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Parco Nazionale della Val Grande



Atti del Convegno
  Wilderness e turismo integrato - Opportunità o conflittualità?

“Natura e turismo: esempi della Svizzera”

Con questa relazione si cercherà di fare alcuni esempi sul binomio Natura-Turismo quindi natura e non più wilderness per allargare un poco il discorso.

Facciamo l’esempio di Lecth, un piccolo paese nella zona Nord del Sempione: è una zona presa come test negli sviluppi socio-economici tra il 1950 e il 1985.

Cosa è successo? A Lecth c’è un magnifico ghiacciaio che va dallo stadio montano fino a quello alpino. In quest’area geografica già nel 1950 c’era una struttura prevalentemente agricola che aveva impregnato e formato tutto il paesaggio; in pratica campi, prati e villaggi in basso, alpeggi pascolati in estate in alto e una zona centrale dove c’erano praterie e campi con ancora alcune specie di cereali delle quali oggi si è perso l’uso. Questa società usava ogni metro quadro per la sussistenza obbligatoria e questo poneva quindi una pressione ecologica dal basso verso l’alto.

Trenta-quaranta anni dopo abbiamo ritrovato lo stesso tipo di paesaggio, con però un assetto territoriale diverso nel senso che le popolazioni vivono in basso, c’è un tipo di agricoltura sicuramente più intensiva in pianura e una nuova forma di sfruttamento economico, il turismo di massa essenzialmente sciistico, nella zona alpina, e, nel frammezzo, prati e campi abbandonati.

Cosa possiamo osservare in questa particolare situazione? Essenzialmente due cose: l’importanza dell’agricoltura per sviluppare certe sfaccettature del paesaggio e il turismo, argomento principale di questo Convegno, che sfruttato bene può avere e può dare notevoli sviluppi.

Può esistere un “turismo predone” che deturpa la natura e non si preoccupa poi tanto di che cosa succede al di fuori dei mesi invernali: se questo modello esiste non si può pensare di tornare radicalmente indietro e di riportare ad esempio Cervinia alle sue condizioni iniziali, si può però cercare di avere un minimo di rispetto ambientale anche in questi luoghi dove è presente un forte turismo pesante.

Quello che si deve evitare è credere che queste forme di turismo, solo perché sono molto diffuse e danno molto lavoro, siano proponibili in zone ancora poco alterate e, ancora di più, in zone protette.

E’ importante mettere in evidenza ciò in quanto non lontano da qui nel Parco Veglia-Devero vi era la proposta da parte di alcuni, di collegare il Veglia al Devero tramite una linea sciistica: sono proposte inaccettabili in zone naturalistiche e protette.

Esistono tuttavia alcuni modelli in Svizzera che potrebbero essere imitati in quanto non teorici ma vivi e presenti. Il primo punto di turismo e natura è un turismo di lavoro che ha più seguito in Svizzera Tedesca che in quella Italiana e che dovrebbe essere destinato ad avere successo. E’ una proposta per gente che decide di passare una o due settimane di vacanza lavorando e pagando.

Ci sono persone che si recano in un Parco Regionale, aiutano magari a ricostruire elementi caratteristici del paesaggio e quindi oltre ad alimentare l’azienda turistica del luogo ne aiutano e permettono la sua salvaguardia.

Un’altra forma di turismo è quello educazionale, in questo caso si possono sfruttare alcune caratteristiche naturali peculiari del luogo per realizzare, ad esempio, un centro ecologico per dare un’informazione ecologica sull’ecosistema specifico.

E’ poi molto importante, in zone in cui si sceglie di proporre un turismo del genere, dare un forte apporto alla protezione della natura e a conservarne la biodiversità, a questo proposito è determinante che all’interno di uno studio scientifico il turismo sia fortemente canalizzato: la gente per esempio deve poter frequentare solamente certi sentieri e può in questo modo avere alcune informazioni che però sono strettamente vincolate.

Si può chiamare questa forma di turismo “in punta di piedi”. In definitiva che tipo di turismo si può fare all’interno di un’area protetta? Le zone naturali e protette hanno uno scopo principale che è la conservazione delle specie e dei biotipi, quindi un Parco ha come priorità la conservazione e la protezione della Natura.

Da ciò nasce che l’unico turismo applicabile ad una zona di questo tipo è quello che è chiamato “soft-tourism” dove ci sarà l’assenza di qualsiasi struttura pesante quali alberghi, impianti sciistici ecc. a meno che non siano già presenti.

Il turismo quindi, nelle aree protette, è ospite e non padrone, deve usare mano d’opera locale e magari garantire un introito alle popolazioni locali: si tratterà quindi di un turismo di qualità che permetterà ad alberghi e ad operatori sia turistici sia locali di poter vivere… questa premessa è importantissima.

Infine, punto importante in uguale modo, è la collaborazione tra turismo e gestione! Non si può fare turismo in qualsiasi modo ma in modo oculato su basi naturalistiche prioritarie e serie.

Operando in questo modo si può arrivare a conciliare l’introito economico che rappresenta il turismo legato alle wilderness, e si fa quindi quello che viene detto ecoturismo, e anche l’idea di avere un turismo intelligente capace di adattarsi all’ambiente e non viceversa.

Willy Geiger - Presidente Associazione Lega Svizzera Protezione Natura - Basilea