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Parco Nazionale del Gargano



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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 3 - Marzo 2003









Natura e Ricerca - Notizie dall’Osservatorio

Gli ecosistemi rocciosi: Vallone Pulsano

A cura di Maurizio Gioiosa e Matteo Caldarella
Osservatorio Naturalistico del Parco

Nei pressi di Monte Sant’Angelo si trova il primo degli ecosistemi rocciosi del Parco che abbiamo pensato di esporre in questa rubrica: Vallone Pulsano.
Formato dalla confluenza di valle Campanile, valle Piccola di Pulsano e Valle Mattina, apparentemente deve la sua notorietà più agli aspetti sacri e storico-artistici che a quelli naturalistici: ma scopriremo insieme che forse si tratta di due facce della stessa medaglia. I valloni aridi meridionali del Gargano sono, insieme alle steppe, tra gli ecosistemi più delicati e importanti del Parco. Questi “canyon” (per dirla all’inglese), sono valli carsiche originate dalla millenaria azione erosiva dell’acqua. Tuttavia sappiamo che quest’area, insieme alle steppe, si trova nella più vasta zona di minime precipitazioni di tutta l’Italia peninsulare.
Sono proprio questi contrasti antichi e recenti che modellando le aspre forme di questo paesaggio hanno creato condizioni ambientali così singolari che solo organismi con straordinari adattamenti potevano utilizzare. Aridità estiva e forte insolazione che causa altissime temperature del substrato roccioso, suolo quasi assente, pendenze vertiginose, ventosità sono i principali fattori ambientali dalle caratteristiche estreme che piante e animali che hanno scelto di vivere qui devono accettare. Splendidi gioielli vegetali come Campanula garganica, Inula candida, Vedovina di Dallaporta, Aubrezia di Colonna, cuscini di Timo e Rosmarino, sui quali si staglia veloce l’ombra di un Falco pellegrino che picchia sulla preda o scivola lenta quella di una coppia di Corvi imperiali in ricognizione, sono solo alcuni degli abitanti delle rocce. E tra questi anche l’uomo che con una presenza silenziosa e orante ha scelto fin dall’antichità questi luoghi aspri e solitari come luoghi di romitaggio. Antichi monaci la cui presenza era quasi invisibile agli occhi, infatti le loro case erano grotte o al massimo qualche muretto fatto di roccia e i loro simboli, mai ostentati, erano semplici segni sulla roccia o affreschi dai vividi colori usati per accompagnare la preghiera. Tuttavia questa presenza arricchiva viandanti e pellegrini destando una forte ammirazione forse dovuta non tanto al fatto di vivere solitari e senza comodità in un luogo desolato, quanto all’atteggiamento di meditazione incessante con cui davano spazio al trascendente nei loro cuori e che faceva loro vedere in quei luoghi la bellezza e anche la dolcezza della natura, il sentirsi parte di una grande comunità e la ricchezza della loro apparente quanto evidente povertà.








Descrizione generale

Ecosistemi rupestri di elevato interesse naturalistico con specie vegetali endemiche, rare e di elevato interesse fitogeografico e specie animali minacciate di estinzione.

Status di protezione

Parco Nazionale (Zona 1 e 2), Zona di Protezione Speciale (ZPS) dal 1998 e proposto Sito d’Importanza Comunitaria (pSIC) dal 2000, (Codice: IT9110008).

Cenni sulla flora

Gli ambienti rupicoli, apparentemente poveri di vegetazione, in realtà custodiscono nella loro inaccessibilità un vero e proprio tesoro floristico con endemismi e rarità. Negli aspri valloni garganici vegetano la campanula Campanula garganica, l’enula candida Inula verbascifolia, la scabiosa di Dallaporta Scabiosa dallaportae, l’aubrezia di Colonna Aubretia columnae ssp. italica. Dove la pendenza è minore si trovano anche piccole testimonianze di specie arboree come leccio Quercus ilex, roverella Quercus pubescens e, sui versanti più umidi e ombrosi il Carpino Carpinus sp. Mentre rosmarino Rosmarinus officinalis, timo Tymus sp., lentisco Pistacia lentiscus, mirto Myrtus communis e terebinto Pistacia terebinthus sono tra gli arbusti più diffusi.

Cenni sulla fauna

La fauna conserva popolazioni vitali di rapaci come lanario Falco biarmicus e falco pellegrino Falco peregrinus, nonché gheppio Falco tinnunculus, poiana Buteo buteo. Tra i passeriformi di ambienti rocciosi ricordiamo senz’altro il passero solitario Monticola solitarius, la monachella Oenanthe ispanica e i tipici corvi imperiali Corvus corax. Mammiferi poco studiati come i chirotteri (pipistrelli), frequentano gli anfratti e le grotte di origine carsica, insieme a una interessantissima fauna di invertebrati (crostacei, insetti, etc.), in gran parte ancora da scoprire.

Principali minacce

Le minacce per questi straordinari ambienti e le specie che li caratterizzano, sono dovute all’apertura nuove strade, alla costruzione di manufatti, al pascolo eccessivo, agli incendi, e alle cave.
Anche le attività del tempo libero contribuiscono all’alterazione di tali ambienti e così per approcci alla natura un “po’ invasivi” o per ignoranza ad esempio le attività di arrampicata sportiva o anche quelle speleologiche, se prive di un approccio conservazionistico, possono creare grossi squilibri. Anche le attività escursionistiche possono causare danni al patrimonio naturalistico, se svolte in tempi o luoghi sbagliati e/o senza una forte spinta etica. Queste attività, nonostante l’esistenza di regolamenti, continuano ad essere effettuate in periodi di riproduzione delle specie faunistiche e in siti non consentiti.

Come e quando

Vallone Pulsano si può raggiungere da Manfredonia, risalendo a piedi il sentiero, oppure raggiungendo l’antica Abbazia da Monte Sant’Angelo, in auto.
L’escursione nel vallone e tra gli eremi è effettuabile da luglio a dicembre (in altri periodi si disturberebbe la nidificazione dei rapaci), ma è sconsigliata a chi non abbia una buona preparazione fisica e un equipaggiamento tecnico.
Dall’Abbazia e dalle sue immediate vicinanze in ogni periodo dell’anno, si gode un bellissimo panorama che, insieme alla visita del complesso monastico, ricompensano il visitatore.

La neve di febbraio si è ormai sciolta e l’allungarsi delle giornate preannuncia l’arrivo della primavera, la natura si risveglia e fra fioriture e profumi arrivano i migratori intenti nel loro lungo viaggio verso nord. Avvantaggiati dalle piogge che hanno creato degli acquitrini ricchi di cibo, alcune specie di uccelli acquatici si sono presentate al loro appuntamento primaverile con un notevole numero di esemplari come i combattenti che già da febbraio si sono fatti vedere in piccoli branchi, ma con l’arrivo di marzo, hanno affollato gli acquitrini in compagnia di qualche pittima reale, dei piovanelli pancianera e delle pavoncelle . Sono degli uccelli straordinari, i maschi migrano prima delle femmine per raggiungere le aree di riproduzione del nord-est dell’Europa ed insediarsi in un proprio territorio ove conquistano le femmine con una parata nuziale e scontri con gli altri maschi molto spettacolari. Il piumaggio è molto diverso da quello invernale, che comunque ha una grande variabilità come si può vedere dall’immagine di un combattente maschio ripreso nei giorni scorsi quasi completamente bianco.

Le pavoncelle che hanno sostato durante l’inverno si spostano verso nord, ma qualcuna sosta ancora un pò insieme ad altre che giungono da sud e con il loro lamentoso, ma simpatico verso impettite passeggiano nei campi e nei prati umidi alla ricerca di cibo mentre, frenetici, i piovanelli pancianera si cibano senza sosta pronti ad involarsi velocissimi ad ogni pericolo.

Nei boschi, negli uliveti e nella macchia mediterranea risuona il canto dei tordi bottacci che, contrariamente all’ultimo periodo autunnale piuttosto povero di presenze, adesso risultano essere molto numerosi, dove il bosco è più maturo inoltre fra il tubare dei colombacci risuona il tambureggiare dei picchi, ultimamente in alcune porzioni di foreste mature l’Osservatorio ha potuto constatare la presenza di 4 specie (verde, rosso maggiore, mezzano e minore), che con il loro sonoro tambureggiare sui tronchi ed i loro versi si dividevano i territori di riproduzione.

Anche per gli anfibi è il momento del risveglio e così nelle piscine, nei cutini e negli stagni formatisi con le piogge, tritoni italici, rane dalmatine e rospi comuni si accoppiano, nell’immagine si vedono i lunghi cordoni di uova deposti dalle grosse femmine di rospo comune.