anzi. Sono stati i temi affrontati dal dibattito al centro visitatori del Parco nazionale del Circeo sul tema "Caporalato e agromafie: oltre la notizia". Un'iniziativa dell'Associazione stampa romana di formazione per i giornalisti ma alla quale erano presenti anche studenti del liceo "Giulio Cesare", rappresentanti di partiti, associazioni e sindacati. Un incontro per fare il punto rispetto a un fenomeno che è ben oltre ciò che i media raccontano «e che debbono sempre approfondire» - ha detto il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo. A portare i saluti il direttore del Parco, Paolo Cassola, che ha ricordato come l'ente sia, non da oggi «presidio di legalità». Toccante la testimonianza di Gurmukh Singh, rappresentante della comunità indiana nel Lazio, il quale ha spiegato come chi è senza permesso di soggiorno viene pagato per i primi 15 giorni e poi diventa schiavo o come le aziende «ti dicono sei mio fratello, ma appena chiedi il dovuto ti dicono di uscire dal loro cancello, ormai quando vado parcheggio direttamente fuori». Marco Omizzolo, studioso del fenomeno, ha ricordato le parole del Presidente Mattarella per il quale «il caporalato è indegno di un Paese civile». Ma anche gli affari dietro i bulbi di papavero, la droga che non fa sentire i dolori ai braccianti o i 13 suicidi di questi anni e gli scioperi che, invece, hanno squarciato il velo sul fenomeno. Il sostituto procuratore antimafia Cesare Sirignano, richiamando l'inchiesta sui trasporti agroalimentari "Sud Pontino" e gli interessi di mafia, ndrangheta e camorra ha ricordato come l'anello più debole della filiera siano i lavoratori «e questo settore è simile alla tratta di esseri umani». Poi i dati, quelli di Confagricoltura forinti da Mauro D'Arcangeli: 5600 imprese, 35.000 lavoratori, 2 milioni 300.000 ore «ne mancherà un altro milione, lo dico io, ma questo settore non è tutto caporalato».
Fonte: Il Messaggero