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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 2 - Febbraio 2003

Monumenti da salvare/1

Kàlena

Kàlena, una storia rimossa

La Puglia è ricca di un patrimonio sconosciuto e sottostimato. Ma è ricca anche di monumenti segnalati da storici dell’arte come Emile Bertaux. Monumenti regolarmente inseriti dal Ministero dei Beni culturali “nell’elenco dei luoghi d’interesse” fin dall’inizio del secolo scorso, ma, nota dolente, lasciati “franare” sotto il vento e sotto la pioggia. Anni di indifferenza e noncuranza, non soltanto da parte di chi detiene la “proprietà” di questi immobili, ma anche da parte della Sovrintendenza che è tenuta a vigilare alla loro tutela. È questa la sorte ingiustamente toccata all’abbazia di Kàlena, in agro di Peschici. Per chi non conosce la sua millenaria storia, ricordiamo che è un luogo-simbolo importante. Non soltanto per l’identità di Peschici e del Gargano, ma dell’intera Capitanata. Nel momento di punta del suo splendore, Kàlena ebbe privilegi da papi ed imperatori. Ebbe potere su estesi territori che giungevano fino a Molfetta, a Campomarino e a Canne: 30 chiese, un monastero potente come la Santissima Trinità di Monte Sacro, il Lago di Varano ed i paesi fortificati di Peschici e Imbuti.
Sul portale murato esterno, oggi è ancora ben visibile il glorioso stemma dei Benedettini. Ormai è quasi sepolto dai detriti alluvionali: hanno deformato il fondo della piana assolata e calcificata, interrando metà del muro di cinta dell’abbazia. Ci piove dentro, ormai. La chiesa “nuova”, costruita dagli architetti che tornavano in Francia dalla lontana Terrasanta, è per metà scoperchiata Ci piove dal lontano 1943. Allora il tetto non crollò per effetto di alcun bombardamento: la richiesta di risarcimento per danni bellici fu rimandata al mittente. Il crollo del tetto della “chiesa nuova” derivava soltanto da vetustà (e, aggiungiamo noi, da mancata effettuazione di lavori di ordinaria manutenzione). Quel tetto è rimasto scoperto per ben 60 anni. Davvero troppi, per un monumento dell’IX secolo (Pietro Giannone lo data all’872 dopo Cristo), ma forse ancora più antico di qualche secolo, se è vero che a fondarlo furono i monaci basiliani.
Un caso rimosso, quello dell’abbazia di Peschici, dal lontano 1872, quando fu conferita insieme a Tremiti e a tutti i suoi possedimenti al Regio Demanio borbonico per essere venduta all’asta. Nessuno, allora come ora, pensò che fosse possibile bloccare la diversa destinazione d’uso ed il progressivo degrado strutturale delle due chiese.
Proprietà privata non si tocca… Ma non era affatto così: era un luogo comune. Fin dalla lontana epoca borbonica. Le leggi di tutela esistevano fin da allora, anche per le proprietà private. Lo “spirito” della legge preserva ancor di più oggi, con la 490/99, il naturale diritto del monumento Kàlena ad esistere. “Nonostante” la proprietà, riconosce i diritti di una comunità, come quella di Peschici, espropriata di un suo diritto “naturale”: la fruizione del suo bene culturale più importante.
Un grido muto, quello della comunità di Peschici, rimasto in gola, inascoltato da chi era tenuto a percepirlo. Fino a un anno fa. Da allora qualcosa è cambiato. Il grido è uscito fuori con forza, è volato alto, è stato ascoltato da storici e amanti del patrimonio vilipeso del Gargano. Ma anche da turisti e semplici cittadini. Hanno testimoniato la loro volontà, gridando: “Salviamo Kàlena!” con centinaia di e-mail e con oltre 2000 firme.
Il Comune di Peschici ha ascoltato questo grido. Ha chiesto al Ministro per i Beni e le attività culturali di adottare tutte le misure e le procedure previste dalla normativa vigente. Misure finalizzate ad assicurare la “conservazione” dell’abbazia di Kálena per impedirne l’ulteriore deterioramento. Veramente ha fatto anche di più. Ha convocato i proprietari, per dire loro che era interessato a comprare l’abbazia. Avrebbe potuto tranquillamente espropriarli del monumento. Per pubblica utilità.
Quale la risposta dei Martucci a tutto questo movimento? Minacce di querela ai promotori della petizione, no secco alla proposta di acquisto del Comune di Peschici. Inoltrati nella forma fredda della “lettera legale”. Una non-comunicazione, quindi.
Non era questa la risposta che Peschici si aspettava da loro. Dopo anni di assenza...
Un unico, piccolissimo spiraglio: dall’8 settembre, data del Convegno pro Kàlena, l’ingegner Vincenzo Martucci si è tirato fuori dal “gioco delle parti” della sua famiglia. Oggi non siamo più soltanto noi, insieme all’arcivescovo D’Ambrosio ed alle duemila persone che vogliono salvare l’abbazia, gli utopici “visionari” che sognano Kàlena restituita alla sua bellezza…

Teresa Maria Rauzino
Presidente Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici