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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 3 - Marzo 2003



















Il futuro della razza Podolica e la 1ª asta delle manzette “nostrane”

In un convegno promosso dalla Comunità Montana del Gargano la storia della zootecnia garganica legata agli allevamenti di bovini podolici

A cura di Maurizio Gioiosa e Matteo Caldarella dell'Osservatorio Naturalistico del Parco

“Nel 1870 la consistenza zootecnica contava nel Gargano ben 13.000 bovini; nel 1881 i bovini censiti e riportati nel volume del dott. Cardini, “Agricoltura nel Gargano”, erano 12735, fino a scendere a 11.610 nel 1908 e a 7.927 nel 1961 con il minimo storico registrato nella nostra area. È il dott. Raffaele Sgambati, responsabile del settore Agricoltura e Foreste della Comunità Montana del Gargano, a raccontare nel corso del convegno “Genetica e qualità: il futuro della razza podolica”, la storia della zootecnia garganica. Sgambati in un articolato intervento ha poi spiegato che il decremento di allevamenti bovini registratosi tra l’inizio e la metà del secolo scorso è dovuto anche allo spopolamento della montagna. “Dal 1961, invece, c’è stata una certa ripresa, tanto che nel 1970 i bovini censiti in Gargano ammontavano a 10.443 capi, dato che aumenta ulteriormente nel 1982: 15860 capi di bovini. In questi anni – aggiunge Sgambati – l’attività zootecnica aumenta, ma aumenta anche il disordine genetico degli allevamenti. Molti allevatori hanno pensato di risolvere il problema sostituendo le razze autoctone con quelle che avrebbero dovuto garantire una migliore produttività anche per effetto delle politiche nazionali e comunitarie che volevano privilegiare la quantità ottenuta a tutti i costi. E così la razza podolica va quasi in estinzione a vantaggio di razze non autoctone come la bruna alpina e la frisona. Oggi grazie ad interventi mirati L’Ente Parco e la Comunità Montana del Gargano stanno recuperando questa prestigiosa razza apportando benefici economici a tutto il comparto zootecnico”.
Il Presidente della Comunità Montana del Gargano, Antonio Mazzamurro, evidenzia, invece, come l’attività zootecnica rappresenta un aspetto altamente caratterizzante dell’agricoltura garganica. “Circa la metà delle aziende zootecniche (489 su 1.090) dice Mazzamurro alleva bovini. È significativo osservare che i tre quarti delle aziende con bovini sono concentrate nei comuni di Monte Sant’Angelo, Cagnano Varano, San Nicandro, San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis. Pur essendo razze tipicamente da carne, le podoliche vengono utilizzate per il latte, buona parte del quale viene destinato alla trasformazione in caciocavalli dalla elevata qualità. Purtroppo non decolla la commercializzazione della carne podolica: dati recenti dimostrano come gli abitanti del Gargano non sono degli ottimi consumatori di carni locali. Per far fronte a questo problema, insieme all’Ente Parco, avvieremo ulteriori iniziative promozionali sul consumo delle produzioni tipiche locali con una forte attenzione per gli aspetti legati alla sicurezza degli animali. Rafforzeremo gli interventi a sostegno dell’innovazione di tipo biologico con il miglioramento genetico delle razze allevate, favorendo la diffusione di tecniche di allevamento da carne miglioratrici della qualità”.
Alla tavola rotonda abbiamo registrato anche l’intervento di Matteo Fusilli, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Gargano. “Grazie alla Comunità Montana oggi si parla di questioni importanti per il territorio del Gargano. L’Ente montano insieme al Parco ha avviato buone pratiche di sviluppo, e l’asta delle manzette podoliche non può che posizionare il nostro Gargano in ambito nazionale. Con la Comunità Montana abbiamo avviato una serie di progetti miranti a valorizzare il comparto zootecnico. Oggi è importante creare un turismo integrato con l’agricoltura, soprattutto in virtù del fatto che i prodotti tipici determinano la scelta di una vacanza, forse più di un monumento o di un sito archeologico. Dobbiamo avere più coscienza – aggiunge Fusilli – del nostro patrimonio agro-alimentare e svilupparlo in maniera tale da farne un motivo di vanto nelle nostre offerte turistiche”. Fusilli pone l’accento anche sulle minuscole produzioni di caciocavallo o di qualsiasi altro prodotto di qualità. “Il marchio e la provenienza di un prodotto diventa fondamentale, così come è importante il legame tra prodotto e territorio. Inoltre dobbiamo dare un contenuto etico al valore nutrizionale di un prodotto di qualità: il consumatore oggi deve sapere che comprando la carne podolica, non solo acquista un ottimo prodotto, ma difende anche il paesaggio”.
E il suo ottimo contributo scientifico lo ha dato ancora una volta la professoressa Marilia Tantillo (nella foto in alto a destra, con Raffaele Sgambati) docente presso la facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari. “Le recenti ricerche condotte sulla razza podolica – ha detto la Tantillo - dimostrano che le carni di questi animali presentano un contenuto di colesterolo molto più basso rispetto ad altre razze bovine, oltre che a contenere sostanze antitumorali. Non capisco come in Italia, dove si continua a morire di tumore e di artereosclerosi, nessuno si preoccupa di immettere sul mercato la carne di bovino podolico in grado di ridurre questi seri problemi. È davvero incredibile come, pur sapendo delle qualità salutistiche di queste carni, nulla si fa per incrementare le produzioni di qualità. Evidentemente poco interessa su come si allevano gli animali, quello che conta, purtroppo, è solo velocizzare i processi di produzione. Bene stanno facendo il Parco e la Comunità Montana valorizzando anche la carne podolica attraverso azioni che mirano a tutelare la tipicità e la qualità”.
Notevole il successo riscontrato dalla 1ª asta delle manzette, promossa dall’ANABIC e dalla sezione podolica dell’APA presieduta dal dott. Francesco De Majo, e alla quale hanno preso parte numerosi allevatori giunti oltre che dal Gargano anche dalla Calabria, dalla Basilicata, dalla Campania e dal Molise.