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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 3 - Marzo 2003








Viaggio nell’architettura del Parco Nazionale del Gargano

Il centro storico di San Marco in Lamis

Testi di Michele Giglio

In questo articolo verranno analizzati altri due elementi architettonici che costituiscono il vasto panorama garganico; ed il centro storico di San Marco in Lamis è il paese in cui questi presentano caratteristiche architettoniche rilevanti, tanto da disegnare i “tratti” principali degli edifici. Inoltre, visto che è al vaglio degli Enti Pubblici il Piano del Parco, si coglie l’occasione per evidenziare le caratteristiche e gli obiettivi di uno degli strumenti che, probabilmente, più di ogni altro può rendere il recupero dei nostri centri storici puntuale e fedele: Il Manuale del Recupero.
Il Manuale del Recupero è finalizzato alla conoscenza delle componenti edilizie costruttive degli edifici antichi, di cui propone la conservazione, e alla definizione una serie di criteri da seguire nella manutenzione, nel risanamento e, soprattutto, nel miglioramento delle prestazioni funzionali. Pertanto è da considerare una guida alla comprensione degli elementi e delle tecniche costruttive dell’edilizia storica.
Come sostiene Francesco Giovanetti (assieme a Paolo Marconi ha redatto il Manuale del Recupero di Roma, uno dei primi manuali pubblicati): “la finalità del Manuale del Recupero è duplice: mettere in grado il profano di apprezzare una letteratura altrimenti destinata all’oblio; mettere in grado lo specialista di tramandare quella letteratura ai posteri senza che ne vada perduto o stravolto il significato”. Infatti la sensibilizzazione dei cittadini sul tema del recupero e della manutenzione degli edifici, che formano i centri antichi (le case, i materiali e gli elementi architettonici che le costituiscono), deve spingere a considerarli come parte integrante del nostro patrimonio culturale, da curare e custodire. Contestualmente ai tecnici e agli artigiani, reali protagonisti del progetto di recupero, il manuale si offre come uno strumento di lavoro con nozioni e tecniche operative, che consentono di prendere confidenza con le tecniche costruttive ed i materiali antichi adoperati nella costruzione della città.
Il centro storico di San Marco in Lamis sorge prevalentemente su una collina e lo sviluppo trasversale degli isolati comporta che la viabilità interna sia costituita essenzialmente da scalinate; lungo le quali sono sorte le piccole e strette scalinate d’ingresso alle abitazioni. Elementi architettonici ricorrenti a San Marco in Lamis e non ancora trattati negli articoli precedenti sono: i Tetti e le finestre. Una foto (n.1) scattata dalla strada che sovrasta Vicolo Primo Oliva ritrae una sequenza di tetti a due spioventi, con manto di copertura in coppi, e di comignolo a sezione quadra con coronamento a capanna. Tale coronamento era realizzato con elementi piatti, il più delle volte le pianelle, ricoperti di calce. Le dimensioni ridotte dei comignoli sottolinea la favorevole esposizione ai venti, di conseguenza veniva meno la ricercatezza della forma. Il manto di copertura dei tetti è in coppi tessuti alternativamente in file di elementi dritti e rovesci (coppi e controcoppi), le cui misure oscillano tra i 38 e i 42 cm di lunghezza ed i 16 e i 18 cm di larghezza. Il tetto è in legno (quercia, castagno o abete) con un’orditura di travi principali -in molti casi anche una sola posta sul colmo-, una di travi secondarie e sovrastante tavolato. Quest’ultimo è costituito da tavole (dello spessore 2 - 3 cm.) sono o affiancate a filo, o sovrapposte mediante un piccolo dente o incastrate le une nelle altre. La rasata di calce non ricopre per intero il tavolato, ma è messa in opera a fasce perciò non è garantita la perfetta tenuta dei coppi, ecco perché si utilizzano dei grossi massi per non farli scivolare. Nella fotografia n.2 è riportato uno degli elementi più rappresentativi dei nostri centri storici: la “romanella”; elemento, che disegna il profilo dei fabbricati, costituito da tre o più file di coppi sporgenti dalla muratura (circa 1/4 della loro lunghezza per la fila inferiore, e circa metà per quelle superiori), che sorreggono il manto di controcoppi e coppi. La “romanella” era usata per proteggere dal dilavamento delle acque meteoriche la facciata dell’edificio. L’altro elemento in esame è l’infisso della finestra (vedi foto n.3); in genere le finestre sono murate in prossimità del filo esterno della facciata, mentre gli scuretti, che hanno un telaio proprio, sono murati al filo interno del muro. Elementi in pietra presenti in ogni tipologia d’infisso sono il davanzale, le mostre e la cimasa. Preme in questa occasione riportare l’attenzione sugli scuretti, che rappresentano l’ unico elemento di oscuramento delle finestre presente nei nostri centri storici, ma sono con troppa superficialità eliminati e sostituiti dalle persiane, che, invece, sono estranee al linguaggio architettonico del passato. La ferramenta di sostegno dei controsportelli, o scuri, è costituita, in genere, da bandelle ad incasso, unite con viti o chiodi alla tavola interna, e perno infilato e ribattuto nel telaio fisso. La chiusura è invece affidata al paletto lungo superiore e al paletto corto inferiore, entrambi posizionati sulla stessa anta. Per le finestre il sostegno è affidato prevalentemente a cerniere ad infissione, mentre la chiusura è affidata a maniglie oppure, negli esemplari meno recenti, al paletto lungo superiore e a quello corto inferiore.