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Parco Nazionale della Val Grande



Atti del Convegno
  Wilderness e turismo integrato - Opportunità o conflittualità?

Relazione introduttiva
“Val Grande: un’ipotesi di valorizzazione”

Signori, benvenuti. Diamo inizio ai lavori di questo nostro Convegno e siamo lietissimi che così tante persone vi partecipino. Ringraziamo tutti i convenuti che sono qui per festeggiare il Parco Nazionale della Val Grande.

Infatti questo non è soltanto un Convegno di studio e di ricerca ma, per noi che non abbiamo potuto avere il piacere di una cerimonia di “insediamento del Parco”, oggi è anche un giorno di festa: il battesimo del nostro Parco. A nome del Consiglio Direttivo ringrazio tutte le autorità presenti.

Grazie ai relatori che hanno voluto partecipare a questo nostro Convegno. Grazie alla Regione Piemonte che ha contribuito alla sua organizzazione e realizzazione, all’Assessore Gallarini e al Consigliere Racchelli presenti tra noi.
Un ringraziamento agli Amministratori, agli Enti, alle Associazioni e agli Enti Parco del Piemonte orientale.

Voi avete visto, percorrendo i corridoi dell’albergo, una serie di cose belle che i Parchi del Piemonte hanno portato. Apprezziamo la presenza di pannelli e oggetti tradizionali caratteristici delle Comunità Montane che vivono in stretto rapporto con il Parco della Val Grande: la Val d’Ossola, la Val Vigezzo, la Val Cannobina e la Val Grande.

Ringraziamo i collaboratori che hanno lavorato a tempo pieno a livello di volontariato. Il nostro Parco vive una difficile fase di avvio in quanto non ha ancora strutture né tecniche né amministrative.

Una cosa che vorrei ricordare è che proprio in questa sala nel 1987 è stato dato il via alla lunga marcia per l’istituzione del nostro Parco con il Convegno “Val Grande, ultimo paradiso”.

Da allora sono passati nove anni: il Parco, non solo è stato istituito, ma comincia a crescere, a farsi vedere ed ha davanti a sé grandi spazi. Superate le difficoltà burocratiche, ci auguriamo di diventare un punto trainante dell’economia della zona.

I Comuni, i piccoli e bellissimi Comuni del Parco, soggetti allo spopolamento montano, hanno bisogno di un colpo di bacchetta magica per rivitalizzarsi. Non devono assolutamente morire! Bisogna però conciliare il discorso della tutela ambientale con lo sviluppo economico.

Per la valorizzazione di un’area protetta impervia e selvaggia come la Val Grande risulta quanto mai difficile trovare il punto d’incontro tra protezione ambientale e promozione socio-economica.

Dato che la ricaduta positiva delle attività promosse e gestite nei parchi riguarda particolarmente il turismo, dobbiamo chiederci quale forma di turismo si possa prevedere in Val Grande senza compromettere la sua particolarità di area selvaggia. Anche perché questa peculiarità è stata per la Val Grande la ragione stessa della sua promozione a Parco Nazionale e ne ha fatto, sotto il profilo ambientale, una zona di grande interesse a livello internazionale. Essere selvaggia e, in parte, inaccessibile, costituisce il suo fascino ed è al tempo stesso motivo di grande richiamo: desta curiosità, risveglia la fantasia, dà il senso del mistero.
Evidentemente il mantenimento di questa peculiarità impone un’attenta tutela e ne limita la fruizione.

A questo proposito è opportuno ricordare che l’idea di istituire il Parco si sviluppò e prese consistenza in un Convegno organizzato nel 1985 dal Comitato Comprensoriale Verbano-Cusio-Ossola e finalizzato al turismo integrato nel VCO, area nella quale, nel raggio di 50 chilometri, sono presenti, oltre alla Val Grande, il Monte Rosa, il Sempione, il Lago Maggiore e le montagne dell’Ossola, e dove è possibile offrire al turista un interessante pacchetto di itinerari e panorami sostanzialmente diversi.

La proposta di istituire un Parco Nazionale all’interno di questa realtà significò porre in primo piano il volto più autentico dell’intera zona che è costituito dalla tutela e dalla valorizzazione delle bellezze naturali nella loro varietà.

Da questa premessa avanza l’ipotesi che la valorizzazione del Parco Nazionale della Val Grande possa essere vista all’interno di un ecosistema ambientale – turistico dove sono presenti e si integrano gli aspetti più suggestivi e più diversi della natura come il lago, la collina e la montagna.

In questo territorio è incastonata, come pietra preziosa, una valle selvaggia, solitaria, immersa nei silenzi, racchiusa tra montagne aspre e rocciose, invasa dal bosco, nel quale occhieggiano alpeggi abbandonati e, in parte, diroccati, ricordo di un passato che la vide, nel lungo scorrere dei secoli, abitata da pastori in transumanza.

In altri termini l’area protetta può porsi al centro di un turismo integrato che, valorizzando, nel rispetto delle diverse realtà, l’intera zona del Verbano-Cusio-Ossola, la ponga in rilievo come area totalmente diversa.

Sarebbe come ipotizzare un sistema di valorizzazione reciproca, a più voci, all’interno del quale può porsi come essenziale la tutela dell’area protetta.
La Val Grande è espressione autentica di biodiversità: i suoi silenzi e la sua solitudine sono in forte contrasto con il bacino del Lago Maggiore e dell’Ossola che presentano invece alta densità abitativa, turismo consolidato, qualificate strutture ricettive e che, all’inizio del secolo, hanno raggiunto l’apice dello sviluppo industriale.

Il concetto della biodiversità del Parco può diventare argomento di presa di un centro di educazione ambientale a livello nazionale che si avvalga di settori universitari specialistici, articolato negli undici Comuni che sono dislocati nell’area contigua e sul cui territorio l’area protetta insiste.

Possono essere nel contempo valorizzate le testimonianze di una civiltà contadino-montana e ridenti luoghi di indubbio valore naturalistico alle porte del Parco e può essere favorito e parimenti regolamentato l’accesso al Parco con l’individuazione di sentieri didattici di varia difficoltà in modo da permettere, anche agli escursionisti meno esperti, di avere un contatto diretto con la realtà della Valle e di viverne la suggestione.

E’ questo un turismo inteso come personale riscoperta della bellezza del paesaggio, della cultura locale e come arricchimento interiore.

Si apre così il capitolo del “Turismo di Scoperta”, del “Turismo del Minore”, che può essere congeniale per la Val Grande, filtrato dalle zone contigue, unitamente all’individuazione di una politica di valorizzazione del Parco che preveda un coordinamento tra Regione, Provincia, Enti e Associazioni di categoria ed Ambientalisti, anche per quanto riguarda il problema dell’indotto e dei posti di lavoro.

E sullo sfondo del turismo di scoperta si può prevedere un parco letterario che raccolga i vari aspetti storico – culturali dell’area con particolare spazio per studi scientifici e composizioni letterarie che il fascino della Val Grande non può non ispirare.

Franca Olmi - Presidente del Parco Nazionale Val Grande