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Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

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Scoperta la presenza del gatto selvatico nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

Il risultato frutto di un progetto biennale di ricerca

(Feltre, 30 Ott 14) Lo scorso anno, grazie ad un finanziamento del Ministero dell'Ambiente, il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha avviato un progetto per studiare la presenza e distribuzione dei piccoli carnivori (martora, donnola, faina, ermellino) nell'area protetta. La ricerca aveva anche l'obiettivo di verificare l'eventuale presenza del gatto selvatico, specie mai segnalata fino ad oggi nel Parco.

Lo studio e' stato affidato ai ricercatori e collaboratori del Museo di storia naturale di Venezia, che hanno installato nei boschi del Parco numerose fototrappole: dispositivi elettronici dotati di sensori che, al passaggio degli animali, scattano fotografie e registrano filmati.

La ricerca e' stata coronata da successo e una delle fototrappole, installata nel settore Longaronese Zoldano del Parco, nel bacino del torrente Mae', ha registrato in questi giorni un video in cui compare un magnifico esemplare di gatto selvatico.

Il video e' visibile sul sito del Parco.

Il dato e' di estremo interesse scientifico: si tratta infatti solo della terza segnalazione di questa specie in Veneto, la prima in provincia di Belluno.
Le precedenti risalgono al lontano 1983 (esemplare abbattuto sul monte Millifret, nel settore trevigiano del Cansiglio) e al 2002 (esemplare investito nei pressi di Vittorio Veneto).

Il gatto selvatico, in Italia, e' presente lungo la catena appenninica, in Sicilia, sul Gargano e in Maremma. A nord e' presente solo alle due estremita' opposte dell'arco alpino: nelle Alpi Liguri e Marittime ad ovest, e sulle montagne friulane ad est.

Animale molto elusivo, di abitudini notturne, vive nei boschi a prevalenza di latifoglie, a quote inferiori ai 1500 metri.
Si nutre in prevalenza di piccoli mammiferi, ma preda anche anfibi, pesci, grossi insetti.
La sua presenza, come quella di tutti i carnivori, animali all'apice delle catene alimentari, testimonia l'elevata qualita' degli ambienti naturali.

"Questa segnalazione, ha dichiarato il Direttore del Parco, Antonio Andrich, e' di grande rilievo scientifico e corona un lavoro di ricerca durato due anni. Desidero quindi ringraziare i ricercatori del Museo di storia naturale di Venezia, ai quali il Parco ha affidato lo studio; il Ministero dell'Ambiente, che ha finanziato il nostro progetto di ricerca, e il personale del CTA del Corpo Forestale dello Stato, che e' sempre parte attiva e fondamentale in tutti i progetti di ricerca realizzati dal Parco".

"Questo risultato, ha commentato il Presidente del Parco, Benedetto Fiori, va ad aggiungersi a quelli, recenti ed altrettanto significativi, degli scavi archeologici in Busa delle Vette; e' frutto del grande impegno del Parco nelle attivita' di ricerca scientifica e testimonia, ancora una volta, la ricchezza e lo straordinario valore naturalistico del territorio del Parco".

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