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Parco Nazionale dei Monti Sibillini

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Il camoscio appenninico torna a casa!

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato ha trasferito nell'area faunistica di Opi, nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, riserva storica del Camoscio appenninico, un esemplare maschio nato nell

(Visso, 24 Set 15) Nella giornata del 22 settembre personale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, coadiuvato dal Personale forestale del Coordinamento Territoriale per l'Ambiente di Visso (MC), ha catturato un camoscio appenninico nato nel 2012 nell'area faunistica di Bolognola (MC) e ha provveduto a trasferirlo e liberarlo nell'area faunistica di Opi (AQ), nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Le operazioni - molto complesse e delicate sotto il profilo medico-veterinario - sono iniziate all'alba per isolare e poi narcotizzare l'animale il quale, dopo le necessarie analisi veterinarie per verificarne l'idoneità al trasferimento, è stato trasportato con un automezzo del Corpo Forestale, dopo un viaggio durato circa 5 ore, presso l'area faunistica di Opi (AQ). L'attività si è svolta con pieno successo e si è conclusa con la liberazione dell'animale nel tardo pomeriggio.

Il trasferimento da Bolognola si è reso necessario per evitare possibili conflitti tra maschi adulti; a Opi, invece, era presente solo una femmina di camoscio e l'arrivo del maschio consentirà la nascita di altri camoscetti.

Proprio dal Parco d'Abruzzo, custode dell'ultima popolazione di Camoscio appenninico, anche grazie al contributo dei progetti comunitari LIFE, è stato possibile creare nuovi nuclei che hanno dato origine a popolazioni autonome in natura in altre quattro aree protette dell'Appennino centrale. Questi straordinari risultati, realizzati in attuazione del Piano d'Azione per la conservazione del camoscio appenninico redatto dal Ministero dell'Ambiente, sono considerati tra le più importanti operazioni a livello europeo per la conservazione della biodiversità.

In questa operazione le aree faunistiche del camoscio appenninico (presenti anche nei Parchi Nazionali della Majella e del Gran Sasso-Laga e nel Parco Regionale Sirente-Velino) hanno svolto un ruolo fondamentale per la riproduzione di numerosi individui poi liberati in natura. In particolare, l'area faunistica di Bolognola, aperta nel 2006 e gestita dalla Società Alcina, ha visto la nascita al suo interno di 8 camosci, di cui 4 sono stati rilasciati in natura nei Sibillini, uno è stato trasferito nel Sirente – Velino dove ha contribuito alla nascita della neo colonia insediata in quella montagna e un altro è stato trasferito, appunto, all'area faunistica di Opi.

Oltre a queste funzioni, nelle aree faunistiche vengono svolte attività didattico-educativo e scientifiche; in particolare, le azioni del programma di captive-breeding (riproduzione in condizioni di cattività) prevedono lo scambio di esemplari tra le varie aree al fine di aumentare la diversità genetica tra gli individui riducendo conseguentemente la vulnerabilità della specie a possibili fattori di minaccia, quali le epidemie.

Il primo nucleo in natura dei Monti Sibillini, che oggi raggiunge il numero di circa 90 esemplari, è stato costituito nel 2008 mediante il rilascio di individui catturati dalla popolazione sorgente del Parco d'Abruzzo.

L'evento del 22, con il ritorno di un esemplare in Abruzzo nei luoghi in cui la piccola popolazione superstite alle vicende dell'uomo ha dato vita alla riconquista del suo areale, assume pertanto un alto valore simbolico.

Le strategie di conservazione e protezione risultano vincenti se poggiano sulla tecnica, la tenacia, l'impegno e la passioni delle donne e degli uomini coinvolti. Tutto questo dimostra l'importanza e l'efficacia del Sistema dei Parchi Nazionali e delle Aree Protette e della insostituibile attività che il Corpo Forestale dello Stato svolge a supporto dell'attività degli Enti gestori e in difesa di questi preziosi e fragili ambienti. 

Una fase della cattura
Una fase della cattura
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