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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 2 - Febbraio 2003

Speleologia

Speleologia

San Nicandro Garganico

Note per la conoscenza del patrimonio carsico garganico

A cura di Carlo Fusilli

Il comprensorio comunale di San Nicandro si estende su un’area di circa 17.000 ettari ed è in gran parte costituito da rocce calcareo-dolomitiche ascrivibili al Malm-Cretaceo inferiore. A nord dell’abitato l’area è solcata da numerose valli, generalmente poco incise, e digrada dolcemente verso il lago di Lesina ed il litorale di Torre Mileto. Ad est e, soprattutto, a sud, il territorio è invece letteralmente crivellato da una miriade di doline, tra cui spicca per imponenza quella di Pozzatina, la più grande dolina pugliese (perimetro 1850 m / profondità 130 m). I fenomeni carsici sono talmente diffusi e appariscenti da far meritare a San Nicandro l’appellativo di capitale del carsismo garganico. Le prime notizie sulle ricerche speleologiche effettuate in loco risalgono al 1927, anno in cui il Bertarelli visita la Grotta di Pian della Macina e la parte orizzontale di quella di Papaglione. Nel 1967 il Gruppo Grotte Milano CAI SEM, in collaborazione con Francesco Orofino (Istituto Italiano di Speleologia), porta a termine l’esplorazione della Grotta delle Streghe, di Grava Grande e del profondo pozzo ubicato all’interno della Grotta di Papaglione. A partire dai primi anni ’70 le ricerche speleologiche passano ai gruppi garganici che rivisitano le grotte principali e ne rinvengono di nuove.

Le grotte

Le grotte

Ammontano a svariate decine le grotte sinora esplorate in agro di San Nicandro; per ovvi motivi di spazio mi limiterò a segnalare solo le più rilevanti.
Circa quattro chilometri a nord est dell’abitato, trova ubicazione una tra le più affascinanti e spettacolari cavità naturali del Gargano: la Grotta di Pian della Macina. Oltrepassato il cancello che ne custodisce l’accesso, una breve scalinata conduce in una galleria suborizzontale, divisa longitudinalmente e per tutto il suo sviluppo da una barriera costituita da stalagmiti e colonne. Dopo circa 30 metri, la galleria sbocca alta su una gran caverna in cui s’accede scendendo un pozzo-scivolo profondo circa 18 metri. La sala è caratterizzata dalla presenza di una vera e propria selva di concrezioni: una sorta di “foresta pietrificata”, tra cui spicca un’imponente colonna alta una dozzina di metri. Un po’ ovunque si ergono stupendi gruppi stalatto-stalagmitici; lungo le pareti si possono ammirare maestose concrezioni a canne d’organo e drappi. Al termine della caverna, un angusto passaggio tra le concrezioni consente di giungere nell’ultima parte della grotta: un autentico scrigno d’incomparabile bellezza sia per la purezza delle concrezioni, sia per la tipologia (si tratta principalmente di stalattiti eccentriche e infiorescenze costituite da grossi cristalli di calcite). Oltre alla Grotta di Pian della Macina, nel territorio in esame trovano ubicazione altre cavità interessanti e suggestive. La Grotta di Papaglione (in loc. Parco la Vergine) inizia con un saltino che immette in una bianca galleria scavata da acque circolanti in regime freatico. Seguendo una stretta cengia, dopo un piccolo salto verticale, si accede nell’ambiente sottostante. Qui un ripido piano inclinato, costituito da sfasciume roccioso in equilibrio instabile, conduce ad una biforcazione. Ad ovest la grotta prosegue fra grosse colonne stalatto-stalagmitiche sino a terminare in un tratto privo di concrezioni e dall’evidente morfologia giovanile. Alcune scritte ricordo, risalenti al 1902, testimoniano la visita di alcuni militari di fanteria nella parte orizzontale della cavità. A nord la galleria, molto concrezionata, prosegue in salita e, dopo 50 metri, si restringe progressivamente rendendo disagevole la progressione. Quindi sbocca in una sala di crollo molto fangosa e con notevoli depositi di guano. Qui si dipartono alcuni angusti cunicoli che in breve diventano impraticabili. All’inizio di questo ramo s’inabissa un pozzo profondo circa 50 metri alla cui base s’apre un ultimo saltino in frana che conduce al fondo. La Grotta delle Streghe (in loc. Lampione) è costituita essenzialmente da due vaste caverne disposte su diversi livelli e comunicanti tra loro tramite un piccolo salto verticale. Al primo grande ambiente si accede scendendo una rudimentale scalinata scavata nella roccia. La sala è lunga circa 65 metri e presenta nella zona nord vistosi crolli che potrebbero aver obliterato eventuali vie di prosecuzione. Nella parte mediana un angusto passaggio, subito seguito da un pozzo profondo sei metri, consente l’accesso ad una successiva caverna lunga 35 metri e larga 16, riccamente concrezionata. Il piano di calpestio è costituito da limo, argilla e da un’ingente quantità di guano prodotto dalle deiezioni delle numerose colonie di pipistrelli presenti. La sala termina in corrispondenza di un breve tratto in forte contropendenza. Oltre alle grotte a sviluppo suborizzontale, non mancano in zona le cavità verticali. Tra queste segnaliamo la Grava Grande, ubicata in località Mormoramento. L’ampio imbocco immette in un salto profondo circa 30 metri. Alla base del pozzo una ripida china detritica conduce in un vasto cavernone che, dopo 25 metri, termina in corrispondenza di un’alta parete rocciosa. Lungo le pareti del pozzo e al fondo della cavità sono presenti numerose concrezioni calcitiche, purtroppo gravemente danneggiate da alcuni locali che anni or sono si sono calati nella voragine. Il Buco dell’Anaconda (in loc. Torricella) inizia con uno stretto pozzo, profondo 15 metri, che immette in una galleria allungata in direzione NNO-SSE dove s’aprono alcuni camini. Una facile risalita di pochi metri (passata inizialmente inosservata), consente di accedere in un cunicolo che sbocca in un ambiente di crollo dove sono presenti notevoli accumuli di materiale clastico e sedimenti argillosi. Da questo punto, in breve, si giunge all’imbocco di un grande pozzo, profondo circa 40 metri, caratterizzato da bianche pareti rocciose da cui pendono grandi stalattiti. Al fondo della verticale un angusto meandro discendente in breve termina ostruito da notevoli riempimenti di materiale roccioso.