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Daini al Circeo, il biologo: «Scelta corretta e necessaria»

Gli ambientalisti di “Lazio Pro Natura” stanno tentando di riportare il dibattito all’interno dei binari dell’approfondimento su base scientifica

(12 Gennaio 2020) La decisione del Parco del Circeo di avviare un piano per ridurre la presenza di daini nella riserva naturale ha provocato forti critiche, soprattutto dalle associazioni animaliste. Ma, al di là delle reazioni d'impeto legate al timore di una "mattanza", ci sono diversi pareri che giustificano la decisione del Parco, fino a considerarla praticamente inevitabile. Gli ambientalisti di "Lazio Pro Natura" stanno tentando di riportare il dibattito all'interno dei binari dell'approfondimento su base scientifica. Per questo citano il parere di Dino Biancolini, laureato in Ecobiologia e Dottorando in Biologia ambientale ed evoluzionistica all'Università " Sapienza" di Roma, esperto di invasioni biologiche. Spiega Biancolini «Il Daino (Dama dama), è un cervide originario della Turchia e del medio oriente, e in quanto tale è alloctono (si definisce tale una specie che si è originata ed evoluta in un luogo differente da quello in cui si trova) su tutto il territorio nazionale ed europeo. Questa specie è arrivata nel Parco Nazionale del Circeo per mano umana, e non naturale, nel 1954, risultando quindi "aliena" in tale ambiente. Siccome non si è evoluta con le specie animali e vegetali in esso presenti, l'ecosistema non è in grado di regolarne la crescita demografica e sta subendo gravi impatti ecologici». Tra le conseguenze negative c'è soprattutto la totale scomparsa del sottobosco, dovuta all'eccessivo pascolamento. «Questo - spiega il biologo - ha gravi ripercussioni, oltre che sulle specie vegetali e sulla rigenerazione forestale, anche sulle specie animali, che vedono scomparire il proprio habitat. Per tale motivo, l'evidenza scientifica, nonché le più recenti normative europee, suggeriscono la rimozione di tale specie aliena per restaurare l'ambiente originario. La lotta alle specie aliene risulta essere dunque un'azione necessaria per preservare la biodiversità locale, e non un mero "accanimento" contro gli animali esotici, come alcuni sostengono. Difendendo la presenza del daino non si fa un favore alla natura ma si garantisce la sofferenza di tante altre specie».


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Fonte: Il Messaggero

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