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Parco Nazionale della Val Grande



Atti del Convegno
  Wilderness e turismo integrato - Opportunità o conflittualità?

Intervento di Renzo Moschini

Wilderness e turismo integrato: opportunità o conflittualità?
Potremmo anche togliere l’interrogativo e dire che il nuovo parco dovrà misurarsi, ossia fare i conti, con entrambi gli aspetti in quanto per rendere compatibili o sostenibili i suoi interventi dovrà utilizzare al meglio tutte le opportunità, gestendo con intelligenza ed equilibrio i possibili conflitti.

Conflitti che non sono una prerogativa esclusiva delle aree protette come si può vedere dalle polemiche che accompagnano puntualmente qualsiasi intervento ambientale: dalla distruzione di una discarica al numero chiuso nei centri storici, isole, ecc.

Detto questo deve essere chiaro che il consenso alle scelte del Parco non sarà mai acquisito una volta per tutte neppure per quelle forme di turismo più soft che come l’esperienza soprattutto di altri paesi dimostra, possono risultare ugualmente “insostenibili” se non regolamentati e controllati.

D'altronde da tempo ormai è chiaro che non si può parlare di turismo al singolare, ma soltanto di turismi ognuno dei quali va considerato nelle sue concrete potenzialità comprese quelle di impatto ambientale.

Anche per questo, tenendo conto dei numerosi Parchi diversi tra loro per caratteristiche ambientali, è urgente che all’interno di una programmazione si individuino dei percorsi, degli itinerari in grado di esaltare e mettere a frutto la varietà delle situazioni assegnando ad ogni area protetta uno specifico ruolo. Il Parco della Val Grande sotto questo profilo può legittimamente aspirare a svolgere un peculiare ruolo che gli deriva proprio dall’essere l’unica grande area wilderness del nostro Paese.

Va anche detto, per evitare pericolosi fraintendimenti, che comunque un parco non può essere giudicato in base ad un bilancio economico di tipo ragionieristico quasi fosse un’azienda.

Quello del Parco è un bilancio “ambientale” e nelle sue voci non si può procedere in base ai criteri attualmente applicati nella contabilità nazionale (PIL). Infatti tra le sue “entrate” vanno considerati quei “risparmi” che una saggia e nuova politica di gestione del territorio potrà assicurare, ad esempio, riducendo gli effetti rovinosi delle alluvioni. La contabilità di un parco insomma non si esaurisce nella vendita di biglietti e quant’altro che certamente contano e vanno perseguite, bisogna guardare però all’insieme dei problemi ambientali, i soli d'altronde che giustificano l’istituzione di un parco, ossia il ricorso ad uno strumento speciale qual è un’area protetta.

Il che ci permette anche di sottolineare e chiarire, a scanso di equivoci anch’essi pericolosi che un parco non è un’azienda turistica che si aggiunge alle oltre 200 esistenti mappate di recente dal Touring Club.

Il parco non è una nuova Azienda turistica, come non è una nuova Comunità Montana. E’ molto di più e di diverso tanto che ad esso è affidato un ruolo delicatissimo ed importantissimo di pianificazione generale del territorio.

Ciò che conta è non considerare questo ruolo in contrapposizione a quello delle istituzioni elettive che operano ai vari livelli sul territorio. Il parco non è infatti neppure un nuovo Ente locale che si aggiunge a quelli esistenti entrando in competizione con loro.

L’Ente di Gestione del Parco è uno strumento fortemente specializzato che opera in un ambiente di non comune valore al servizio e in collaborazione con gli Enti locali, la Regione e lo Stato.

In questo contesto la scelta deve avvenire senza vincitori o vinti o, per dirla con maggiore esattezza, sconfitte devono risultare soltanto le pretese di cancellare stupidamente quello che è interesse di tutti salvaguardare.

Renzo Moschini - Direttore rivista Coordinamento Nazionale Parchi